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Autore: Absteria    27/01/2013    4 recensioni
Un altro omicidio, l’ennesimo.
Con quello le stragi di famiglie babbane salivano a nove, e solo nell’ultima settimana.
Arrivano, pensò Hermione con orrore. Doveva agire in fretta, non poteva più rimandare.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Pubblico questa flashfic su costrizione. Quindi, se non dovesse piacervi, prendetevela con RoW_84, è lei la colpevole. 
Ad ogni modo, la storia si svolge all'inizio del settimo libro della saga. Il titolo e il nome della protagonista dicono già tutto. 
Buona lettura,
Absteria


 


Oblivion



Un altro omicidio, l’ennesimo.
Con quello le stragi di famiglie babbane salivano a nove, e solo nell’ultima settimana.
Arrivano, pensò Hermione con orrore. Doveva agire in fretta, non poteva più rimandare.
Sentiva le voci dei suoi genitori che parlavano tranquilli nella stanza di fianco; poteva vederli attraverso la porta, le davano le spalle. Sua madre aveva appena fatto il suo nome.
Per l’ultima volta.
Impugnò la bacchetta mentre una lacrima le correva sul viso e sentì il cuore sgretolarsi al proprio sussurro, le sue ceneri dissolversi nell’aria, spazzate via dal lieve movimento del polso che aveva accompagnato l’incantesimo.
Dovette aggrapparsi al tavolo per sorreggersi, sforzarsi di mantenere salda la presa sul legno della sua bacchetta per evitare che cadesse rovinosamente sul pavimento della cucina.
Quella non era più casa sua, d’allora in poi doveva essere un fantasma.
Guardò attorno a sé e tutto sembrava spaventosamente uguale a se stesso.
Per l’ultima volta.
Deglutì e sentì il terreno scorrere sotto di sé, inconsapevole di camminare. Oltrepassò la soglia e si ritrovò in corridoio.
La voce di suo padre le accarezzò dolcemente le orecchie; sua madre aveva piegato la testa gentilmente. Lo faceva sempre quando sorrideva. Lo faceva sempre quando parlava di Hermione.
E proprio lei, la figlia che non sapevano di avere, li spiava, ferma nell’ingresso.
Per l’ultima volta.
Inspirò, sperando di sentire l’aria pervaderle i polmoni, ma non ne trasse alcun sollievo.
Indietreggiò cauta, trattenendo le lacrime con determinazione. Prese la borsa, indossò il giubbotto e si diresse verso l’uscio, socchiudendo delicatamente la porta.
Per l’ultima volta.
Uscì in strada. Una nuvola – l’unica in quell’azzurro terso che colorava il pomeriggio – oscurava il sole. Chiuse gli occhi con forza.
Si voltò a guardare il vialetto di casa propria, sperando di poter imprimere quell’immagine così familiare nella sua memoria.
Non aveva più un posto a cui tornare. Né una famiglia che aspettasse con ansia il suo ritorno.
Soppresse quel pensiero nella violenza del suo pugno chiuso. E poi andò via – per l’ultima volta – consumando il proprio futuro ad ogni passo, senza più un passato da dover seminare.

   
 
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