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Autore: 1dscarredme    27/01/2013    1 recensioni
Traduzione di Sleepyhead di nonsense http://onedirectionfanfiction.com/viewstory.php?sid=8599&ageconsent=ok&warning=4
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo dormito troppo, di nuovo.
Suppongo che tutto nella mia vita derivi dal fatto che non riesco, per l’amor di Dio, svegliarmi in orario. Punto la sveglia, continuo a dormire quando questa suona. Chiedo a un’amica di svegliarmi, si dimentica.  Potrebbe anche scoppiare una bomba proprio sopra la mia testa, ma non mi muoverei nemmeno. C’è qualcosa nel mattino che fa sì che il mio corpo decida di continuare dormire a tutti costi. Non importa se ho un esame o un turno al lavoro, dormire è molto più importante.
Volando via dalla cuccia e cadendo sul pavimento con un tonfo non troppo delicato,  decollai. Con i capelli raccolti in una coda e mentre mi lavavo i denti, girovagai per l’appartamento in cerca un paio di shorts e un top che non avessi ancora messo. Con riluttanza, presi una t-shirt che ero abbastanza sicura di avere indossato due giorni prima, prima di infilarmi nelle mie Toms e poi finalmente sputare nel lavandino.
L’appartamento era, se non altro, un disastro. Metti cinque adolescenti insieme su un pullman, che già di suo non è molto grande, e avrai la terza guerra mondiale. Reggiseni e mutandine e vecchie riviste ovunque. Scivolando sul pavimento con delle calze lunghe, mi feci strada in cucina, dove presi una mela, la mia borsa e un paio di occhiali da sole che, di chi fossero, non me lo ricordo.
E in tre minuti ero fuori dalla porta.
Nonostante la mia ovvia mancanza di tempo, dovevo darmene. Riuscivo a prepararmi in tempo record. Suppongo che avrei dovuto imparare ad alzarmi. Ma sono una donna abitudinaria. Nessuna modifica necessaria.
La luce del sole mi colpì come una tonnellata di mattoni. Non mi aspettavo che fosse così brillante, anche con gli occhiali da sole oversize che ero certa appartenessero a Reed. Gemendo, morsi la mela e cominciai a correre verso la mia destinazione. Ero già stata lì prima d’ora, in tour con l’orribile gruppo Indie Wednesday Rats, e grazie a Dio sapevo come orientarmi.
Mostrando il mio cartellino/distintivo alle guardie alla porta, entrai. Il resto delle ragazze era già al banco della merchandise, piegando t-shirt e appendendo borse e tutte le cose che facevamo quando arrivavamo lì per uno spettacolo. Sorrisi in segno di saluto prima di imbattermi nella mia migliore amica, che mi diede uno sguardo diffidente. “Sutton, se non cominci a svegliarti in orario, sono sicura che Bobby ti manderà a casa”.
Girai gli occhi, afferrando una t-shirt. “Oh non essere pessimista, Astrid.”
Astrid sembrava offesa. “Beh qualcuno dovrà poi esserlo. Non arriveresti mai in orario se non fosse per me.”
“Sono arrivata stamattina, o no?” risposi semplicemente, salutando le altre ragazze, che sembravano zombie, con un cenno della testa. “E non grazie a te”.
“Ti ho versato dell’acqua sul viso e non hai nemmeno mosso un ciglio. Scattò Astrid, alzando i suoi occhiali. “Hai solo gemuto in qualche modo. Cos’avrei dovuto fare? Pungerti con una forchetta?”
Reed ridacchiò. “Questo mi piacerebbe”.
“Questo non ti riguarda, Reed.” Le diedi un colpetto nello stomaco giocosamente. Reed girò gli occhi bonariamente e tornò a sistemare le taglie. “E poi, lo sai, il trucco dell’acqua non funziona. Non ti ricordi l’estate scorsa? Ho rischiato di annegare!”
“Beh avevamo solo qualche minuto, cosa ti aspettavi?” Astrid buttò le mani in aria, lo stress evidente che piombava su di lei. Mi sentii male per un attimo, guardando verso il basso.
“Grazie per averci provato, comunque”. Mormorai guardandola con la coda dell’occhio. Lei annuì, ma non disse nulla.
Astrid è la mia migliore amica da quando ci incontrammo al tour dei Wednesday Rats. Legammo grazie al nostro essere donne e al nostro disgusto nei confronti di quella band.  Facemmo un patto per lavorare allo stesso tour ogni estate da allora ed eccoci tre anni dopo.
Non era sempre così stressata, così sopraffatta dalla vita. Aveva molto lavoro da fare e anche molti problemi. Non stava solo lavorando a questo tour per divertimento come il resto di noi questa volta. Astrid stava cercando di guadagnare abbastanza per permettersi di frequentare Stanford in autunno. Era una sorta di genio e nonostante i suoi voti perfetti a scuola, non aveva dovuto pagare per la maggior parte della sua istruzione. E ciò la stressava come nient’altro.
Avrei voluto consolarla, ma non ne sono proprio capace. Così, goffamente, le diedi una pacca sulla schiena mentre lei respirava profondamente. Prima che me ne rendessi conto, tornò alla normalità, raccontando barzellette e cantando Katy Perry a squarciagola con noi altre.
“Sutton, ti sei lavata negli ultimi giorni?” Winnie arricciò il naso mentre passava, colpendomi il sedere con il dorso della mano. “Puzzi di marcio, tesoro”.
“Non ne ho avuto il tempo!” confessai drammaticamente, dondolando le braccia. “Mi conosci, sono come un’ape indaffarata!”.
"Giusto" schernì Reed, allontanandosi di un passo dal banco e scuotendo la testa. “"Sei stata così occupata a guardare le repliche di True Blood e a pitturarti le unghie almeno sette volte al giorno."
Guardai le mie unghie - perfettamente rosa - e sorrisi. “Come ho detto, un’ape indaffarata.”
Astrid scosse la testa. "Sutton, sono abbastanza sicura che sei stata sdraiata nella tua cuccia mangiando popcorn e parlando al cellulare tutta la notte. Con chi parlavi poi?"
“Con i miei amici da casa, c’è stata una festa ieri sera ed erano tutti distrutti. Era come guardare un episodio di Skins, ma sai, al telefono.”
“I tuoi amici sembrano fantastici”. Scherzò Reed con sarcasmo.
“Lo sono”. Protestai, finendo di piegare l’ultima t-shirt e facendo un passo indietro. “Beh, si faceva in fretta, o no?”
Winnie, che era quasi un metro e ottanta e magra come una modella di passerella, prese un sacchetto e lo lanciò verso di me. Lo evitai, cadendo col sedere sul duro marciapiede. Le ragazze scoppiarono a ridere, mentre Astrid mi offrì il suo aiuto. "Tu sei pazza" rise incredula, tirandomi su.
Pulì i miei shorts. "Sono Sutton, in realtà." Un'idea balzò in mente, "Ohi, che ne dite di andare a prendere un caffè e poi ascoltare il sound-check, più tardi? Qualcuno vuole fare un riposino pomeridiano?”
"In realtà abbiamo anche ancora un po’ di lavoro da fare.” Astrid si gratto la parte posteriore del capo, muovendoci per il corridoio. "Vogliono che appendiamo i manifesti per i possessori del pass VIP e dovremmo fare in modo i ragazzi abbiano tutto il cibo che vogliono nel loro spogliatoio e aiutare la sicurezza nel controllo dei posti..”
Aggrottai la fronte. “Rovina-idee”.
"Oh, per favore Sutton". Reed mi diede un schiaffo sulla schiena, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. "Alcuni di noi in realtà sono qui per lavorare. Non tutti hanno voglia di giocarsi il posto per un pisolino sotto il banco della merchandise".
Ansimai “Non ho idea di che cosa tu stia parlando!”
Winnie girò gli occhi "Sappiamo che Bobby ti ha beccato dormire durante l’ultimo spettacolo. Astrid l’ha sentito. Che cosa ha detto esattamente?"
“Mi stavi spiando!” i  miei occhi fissavano Astrid. “Mi fidavo di te!”
“Oh calmati, basta con gli scherzi. Siamo serie, cos’è successo? " mi fece pressione Astrid, incrociando le braccia sul petto, mentre Reed correva a prendere i manifesti da uno dei nostri manager, Tabs.
Tabs, una donna che aveva probabilmente dieci anni più di noi era uno degli assistenti personali al talento. Infatti, ha effettivamente avuto modo di comunicare con i cinque incredibilmente sexy ragazzi che erano in tour per il lavoro. Era il tipo a cui non fregava niente di nessuno, cosa su che io e lei vedevamo in modo diverso. A quanto pare, non le piaceva la mia pigra etica al lavoro e la mia mancanza di aspirazione.
Non capisco perché, però.
“Ohi, serietà!” sbottò Winnie, fermandoci prima che entrassimo nel campo uditivo di Tabs. “Davvero, cos’ha detto? Ti ha messo in libertà vigilata?”
 "Sì, mi ha anche dato una di quelle cavigliere. Non pensi che stia bene con le mie Toms rosa?"
“Giuro su Dio, Sutton..”
“..ti sbudellerò con un machete..”
“Bene” sospirai drammaticamente, agitando le braccia in aria dando effetto. Mi piaceva dare un po' di dramma alla mia vita, e allora? "Mi ha detto di svegliarmi perché ci sarebbe stato un altro impeto di adolescenti e lui non voleva che essere calpestato”.
"Tutto qui?" Winnie strinse gli occhi. "Non ti ha nemmeno urlato contro?"
“No” sobbalzai.
"Mi aspettavo qualcosa di più da una storia Sutton Lark" borbottò Astrid, mettendo le mani nelle tasche della felpa.
 "Mi ha dato un lecca lecca?" proposi, alzando le spalle. Reed tornò con in mano una pila di manifesti. "E mi ha detto di essere un bel tipetto”.
Prima che le ragazze potessero rispondere, Reed emise un profondo sospiro. "Sutton, Tabs vuole parlare con te. Riguardo a qualcosa tipo un rinoceronte peluche?"
"Vogliamo anche saperlo?" Winnie chiese, scuotendo la testa, i riccioli neri che le cadevano sugli occhi. "Mi sento come se non vogliamo."
"Non è niente, non è nemmeno il mio." Risposi altezzosamente. "Le ho solo detto che mia nipote sarà allo show stasera e lei sarebbe sicuramente porta un rinoceronte imbottito e che sarei stata per sempre in debito con lei se l’avesse lasciata incontrare i ragazzi. È una grande fan, si vede”.
"Oh mio Dio!" Astrid rimase a bocca aperta, battendo le mani. "Bailey verrà?"
"Sì, ma non sii troppo entusiasta." La sminuii. “E’nel pieno di quell'età in cui ti fa venire voglia di fare una lobotomia”.
Reed arricciò il naso "Dio Sutton, perché mai lo diresti?"
Ma non ebbi mai la possibilità di spiegare perché l'avessi detto, perché la terrificante Tabs stava venendo verso di me, con un sorriso altrettanto terrificante sul suo volto terrificante.
Questo poteva significare solo una cosa.
Lavoro extra per Sutton.
Oh che gioia.
Fischiettando, feci qualche passo in avanti e mi voltai di scatto in punta di piedi. Il pavimento era molto scivoloso e se avessi indossato solamente le calze sarei stata in grado di fare un moonwalk completo. Se avessi saputo come fare un moonwalk, naturalmente.
Ma scivolai sul pavimento come meglio potevo, attaccando i poster sul muro e aggiungendo qualche giro qua e là. Dovevo intrattenere me stesso in qualche modo, vista l’assoluta mancanza di cose interessanti da fare in tour ultimamente. Le puttanelle fortunate, note come Astrid, Winnie e Reed, avevano il pomeriggio libero, mentre io, la bambina che causava problemi, ero stata costretta a finire di appendere i manifesti.
Ed erano un sacco di manifesti.
Tanto valeva trarne il meglio da ciò.
Attaccando un manifesto contro il muro accanto al bagno degli uomini, fischiai una nota alta e scossi un po’ i fianchi. Due anni di danza a scuola e ancora mi muovevo come un pinguino goffo. O qualunque animale imbarazzante.
Sentii il loro sound-check cominciare nell’arena e mi ritrovai a cantare. Sapevo la canzone a memoria, insieme a tutte le altre che avrebbero cantato durante il tour.
Pattinando con le scarpe lungo il corridoio, mi lasciai andare, muovendo i fianchi e oscillando le braccia. Il ritmo era contagioso, una canzone che era stata destinata ad essere un singolo estivo. E lo era stato, la scorsa estate. Ma mi piaceva ancora molto.
Cantando di una ragazza che non era a conoscenza di quanto fosse dannatamente sexy, iniziai a scattare lungo il corridoio, appendendo i manifesti al muro e gridando a squarciagola. Alcuni addetti alle pulizie uscirono dalla loro uffici, guardandomi strano. Li ignorai, continuando con la mia assoluta mancanza di abilità canore e di generale improvvisazione lungo il corridoio.
Quelle puttanelle non sapevano che cosa si stavano perdendo.
"..Ohi, signorina, la vuole piantare!"
Guardai oltre la mia spalla, dopo aver appeso un poster alla parete. Le mie scarpe si fermarono visto che un addetto alla sicurezza, di cui non ricordo il nome, cominciò a pedinarmi.
Era almeno due metri, lo giuro.
Ok, non così alto. Ma la sua presenza si sentiva, questo è sicuro.
"Ehm, scusi?" Mormorai timidamente, premendo i manifesti contro il mio corpo e offrendogli il mio miglior sorriso. "Stavo solo, sa, facendo il mio lavoro. Cercando di rendere le cose, vede.."
"Giusto," annuì burbero, gli occhi che mi guardavano così intensamente che volevo rintanarmi in un buco e morire. Ok, drammatico. Ancora. "Ma fai troppo rumore, il tuo terribile canto distrae i ragazzi dal finire il loro sound-check".
"Non c'è modo che mi si possa sentire da dentro!" Mi misi a ridere, buttando indietro la testa e ottenere una bella risata. Che scusa! Forse non gli piaceva la mia personale interpretazione di What Makes You Beautiful, ma un po' di onestà, per l'amor di Dio!
La guardia sbatté le palpebre "Possono".
"No, non possono!" ridacchiai, battendo la mia mano contro il muro perché, beh, era divertente. Esilarante, davvero.
"Vuoi scommettere, cosce di pollo?"
"Ehi, non mi chiami cosce di pollo! Sono un essere umano! "
"Bene" abottò, incrociando le braccia sul petto, mentre io osservavo i suoi muscoli si gonfiarsi. Deglutii. "Ma smettila, ok? Alcuni di noi stanno cercando di lavorare, ed è un po’ impossibile con il tuo terribile canto$".
"Non era così terribile" accigliai.
"Lo era".
La severità nei suoi occhi mi disse di non insistere, così annuii con riluttanza. Con la testa penzolante, girai i tacchi e me ne andai lungo il corridoio.
Divertimento. Andato.
Potresti pensare che essere in tour con quelli che sembravano essere i ragazzi più fighi del mondo sia perfetto tutto il giorno, tutta la notte. Ti sbagli. Terribilmente. Terribilmente. Sbagliato. Nessuno di noi ha mai incontrato i ragazzi. Una volta che Reed stava camminando lungo il corridoio dell'arena quando Niall fece un passo sul palco per afferrare la sua bottiglia d'acqua. Ma per il resto, questo è tutto. Se dobbiamo prendere qualcosa per loro, siamo incaricati di consegnarlo direttamente a Tabs o Bobby o uno degli altri assistenti barra  manager barra non so nemmeno quello che fanno.
Per lo più andiamo a prendere il caffè o il tè e organizzare la merda di merchandise. Ma non la vendiamo neanche. A quanto pare non siamo neanche degni di comunicare con i Directioners. Solo un bel colpetto sulla testa e siamo mandate in infermeria dove, per lo più, ci tiriamo popcorn addosso a vicenda e, se siamo abbastanza subdole, beviamo alcol. Ma, naturalmente, Astrid non è mai realmente d'accordo a farlo.
A volte lo facciamo lo stesso, mentre lei sta lì, con le braccia incrociate e aggrottando il suo volto carino. Lei si rompe alla fine, lo fa sempre.
Poster premuti contro il mio petto, mi mossi solennemente lungo il corridoio, senza più preoccuparmi di appenderne. Quella giornata mi aveva distrutto. Avevo programmato una splendida giornata sdraiata al sole, magari schiacciando un pisolino, e sicuramente mangiando un pezzo di torta vellutata di rosso. E fino a quel momento avevo completato assolutamente nessuno di questi compiti.
Come se la mia giornata non potesse andare peggio, pensai di aver visto Bobby camminare lungo il corridoio di fronte a me. Mi fermai, spalancando gli occhi per la paura. La verità era che in realtà non mi aveva detto di alzarmi all'ultimo spettacolo. Aveva detto che se mi avesse beccato di nuovo, sarebbe stata la mia fine. Il mio culo. Su un treno. Di ritorno a Londra.
Se avesse saputo del mio girovagare per il corridoio, sarei certamente stata di nuovo a casa mia in meno di 24 ore.
Prendendo un respiro profondo, decisi che sarebbe stato meglio apparire produttiva. E così misi un poster contro il muro e tenni la testa alta, muovendomi lungo il corridoio. Apparendo come una bravaa impiegata. O qualcosa del genere.
Ma mentre mi avvicinavo, non riconobbi la testa calva e la pancia leggermente paffuto.
E poi mi fermai durante il mio cammino, praticamente paralizzato dalla paura.
Zayn Malik.
Camicia a quadri, abbottonata solo in cima in modo tale che la t-shirt bianca che indossava sotto di essa si vedesse. Jeans stretti abbassati sui fianchi e un cappellino messo al rovescio sui suoi capelli perfettamente arruffati. Orecchino. E si mordeva il labbro inferiore mentre fissava il suo cellulare concentrato, accentuando le linee forti della sua mascella e il modo in cui le sue oh-così-sexy si protendevano..
Come se fossi pronta per il momento. Quello stavo aspettando da quando avevo per quel maledetto tour. Incontrare gli sfacciati splendidi ragazzi che facevano parte dei One Direction. Certo, non mi era permesso incontrarlo, ma eravamo sicuramente nel raggio di tre metri l'uno dall'altro.
Goffamente, mi spostai in avanti, mettendo un altro poster sulla parete e avvicinandomi. Ancora non si era accorto di me. Che cos’ero, un topolino silenzioso? Spero di no. Voglio dire, sono piccola, ma non sono così piccola.
Colsi l'occasione dare un’occhiata al suo culo, perché, beh sono una ragazza adolescente che è stata in tour per due settimane e non ha avuto la possibilità di pomiciare con qualche bel ragazzo.
Oh sì, e sono arrapata come non so cosa.
"Oh, volevi un autografo?"
Il mio tempismo fa davvero schifo.
Arrossii in maniera massiccia, ben consapevole del fatto che stavo fissando molto intensamente il suo didietro. Mi fermai, guardandolo accecata e con le labbra socchiuse. Sembravo pazza, insomma. "Io, ehm, ehm.."
Zayn Malik mi ha parlato. Zayn Malik mi stava guardando.
Correzione: Zayn Malik mi stava guardavando come se fossi una psicopatica squilibrata.
Codice rosso gente. Codice rosso.
Dovevo limitare un po’ i danni.
Rapidamente, riuscii a dire qualche cosa: "Oh, sì. Ma no, voglio dire. "Risi goffamente, grattandomi il capo. Zayn alzò un sopracciglio perfettamente scolpito. "Scusa, no. Sto solo appendendo questi manifesti. Lavoro per voi. Beh, tecnicamente lavoro per Bobby".
Sbatté le palpebre. "Oh, va bene allora."
"Scusa!" Borbottai, annuendo un paio di volte e superandolo. Oh mio dio. Avevo appena incontrato Zayn Malik e mi ero resa completamente, totalmente ridicola. No, peggio. Avevo appena incontrato Zayn Malik e non riuscivo nemmeno a formare una frase completa.
Sono un disastro e metà.
"Nessun problema," annuì, mettendo il telefono in tasca. "Ehi, hai detto che lavora in questo tour? Come mai non ti ho mai visto prima? "
Mi fermai, guardandolo da sopra la mia spalla. "Non mi, non ci, è permesso, sai.."
"Non vi è permesso che cosa?"
Goffamente, mi girai e mi strinsi nelle spalle. "Non ci è permesso parlare con voi. A quanto pare le nostre astuzie femminili vi porteranno alla follia, o qualcosa del genere”.
Non che sarebbe un problema con me e la mia mancanza di competenze di base sociali.
Zayn abbozzò un sorriso, mostrando i suoi perfetti, bianchi perlacei denti. "Comprensibile, suppongo. Non posso dire di essere troppo felicedi essere stato protetto dalle tue astuzie femminili, o almeno così dici tu. "
"Sì?" Riuscii a chiedere, mettendo un altro poster sul muro. Astuzie femminili, cosa stavo pensando?
"Sì, circola un po’ troppo testosterone qui. Potremmo usare un po’ di astuzie femminili”. Scherzò giocosamente, e per un momento pensai che Zayn Malik dei One Direction stesse flirtando con me.
Dio benedica la sua anima.
E Dio salvi la mia.
"Chi siete voi, comunque?"
"Hmm?"
"Voi.. hai detto ‘non CI è permesso parlare con voi.’Chi siete voi?"
"Oh, solo io e le altre ragazze. Assistenti personali. Ehm, ehm, i tuoi assistenti personali".
Una cosa è parlare con una celebrità di enorme successo, ma è un'altra cosa quando è attraente come non so cosa, e un'altra cosa è quando si lavora per questa. E neanche lo sa.
Zayn sorrise, i suoi occhi magnificamente illuminati, come un fuoco d'artificio nel cielo. Conoscevo quello sguardo. Sapevo esattamente cosa significasse.
Anche lui era arrapato.
Ho passato abbastanza tempo con i musicisti in tour per sapere quando l'isteria per averlo sfregato solo con la propria mano prende il sopravvento. Nonostante la mia innocenza evidente e il comportamento infantile, ho avuto la mia parte di esperienze fra-le-lenzuola. Ed avendo quasi diciannove anni e siccome uscivo da una costante relazione di sei mesi (e con costante, voglio dire, la vita sessuale), essere in tour può davvero, davvero fare schifo.
All'improvviso non stavo solo parlando con Zayn Malik, Popstar. Stavo guardando negli occhi Zayn Malik, Probabilmente-Scoperò-Con-Te.
Tutto cambiò.
Si avvicinò, facendo solo pochi piccoli passi fino a quando eravamo a pochi metri di distanza. Girai i tacchi, la schiena rivolta verso il muro e gli occhi su di lui. Il mio rossore era svanito ed era invece stato sostituito da quello che so essere il mio bagliore da flirt personale.
Qualche passo in più ed egli fu in grado di appoggiare la mano sul muro accanto a me, avvicinandosi. Il tempo sembrava fermarsi. Un sorriso sfacciato gli si aprì sul meraviglioso volto.
"Come ti chiami?"
"Sutton," dissi.
"Hai un secondo nome, Sutton?" Abbassò la testa verso di me, guardandomi attraverso quelle lunghe ciglia che mi facevano girare la testa.
“Dipende” risposi in fretta, senza fiato.
"Da che cosa?"
"Dal fatto che tu mi perseguiti su internet o meno."
Ridacchiò "Che cosa ti fa pensare che lo farò?"
“Perché onestamente, chi non lo fa?” Alzai un sopracciglio con attenzione. Questa era la Sutton che conoscevo e amavo. Spensierata. Che flirtava. In grado di apparire un po' sexy.
"Mi hai stalkerato su Google, Sutton?"
Mi piacque il modo in cui disse il mio nome, il modo in cui gli sfuggì dalle labbra come se fossi stata l'unica persona nella stanza. Certo, lo ero. Fu inebriante.
Sorrisi "Forse l'ho fatto."
"Ooh" disse, buttando fuori l'aria e sogghignando. "Sfacciata".
Scrollai le spalle. "Posso esserlo".
Zayn si limitò a sorridere, gli occhi ancora incollati su di me, la massima attenzione. Ero pienamente consapevole del fatto che più che piacergli perché ero io, gli piacevo perché ero una ragazza più o meno della sua età dalle gambe lunghe e sottili e con un paio di tette. Non importava davvero, non molto, davvero. Non lo stavo esattamente seducendo con gli occhi per la sua personalità e la sua vittoriosa scelta delle parole.
Gioco riconosce gioco, Broski.
Misi una ciocca di capelli, che mi era caduta dalla coda, dietro l'orecchio "Non hai uno spettacolo per cui esercitarti?"
Lui inarcò un sopracciglio: "Non hai dei poster da appendere, amore?"
"Touché".
Okay. A questo punto, sono sicura più o meno al novantanove per cento di ciò che sta succedendo nella mente di Zayn Malik. E lasciate che vi dica, non ha assolutamente nulla a che fare con i controlli audio o manifesti o il suo cellulare.
Zayn Malik vuole scopare con me.
"Oi, Zayn! Torna qui, abbiamo un'altra canzone da provare! "
La nostra gara di sguardi finì bruscamente, con Zayn che guardava l'altro ragazzo che stava camminando per il corridoio, con le mani in aria. Arrossii, facendo un passo di lato goffamente, premendo i manifesti contro il mio petto ancora più stretti.
"Sarò lì in un minuto, Liam." Zayn disse stancamente. Potei vedere solo la parte posteriore del suo capo perfetto, ma presumo che non fosse troppo felice.
Liam Payne, noto anche come lo splendido Liam Payne nei miei sogni, passeggiava ancora più vicino, aveva le mani infilate nelle tasche dei jeans e indossava lo stesso golf Brit che avevo visto su di lui in innumerevoli video che ho visto Astrid aiutare a modificare.
Egli era, a dir poco, un uomo affascinante. E uno che stava ancora scuotendo la testa a Zayn quando il suo sguardo cadde su di me, la piccola bionda che stava cercando di nascondersi.
"Oh! Ciao a tutti!" disse Liam educatamente, avendoci ovviamente colti di sorpresa. I suoi occhi guizzarono verso Zayn, "Mi dispiace, non sapevo che stessi firmando un autografo."
"Non lo stavo facendo" sbottò mentre contemporaneamente io borbottai, "Non sono una fan."
"E’ un assistente di Bobby" spiegò Zayn. "La stavo solo, ehm, aiutando con quei poster."
"Sì" annuii, mentre il volto di Liam si illuminava divertito. "Non riesco a capire come funzionano. "
"Giusto" disse Liam, gli occhi tremolanti tra Zayn e me. "Bene, allora, mi dispiace interrompere qualsiasi cosa, ma è meglio tornare alle prove. Grazie per il tuo lavoro.. "
"..Sutton" dicemmo io e Zayn allo stesso tempo. Wow, impressionante.
"Sutton" Liam ripeté, sorridendo. "Forse ci si vede in giro più tardi, no? A Zayn piacerebbe aiutarti con quei manifesti qualche volta, ne sono sicuro".
Annuii e i due ragazzi si allontanarono. Liam colpì la schiena di Zayn e borbottò qualcosa, a cui Zayn si lasciò sfuggire una risatina rumorosa. Arrossii, sapendo che sicuramente riguardava me. Incantevole.
Ma prima che fossero fuori vista, Zayn mi fece un occhiolino veloce.
Oh, per l'amor del cielo.
Ho bisogno di una doccia fredda.
(E poi un pisolino.)
   
 
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