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Autore: ImAya    16/08/2007    9 recensioni
Tratto dall'ultimo capitolo
"Altri dieci minuti e avrei dovuto flirtare con Draco Malfoy. Sorrisi chiedendomi per quale ragione Maeve credesse che fosse proprio lui il Custode. Ovviamente non mi sarei mai permessa di esprimere un simile dubbio davanti alla Lady ma mi sembrava impossibile che una persona come il giovane furetto potesse essere colui che tanto cercavamo."
A causa della sconfitta del signore oscuro, tutti i mangiamorte sopravvisuti, erano stati spediti ad Azkaban e a quei pochi che si erano pentiti ed avevano collaborato con il ministero era stata concessa la vita e la libertà, ma erano stati loro confiscati tutti i beni e stillata e diffusa una lista con i loro nomi. Gli era stata concessa, apparentemente, la libertà ma nessuno di loro aveva soldi: non gli fu lasciato niente e se anche avessero voluto trovare un lavoro l’impresa era assai ardua poiché nessuno accettava un mangiamorte, anche se pentito. Per sopravvivere la maggior parte di lorosi era trovata a chiedere l’elemosina, bussare alla porta di amici conosciuti prima di diventare seguaci del signore oscuro e per altri si erano aperti il mondo della prostituzione e della droga. Ed è proprio al Taste Of Your Touch, il club esclusivo per eccellenza nella zona rossa di Parigi, dove lavorano Draco Malfoy e Blaise Zabini come accompagnatori da ormai un anno. Perchè un strana donna sembra disposta a pagare 2500 dollari per una notte? Cosa sono i Sin?? Ed Hermione che fine a fatto?? é morta veramente?
Dopo aver letto tantissime Draco-Herm ho deciso di cimentarmi a scriverne una anche io. Il Rating è Arancione ma credo che già dal prossimo capitolo o il successivo ancora sarò costretta ad alzarlo. Nella speranza che possa piacervi.
Genere: Thriller, Fantasy, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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essss

 

Ciao a tutti!!

é la mia prima ficcy in questa categoria  spero che possa piacevi!!! Per quanto riguarda il personaggio di Blaise forse potreste pensare, magari anche dal mondo in cui si evolve nei prossimi capitoli, che sia un po OOC ma  secondo me non è così, è semplicemente cresciuto, maturato  perchè la guerra lo ha costretto a farlo ed ha imparato a fare compressi con se stesso e con la vita anche se non sarebbe mai capace di ammettarlo a se stesso.  Spero che vi piaccia e che recensiate!!!! ( Hermione apparirà dal prossimo capitoletto!!)

 
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di JK Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

*******

 

 

 

The Taste Of Your Touch

 

 

Stravaccato sul comodo letto matrimoniale della mia stanza, lasciai che le ultime note provenienti dal piano di sotto portassero via con loro questa notte che, nonostante il cartello con scritto "Special Prize", di speciale non aveva proprio niente.

One night with you, just one night with you ( una notte con te ragazzo, solo una notte con te)

everything we could do ( potremmo fare ogni cosa)

Un paio di labbra femminili mi lambirono l’orecchio mordicchiandone il lobo mentre due mani esperte mi abbracciavano da dietro scendendo lentamente per accarezzarmi il petto, inoltrandosi sempre più in basso. Si fermarono. Non avevano nulla di passionale, erano dolci, mani affettuose che cercavano in un modo o nell’altro di comunicarmi qualcosa.

She said boy where you been? (Lei disse: "Ragazzo dove sei stato?")
Stop talkin', let's get with it (Basta parlare,dobbiamo cominciare)
Just like that they ( Proprio come loro)

Non apprezzavo tutte quelle coccole o dimostrazioni d’affetto dopo le mie prestazioni: il mio lavoro si concludeva dopo averlo fatto, o almeno così avevo sempre voluto e creduto che fosse. Non mi piaceva l’idea che qualcuna si potesse affezionare a me in un qualsiasi altro senso anche se, secondo Jean Claude, il mio obiettivo era proprio quello di appagare le clienti e farle tornare, in un modo o nell’altro.

He said "you’re amazing" ( Lui disse: " Sei favolosa")
She said "then why you waiting?"
( Lei disse: "Perchè allora stai aspettando?")

 

Quando un anno prima mi ero recato al “The Taste Of Your Touch" mi ero presentato per il posto da spogliarellista. Mi ero immaginato un locale decadente, sporco quasi come se credessi che l’impurità dell’animo di chi lo frequentava dovesse riversarsi anche nell’arredamento del suo interno. Rimasi stupito invece di essere ricevuto da una donna di bellissime fattezze dai modi eleganti e di classe.

you gonna like it, uh huh, ( ti piacerà)

you gonna want it uh huh, (lo vorrai)

The Taste Of Your Touch, conosciuto anche come “Le Aiguiser” ( eccitazione dei sensi) era sì situato nella zona rossa di Parigi ma nella parte di essa che confinava con l’area ricca, turistica e di conseguenza dei grandi alberghi della città. Era difficile giungere fino a lì, non era il tipico locale con le insegne rosse facilmente avvistabile, assolutamente no. Era infatti praticamente impossibile trovarlo se non si sapeva esattamente dove cercarlo.

you gonna like it, uh huh ( ti piacerà)
we don’t need no more than he said she said (noi non abbiamo bisogno d’altro lui disse lei disse)

 

Bisognava recarsi al banco informazioni nella Hall del famoso albergo a cinque stelle The Sweetest Sin (Il più dolce peccato), chiedendo la chiave per il paradiso. Nascosta da una pianta presente nell’area cocktail dell’albergo, vi era una piccola porticina sulla quale era appeso un cartello "Staff Only" ed una serratura. Al di là di essa un lussuoso ascensore aspettava i clienti vogliosi. Un unico piano possibile, una sola scelta ma la migliore perché tre metri più sotto, dopo qualche scalino, una donna di bellissime fattezze dai modi eleganti e di classe li avrebbe accompagnati in un locale dal quale, qualunque diavolo entrasse, poteva assaggiare un po’ di quel paradiso perduto.

Si veniva infatti scortati in un locale, simile alle normali ale cocktail degli alberghi più lussuosi: lampadari di cristallo illuminavano l’atmosfera ma erano stati stregati per diffondere oltre che una luce fioca, magica, anche un calore diverso, un qualcosa che in mancanza di un termine più appropriato potrei definire "eccitazione". Proprio così al "Touch" tutto sembrava tentare: dai dipinti affitti alle pareti alla moquette rossa, Tutto era peccato, ma un peccato di classe.

Ogni dettaglio, ogni particolare era stato scelto con cura, come se fosse stato disegnato dal più grande degli artisti. E se il "Taste" era, a detta di molti, un qualcosa di indescrivibile, il suo proprietario non era da meno.

La fama di Jean-Claude lo precedeva, tutti lo conoscevano per le sue molteplici abilità e, strano ma vero, le voci su di lui erano giunte anche a me che a questo ambiente ero completamente estraneo. Se devo dire la verità, quello che si vociferava su di lui e sulla sua bellezza non era altro che un insulto alla sua persona. Niente di tutto ciò mi aveva preparato a quello che vidi.

< Signor Malfoy, si sieda pure. Non vorrei che andasse a raccontare in giro che non concedo ogni comfort ai miei dipendenti >. Mi disse una voce che limitarsi a definirla sensuale era un’eresia.

< Signor LeMonte veram… >

< Mi chiami semplicemente Jean Claude >  Mi sorrise.

< Jean Claude, mi scusi ma lei mi ha appena definito suo dipendente. Con questo vorrebbe farmi capire che mi ha già assunto?? Senza ... ehm … senza voler sapere come… beh ecco come me la cavo? >
Rise.

< Wow se mi avessero detto che sarei riuscito a mettere in difficoltà un Malfoy non l’avrei mai creduto possibile, ma c’è una prima volta per tutto no? > Mi guardò affabile, ma pian piano la sua espressione diventò più seria < Penso che tu sia abbastanza intelligente da esserti reso conto che questo locale è molto esclusivo e che, di conseguenza, non permetto a tutti di varcarne la soglia.  Scelgo con attenzione ed estrema cura anche i miei dipendenti. > Si fermò fissando i suoi occhi ai miei con una profondità tale che mi sembrò, in un certo senso, di trovarmi di nuovo di fronte a mio padre. Una persona normale, non abituata a portare continuamente una maschera, non avrebbe capito che l’uomo che sedeva compostamente di fronte a me, si era sentito profondamente offeso dalle mie parole, come se avessi voluto mettere in dubbio la serietà e la diligenza con le quali sceglieva i suoi lavoratori. < Prima ancora di comunicarle che il colloquio di lavoro si sarebbe tenuto qui e rivelarle la posizione del mio locale, ho incaricato le persone giuste per sapere TUTTO su di lei > e quando sottolineò "tutto" lo presi veramente in parola: giurai a me stesso di non farlo mai arrabbiare perché, scommisi, avrebbe trovato con facilità anche le persone giuste per liberarsi di me.

Deglutii.

< Mi scusi, non volevo assolutamente mettere in discussione il suo metodo di lavorare e i criteri con cui sceglie il suo personale. >

Mi sorrise nuovamente, riappropriandosi della sua aria amichevole.

< Ne ero più che sicuro. So quanto abbia bisogno di questo lavoro, conosco la sua situazione e devo ammettere che un tempo suo nonno mi aiutò notevolmente a risolvere una certa questione, ma non è per questo che sono più che contento di offrirle di entrare a far parte dello staff del Touch. Non permetterei mai che le mie questioni personali interferiscano con la mia attività. > Jean Claude aveva ripreso il suo tono melodico e sensuale e riconobbi che, se non fossi stato più che certo riguardo alla mia sessualità, avrei rincorso quella voce in tutte le mie fantasia più sfrenate. < Vede, la sua fama di amatore l’ha preceduto. Mi sono informato ovviamente anche su questo aspetto della sua vita ... > non ne rimasi stupito. La prima persona che mi venne in mente fu Pansy Parkinson: adorava letteralmente raccontare le nostre gesta a tutte le persone che glielo chiedevano o davanti alle mie spasimanti solo per il gusto di vederle soffrire. < … e sono rimasto molto impressionato da come gestiva la situazione. Quindi, non penso ci sia bisogno di chiederglielo ma … vuole accettare di lavorare qui? >

In meno di un secondo, prima di conoscere le modalità e gli orari del mio lavoro, firmai il contratto. Lo so, lo so, veramente poco professionale, ma il desiderio di non dover più elemosinare o dormire sotto ai ponti era tale da attanagliarmi.

Successivamente mi fu presentato un mio collega che aveva il compito di spiegarmi con esattezza le mie mansione. Con mio stupore,  scoprii che l’uomo in questione era proprio il mio migliore amico Blaise Zabini, con il quale avevo perso i rapporti dopo la caduta del Signore Oscuro, e che lavorava sotto nome falso da sei mesi circa.

Blaise mi accompagnò nella mia camera al centro della quale catturava l’attenzione un ampio letto matrimoniale a tre piazze. Un frigo bar, una scrivania, un tappeto e una piccola porticina che  conduceva al mio bagno personale, provvisto di vasca idromassaggio completavano il tutto.

La mia stanza trasudava sesso ed eleganza.

Ne fui compiaciuto: ero stato costretto dal Ministero a privarmi di tutto e a vivere come meglio potevo, circondato a volte anche da straccioni ma la classe e la dignità non spariscono mai: una volta che li hai dentro rimangono nel tuo DNA.

Esistevano principalmente tre tipi di clienti al Touch:

- Le Empty dette anche Loveless ovvero le senza amore: in noi cercano principalmente un amico. Ci pagano e ci raccontano la loro vita, i loro problemi e noi non dobbiamo far altro che ascoltarle. Anche durante i possibili "incontri avvicinati" si aspettano dolcezza e tenerezza;

- The Passionness: hanno richieste molto particolari che sanno non corrispondere con i desideri dei loro partner o che hanno paura a richiedere loro, perciò si affidano a noi. Molte volte ci trascinano letteralmente fuori dal locale per portarci in luoghi aperti o particolari a consumare la loro passione. Una volta mi sono ritrovato in un cimitero. Passare con loro una notte è molto stancante ma, per lo meno, non devo fingere di essere qualcosa che non sono: posso togliere la maschera di gentilezza che sono costretto ad indossare con le Empty.

- Per la terza categoria Blaise non ha ancora trovato un nome adeguato. Si tratta di donne in carriera che, troppo prese dal loro lavoro, non hanno il  tempo per una vita privata ma fanno finta di averla. E così noi ci ritrovavamo sballottati a una festa di matrimonio, di laura o a qualche strana cena di famiglia. Altre volte veniamo "usati" per fare ingelosire qualcuno.

you gonna like it, uh hu, ( Ti piacerà)

you gonna want it, uh huh, ( Lo vorrai)

Sorrisi alla donna distesasi al mio fianco. Questo mestiere era perfetto per me: era abituato a fingere da una vita, a far trasparire le emozioni che le mie clienti volevano ed ero piuttosto bravo in quello che facevo, il Migliore: questo lo dimostrava anche l’ alto prezzo da pagare per passare una notte con me.

Diedi una fugace occhiata all’orologio fissato al muro mentre la cliente si stiracchiava, indolenzita: il suo tempo era scaduto. Cercai di farglielo capire gentilmente come Blaise e Jean Claude stessi mi avevano insegnato, ma la delicatezza non è mai stata una mia prerogativa.

Si era già rimessa gli slip e i jeans, ma non sembrava propensa a riallacciarsi il reggiseno e infilarsi la maglietta. Dovevo accelerare i tempi: avevo giusto una mezzora per farmi una doccia e poi sarei dovuto scendere al Taste per il mio secondo turno. Stasera avremmo avuto a che fare con una donna appartenente al terzo gruppo da me descritto. Doveva trattarsi di qualcuna molto importante ed influente poiché di solito è Jean Claude a sceglierci secondo i gusti della cliente, invece, quella volta, il capo ci aveva detto che tutti noi, anche quelli che non erano di turno, si sarebbero dovuti trovare all’ “Aiguiser" vestiti impeccabilmente.

Non tutti noi eravamo abbastanza ricchi da poterci permettere abiti di classe ma a questo problema Jean Claude aveva posto rimedio allestendo una specie di camera armadio piena zeppa di vestiti suoi mai indossati o a lui regalati da importanti stilisti.

Gattonai fino a trovarmi dietro di lei ricordandomi di afferrare il suo reggiseno di pizzo. Le feci passare entrambe le braccia e poi lo chiusi con delicatezza, baciandole lentamente il collo fino a giungere all’orecchio, mordicchiandole il  lobo. Nello stesso momento in cui alzò le braccia piegandole all’indietro nel tentativo di afferrarmi dolcemente i capelli, riuscii a farle rinfilare la maglietta attardandomi, una volta addosso, sui suoi fianchi, accarezzandoli dolcemente. Si girò verso di me cercando la mia bocca e cominciai a baciarla sempre con più passione. Dopo sessanta secondi era arrivata alla porta della mia stanza senza neanche rendersene conto. Quando ci staccammo sospirò sulle mie labbra.

< Ciao, a presto > mi sussurrò all’orecchio allontanandosi da me per tornare alla sua vita di tutti i giorni.

Mi appoggiai alla porta sospirando come aveva fatto poco prima lei ma, questa volta, per il sollievo.

< Non se ne voleva più andare? > una voce ormai conosciuta mi raggiunse.

< No. E sono anche in ritardo con i tempi se voglio essere pronto tra trenta minuti > risposi. Raccolsi gli abiti che avevo precedentemente scelto e mi avviai verso il bagno. 

< Ci siamo ridotti proprio male ve? >

Lo guardai alzando un sopracciglio fingendo di non aver capito dove volesse arrivare.

< Beh stiamo smaniando per arrivare puntuali ed essere scelti per trascorrere una serata noiosa con una signora, probabilmente anziana, durante la quale saremo esibiti come un trofeo. E poi? Sesso deludente con una persona che quasi sicuramente ci farà schifo ma saremo costretti a mascherarlo. > Il suo sguardo triste mi perforò ma come la solito mostrai indifferenza.

< Di solito le mie clienti sono giovani, belle, vogliose ed esperte Blaise, se Jean Claude ti rifila gli scarti la colpa non è … >
< Le clienti "giovani, belle, vogliose ed esperte" come le chiami tu, NON pagano 2500 euro per una notte, sono ancora abbastanza carine e capaci da potersi trovare qualcuno al di là di queste porte e soprattutto se Jean Claude ha tutto questo riguardo verso questa donna, deve essere una persona veramente importante e difficilmente una ventenne ha così tanto potere. > Si fermò probabilmente attendendo una mia reazione ma io continuavo a guardarlo senza vederlo, temendo quella domanda, quella a cui non avevo ancora trovato una vera riposta da quando lavoravo al Taste.

< E facciamo tutto questo per cosa? > mi chiese infine.

< Soldi Blaise, soldi. > Gli dissi  e cercando di essere il più possibile cinico, tagliente e freddo, aggiunsi < O vuoi continuare a leccare i piedi dei tuoi cari amichetti sperando che, facendogli pietà, ti gettino  qualche spiccioletto? > Sperai di ferirlo, sperai di ferire il mio migliore amico, quello che mi era stato vicino sempre e comunque, quello che non mi aveva mai tradito ma che ora stava qui, davanti a me, torturandomi psicologicamente cercando di farmi vedere oltre il muro che avevo fortificato.

Se lo avevo ferito non lo diede a vedere, probabilmente perché sapeva qual'era il mio vero scopo.

< Non abbiamo una vita, Draco. >

* Ha ragione* continuava a ripetere una  vocina dentro di me, la stessa che mi aveva costretto ad aiutare gli Auror e a tradire Voldemort, la stessa però che mi aveva fatto perdere tutto. Avevo giurato a me stesso che l'avrei fatta tacere per sempre in un modo o nell'altro: un Malfoy non ha una coscienza.

< Belle donne pronte a pagarci e anche profumatamente per fare, la maggior parte delle volte, qualcosa che ci piace; vitto e alloggio gratis e bei vestiti. Sinceramente Blaise, non so di cosa ti lamenti! >  Mi nascosi ancora una volta dietro alla maschera di arroganza e indifferenza che mi ero costruito in tutti questi anni. Qualunque altra persona avrebbe desistito ci sarebbe rimasta male o si sarebbe arrabbiata, ma Blaise sapeva cosa stavo facendo: volevo solo proteggermi da me stesso, continuare a vivere, o meglio a respirare senza pormi inutili domande, senza dannarmi per un qualcosa che non potevo cambiare e non volevo riconoscere.

< Draco, al di fuori del Taste, chi sei? > Deciso, diretto, come sarei stato io se avessi avuto il coraggio di affrontare la verità. Fu peggio di una  pugnalata.

Feci l’unica cosa che potevo fare: mi incazzai e chiusi violentemente dietro di me la porta del bagno investendolo con una serie di epiteti che non possono certo essere definiti d'affetto. Sentivo fremiti di rabbia scorrermi in tutto il corpo e per un secondo lo odiai. Perché aveva ragione, perché mi aveva sputato in faccia tutto quello che non volevo vedere, perché sapevo che non ero più e probabilmente non sarei mai più stato Draco Malfoy. Al mio nome ormai erano associati solo vergogna, disprezzo e la vendetta di tutti quelli a cui mio padre aveva ucciso qualcuno. Malfoy. Ogni singolo momento della mia vita, ogni mia scelta, pensiero e modo di fare erano stati dettati da quel cognome, da quella parola di sei lettere che aveva segnato il mio destino. Io ero Malfoy, ero la mia famiglia, i miei antenati e le loro scelte, e se non potevo più essere ciò che mi avevano insegnato a diventare, che cos'ero? Ho sempre pensato che ognuno di noi scegliesse il proprio futuro ma, mi sono accorto che solo pochi hanno il coraggio di cominciare a zero, purtroppo io non ero uno di loro. Un Malfoy fifone? Un'eresia direte, ma adesso che il mio cognome non era nulla, solo carta straccia, cosa importava? A chi importava?

A me, perché se avessi accettato tutto ciò sarei stato costretto a trovare la forza di ricominciare.

Mi doleva la testa dal troppo riflettere. Diedi un pugno contro il muro con una forza tale capace di ferirmi e farmi sanguinare. Aprii con violenza il getto dell’acqua della doccia sperando di lavare via dal mio corpo tutti i miei pensieri e farli scorrere velocemente giù.

Mi asciugai guardando il mio volto perfetto allo specchio e me ne compiacqui. La modestia non era mai stata il mio punto forte. Mi sorrisi ripetendo a me stesso che non avrei permesso a nessuno, nemmeno a Blaise, di far anche solo vacillare la mia autostima, e con questo pensiero scesi con grazia le scale che portavano dal mio appartamentino al Taste Of Your Touch.

Non sapevo quanto mi stavo sbagliando.

 

 

La canzone è di Ashlee Tisdale e si chiama "She said, he said"

 

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