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Autore: Kuruccha    30/07/2004    14 recensioni
Peter, Wendy e i bambini sperduti. E, all'improvviso, niente più Wendy e bambini sperduti. E poi...?
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FAMIGLIA
Capitolo Unico

Non era passato molto tempo, ma già sentiva la mancanza di tutti loro.
Ritrovarsi solo tutt'a un tratto, senza nemmeno un amico, su quell'isola gigantesca...
Ora che Uncino era stato inghiottito dal coccodrillo, non aveva nemmeno più un'occasione di svago. I pirati, senza capitano, erano salpati per chissà dove, e lui era lì, da solo, con Campanellino e i suoi pensieri...
Chissà cosa stava succedendo in casa Darling.
Chissà cosa facevano i suoi bambini sperduti.
Chissà cosa facevano John e Michael.
Chissà cosa faceva Wendy.
Come avrebbe voluto quel piccolo bacio sull'angolo della bocca a dargli coraggio...
Era strano trovarsi a pensare per la prima volta che non aveva fatto poi così bene a scappare dalla sua famiglia.
Si trovò per la prima volta a desiderarla, una famiglia.
Ma non una famiglia normale. No, quella non sarebbe stata abbastanza per lui, il ragazzo più straordinario di tutto il mondo.
Voleva che tutto fosse come quel gioco che avevano fatto. Lui il papà, Wendy la mamma, i piccoli i loro figli...
Pensò ancora a loro. Magari in quel momento stavano ascoltando una delle belle favole che la loro nuova sorella raccontava così bene.
Forse ascoltavano Cenerentola, tutti sdraiati in quella camera da cui volevano togliere Wendy, la notte in cui era fuggita.
Forse la favola rimodernizzata dalla piccola Darling raccontava ancora di pirati e indiani, e non solo di un ballo di corte.
O magari era cambiata. Ma come poteva saperlo, solo immaginandolo...? Nulla era più certo.
Credeva che i suoi seguaci gli sarebbero stati per sempre fedeli. Che sarebbero stati per sempre con lui.
Invece se n'erano andati.
Sentì, forte, l'impulso di andarli a trovare. Magari lo avrebbero salutato con gioia. O magari non l'avrebbero nemmeno riconosciuto.
Erano passati solo pochi giorni, ma era come se quel mondo in cui tutti erano ansiosi di vivere annullasse la fantasia.
Perché tutti all'improvviso volevano crescere...?
Perché tutti avevano voluto tornare indietro...?
Perché tutti l'avevano abbandonato...?
"Peter... io devo crescere. Ma questo resterà tuo per sempre."
Quel dolce bacio, che per un momento l'aveva fatto davvero sentire in paradiso.
Ricordò alla perfezione quella sensazione. Quel senso di calore che l'aveva riempito da capo a piedi.
Provò forte l'impulso di scappare. Di lasciare l'Isola che non c'è. Di tornare dai suoi bambini, dalla sua famiglia.
Ma soprattutto di tornare da lei.
Con Wendy a fianco sarebbe riuscito a sopportare la lontananza da coloro ai quali voleva bene.
Avrebbe sopportato tutto.
Avrebbe sopportato anche perdere una mano e darla in pasto al coccodrillo.
Avrebbe sopportato vestire come un adulto.
Avrebbe sopportato il fatto di dover crescere. Ma... ci sarebbe davvero riuscito?
Davvero ciò che provava per quella ragazzina era così forte da portarlo alla follia?
Senza di lui l'isola si sarebbe congelata. Bastava che lui si allontanasse una notte per far calare l'inverno.
Dove avrebbero vissuto le fatine?
Dove avrebbero navigato i pirati?
Dove sarebbero finiti i bambini caduti dalle carrozzine mentre la loro tata non guardava?
Dove si sarebbe riversata la fantasia della gente, se non fosse più esistita l'oasi della fantasia per eccellenza?
Uscì dal rifugio. Campanellino dormiva. Se l'avesse visto con gli occhi aperti a un'ora così tarda, l'avrebbe costretto ad uscire. Non a dormire. Le fatine non si comportavano da mamme. Non l'avevano mai fatto. E soprattutto non l'aveva mai fatto Campanellino.
Volò via. I capelli al vento, i vestiti al vento, i pensieri al vento. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare.
Come aveva previsto, si ritrovò a Londra. Anche se aveva cercato di annullare quel pensiero, aveva sperato inconsciamente che il vento lo conducesse lì.
Cercò, sicuro, la finestra attraverso cui aveva visto i Darling per la prima volta.
"Signore, voi offendete la ragione!"
"Pensieri felici... non fare mai più il bagno!"
"Io ne so tante, di storie! Posso raccontarle io!"
..."Vieni con me nell'Isola che non c'è".
Quante volte aveva ripetuto quella frase?
Quante volte aveva ottenuto una risposta negativa?
Quante volte si era sentito dire "Devi crescere, Peter"?
Quante volte si era sentito tradito, ed era scappato quasi in lacrime?
Con un semplice trucchetto ripetuto migliaia di volte su quella finestra, fece scattare il fermo e aprì balcone e vetro.
Diede un'occhiata all'interno. Bambini che dormivano in modo scomposto, tutti i letti disfatti. Uno solo sembrava ancora a posto. Si avvicinò a quello, camminando lentamente. John, Micheal, Orsetto... c'erano tutti. La gioia di saperli felici era grandissima. L'unica cosa che la bloccava era l'invidia.
L'invidia per non essere uno di loro, in quel momento.
L'invidia per non essersi addormentato cullato da una favola ed una voce soave.
L'invidia per non essere insieme a tutti gli altri...
Arrivato al letto a cui mirava, lo trovò vuoto. Si guardò in giro. Camminò lungo il corridoio su cui si affacciava la porta aperta. Vide il mobiletto in cui era stata chiusa la sua ombra per la prima volta. Aprì il cassetto, ma lo trovò vuoto.
Continuò, a passi lenti, passo dopo passo, piastrella dopo piastrella.
Arrivò al salotto, appena discese le scale. Aveva visto i signori Darling che dormivano, e per fortuna non c'era traccia di quella fastidiosa e sospettosissima zia.
Finalmente la vide. Lei, proprio lei, meravigliosamente lei. Wendy, la Wendy che conosceva. Esattamente come l'aveva sempre vista. Con quella camicia da notte bianca a maniche lunghe, quei capelli castani che si appoggiavano sulle spalle, quei piedi scalzi che pendevano dal lato della poltrona.
- Wendy...
- PET-!
Non fece in tempo a concludere il nome. Una mano le tappò la bocca.
- Shhht...
Lentamente, la mano scivolò via dalle labbra di lei e andò a catturare una o due dita.
- Vieni con me nell'Isola che non c'è...
- Ma...
- Ti prego...
- Peter...
- Io ho bisogno di te... - lo sussurrò con le lacrime agli occhi, quasi implorandola.
- No. Tu non hai bisogno di me. Hai Campanellino, e puoi venire qui quando vuoi. Io non posso scomparire di nuovo, la mamma si preoccuperebbe da morire un'altra volta...
- Perfavore, Wendy. Vieni con me. Dimentica le cose da grandi. Scappiamo, scappiamo insieme.
- Peter, non posso continuare a fuggire! Cerca di capire...
La sua faccia si fece ancora più triste.
- Ho una cosa per te - disse lei.
Il ragazzino alzò lo sguardo e la guardò negli occhi lucenti.
- Ecco qui - disse, avvicinandosi alla scrivania e tirando fuori da un cassetto un'agenda, rilegata di pelle verde. - Questo è ciò che ho scritto fino ad ora, anche con l'aiuto dei bambini. Sono le tue avventure, le nostre avventure. Le sirene, i pirati, gli indiani... tutto! Ti prego, leggilo, quando sarai nell'Isola che non c'è e sentirai un po' di nostalgia di noi... - disse, arrossendo.
Si rigirò fra le mani il libretto che lei gli aveva consegnato. Lo aprì alla prima pagina e lesse la dedica, firmata Wendy.
Iniziò a piangere, questa volta sul serio.
- Parti con me, Wendy... ti prego...
Gli si avvicinò lentamente. Lo abbracciò, poggiando la testa sulla sua spalla. Era così piacevole averla di nuovo vicina...
Pianse di dolore, perché non poteva cambiare la decisione di Wendy.
Pianse di gioia, perché almeno ora non era solo.
Pianse di dolore, perché fra poco lo sarebbe stato di nuovo.
Pianse di gioia all'idea di poterla avere vicino almeno un altro momento.
Pianse di dolore, perché fra poco avrebbe dovuto separarsene.
Decise di smettere di piangere. Non fu facile, ma ci riuscì. In fondo, non era vero che sarebbe morto senza nessuno accanto come aveva detto Uncino. Non sarebbe stato da solo per sempre. Aveva pur sempre Campanellino... avrebbe trovato degli altri bambini smarriti e sarebbe tornato ad ascoltare le favole della sua Wendy per raccontarle loro. Ma questo non bastava. Chi gli dava la garanzia che ci sarebbe riuscito?
- Peter... - cominciò Wendy.
Sciolse l'abbraccio che li univa.
- Non piangere...
Peter si asciugò gli occhi.
- E ricorda...
Si avvicinò a lei.
- Che hai sempre il mio bacio portafortuna - disse la ragazza, indicando il ditale che lui portava attaccato al vestito.
- E tu hai il mio - disse, sorridendo appena, con gli occhi ancora lucidi, indicando la ghianda bucata che lei ancora portava al collo.
- Sì... E penso proprio che lo terrò per sempre.
- Anch'io. Proteggerò questo bacio così come si protegge un tesoro!
Lei rise leggermente. L'attenzione di Peter fu attirata dalle sue labbra rosse come il fuoco.
Voleva provare quella sensazione almeno un'altra volta. Solo una.
Era certo che poi sarebbe riuscito a farne a meno...?
- Quindi, smettila di piagnucolare come un ragazzino e fai un po' il serio! - disse la ragazza in tono ironico.
- Oh, Madama, ma io sono un ragazzino! Non ho intenzione di cambiare, mai!
- Come siete infantile, Messere! Se continuerete così, non troverete mai un'anima pia disposta a prendervi come marito!
- Altrettanto vale per voi! Non avete idea di quanto sia difficile dare in moglie una romanziera!
- Dì, ma ascoltavi anche ciò che mi diceva la zia...?
Continuarono un bel po' con quei discorsi sciocchi, almeno fino a quando il grande campanile di Londra non batté dodici rintocchi.
Alla fine, dovettero separarsi di nuovo.
Sul balcone della camera, qualche lacrima scappò anche a lei. Si era ripromessa che non avrebbe pianto, ma alla fine non riuscì a mantenere il buon proposito.
- Sarà meglio che vada...
- Sì. - Voleva dirgli qualcosa come uno "Spero di rivederti presto" o "Torna il più velocemente possibile", ma non ne aveva il coraggio. Così facendo, l'avrebbe legato in qualche modo a Londra, ai Darling, a lei, mentre l'unica cosa giusta da fare, per quanto doloroso ne fosse anche il solo pensiero, sarebbe stata dimenticare tutto. Cancellare, liberare completamente la memoria da quei ricordi troppo appiccicosi.
- Ah...
- Dimmi... - affermò, già in volo appena oltre la tenda.
- Andrà tutto per il meglio, Peter. Ora... ora sei il personaggio di una storia. Il protagonista di una favola. Ti ricordi come finiva la favola di Cenerentola...?
- ...Vissero tutti felici e contenti...
- E come finiscono tutte le favole...?
- Con le stesse parole...
- Ecco, Peter! Sei diventato il protagonista della mia storia, e ora vivrai felice e contento! L'ho scritto io, Peter... fidati di me...
Una dolce illusione che aveva il potere di consolarlo e convincerlo nello stesso momento...
Tornò sui suoi passi, avvicinandosi alla ragazza.
- Wendy... la prossima volta che ci vedremo, ricordami di restituirti il libro.
Lei annuì piano.
Le poggiò una mano su una spalla, dandole un bacio proprio sull'angolo destro della bocca. Sorrisero entrambi.
- E tu ricordami di restituirti il tuo ditale... - disse, con un'aria di complicità: quelle affermazioni, dopotutto, potevano essere capite solo da loro.
- Certo, lo farò di sicuro! - disse, - Stammi bene, nel frattempo, Wendy...
- Anche tu, Peter... ci vedremo, prima o poi.
- Certo! Una promessa è una promessa! Buonanotte, Madama - le disse, inchinandosi sospeso appena fuori dalla finestra.
- Buonanotte, Messere... e sogni d'oro.
- Altrettanti!
Poi scomparve nel buio della notte di Londra.

   
 
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