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Autore: Elea    29/07/2004    7 recensioni
Una one-shot su Beyblade...E' una Kei x Yuriy, spero che vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN INCONTRO VOLUTO DAL DESTINO

UN INCONTRO VOLUTO DAL DESTINO

Un ragazzo passeggiava fra le fredde vie di Mosca. Avrà avuto circa 17 anni, due tatuaggi blu sul volto, una ribelle chioma d'argento e due splendidi occhi rosso fuoco.

-"Accidenti a quel dannato vecchiaccio di mio nonno!" - imprecò a bassa voce, stringendosi nel pesante giaccone nero. -"Perché ha voluto che venissi a Mosca per perfezionare la lingua russa? La parlo già benissimo...come se la conoscessi da tempo..." -

All'improvviso un rumore familiare attirò la sua attenzione: era il rumore prodotto da un bey che ruota all'interno di uno stadio. Si avviò verso la fonte di quel suono e si ritrovò nel giardino di quello che sembrava essere un monastero. Un bey grigio-argento girava, instancabile, all'interno di un enorme stadio  di metallo. Kei non resistette alla tentazione: prese dalla tasca dei pantaloni il suo fedele Dranzer, un bey di colore blu, e lo lanciò.

La battaglia si fece subito intensa: le due trottole si attaccavano di continuo, distruggendo lo stadio che ospitava questo improvvisato match. La sfida finì in perfetta parità. Kei rimase a fissare il bey che teneva fra le mani: era da un sacco di tempo che nessuno riusciva a tenergli testa come, invece, aveva fatto quel ragazzo. Il proprietario del bey argentato si avvicinò:

-"Complimenti! Sei il primo che riesce a portare a termine uno scontro con me in parità...Di solito i miei avversari si ritirano subito. I mio chiamo Yuriy, e tu?"- 

-"Kei." - disse, monosillabico, il blader tatuato, alzando gli occhi dal suo Dranzer.

Solo quando i loro sguardi si incrociarono, Kei si accorse di trovarsi di fronte ad un bellissimo ragazzo dagli occhi azzurri come il cielo e i capelli rossi come il fuoco.

Un brivido gli corse lungo la schiena...il volto di quel ragazzo gli sembrava familiare, come se lo conoscesse da tempo. Anche sul viso di Yuriy si dipinse uno sguardo stupito...

-"Ma tu...che ci fai di nuovo qui?" - il suo tono era duro, pungente la neve di quel giardino.

-"Io...non so di cosa tu stia parlando!" - disse, offeso, Kei. -"Io non ti conosco, come ti permetti di usare questo tono di voce con me?" - era piuttosto arrabbiato.

-"Come...come puoi dire che non mi conosci? Noi due siamo..." - fu interrotto.

-"Ivanov!!!" - una voce austera alle sue spalle lo fece mettere sull'attenti. -"Che ci fai ancora qui fuori? Dovresti essere dentro ad allenarti con gli altri." - solo in un secondo momento si accorse della presenza di Kei. -"Ivanov, torna dentro!" - gli ordinò, perentorio.

-"Sissignore!" - Yuriy, ubbidiente, se ne andò. Sembrava triste e Kei se ne accorse, ma non gli diede peso. -"Ragazzo tu non dovresti essere qui. Quest'area è riservata ai blader del monastero." - disse, rivolto a Kei.

-"Me ne vado subito. Ma...Yuriy mi stava dicendo che..." - l'uomo lo interruppe.

-"Tu assomigli molto ad un ragazzo che si è allenato qui. Yuriy, probabilmente, ti ha scambiato per lui. Ed ora, vattene." - si voltò e se ne andò, rientrando nel monastero.

Kei, con mille pensieri che ora gli turbinavano nella mente, si allontanò.

QUATTRO ANNI DOPO...

-"Keiiii!" - il blader tatuato si girò, seccato. A chiamarlo era stato Takao, un ragazzo che aveva conosciuto un paio di anni prima. 

-"Takao, aspettaci!" - gli gridarono, all'unisono, due ragazzi alle loro spalle. Uno era Max, un ragazzo biondo, con due occhi azzurri ed il sorriso perennemente stampato sul volto; l'altro si chiamava Rei, ed aveva gli occhi color dell'oro e dei lunghi capelli corvini, legati da un laccio bianco. 
I quattro ragazzi si erano conosciuti un paio di anni prima, ad un torneo di beyblade ed ora formavano i Bladebreakers, la squadra nazionale giapponese. Nonostante Kei fosse un tipo piuttosto solitario, che odiava stare troppo in compagnia, con quei tre ragazzi stava bene e si divertiva. Col passare del tempo aveva dimenticato Yuriy e le sue parole, ed ora viveva a Tokio, "lavorando" come presidente della società di famiglia: la Hiwatari S.p.a. Certo, passava più tempo con i suoi amici ad allenarsi a beyblade che in ufficio, ma, tanto, se lo poteva permettere, visto che era l'unico erede degli Hiwatari.

Una sera, tornando dai suoi allenamenti, trovò la macchina di suo nonno parcheggiata i garage.
"Strano...Che ci fa qui? Aveva detto che doveva andare in Russia per degli affari urgenti e che non sarebbe torna prima di una settimana...Mah!?" ed entrò in casa.

-"Bentornato, nipote." - lo accolse Hito, non appena mise piede in casa

-"Che ci fai qui?" - chiese Kei, nervoso. Non sopportava proprio suo nonno...anzi, è meglio dire che lo odiava proprio. Lo odiava per il fatto di continuare a nascondergli il suo passato, per averlo costretto a fare una vita da damerino, totalmente contraria al suo carattere.

-"Sono tornato a casa, dato che ho impiegato meno tempo del previsto in Russia..." - gli rispose, vago.

-"Beh, fa come ti pare. Io vado a farmi una doccia, stasera devo uscire." - gli disse, oltrepassandolo.
Il suo cammino si arrestò di botto: Yuriy era di fronte a lui! Rimase senza parole, con un'espressione di sorpresa dipinta sul volto. Yuriy era ancora più bello di come se lo ricordava! Portava i capelli un po' più corti, ma i suoi occhi sembravano addirittura più azzurri del ghiaccio.

-"Nipote, ti presento Yuriy, il mio nuovo segretario." - spiegò Hito, sogghignando. Sapeva che i due si conoscevano, ma voleva vedere quanto i ricordi di Kei fossero ancora confusi. Il rossino tese la mano al blader tatuato...

-"Piacere." - disse soltanto, mogio. Kei gli strinse la mano.

-"Piacere mio." - e se ne andò.

Hito si avvicinò al russo e gli sussurrò all'orecchio:
"Allora? Mio nipote è ancora bellissimo, non trovi? Puoi stargli accanto, ma ricorda: non una parola sul suo passato, altrimenti..." Hito avvicinò il suo viso a quello di Yuriy e lo baciò. Dagli occhi del rossino scese una lacrima.

"Si signore." - disse, triste.

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Kei era sdraiato nell'idromassaggio, nel tentativo di rilassarsi un po', ma le mille domande che gli vorticavano in mente non lo lasciavano in pace.

"Perché mio nonno lo ha portato qui? Perché mi sembra di conoscerlo da una vita? E, poi...perché ogni volta che lo vedo lui è sempre più triste? Il mio cuore batte forte solo a pensarlo...che mi sta succedendo?"

Con questi mille pensieri uscì dalla vasca e si diresse in camera sua. Si vestì svogliatamente, indossando jeans neri sorretti da una cintura borchiata, un top dello stesso colore e dei guanti di pelle nera, con ai polsi delle borchie e uscì.

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La serata era stata noiosissima: i suoi compagni l'avevano trascinato in discoteca, dove un mucchio di ragazze lo avevano letteralmente assalito, suscitando la gelosia di Takao. Kei le aveva, ovviamente, respinte tutte quante, ma era stato seccante: non poteva nemmeno uscire con i suoi amici, che subito delle ragazze non lo inseguivano. Del resto, come dar loro torto? Kei era un ragazzo bellissimo: un fisico atletico e muscoloso, una voce calda e sensuale, due occhi rossi come tizzoni ardenti, ipnotici...una bellezza fuori dal comune. Era riuscito a svignarsela solo dopo un'ora, ed ora camminava verso casa il più velocemente possibile.
Entrò senza fare il minimo rumore, e si diresse verso camera sua. Si fermò, però, di fronte alla camera di Yuriy: dato che era semiaperta, bussò ed entrò.

-"Yuriy, sono Kei, posso entrare?" - chiese, attendendo una risposta, che però non arrivò.
Il rumore dell'acqua scrosciante gli fece capire che il russo si stava facendo una doccia.
"Lo aspetterò qui. Devo parlargli, altrimenti stanotte non chiuderò occhio."
Non attese molto; infatti Yuriy uscì dalla doccia cinque minuti dopo.

-"Kei, che ci fai qui?" - gli chiese, stupito, quando lo vide seduto sul letto.

-"Devo assolutamente parlarti." - Kei era serio, sul suo volto si leggeva la determinazione di chi non vuole scendere a compromessi.

-"Domani mattina." - gli disse Yuriy. -"Ora è tardi ed io sono stanco. Se vuoi scusarmi...dovrei vestirmi." - concluse, invitandolo, con un gesto della mano, ad uscire.

-"No. Noi due parleremo ora." - niente da fare: se Kei decideva una cosa, l'avrebbe ottenuta, a tutti i costi. Nella stanza calò il silenzio. Poi...

-"Noi due ci conosciamo da tempo, non è vero?" - chiese Kei al russo, che divenne piuttosto ansioso.

-"Si, ci conosciamo da circa quattro anni. Ti ricordi, no? Quel giorno al monastero..." - gli rispose, voltandogli le spalle per cercare qualcosa nell'armadio.

-"Non è questo che intendevo!" - Il blader tatuato cominciava a perdere la pazienza.

-"Ah no? E allora cosa?" - chiese Yuriy, facendo il cosiddetto "finto-tonto". Una mano posata, molto poco delicatamente, sulla sua spalla lo costrinse a voltarsi verso il suo interlocutore. 

-"Guardami negli occhi e ripeti quello che hai appena detto!!!" - la voce di Kei era incrinata dalla rabbia: non sopportava che qualcuno si prendesse gioco di lui. -"Quattro anni fa mi stavi dicendo qualcosa che, più o meno, voleva dire: "Come puoi non ricordarti di me? Ci conosciamo da una vita!" Ma quella sottospecie di monaco con i capelli viola te lo ha impedito. Conosco mio nonno, e posso affermare con certezza che, se tu sei qui, vuol dire che sei collegato con il mio passato. Ed ora confessa!"

Yuriy cominciò a tremare, Kei se ne accorse e, d'istinto, lo strinse a se. Rimasero per alcuni istanti così, stretti l'uno fra le braccia dell'altro. Durante quel breve momento la mente di Kei fu invasa da un sacco di immagini, ricordi del suo passato dimenticato. Ricordava il monastero, gli allenamenti estenuanti, il suo desiderio di essere perfetto, Black Dranzer e...il suo migliore amico...Yuriy.
Quando i due si separarono Kei sembrava molto turbato; così il rossino gli chiese:

-"Kei, va tutto bene?" - era preoccupato. 

-"Ora...ora ricordo! Black Dranzer, l'incidente, tutto!" - Kei guardò negli occhi Yuriy -"E mi ricordo anche di te. Come ho potuto non ricordarmi tutto non appena ti ho visto? Tu eri il mio migliore amico!"

-"Già..." - il russo cambiò espressione: era molto triste. Poi sussurrò, quasi impercettibilmente -"Non è così che doveva andare. Ora...lui...mi punirà." - trattenne a stento le lacrime. Kei se ne accorse.

-"Yuriy, che c'è?"

-"Niente!" - rispose, prontamente, il russo.

-"Non mentire. Poco fa stavi parlando di una punizione. Cosa intendevi? Chi vuol farti del male?" - Kei disse ciò con fare protettivo.

-"Kei, ti prego, esci di qui. È meglio per tutti e due." - chiese Yuriy, quasi supplicandolo.

-"No, io non me ne vado finché non mi spieghi che sta succedendo."

Le lacrime che Yuriy aveva cercato di trattenere, inondarono i suoi occhi e rigarono il suo viso. Tra i singhiozzi riuscì a dire...

-"Tuo...nonno..."

Kei, non appena udì la parola "nonno", sentì il sangue ribollirgli nelle vene. Nella sua mente si affacciarono mille pensieri, ma nessuno tanto sconvolgente come la risposta che ricevette poco dopo...

-"Cosa...cosa ti ha fatto?" - chiese.

I singhiozzi di Yuriy divennero più forti.

-"Mi...sigh...mi...sigh...ha...violentato!" - riuscì a dire tra una lacrima e l'altra. Kei spalancò gli occhi: mai e mai più avrebbe pensato che suo nonno fosse capace di un'azione tanto orribile. Certo aveva pensato a punizioni corporali, come percosse o frustate, ma che potesse arrivare a tanto...proprio no.
Strinse a se Yuriy, cercando di calmarlo; il rossino, tra le braccia protettive di Kei, si sentiva al sicuro e, piano piano, smise di piangere. Quando si fu calmato del tutto, il blader tatuato si sciolse dall'abbraccio e fece per uscire dalla stanza. Yuriy cercò di trattenerlo.

-"Dove vai?" - chiese, preoccupato.

-"Da quel bastardo di mio nonno!" - Kei era furibondo.

-"Ti prego, non andare! È troppo pericoloso!" - poi aggiunse, abbassando lo sguardo -"Non metterti nei guai per causa mia."

Kei lo strinse di nuovo a se...

-"Non preoccuparti." - gli sussurrò dolcemente -"Lui non ci farà più del male" - e uscì.

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Hito Hiwatari sedeva nel suo studio, sorseggiando del buon vino. All'improvviso la porta si spalancò: Kei irruppe nella stanza, letteralmente fuori di se.

-"Nipote! Quante volte ti devo ripetere che si bussa prima di entrare." - lo sgridò il vecchio, appoggiando sulla scrivania il suo calice di vino.

-"Dannato...lurido...bastardo!" - gli urlò in faccia Kei. -"Come hai potuto fare una cosa così...spregevole?!"

-"Ohhh, hai recuperato la memoria, vedo. Devo dedurre che Yuriy ti abbia raccontato tutto." - già pensava al modo migliore per approfittarsi del rossino. -"Non devi essere in collera con me, caro nipote. È proprio grazie agli allenamenti cui ti sei sottoposto al monastero che sei diventato così forte..."

-"Taci!!!" - Kei lo interruppe. -"Non mi importa nulla del mio passato! Yuriy non mi ha raccontato proprio nulla, ho ricordato tutto da me! Però mi ha rivelato cosa TU GLI HAI FATTO!!!!" - la sua voce, ora, si poteva sentire in ogni parte della casa.

-"Non so proprio di cosa stai parlando, nipote." - Hito cercò di calmarlo, col risultato di aumentare la collera del giovane di fronte a lui.

-"Non fare il finto-tonto! Tu lo hai violentato!!! Ed ora me la pagherai!!!" - Kei si avventò sul nonno e cominciò a picchiarlo. Tutta la sua rabbia si riversava sul vecchio come un fiume in piena. Alla fine i domestici dovettero allontanare Kei da Hito, altrimenti lo avrebbe mandato all'altro mondo a suon di pugni e calci. Il vecchio fu subito portato in ospedale, dove rimase per giorni...

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Da quella sera erano già trascorse tre settimane. Kei e Yuriy erano tornati gli amici di un tempo, ma fra loro qualcosa stava cambiando... Hito non si riprese mai dalla percosse ricevute, dato che un infarto lo spedì all'altro mondo un paio di giorni prima che fosse dimesso. La realtà era certo diversa: il vecchiaccio aveva molti nemici e Kei non aveva dovuto fare altro che avvertirli della temporanea malattia del nonno...il resto lo avevano fatto loro...

Ormai Yuriy era entrato a far parte dei Bladebreakers, ed era diventato molto amico di Takao e Co.

Un giorno, mentre lui e Kei stavano tornando a casa, cominciò a piovere. Inutile dire che i due erano senza ombrello. Quando giunsero a casa erano bagnati come due pulcini. Entrarono nel grande salone macchiando d'acqua il tappeto. Quella sera la casa era deserta, dato che Kei aveva dato un giorno di libertà ai domestici. I ragazzi si accomodarono sul divano.

-"Etcì!" - starnutì Yuriy.

-"Salute!" - gli disse Kei; ed aggiunse: -"Ehi, lupacchiotto, sei abituato al clima della fredda Russia, e poi ti prendi il raffreddore per un po' di pioggia?" - piuttosto divertito.

Yuriy mise il broncio; non appena il blader tatuato se ne accorse, sorrise e gli disse:

-"Non fare così! Dai, andiamoci a cambiare. Poi accendo un bel fuoco e guardiamo la tv fino a tardi sul divano." - proposta molto allettante.

-"Ok." - acconsentì il rossino. 

Si avviarono su per le scale insieme; la prima stanza che incrociarono era quella di Yuriy. Il bel russo aprì la porta ed entrò; poco prima di richiuderla dietro di se sentì le braccia di Kei abbracciarlo da dietro...

-"Sai lupacchiotto, sei tanto carino quando metti il broncio come i bambini..." - gli sussurrò all'orecchio. Dopodiché lo lasciò e si avviò in camera sua.

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 Dopo cinque minuti i due si ritrovarono nel salone, con addosso il pigiama: quello di Yuriy era bianco con i bordi delle maniche azzurri, mentre quello di Kei era blu, con i bottoni rossi, lasciati volutamente aperti per far risaltare i suoi muscoli perfettamente scolpiti.

-"Vado ad accendere il fuoco, tu intanto accendi la tv." - ordinò Kei all'amico.

Un paio di minuti dopo i due erano accoccolati sul divano di pelle nera di fronte alla tv. Involontariamente, o forse no, Yuriy appoggiò la testa sulla spalla di Kei. Quest'ultimo lo strinse a se e...

-"Kei..." - sussurrò il rossino.

-"Cosa c'è?" - gli chiese il blader tatuato con tono dolce.

-"Io...devo dirti una cosa..." - cominciò Yuriy.

-"Anch'io." - disse Kei.

-"Ecco...io...credo...di.." - Yuriy fissò Kei negli occhi.

Persi l'uno negli occhi dell'altro dimenticarono ogni cosa; le loro labbra si sfiorarono mentre mille emozioni prendevano il possesso dei loro cuori. Solo un primo contatto e poi...un bacio, lungo e dolce.

-"Ti amo." - Yuriy sussurrò sulle labbra di Kei, baciandolo ancora.

-"Ti amo anch'io, lupacchiotto!" - gli rispose Kei, stringendolo a se.

La loro disperata ricerca d'amore aveva trovato la fine del sentiero: l'uno le braccia dell'altro.
Ora il futuro era radioso perché, ormai, non erano più soli. Il loro amore li avrebbe accompagnati per sempre.

 

FINE

 

NOTE DELL'AUTRICE: Allora, com'è? È la prima fiction su Beyblade che scrivo, quindi...vi prego, siate clementi!!! Personalmente la trovo abbastanza carina, però i giudici siete voi. Commentate quindi, mi raccomando! Un saluto e un mega kiss a tutti!

Elea

 

 

  
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