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Autore: Eragon36    27/01/2013    3 recensioni
Gaio Crastino era un centurione romano dei tempi di Giulio Cesare. Uno dei tanti, direte voi. E invece no. Il suo nome era ammirato persino dallo stesso condottiero romano, che si premurò persino di far ricordare ad Aulo Irzio, l'autore della maggior parte dei capitoli del De Bellum Civilii, che Gaio Crastino era morto nella tale battaglia (uno dei pochi nomi di centurioni ricordati da Cesare), e che lo stesso condottiero aveva presenziato alle sue esequie. In questa storia tenterò di raccontare la vita di quest'uomo, centurione dell'esercito romano, e di come riuscì ad accattivarsi le simpatie di Cesare.
Genere: Avventura, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Placentia, Aemilia, 678 dalla fondazione di Roma, circa 75 a.C, fine inverno.
"Qual è il tuo nume, soldato?" chiese il Centurione, con un tono tutt’altro che accomodante.
"Gaio Crastino, centurione!" rispose Gaio, quasi urlando,  con il tono che il centurione si aspettava: determinato, forte e risoluto.
"E da dove vieni? Così sapremo dove seppellirti, quando creperai in battaglia davanti a una femminuccia che avrai come nemico."
"Dall’ Apulia, centurione!"          
"Oh-oh! Abbiamo un socio qui! Bè, tu, come tutti i tuoi colleghi, farai meglio a rendere onore al sangue dei tuoi antenati, che ti hanno conquistato il diritto di servire la Repubblica!"
Detto questo, il centurione passò oltre, nella rassegna dei soldati della neocostituita VIII legione, della quale era appena entrato a far parte, e nella quale avrebbe servito probabilmente per tutta la vita, breve o lunga non gli era dato saperlo. Gaio lo guardò, cercando di contare le cicatrici sulle braccia, che erano segno di valore. Ne contò quattro sul braccio sinistro, che di solito è protetto dallo scudo, e sette sul destro, fra cui una che partiva probabilmente dalla spalla e, dopo esser passata per l’incavo del gomito, arrivava al polso, uno squarcio che avrebbe dovuto incutere terrore, se visto aperto. Mentre l’ufficiale finiva la fila di soldati, l’ultima della centuria di cui faceva parte, Gaio studiò l’equipaggiamento che gli era stato fornito e che indossava per la prima volta quel giorno,  il suo primo giorno da legionario di Roma dopo il periodo da Tiro, cioè l’apprendistato dei legionari. "Bene, soldati!" disse il centurione, "d’ora in poi voi sarete legionari appartenenti alla VIII legione di Roma, e come legionari di Roma siete tenuti ad obbedire a un qualunque ordine vi venga impartito da un uomo a voi superiore di grado. Io sono Massimo Cornelio, primus pilus diquesta legione, cioè l’ufficiale più alto in grado dopo il legato al comando, il cui posto per ora è vacante. E ora, tutti nei vostri contubernia! Mentre andate, però, vorrei parlare con i soldati Gaio Crastino e Tito Sabino, in merito a questioni riferitemi dai vostri comandanti durante l’addestramento."
Mentre i soldati ritornavano alle tende, Gaio e un altro soldato, probabilmente Tito Sabino, si avvicinarono al primipilo, che li prese con se e disse loro: "Soldati, i vostri insegnanti mi hanno inviato lettere indicandomi i vostri nomi come le migliori reclute della vostra sezione, per cui ho deciso di fidarmi del loro giudizio e di ordinare i vostri centurioni di nominarvi loro successori, in caso perissero in battaglia."
"Grazie, centurione, è un onore." disse Sabino.
"Un grande onore." confermò Gaio.  Poi aggiunse: "Centurione, se mi è permesso, dove saremo destinati la prossima primavera?"
"Sembri smanioso di combattere, Crastino. Bè, per tua informazione saremo in Hispania Ulterior, al confine con la Lusitania, e ci sarà sangue per i gladi, ve l’assicuro, e siamo già in Ianuarius,  per cui dovremo partire presto."
"Bene, centurione."
"Ora andate, ma non dite nulla sul vostro grado, o potreste provocare malumori tra la truppa."
Crastino si avviò nel suo Contubernium, dove i sette commilitoni che lo costituivano erano già disarmati e pronti per andare in città. "Ehi, Crastino, che voleva il primipilo? Ti ha già mandato a pulir latrine? Oppure ti ha detto dove sono i bordelli migliori?" Lo schernì un commilitone di nome Quinto.
"Se attendete vi racconterò tutto."
"Oh, certo, comandante!" rispose un altro soldato, Gneo.
Crastino si spogliò dell’armatura, che ripose su un rudimentale manichino, del gladio, posato a terra ai piedi del manichino, e del pugio, posto accanto al gladio. Dopodiché si avviò assieme ai compagni a gozzovigliare per la città, e a spendere  i  pochi soldi che aveva risparmiato durante l'addestramento.. 
   
 
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