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Autore: hermyDdC    27/01/2013    2 recensioni
… un regalo perfetto, che gli piacesse da impazzire… quanto avrebbe dato per sapere che c’era qualcosa di suo che Harry teneva sempre con sé. Ovviamente non avrebbe potuto fargli sapere che era suo…
Natale 1995. Draco non riesce a smettere di pensare a Harry e decide di confessare i suoi sentimenti, ma ovviamente non può rivelare la sua identità... Harry e i suoi amici, naturalmente, capiranno fischi per fiaschi e si inventeranno mille teorie, una più improbabile dell'altra, per spiegarsi quel pacchetto anonimo!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco, Malfoy, George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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A Seeker's Gift


Il binario nove e tre quarti si avvicinava sempre di più, e infine il treno si fermò. Tra la folla in attesa, Draco riconobbe i suoi genitori che gli sorridevano; mentre li salutava attraverso il finestrino, si sentì finalmente al sicuro. Benedetto il Natale. Non c’era niente di meglio di tre settimane a villa Malfoy per liberarsi dei pensieri che, dal giorno di quella dannata partita, non volevano saperne di lasciarlo in pace.
Essere battuti dai Grifondoro era irritante a prescindere, eppure, paradossalmente, aver perso quella sfida era il male minore. Il vero problema era come l’aveva persa…


Draco non riusciva a smettere di pensarci. Doveva essere una partita già vinta, con quella schiappa di Weasley come portiere, e lui era arrivato davvero a un soffio dalla vittoria. Ricordava la sua mano allungarsi verso il Boccino… sfiorare quella del suo avversario… poi più nulla. Un blackout. Un solo secondo, in cui il suo cervello sembrava aver completamente dimenticato la partita e il Quidditch. Un solo, dannatissimo secondo: ma era bastato perché le sue dita decidessero di cercare, di stringere, la mano di Harry Potter anziché il Boccino…
Da quel momento, il fuoco che si era sentito divampare dentro non l’aveva più lasciato in pace. Proprio quando Draco pensava di essere ormai guarito, il suo pensiero fisso era tornato, ancora più invadente dell’anno prima. Stare a Hogwarts, e vedere Harry continuamente, non faceva che ricordargli ogni giorno di più quanto ne fosse innamorato… e guardare negli occhi Blaise diventava sempre più difficile. Ma ora, finalmente, sarebbe stato al sicuro. A villa Malfoy, dove non c’era nulla che potesse ricordargli Harry Potter…


Povero piccolo illuso, si disse, non appena varcata la soglia della sua camera. Sua madre l’aveva addobbata per Natale, esattamente come l’anno prima… quando lui era fuggito da Hogwarts in preda al panico più totale, subito dopo che Pansy l’aveva lasciato sostenendo che avesse una cotta per Potter. Nel giro di qualche giorno, nella solitudine di quella stessa stanza, Draco era arrivato a concludere che Pansy aveva perfettamente ragione… e quelle quattro mura erano diventate il suo rifugio, il luogo in cui era libero di fantasticare e sognare di lui senza che nessuno glielo impedisse.
Sembrava proprio che fosse il destino: sotto Natale non ce la poteva fare a chiudere Harry fuori dai suoi pensieri… e allora, tanto valeva lasciarlo entrare. Se la sua mente voleva sfogarsi un po’, meglio che lo facesse finché non c’era Blaise nel letto di fianco…


«Draco, domani andiamo a Diagon Alley?»

La voce di sua madre lo colse di sorpresa: era talmente impegnato nelle sue riflessioni che non l’aveva vista entrare.

«Diagon Alley…» ripeté, cadendo dalle nuvole. «Perché?»

«Non vuoi scegliere i tuoi regali di Natale?» domandò la madre, perplessa.

«Oh… sì, certo!»

«Poi magari trovi anche qualcosa per Blaise e Pansy…» Narcissa si avviò verso l’uscita. «Tra dieci minuti scendi, che andiamo a tavola.» Chiuse la porta e si allontanò.

Draco iniziò a vagare per la stanza, pensando a cosa poteva farsi regalare… e poi sua madre aveva ragione, pur non sapendone niente: almeno al suo ragazzo un regalo doveva pur farlo… Per non parlare di Pansy. Lei era l’unica a sapere di Potter, perché l’aveva capito ancora prima di lui, eppure non l’aveva fatto diventare lo zimbello della casa di Serpeverde, ma anzi era rimasta la sua migliore amica e aveva sempre mantenuto il segreto… Decisamente, una bella sorpresa per Natale se la meritava.


Draco si avvicinò alla finestra e, mentre guardava distrattamente la neve posarsi sugli alberi del giardino, gli balenò in testa l’idea di fare un regalo a Harry… Prima ancora di rendersene conto era già partito per la tangente, pensando a quanto avrebbe voluto trovare un regalo perfetto, che gli piacesse da impazzire… a quanto avrebbe dato per sapere che c’era qualcosa di suo che Harry teneva sempre con sé. Ovviamente non avrebbe potuto fargli sapere che era suo, altrimenti Harry l’avrebbe buttato via… o, peggio, avrebbe mostrato il bigliettino con la sua firma a tutta la scuola, e per lui sarebbe stata la fine…

L’idea era abbastanza sconvolgente da farlo tornare bruscamente sulla Terra. Il suo riflesso nel vetro della finestra sembrava quasi rimproverarlo: Va bene che il tuo cervello si deve sfogare, ma tu il cervello te lo sei proprio bevuto. Non puoi fare una cosa del genere. Sarebbe la cazzata più grossa della tua vita… E poi, rifletté con una punta di malinconia, come fai a sapere cos’è che gli piace da impazzire? Lui mica viene a dirlo a te… Vai a cena, va’, che è meglio.
 

-x-x-x-


Il giorno dopo, quando arrivarono a Diagon Alley per lo shopping natalizio, Draco e sua madre erano uno più carico dell’altro.

«Allora, tesoro? Da dove vuoi che cominciamo?» esordì Narcissa.


«Dalla Gringott, ovviamente», intervenne Lucius con tono annoiato. «Altrimenti si compra ben poco.»

I tre si diressero verso la banca. Draco si guardava intorno in cerca di idee e, attraverso la vetrina di Quality Quidditch Supplies, notò un bambino che saltellava per il negozio, cercando di afferrare un Boccino che volava tra gli scaffali…
La sua mente iniziò a correre impazzita. Rivide in un flash l’ultimo Boccino che avrebbe dovuto prendere… e poi Harry, mai stato così vicino come in quel momento… Peccato che poi la partita l’avesse vinta lui. Non solo aveva vinto: non contento, l’aveva pestato a sangue… Sì, d’accordo, Draco se l’era cercata, però quei pugni l’avevano fatto soffrire davvero troppo, e non solo per il dolore fisico; perciò, all’epoca, si era sentito soddisfatto all’idea che Harry fosse stato espulso dalla squadra. Ora però era diverso: era quasi Natale, e lui si era appena accordato il permesso di non odiarlo per un po’… Ormai perso nel suo mondo, guardò il bambino che correva al di là del vetro e pensò: io impazzirei se non potessi più giocare…


«Draco, ci sei?»

La voce di suo padre, una decina di metri più avanti, lo richiamò all’ordine. Il ragazzo rispose d’impulso.

«Vi dispiace se… se vi aspetto qui? Intanto entro e do un’occhiata in giro.»

«Va bene… Ci vediamo al Quidditch tra dieci minuti.»

Il giovane Malfoy aprì la porta e afferrò senza difficoltà il Boccino vagante, che puntava nella sua direzione come se volesse uscire. Mentre lo tendeva al negoziante, notò una decorazione insolita: sembravano quasi due lettere…

«Esistono… i Boccini con le iniziali?»

«Certo! Possiamo inciderti le lettere che vuoi. E, se lo devi regalare, guarda: puoi mettere il bigliettino qui dentro!»

Il venditore puntò la bacchetta verso il Boccino e quello si aprì, rivelando una piccola pergamena. Draco rimase a bocca aperta, come fulminato: era un segno del destino…

«… caspita… è perfetto!»

«Ne vuoi uno? Servo i signori e sono subito da te. Intanto puoi metterti avanti con la dedica!»

L’uomo gli indicò una piuma e una pila di foglietti sul bancone e raggiunse gli altri clienti.
Draco prese un piccolo frammento di pergamena e impugnò la penna… Diamine, perché la mano doveva tremargli in quel modo? Se solo il cuore avesse rallentato un po’… Prese un bel respiro e scrisse, lentamente, una lettera dopo l’altra: Harry…
Per qualche secondo rimase lì, a fissare il nome che aveva scritto, e si rese conto di non averlo mai pronunciato, se non nei suoi sogni… Mentre lo leggeva in un sussurro, sentì una vocina, da qualche parte nel suo cervello, che gli chiedeva cosa diavolo gli fosse saltato in testa. Il suo cuore, però, aveva la risposta pronta: a odiarlo non ce la faceva, e non riusciva più nemmeno a pensarlo e basta. Aveva bisogno di dirglielo, e quello era l’unico modo…
Controllò rapidamente che nessuno lo stesse guardando e scrisse di getto: I love you.
Vedere quelle tre parole lì davanti a sé, nero su bianco, gli diede la sensazione di essersi tolto un gran peso dal cuore…


Spazio autrice:
Questa storia è un po' più articolata delle altre. Ci sono altri tre capitoli, ma ora non ho tempo per caricarli, li pubblicherò nei prossimi giorni. Intanto fatemi sapere cosa pensate di questa prima parte! (e magari anche delle altre... insomma, ricevere recensioni non mi fa schifo!)

  
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