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Autore: Hattie Black    26/01/2013    0 recensioni
ciaooo!! E' da tanto che non scrivo perchè boh... non riesco mai a trovare l'ispirazione, ma questa storia è nata così dal nulla questo pomeriggio mentre lavavo la macchina. E' affiorata così nella mia mente e subito l'ho dovuta scrivere, non ho potuto farne a meno. Il perchè?? Beh, perchè parla di me.
Non so, spero vi piaccia!!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sides of me

 

C'è freddo e buio. Una luce flebile entra da un buchino sul muro alla mia destra. Non vedo niente. Anzi no, c'è qualcosa, qualcuno. Riduco gli occhi a fessure per vedere meglio.

È una ragazza, a pochi metri da me. Non la conosco. Mai vista prima d'ora.

Faccio un passo in avanti nel tentativo di cogliere un dettaglio in più. Lei fa lo stesso. Piccola e magra si stringe in un pigiama fradicio di sudore, le mani strette attorno alle braccia per ripararsi dal freddo. Trema, brividi gelati percorrono la mia schiena, come anche la sua. Respira affannosamente, i capelli arruffati che le coprono gli occhi. Sento che piange e non so cosa fare; vorrei parlarle, consolarla, ma dalla mia bocca spalancata non esce alcun suono. Viene da piangere anche a me, ma mi faccio forza.

“Ciao” dico “come ti chiami?”

Lei sussulta, terrorizzata, e mi fissa in silenzio. Forse non capisce quello che dico, penso, ma un attimo dopo mi devo ricredere.

“Ginevra. Ma puoi chiamarmi Ginny.” sussurra, una frase quasi incomprensibile.

“Dove siamo?” le domando.

“Non lo so” risponde.

“Da quanto sei qui?”

“Non saprei, forse da sempre”

Corrugo la fronte “E cosa fai qui?”

Niente” mi svela scuotendo piano la testa. I suoi capelli rossi che seguono i suoi movimenti. Di nuovo sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, ma le ricaccio indietro, ostinata. Non sono fatta per piangere, non davanti agli altri. Nessuno può vedere questo aspetto di me, nemmeno una sconosciuta che mi fissa con il volto rigato dalle lacrime. È completamente diversa da me, penso, ma allo stesso tempo la invidio. Lei, così insignificante e monotona ad una prima occhiata, è riuscita ad attirare la mia attenzione con un semplice sguardo, con uno stupido singhiozzo. Com'è possibile? mi domando, ma non riesco a darmi risposta.

Improvvisamente mi sento pervasa dal suo dolore, dalle sue sofferenze, dai suoi problemi, come se fossero parte di me, come se fossero i miei problemi e le mie sofferenze. Sono sconvolta, atterrita. Non sono abituata a sentirmi così; per me va sempre tutto bene. O forse no, mi suggerisce una voce dentro la mia testa. Non l'ascolto, non voglio ascoltarla. Come ogni volta la scaccio lontana, la imprigiono in un cassetto della mia mente, questa volta con il lucchetto, senza accorgermi che non si chiude più tanto bene.

Ecco fatto, mi dico, illusa che possa essere per sempre, inconsapevole che questa volta, proprio questa volta, tornerà presto e all'improvviso, e io non sarò capace di trattenerla.

Vorrei che Ginny non fosse più lì di fronte a me, che se ne fosse andata anche lei insieme a quella vocina maledetta, ma quando alzo gli occhi la vedo ancora, in piedi a qualche metro, con un ghigno diabolico stampato sul volto, intenta a scaricarmi addosso tutto il suo dolore.

È troppo per me, non lo sopporto. Chiudo gli occhi e li stringo forte.

Basta, mi fa troppo male!!! urlo a me stessa. Poi li riapro di colpo.

Ora capisco dove sono.

Sola in bagno, nel cuore della notte, fisso me stessa riflessa nello specchio.

  
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