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Autore: evilbellatrix    18/08/2007    10 recensioni
Questa è la mia prima FF. Ovviamente, i protagonisti sono Draco e Hermione. Questa storia inzia e termina qui e non avrà seguito. Non vi anticipo nulla. Spero vi piaccia.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono qui, nella Sala Comune della Torre Est, la torre dei Grifondoro, con la testa china sul grande libro di Trasfigurazione. Ma non ho concentrazione. Le parole scorrono, senza alcun senso, sotto i miei occhi. Lo scritto si confonde con il bianco delle pagine, come dentro un vortice. La mia mente è altrove. Il mio pensiero è rivolto a lui.

Hermione!-qualcuno mi chiama, ma la sua voce è come un eco nella mia testa: la sento in lontananza, come se non fosse accanto a me.  Ron è accanto a me, continua a chiamarmi e a strattonarmi. Ron. Ron è il mio ragazzo. E’ il mio penultimo anno ad Hogwarts e sto insieme a lui. Ma io, io non lo amo.

Ron, sono molto stanca. Vado a dormire.- lo congedai, chiudendo il libro dalla copertina rossa, riponendolo nella mia borsa di pelle. Me ne vado dritta verso la scalinata che porta al dormitorio femminile. Mi buttò sul mio letto, fissando la luna ed il cielo che si vedono dalla finestra sopra il mio baldacchino. Ho la testa altrove questa sera. Ho la testa concentrata su un momento, su un giorno della scorsa settimana. Un momento che non scorderò mai. Una situazione che mi porto dentro, ma che so non potrà mai ripetersi.

Era la quarta ora di lezione dello scorso mercoledì. Mi trovavo nei sotterranei della scuola, nell’aula di Pozioni. Il professor Piton, con la sua solita espressione vuota, era intento a mostrarci la preparazione di una pozione, che conoscevo già. Ero accanto a Ron, come di consueto, ma non lo stavo degnando di una benché minima attenzione. Ero, piuttosto, concentrata verso la fila dei Serpeverde. Verso il terzo banco. Verso un ragazzo in particolare: Draco Malfoy. Il famigerato Draco Malfoy. L’acerrimo nemico del nostro trio. Ma io non lo vedevo più sotto quella luce. Col tempo era cambiato, era cresciuto. Forse solo esteriormente, ma era comunque cambiato e da tempo suscitava la mia attenzione. 

Tenevo i miei occhi incollati su di lui, seguendo ogni suo minimo movimento: anche lui non sembrava essere molto interessato alle spiegazioni di Piton, stava sogghignando insieme a Tiger. Dovevano avere qualche strano oggetto sotto il banco, che suscitava il loro riso. Piton sembrava non accorgersi di loro, ma lo faceva sempre. Con lo sguardo sfioravo avidamente i suoi lineamenti, così dolci e delicati. Avevo la testa come ovattata. Non ero attenta verso niente e nessuno che non fosse quel biondo.

D’un tratto, lo sguardo di lui incrociò il mio: i suoi glaciali occhi grigi si posaro su di me. Ma il suo sguardo era diverso, come l’espressione del suo volto. Il suo solito ghigno beffardo non era stampato sulle sue labbra. Il suo sguardo non era più impossessato da quell’espressione sprezzante. Mi guardava con nuovi, avidi, occhi. Doveva aver notato anche lui la mia crescita esteriore: ero molto più bella, alta e slanciata rispetto agli anni precedenti, in cui mi considerava soltanto una sporca Mezzosangue. Ultimamente, infatti, non mi aveva più rivolto simili offese.

Un brivido freddo corse lungo la mia schiena. Una nuova emozione mi scosse. Incurante di Ron o di chiunque altro, non distolsi lo sguardo dai suoi glaciali occhi grigi, ma continuai a fissarlo. C’era come un campo magnetico che ci attraeva, l’uno all’altra. Sentivo nitidamente il calore che emanava nella mia direzione, era una sensazione mai provata.

Il nostro contatto fu però interrotto da Ron, che mi strattonò, senza però accorgersi di ciò che stava accadendo, chiedendomi spiegazioni su un passaggio della pozione.

Non l’ho capito, Ron!-risposi, cercando di nascondere,inutilmente, l’aria scocciata.

Come sarebbe a dire che non hai capito?-mi chiese stupito. Non era da me infatti non essere attenta ad una spiegazione e non conoscere una risposta, qualsiasi.

Mi sono distratta!-tagliai corto, buttandomi a capofitto sul quaderno degli appunti che avevo di fronte a me, sul banco, cercando, furtivamente, di ristabilire il contatto col biondino. Per mia sfortuna, il giovane Serpeverde era tornato a parlare e a ridere con Tiger.

La lezione terminò nel giro di qualche istante ed io, per non dover dare troppe spiegazioni a Ron, raccolsi in fretta le mie cose dal banco e mi avviai verso l’uscita della classe,a testa bassa, in silenzio. Ma qualcuno l’aveva fatto prima di me.

Con passo rapido varcai la porta, camminando lungo il corridoio che portava al piano superiore del castello. Passando di fronte ad una statua di un illustre mago, vissuto qualche secolo prima, mi sentii afferrare per la giacca della divisa scolastica. Qualcuno mi trascinò lì dietro, in un angolo buio. Non avevo la benché minima idea di chi potesse essere, ma, senza opporre resistenza, mi lasciai trasportare. Anche se, nel profondo del mio cuore, sapevo.

Era Malfoy. Con mio immenso stupore, senza riuscire a proferir parola, il giovane biondo dagli occhi glaciali mi attirò a sé, baciandomi con una passione innata. Io, stupita ma, in un certo qual modo, felice, mi abbandonai alla passione delle sue dolci labbra. Ero come su un altro pianeta, cullata dalle sue forti braccia. Dopo qualche minuto, intenso ma tremendamente breve per le mie labbra avide, Malfoy si distaccò da me. Mi concesse un ultimo profondo sguardo e poi si dileguò. Sapevo bene che non si sarebbe mai potuto ripetere.Non si sarebbe mai dovuto ripetere. Lo sentivo. Eravamo troppo diversi, troppo contrastanti. I nostri caratteri sarebbero entrati troppo facilmente in collisione. Ma ero stata profondamente attratta da lui proprio per quello, proprio perché era una cosa proibita. Io avevo Ron, seppure non provassi un sentimento realmente appassionato nei suoi confronti. Ma, nonostante ciò, non avrei mai potuto spezzargli il cuore rivelandogli la mia attrazione per il nemico. Attrazione che aveva trovato l’apoteosi in quell’intenso istante.

Rimasi qualche momento, accasciata al suolo, lì, in quel angolo buio, ripensando, sognante, all’istante in cui ero rinata. Si. Ero rinata con quel bacio. Quel bacio di quel ragazzo, così proibito e diverso. Quel ragazzo, che con un solo, lungo, bacio, mi aveva fatto sognare. Quel bacio che era significato più di mille parole, mille istanti, mille carezze, mille altrettanti baci condivisi con Ron. Quel bacio che mi aveva aperto le porte del paradiso, di cui però, non possedevo la chiave. E senza chiave, non avrei mai potuto riaprirle..

 

  
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