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Autore: DansUnReve    27/01/2013    1 recensioni
Poi Meriel capì. Non poteva finire così. Non era la morte e la distruzione che quella donna seminava ovunque andasse quello che desiderava e lei, oltretutto, era lì per quello. Per impedire ad una pazza di distruggere la sua infanzia e di passare a fil di spada tutte le persone che le erano care. No, era Phar che doveva perire. Non certo lei e le Terre Ovest.
Genere: Fantasy, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I passi rimbombavano sulle alte pareti del palazzo. Le alte colonne, decorate con bassorilievi, ritraevano le scene della Guerra della Piana di Mezzo. Si diceva che chi le aveva scolpite l'aveva vista, quella guerra, e vi avesse partecipato. Tutto ciò inquietava Meriel, poiché dai libri di storia aveva appreso che quello scontro avvenne circa duecento anni prima; ma aveva anche imparato che quel palazzo era stato commissionato dalla stessa sovrana che ora se ne stava seduta sul trono. Spesso si domandava quanti anni avesse la regina, ma non riusciva mai a darsi una risposta.


Proprio adesso si stava dirigendo al suo cospetto, con il passo deciso, proprio come da mesi ormai le capitava; e proprio come al solito si ritrovò a rallentare davanti alla porta d'accesso alla sala del trono. La Regina era ormai da due anni che combatteva contro una malattia che la stava consumando lentamente, proprio quella che sua sorella maggiore le aveva procurato, attraverso la Magia. Le due guardie spalancarono il portone appena vi fu vicina. I cardini cigolarono, finché con un grande tonfo le due ante furono aperte ed infondo alla sala si profilò la figura di una donna, mollemente seduta sul trono. La Regina in gioventù era stata bella altera. I suoi lunghi capelli castano scuro e i suoi occhi dello stesso colore degli oceani più profondi erano desiderati da tutti gli uomini delle Terre Ovest. Il popolo l'amava per la sua generosità e benevolenza. Grazie alla Magia aveva protetto la sua gente, eretto mura, case, città e biblioteche, curato e aiutato i bisognosi. Le sue capacità le aveva sempre usate a fin di bene e la sua bellezza era tale che si pensava fosse stata mandata dagli Dei. Ora, di quella donna, non rimaneva che l'ombra. I capelli erano ingialliti dal tempo e dalla malattia e incorniciavano il volto magro. Gli occhi erano velati, quasi fossero stati colpiti dalla cecità e il colore era d'un azzurro slavato.


Non era quello il tempo d'indugiare. Anzi, di tempo non ce n'era affatto. Dalle ampie vetrate aperte entrava il suono di lontane lame incrociate, segno che la battaglia alla base del castello infuriava ancora.


-Maestà.
S'inchinò rispettosamente Meriel.
-Alzati cara, sai bene che non accetto più questo tipo di formalità.
La voce della sovrana era roca e distante, quasi parlasse da un abisso, un luogo recondito.
-Scusi la mia domanda, ma perché mi trovo quì? Insomma, tutti si stanno battendo per difendere il castello. Mi è sembrato un tradimento abbandonarli.
-Meriel è tempo. Sai fin troppo bene qual'è il tuo compito al castello. Sei stata scelta dal Consiglio. Io ti ho impartito la conoscenza della Magia e ora sei pronta.
-No, non è vero! Non adesso. Sua sorella ci distruggerà se lei ci abbandona.
-Silenzio. Mia sorella entrerà al castello, ma non avrà mai modo di far cadere il nostro Regno.
Il tono prerentorio non esigeva repliche ma Meriel non si dette per vinta.
-Ma io non ho ancora le conoscenze necessarie, sono troppo giovane e.. e voi siete ancora quì!
-Non per molto. La malattia mi ha prosciugato di ogni energia. Guardami! Passo le giornate accasciata su questo scranno e non sono nemmeno in grado di difendere il popolo da colei che mi ha fatto tutto questo.
-Lei non è sola! Ha tutta la sua gente che la sostiene.
Urlò la ragazza con quanto fiato aveva in gola.
- Lo so bene che ho la vostra fede e ve ne sono grata, ma le forze mi abbandonano e tu sei pronta per prendere il mio posto. Non c'è altro da dire.
-Perché ora? Nel mezzo di questa battaglia?
Meriel cominciò piano a piangere.
-Perché tra poche ore ci sarà una nuova alba e io non vedrò sorgere di nuovo il sole. Non c'è più tempo. Devi compiere il rito.
Rispose solenne la sovrana.


A quel punto un violento boato provenne dalle vetrate che si frantumarono provocando una pioggia di cristallo.
-E' entrata.
Disse mestamente la Regina.
Poco dopo nella sala del trono entrò un piccolo corteo che si aprì per lasciar passare una donna vagamente simile alla Regina, ma molto più giovane, di una bellezza fiorente. Si sarebbe detta sualla trentina. Lo sguardo era spietato e quando gli occhi della donna si posarono su Meriel, la ragazza se ne sentì trapassata. Era vestita come un guerrireo, l'aria fiera di chi miete vittime senza rimorso. Il sangue di cui era coperta non era, certo, il suo. 
-Non mi dai il benvenuto, cara sorella? Non ricordavo fossi così maleducata.
La voce stridula s'infilò nelle orecchie di Meriel come un chiodo.
-Che sciocca, hai ragione, ho dimenticato le buone maniere. Vorrai mai perdonarmi Phar?
Rispose sprezzante la sovrana, mentre con un enorme sforzo si alzava in piedi.
-Certo che ti perdono Shar. Ma c'è qualcosa di più grande per cui devi essere perdonata, lo sai bene.
-Io non ho niente da spartire con te!
-Sei sempre stata testarda. Ti conviene darmi il mio trono che tu hai preso illecitamente.
-Non c'è nulla di illecito qui, se non la tua introduzione in questo castello!
Le due sorelle si guardarono con furore, finché la Regina non abbasso gli occhi.
-Pensare che una volta ti amavo.
Phar sputò a terra.
-Non me ne faccio nulla del tuo amore.
-Bene così, tanto è rimasta solo compassione. Meriel ora!


A quel punto lo sguardo di Phar si spostò sulla ragazza, che rimase inchiodata a terra. -Per favore! Credi davvero che una ragazzina possa fermarmi? Come non mi conosci sorella. Il mio piano non verrà rovinato da quest'insulsa mocciosa! Io riavrò ciò che è mio. Costruirò un nuovo regno, più forte e potente. E lo farò sul suo e sul tuo sangue! Phar rise beffarda, dopochiché alzo il braccio nella direzione di Meriel e una sfera luminosa apparve sul palmo della sua mano. Meriel fu percorsa dai brividi. Stava sudando freddo, ma rimaneva comunque ferma al suo posto. Gli occhi fissi sul globo incandescente che si faceva sempre più grande. -Meriel! Spostati! Era la sovrana che le urlava lontano. Un grido, un ordine lanciato disperato affinché la ragazza potesse salvarsi.

Poi Meriel si capì. Non poteva finire così. Non era la morte e la distruzione che quella donna seminava ovunque andasse quello che desiderava e lei, oltretutto, era lì per quello. Per impedire ad una pazza di distruggere la sua infanzia e di passare a fil di spada tutte le persone che le erano care. No, era Phar che doveva perire. Non certo lei e le Terre Ovest.

Si riscosse dall'incubo in cui il terrore l'aveva trascinata. Erse una barriera all'istante e, ancora con le lacrime agli occhi, corse verso la Regina.
-Mi dispiace.
Disse soffocando un singhiozzo.
-Fallo.
Rispose dolcemente la sovrana, schioccandole un bacio sulla fronte.
Meriel estrasse il pugnale e lo conficco con decisione nel petto della Regina. Non un lamento uscì dalle labbra dell'anziana donna, che per una frazione di secondo tornò alla bellezza remota, quella che aveva affascinato il Regno dell'Ovest. Meriel udì un'imprecazione lontana, poi un bianco abbaccinante avvolse tutto ed il calore si fece insopportabile. La ragazza irrobustì la sua barriera magica. finché tutto non si spense e della Regina non rimase che cenere. Anche gli uomini al seguito di Phar erano scomparsi, consumati da quella luce che la morte della sovrana aveva scaturito. La Pietra della Vita, che veniva inserita all'altezza del cuore in ogni regnante era andata distrutta, liberando tutta l'energia che aveva dentro di sé. Il puzzo di carne bruciata era forte nella sala del trono e a Meriel venne un conato di vomito. L'aveva fatto. Quello per cui era stata preparata ormai da ben due anni. Si sentiva esausta e gli occhi le bruciavano, un po' per la povere che ancora aleggiava in tutta la stanza e un po' per le lacrime che non riusciva e fermare; ma infondo nemmeno lo voleva. Era giusto il dolore che provava. Aveva appena tolto la vita ad una donna che a lei l'aveva data. Shar, la Regina, non era la madre biologica di Meriel, questo no. Ma le aveva impartito l'arte della Magia. Quale altra Magia più grande della vita si conosce? Toglierla a qualcuno la rendeva un'assassina. Aveva le mani sporche del sangue di colei che più di tutti aveva cercato di non versarne mai una goccia in tutti i suoi anni al trono.


Phar era immobile in mezzo alla sala, in preda a tremiti di rabbia ed odio. Avrebbe voluto uccidere la sorella con le sue stesse mani e senza perdere, ovviamente, una ventina dei suoi uomini. Ma la cosa che la infastidiva di più era la ragazzina che se ne stava accovacciata a pochi passi da lei, con il pugnale sacrificale in mano. Come aveva osato tanto? L'avrebbe pagata cara. Quella sciagurata sarebbe morta delle peggiori torture, che lei stessa le avrebbe inflitto. Se lo meritava. Il solo fatto che si fosse permessa di mettersi contro di lei, la irritava. Quella sciocca avrebbe capito presto cosa aveva fatto. Mai sfidare una Maga potente. Mai. Phar l'avrebbe fatta a pezzi, quella maledetta.


Meriel Si guardava ancora le mani, nella speranza di ritrovarci il segno dell'esistenza della vecchia sovrana, che fosse il sangue della ferita, o la cenere che era diventata a causa della forza distruttiva della Pietra. Ma non c'era nulla. Alzò lentamente lo sguardo sulla nemica, con gli occhi rossi, che già si stavano gonfiando per il pianto. Si preparò a sferrare l'attacco magico.
-Ed ora a noi.
Quindi si lanciò all'attacco urlando tutto il suo odio e disprezzo verso l'avversaria.





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