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Autore: Margherita Dolcevita    27/01/2013    7 recensioni
I magnifici capolavori della Clare dal punto di vista del misterioso Jonathan Christopher Morgenstern.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarissa, Jonathan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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            Parte prima
             LA PERIGLIOSA MIA DISCESA                                                                                                                  
 
                                                                               




                                                                                 Io cantai l'eterna notte e il Caos.
                                                                                 E la celesta musa mi elordì
                                                                                 nella perigliosa mia discesa e risalita.
                                                                                                                                                                                      
                                                                                                                                                                                      
                 

                           L'inizio dei giochi


Il portale dietro di noi si chiude, lasciando delle leggere bruciature sulla superficie del muro del Renwick Smallpox Hospital un manicomio, carcere e ospedale diroccato di Rooevelt Island.

Mio padre ed io ci guardiamo intorno analizzando attentamente l'ambiente circostante, mentre lo stregone vicino a noi ci sta fissando, preoccupato per il futuro della sua vita. 

Sorrido pensando a quello che probabilmente gli succederà da li a poco.

-Benvenuto, signore...Valentine- Dice tremando impercittibilmente, purtroppo per lui ai miei sensi sviluppati non sfugge. Poso la mia mano sinistra sull'elsa della mia spada sfiorandola delicatamente, aspettando il momento adatto.

-Hai fatto un bel lavoro, proprio un bel lavoro- Dice mio padre senza convinzione, il distusgo per lo stregone è percettibile nel tono nella sua voce.

-Ma c'è qualcosa che mi preme  sapere. L'hai trovata?- 

L'hai trovata?

Si riferisce a Jocelyn, mia madre. 

La mia mascella si irrigidisce, cercando di trattenere la rabbia che mi cresce sempre di più dentro al petto. Mio padre mi fissa con il suo sguardo severo,ma lui non capisce, come può anche solo lontanamente pensare che sarei stato felice di averla vicino.

La mia mano si stringe attorno all'elsa della spada angelica e le mie nocche sbiancano.

Lei mi ha abbandonato, è scappata, terrorizzata da suo figlio. Non comprendo come mio padre possa volerla accanto dopo tutto quello che gli ha fatto. L'ha abbindolato, fingendo di essere dalla sua parte, aspettando il momento giusto per agire.

Sposto lo sguardo verso lo stregone, la presa delle mia mano si allenta leggermente,ma non lascio ancora del tutto l'elsa della spada. 

Con un movimento veloce e fluido la estraggo dal fodero, pronto ad usarla in caso di una risposta deludente da parte dello stregone.

Il Nascosto dimostra la mia stessa età, ma gli stregoni sono immortali, non si può sapere quanti anni realmente abbia. Ha i capelli marroni, corti, quasi rasati e i comuni occhi da gatto di ogni stregone o strega.

Lui sgrana gli occhi quando vede la spada, non più nascosta dal fodero, in tutta la sua maestosità. Inizia a deglutire rumorosamente a vuoto, troppo nervoso per cercare di nasconderlo.

Mio padre mi posa una mano sulla spalla, e stringendo la presa, mi sposta leggermente di lato per sorpassarmi e coprirmi col suo corpo dalla sguardo allarmato e impaurito del nascosto.

-Allora?-  Chiede mio padre spronando il ragazzo a rispondergli. Io mi sposto leggermente e gli sorrido, continuando a far rotare la spada con la mano, mettendolo ancora più a disagio.

-Io...No- Inizio a disegnare dei piccoli cerchi con la punta della spada sul terreno umido e malleabile. 
Dopo qualche secondo compio qualche passo in avanti, portando davanti a me la spada. Lo stregone indietreggia
velocemente, ma, sfortunatamente per lui, inciampa sui suoi stessi piedi. La visione della paura sul suo viso è un'eterea visione per le mie pupille.

Mio padre non dice niente ed io interpreto il suo silenzio come un assenso e continuo ad avanzare verso di lui. A passo lento, quasi annoiato, per aumentare la sua speranza. Non c'è cosa più bella che vedere una persona supplicare in ginocchio ed appellarsi alla mia umanità per risparmiargli la vita.

C'è solo un piccolo problema nel loro ragionamento...Io non sono umano. Io sono molto di più. Io sono il migliore.
Sono davanti a lui, prendo la spada con due mani e la alzo sopra la mia testa, sto per riabbassarla e scuarciare il petto del nascosto e...

-Johnathan, basta così!- La voce di mio padre mi ferma. Una smorfia contrariata compare sul io viso. Il mio istinto mi dice di abbassare la spada e di finirlo, ma è mio padre ad avere il comando...Per ora.

Quando sarò io il possessore di tutti gli strumenti immortali, a capo della nuova stirpe degli Shadwohunters tutto sarà diverso.

-Jonathan!- Non ho ancora abbassato la spada. La voce di mio padre mi risveglia dai miei pensieri, e da bravo figlio
quale sono, ritiro la spada e lentamente compio qualche passo indietro. Senza mai smettere di distogliere i miei occhi neri come il carbone da quelli sollevati dello stregone.

Quando lo stavo per uccidere il respiro del ragazzo si era bloccato per qualche secondo. Ora, invece, il suo respiro sembra rifunzionare alla perfezione.

-Sei troppo impulsivo- Mi riprende mio padre, mettendomi una mano sulla spalla, intimandomi silenziosamente di calmarmi.

-In fondo il nostro amico ha fatto il suo dovere, non merita alcuna punizione- Un sorriso sghembo di superiorità compare sulle mie labbra.

-Metà del suo lavoro. Non è riuscito a trovarla- Gli ricordo io. Lo stregone si è alzato in piedi e sta iniziando ad indietreggiare, di nuovo. Giro il volto verso mio padre, che con un cenno impercettibile del capo mi dice cosa devo fare. 

Valentine mi toglie la mano dalla spalla e si allontana di qualche passo per godersi lo spettacolo.

Getto la spada da un lato, devo riportarlo qui, fargli imparare che i Morgenstern non si devono mai deludere, ma non lo devo uccidere, solo ferire gravemente. Penso continuando a sorridere.

Aspetto che abbia messo abbastanza distanza da me, che si volti per inizare a correre, poi scatto in avanti. In meno di un secondo sono davanti a lui ad un palmo dal suo naso. Non si aspettava fossi così veloce, glielo leggo nei suoi occhi.

Con la coda dell'occhio riesco a vedere delle scintille blu crearsi dalle sue dita. Senza dargli il tempo di attaccarmi gli prendo il polso e con un movimento rapido e rigido glielo rigiro all'insù. 

Lui urla dal dolore, e, troppo concentrato sul suo dolore, non attacca. Faccio la stessa operazione anche con l'altro polso, e un'altro urlo scuarcia l'aria.Ora che i polsi sono fuori uso e non può più attaccarmi, il gioco è finito. Sono deluso, sinceramente mi aspettavo un pò più di resistenza, così non è affatto divertente. 

Con un calcio, non usando nemmeno un terzo della mia reale forza, lo faccio cadere a terra, facendolo scivolare fino ai piedi di mio padre, che sino ad adesso è stato a guardare appoggiato con la schiena al muro e con le braccia incrociate. 

Alza il piede sinistro appoggiandolo contro uno dei polsi rotti dello strgone, che dal dolore inizia a contercersi per liberarsi dalla sua presa.

-Cosa c'è di tanto difficile nel trovare una Cacciatrice...Una Mondana, ormai?- Chiede mio padre allentando leggermente la pressione del suo piede sulla mano dello stregone per farlo rispondere.

-Ci sono degli incantesimi di protezione, sono complicati- Dice con il respiro spezzato e la voce ridotta a poco più di un sussurro. 

-E tu non sei in grado di scioglierli?- Gli chiedo camminando verso la mia spada e chinandomi a raccoglierla da terra. Lo stregone si è voltato verso di me, nei suoi occhi si riflette il profio della mia spada e il terrore. 

-Non ho detto questo. Posso farlo, mi serve solo qualche ora in più- Mi spiega tramando. Valentine ha tolto il piede da sopra i suoi polsi, permettendogli di portarseli al petto.

-I Divoratori sono già pronti, ti consiglio di non farmi aspettare troppo- Dice mio padre staccandosi dal muro e camminando intorno al Nascosto come un avvoltoio che punta la sua preda.

-Ora va- Lo stregone non se lo fa ripetere due volte e si alza, anche se a fatica, ed inizia ad allontanarsi. Per poter andarsene deve prima passarmi accanto e quando mi è davanti non riesco a resistere e faccio un veloce passo in avanti. Lo stregone indietreggia immediatamente spaventato ed inizia a correre via.

Scoppio a ridere soddisfatto e divertito dalla sua reazione, mentre mio padre mi fissa con sguardo severo.

-Che c'è? Non dovrebbe essere un bene che io mi diverta?- Gli chiedo continuando a sorridere. Mio padre scute
leggermente la testa e si dirige verso l'entrate dell'edificio. Pangborn e Blackwell dovrebbero essere già dentro. 

Lo seguo, ma il mio sorriso si è spento, saliamo senza fretta le scale. Io passo la mano sulle superfici dell'edificio, un tempo bianche, ora ingiallite per via del tempo. In alcuni punti c'è un accenno di muffa, deve esserci piovuto dentro attraverso un buco. Rifletto senza entusiasmo.

Arriviamo nella stanza principale, dove due uomini ci stanno aspettando. Il più anziano e magrolino porta un paio di baffi bianchi eleganti ed una barba a punta. I suoi denti bianchi e accuminati sono nascosti.

Il più giovane e massiccio, grande e grosso quanto un'armadio a muro, ha i capelli rossi a spazzola, come un militare, e la pelle viola scuro, leggermente più lucida sugli zigomi.

-Lord Valentine...- Lo saluta Blackwell. Quell'energumeno dai capelli rossi ha sempre avuto in debole per mio padre, una specie di...Cotta. 

Storgo il naso, disgustato. Il suo sguardo incontra la mia figura, inondandosi di disprezzo. Mi odia, ma ha troppa paura di me e di mio padre per dirlo apertamente.

Dalla stanza accanto si sentono arrivare dei ringhi familiari.

-Signore, i Divoratori sono irrequieti, non credo aspetteranno ancora a lungo- Dice Pangborn, che fino ad adesso è stato in disparte, tranquillo e pacato come sempre.

-Dovranno, non credo abbiano altra scelta- Rispondo io duramente. Pagborn mi guarda confuso, non avendo partecipato al nostro piacevole, magari non per lui, incontro con lo stregone.

-La localizzazione di Jocelyn impiega più tempo del previsto- Spiega brevemente mio padre. Al nominare il suo nome la mascella di Blackwell si contrae leggermente: la gelosia è una brutta bestia e si abbina perfettamente al viola della sua pelle.

-Non riesco a capire perchè sia così importante...- Dice sottovoce.

-Blackwell- Cerca di fermarlo Pangborn, ma lui non lo ascolta e lo blocca con un gesto della mano.

-Lei ci ha tradito, pugnalandoci alle spalle, alleandosi con quello smidollato di Lucian, che non è neanche stato capace di morire con dignità, ha preferito diventare un putrido nascosto!- 

-Basta così!- Tuona mio padre con una voce che non ammette repliche. Io mi appoggio allo stipide della porta incrociando le braccia e i piedi, preparandomi allo spettacolo.

-Non osare dire un'altra parola Blackwell, non una!- Si avvicina a lui pericolosamente con i pugni contratti. Pangborn mi guarda, speranzoso che decida di intervenire, ma io mi limito a scrollare le spalle.

Lui lo ha fatto alterare e lui ne paga le conseguenze. Jocelyn era sua moglie, e Lucian il suo parabatai. Le due persone al mondo di cui si fidava di più. A cui teneva di più.

Anche se Lucian è diventato un Nascosto sono convinto che, nel profondo, mio padre non abbia mai smesso di considerarlo il suo migliore amico, suo fratello.

Oh e non dimentichiamoci del mio fratellino angelico, Jace. Il ragazzo sopravvissuto al suicidio della madre, il bambino tirato fuori da un corpo senza vita. Rivoltante. 

Valentine e Blackwell continuano a discutere, mentre io rifletto su quanto sia sentimentalista mio padre. A quest'ora avremmo già potuto avere in mano la Coppa Mortale, ma invece lui vuole riportare dalla sua parte mia madre, cosa che penso sia impossibile. 

Quando sarò io al comando dei nuovi Shadowhunters non commetterò gli stessi errori di mio padre, non permetterò a nessuno di mettermi i piedi in testa, di tradirmi. 

Nessuno oserà farlo, e nel caso qualcuno abbia il coraggio, o la stoltezza di farlo e spero proprio che qualcuno lo faccia, gli farò passare le pene dell'inferno. Avranno paura di me e mi rispetteranno.

Io mi vendicherò, tutti ricorderanno Jonathan Christopher Morgenstern come l'uomo che esaudirà i loro peggiori incubi. E mentre i miei pensieri vagano un sorriso crudele e spietato si delinea sul mio volto.

Un sorriso che si abbina perfettamente ai miei occhi neri...

...In fondo sono un demone, cosa vi aspettate da me?




Note dell'autrice:


Ciao,ciao visto che Jonathan secondo me è un pò trascurato ho deciso di provare ad immaginare i suoi pensieri durante i cinque libri finora scritti da Cassandra (naturalmente, non scriverò i suoi pensieri in "Città degli angeli caduti" perchè lui in quel libro è morto e....)! Va bè spero recensirete in tanti e al prossimo capitolo :D, baci baci!
 
   
 
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