Ma
quando
mai!
Sappiamo entrambi che
potrei distruggerti
e nel frattempo
farmi le unghie.
(The Vampire Diaries)
Calcio, pugno, un altro calcio.
Salto e la testa è
staccata, la lancio nel fuoco e osservo le fiamme divorare a poco a
poco tutto
il corpo. Che schifo d’odore… e mi si
è pure rotto un tacco. Dannazione,
erano le mie scarpe preferite.
Sbuffo e sento un applauso da sopra la mia testa. Alzo
gli occhi e… che palle, un altro?
Ma
questa giornata ha intenzione di non finire più?
Sospiro e mi rimetto in posizione d’attacco. Lui salta
giù dall’albero, agile, e si para davanti a me con
le mani in alto. Però non
è niente male, è un vero peccato
doverlo uccidere. Il ragaz…vampiro che ho di
fronte sorride, un sorriso
sghembo che… aspetta?
Perché mi tremano
le ginocchia?
Uff, non vale. Ho sempre avuto un debole per i ragazzi
belli, che di solito oltre a essere belli erano pure stronzi, ma questa
è
un'altra storia: vediamo di restare concentrate. Certo che non
è solo bello, è
proprio uno schianto.
Sorride di nuovo e fa un passo avanti sempre con le mani
in alto, come a voler dire che lui non è pericoloso. Un
altro passo. Che diavolo mi prende?
Perché resto ferma?
“Ti ho visto uccidere quel vampiro.
Perché?” chiede.
Perfetto, vuole
fare conversazione.
“Sono
solo educato. Non ci siamo neanche
presentati, mi sembra presto per volermi fare fuori.”
Cosa? Ho forse
parlato senza accorgermene?
“Sono Edward. E
tu sei…?”
Ho capito, rimandiamo il vampiricidio a dopo. Fra l’altro
questo qui non sembra neanche così pericoloso.
“Amber”, rispondo
Allunga la mano e io faccio un passo indietro. Ok,
sei uno schianto ma manteniamo le
distanze.
Edward mi guarda inclinando la testa di lato, ha i capelli
chiari e gli occhi… no, non posso sbagliarmi, sono proprio
ambrati e questo,
nel nostro mondo, vuol dire solo una cosa: non si nutre di sangue
umano. Mi
rilasso e lascio che si avvicini.
“Sei un vampiro”, dice sempre restando di fronte a
me.
“Oh, da cosa l’hai capito? Dal cuore che non batte
o
dalla mia corsa veloce. ? Ho
sempre
voluto andare alle Olimpiadi ma dicono che sarebbe fuorilegge e poi potrei farli fuori,
i giudici, ora che ci penso…” ma
di
che diavolo sto blaterando?
Lui scoppia a ridere e allunga una mano a spostarmi una
ciocca di capelli dal viso. Perché
lo lascio fare? “Non ho mai conosciuto una come
te”, dice sempre con quel sorriso sghembo stampato sul volto.
“Intendi una ragazza fantastica come me o un vampiro che
uccide altri vampiri? Sì, perché,
se
non l’avessi ancora capito, ne ho appena fatto fuori uno e tu
potresti essere
il prossimo.”
“Ma io non sembro pericoloso, l’hai detto tu
stessa.”
Spalanco la bocca e lo guardo incredula. “No,
io…”
“L’hai pensato… per me è la
stessa cosa, leggo nel
pensiero.”
Questa poi, vampiro leggi mente, ma cos’è uno
scherzo? E
se non lo è… oddio, ehi
mi senti? Quando
ho pensato che eri figo, non lo pensavo davvero.
“Cercherò di non tenerne conto, ok.”
Questo dovrebbe farmi sentire sollevata? Perché
cioè… ma mi stai ancora
ascoltando?
Annuisce. “Non è che esiste un interruttore. Io
non posso
smettere di ascoltarti, come tu non puoi smettere di pensare.”
Questa sì che è una
bella fregatura. “Ma non ti annoi a sentire sempre
tutti?” Chiedo.
Sorride ma stavolta è un sorriso malinconico. “Una volta
c’era una ragazza che non riuscivo
a sentire.”
“Cioè non pensava?”
“No. Cioè sì, ma il mio potere su di
lei non funzionava.”
“Senti, Edward, è stato un piacere fare la tua
conoscenza
ma ora devo proprio andare.”
Insomma, ha gli occhi ambrati, non si ciba di umani,
credo di poterlo lasciarlo in pace.
Non mi va per niente di stare qua ad ascoltare i suoi tormenti
interiori, non
sono mai stata brava come psicoanalista da viva, figurarsi da morta.
Sventolo la mano in aria in cenno di saluto e…
Qualcuno mi spieghi, se stavo
andando via, come ci sono
finita nel bel mezzo del bosco a bere da una lepre, mentre Edward
vicino a me è
chino su di un puma. Un puma piuttosto invitante, dannazione,
ho ancora fame!
Ma non mi è mai piaciuto mangiare troppo ad un
primo appuntamento, una
regola idiota di mia nonna che mi è rimasta appiccicata
addosso. Edward solleva
la bocca dal puma e mi guarda. Non ha neanche un capello fuori posto.
Sorride e
salta sopra un albero. “Così questo è
un appuntamento?”
Porca miseria,
questa lettura del pensiero è una vera rottura di scatole. “Mi
hai portato
a cena fuori, quindi sì, è
un
appuntamento.”
“Non ti ho portato a cena fuori”, dice lui
scuotendo la
testa.
Faccio un balzo e lo raggiungo su un albero. “La caccia
non è il nostro equivalente della cena?”
Sembra pensarci qualche istante e poi annuisce. “È
una
cosa che fai spesso?”
“Cosa, cacciare? Beh, non è che morire di fame mi
piaccia.”
“Avere appuntamenti.”
Ehi, amico, ma per
chi mi hai presa? “No, io…
scusa, Amber.”
Mi piace come pronuncia il mio nome, sembra accarezzarlo
e… ahhhh no, no, non ascoltare.
Scoppia a ridere e mi scompiglia i capelli.
Cerco di ritrovare un minimo di decoro e sbuffo. “Sei il
primo vampiro con cui esco.”
“Certo, perché
di solito li uccidi.”
Prendo lo slancio e salto su un altro albero.
Mi segue.
La foresta. Il cuore degli animali. Li sento tutti. Li
vedo scappare ed Edward è ancora lì, dietro di
me. Lo guardo e non capisco
perché mi ritrovo a parlare e a raccontare un storia che a
nessuno ho mai
narrato.
“Sono stata trasformata nel 1968, studiavo a Berkeley,
era fantastico ma anche piuttosto caotico. Eravamo al centro della
rivolta, ed
erano giorni che vivevamo accampati
nell’università, protestavamo contro la
destinazione di un campo da gioco all'addestramento di militari da
inviare in
Vietnam. Era il posto perfetto per un vampiro. Ragazzi che sparivano e
nessuno
se ne accorgeva. Non so perché mi morse invece di uccidermi,
non so perché
proprio io, si chiamava Serafin. Cercava una compagna e ha scelto me.
Pensavo
fosse… non lo so, normale, giusto, vivere come lui mi aveva
insegnato. Cibarsi
degli umani, uccidere. Ma un giorno non ce l’ho
più fatta. Aveva preso una
ragazzina, non poteva avere più di dieci anni, e mentre
bevevo il suo sangue
piangeva. Quella notte lo uccisi, si fidava di me, forse mi amava,
è stato
facile coglierlo di sorpresa.
Ho smesso di bere sangue umano ma lo sento ancora, il
cuore che batte, le vene che pulsano così… hai
presente i punchingball che si
appendono al soffitto? Direi che i vampiri sono i miei punchigball.
Forse spero di poter espiare le mie colpe, ma credi che
esista qualcosa, dopo, per
quelli come noi?” Chiudo la bocca di colpo, non
ti conosco e ora sai la mia storia. Perché? Ma hai gli occhi come i miei. Forse puoi capire.
Salto giù dall’albero ed inizio a correre, mi
raggiunge e
mi afferra per i fianchi facendomi sbattere contro il suo petto.
“Sai, me lo
chiedo sempre anche io?”
“Cosa? Sei tu quello che legge nel pensiero, dovresti
essere più chiaro se vuoi farti capire da me.”
Provo a sorridere.
“Se esiste qualcosa per quelli come noi.”
“Noi anime dannate?”
“Già.”
Si avvicina e decisamente non mi serve leggere nel
pensiero per capire le sue intenzioni. Mi bacia… a lungo. Grazie a Dio non ho bisogno di respirare.
Si stacca all’improvviso e sogghigna. “È
proprio uno
spasso ascoltare i tuoi pensieri, Amber.”
Vuoi sapere
cos'altro sarà uno spasso, Edward? Prenderti a calci.
Edward. Perché diavolo mi ha baciato? Non che mi abbia
fatto schifo, intendiamoci, non bacia neanche male, il ragazzo.
È che mi sembra
così… strano? Sì decisamente
è strano, voleva persino accompagnarmi a casa, mi
sono dovuta mettere a correre per seminarlo. Niente complicazioni
sentimentali
per me. Grazie. La mia non vita va
benissimo così.
Mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi. Ispiro, espiro.
Lentamente. Non mi serve davvero ma è rilassante ed
è la cosa più simile al
dormire che noi vampiri possiamo fare.
Un rumore che un orecchio umano non avrebbe mai udito,
scatto in piedi.
È seduto al davanzale della finestra, mi sorride e io
digrigno i denti. “Edward?”
“Ciao.”
“Che diavolo ci fai qua?”
“Volevo controllare che stessi bene.”
Oddio, ma chi me
l’ha mandato questo?
“Che vuol dire
che volevi controllare che stessi bene? Cosa credevi, che venissi
assalita da
qualche maniaco mentre tornavo a casa? Hai presente? Vampiro. Sarebbero
loro ad
avere la peggio.”
È solo che…
ci
siamo baciati, dovevo, non
so…
rivederti.”
Eccesso di
galanteria, perfetto!
“Pensi che sia galante?”
Sbuffo. “Se devi proprio leggere i miei pensieri almeno fallo
per bene. Ok, ci siamo baciati ma questo non vuol dire
niente.”
“Dall’epoca in cui vengo io,
invece…”
“Se non te ne fossi accorto siamo nel 2012. Quindi
sparisci, se non vuoi che ti prenda a calci.”
“Non avevo baciato nessuna dopo Bella.”
Ci risiamo. È di
nuovo il momento della psicanalisi. “Ti servo per
fare pratica?”
“No, scusa. Non volevo dire quello.”
“Per me va bene, basta che dopo sparisci.”
“Mi baceresti di nuovo?” Wow,
non ho mai conosciuto nessuno così entusiasta per un misero
bacio.
“Ma no... cioè potremmo uscire, fare le cose per
bene.”
Aspetta, io mi
offro di baciarlo e questo qui invece vuole uscire? Non è
solo strano: è
inquietante.
Lui annuisce convinto e mi guardo. Dannazione! Ha lo
sguardo di un bambino la mattina di Natale e, in fondo, anche se non
batte più,
un cuore ce l'ho
pure io.
“Va bene, usciamo. Ma decido io dove andare.” E non provare a controbattere.
Osservo Edward e non riesco a
trattenermi dal ridere.
Voleva uscire? L’ho accontentato. Discoteca. Un po’
di sano divertimento non
gli farebbe certo male ma devo dire che qua dentro stona come un
giocatore di
rugby in tutù.
È appoggiato ad un pilastro e lo sguardo vaga sulla sala.
Perso. Mi avvicino con due bicchieri e gliene porgo uno. “Non
è sangue,
rilassati. È solo whisky.”
“E come fai a berlo?” Chiede annusandolo.
“Hai presente? Apri la bocca e butti
giù.”
“Ma …”
“Oddio quante storie.” Butto giù il
contenuto del mio
bicchiere e anche quello del suo.
“Ma che hai fatto per
centrotrenta anni tu?”
“Come, che ho
fatto?”
“Lascia perdere, Edward. Balliamo.”
Lo afferro per un polso e lo trascino in pista. Ha
davvero bisogno di sciogliersi un po’. Appoggio le mani sulle
sue spalle e
sorrido. Ok, il senso del ritmo non gli manca, non è neanche
male stare qua
vicino a lui, mi è piaciuto parlargli e baciarlo, quello
decisamente non è
stato male e… dannazione, stai ascoltando tutto,
vero?
Annuisce. Questo mi sembra un motivo più che valido per
farlo fuori, ma poi vedo lui.
Indossa
una giacca di pelle nera e sussurra qualcosa all’orecchio di
una ragazza. Sono
certa di non sbagliarmi.
Edward si volta, lo osserva e poi torna a guardare me. Mi
fa un cenno con la testa, ha capito cosa voglio fare.
Muovo un passo e mi segue. Sbuffo puntandogli un
dito contro. “Non ci provare. Non ho
bisogno di un baby sitter.”
Esco veloce dal locale senza perdere d’occhio il vampiro.
Si ferma in un angolo della strada, mi avvicino.
“Bastardo”, urlo.
La finta scenata di gelosia funziona sempre per
allontanare le ragazze. La vedo rientrare nel locale e prima che il
vampiro
abbia il tempo di capire che cosa sta succedendo corro via, tanto so
che mi
seguirà.
La strada diventa più buia, mi fermo facendomi
raggiungere. Mi guarda, sembra divertito. Non ha idea di quanto mi
divertirò io
ora. Si avvicina, ed io lo colpisco talmente forte da farlo cadere, ma
anche
lui è forte e si rialza subito. Lottiamo e poi qualcosa, o
meglio qualcuno, lo
allontana da me.
Vedo un suo braccio volare e poi un altro ed Edward che
lo tiene fermo per le spalle. “Amber, staccagli la
testa.” Obbedisco al suo
ordine e butto la testa in un cassonetto insieme agli altri resti
mentre Edward
gli da fuoco.
Si sistema i vestiti e mi guarda. “Stai bene?”
Chiede.
“Ti avevo detto di non seguirmi.”
“Avevi bisogno di aiuto.”
“Edward, chiariamo una cosa: io non sono una fanciulla da
salvare. So badare a me stessa.” Gli volto le spalle. Che
vada a fare il super
eroe con qualcun'altra.
“Amber…”
“Fanculo, Edward. Lasciami in pace. Non sei tu quello che
legge nei pensieri? Sparisci, non voglio averti intorno.”
“Ma non pensi che siamo una bella squadra?”
Ma allora è proprio
idiota. Mi avvicino e lo afferro per un braccio buttandolo a
terra.
“Non siamo una squadra”, dico puntandogli il tacco
del
mio stivale sul petto.
Lui sorride e scatta seduto facendomi cadere, mi afferra
per i fianchi e mi porta sopra di sé.
“Mollami.”
“Hai detto che non ti dispiaceva baciarmi di
nuovo.”
“L’ho detto prima di capire che eri uno di quei
ragazzi
che si appiccica e non ti lascia mai in pace. Io ho la mia vita, la mia
autonomia, le mie abitudini…”
Sorride di nuovo. Ma
non è possibile. Forse la lettura del pensiero lo ha reso
davvero idiota. Faccio
per alzarmi ma lui mi tiene ferma.
“Mi piace quello che fai.”
“Bene, allora cercati i tuoi vampiri da ammazzare.
Insomma il mondo è bello grande, vattene… in
Canada? Ecco, dividiamoci il
mondo. Io a sud dell’Equatore, tu a nord.”
“La solitudine dopo un po’ diventa
difficile”, risponde
lui e di nuovo il suo sguardo si rabbuia. No,
stavolta non mi faccio fregare.
“Lasciami il numero di telefono, se mai dovessi soffrirne
ti faccio uno squillo.”
“O forse potrei restare nei paraggi ancora un
po’.”
Va beh, ho capito:
lo bacio così la smette di dire stronzate.
Ricapitoliamo di nuovo. Vampiri
uccisi: tre. Vampiri
baciati: sempre uno, Edward.
Esco dalla doccia e Edward distoglie lo sguardo dalla mia
pila di cd. Niente, non riesco proprio a
liberarmi di lui.
“Mi puoi spiegare questo?” Mi sventola sotto il
naso un
cd di Justin Bieber e io glielo strappo di mano.
“Mi sono sbagliata a comprarlo.”
“Chiamalo sbaglio.”
Sbuffo, figurati, questa
sarà pure uno di quelli che
ascolta solo musica classica.
“Suono. Oltre ad ascoltarla, suono il pianoforte.”
“Oh, che
bello.”
“Perché sei sempre così acida,
Amber?”
“Io non sono …” ma prima che riesca a
finire la frase il
suo telefonino suona. Lo vedo rispondere e parlare con qualcuno. Una
certa
Alice. E ti pareva, cosa ho sempre detto? Quelli belli sono stronzi ed
i
vampiri non fanno eccezione, per cui questo è pure
fidanzato. E se anche fosse,
che
me ne frega? Ecco, bravo,
Edward, torna dalla tua Alice e lasciami finalmente in
pace.
Riaggancia il telefono e mi fissa. “Alice è mia
sorella.”
Ahhhh… la lettura del pensiero, non
ne
posso più.
“Sorella?”
“Sì, la mia famiglia… è una
storia lunga, non
preoccuparti, avrai tempo per
ascoltarla.”
Tempo per
ascoltarla? “Edward, ma che tempo e tempo, ora tu
ti fai una doccia e
sparisci. Torni da dove sei venuto, vai ad ammazzare i tuoi
vampiri o che ne so continui a girare il mondo, basta che lo
fai da solo. Senza di me, chiaro?
Ognuno per la sua strada.”
Perché diamine mi sta tenendo la mano? E perché
continua
a sorridere? Non ha capito quello che ho detto?
“Amber, mia sorella Alice vede il futuro.”
Ma sono tutta una famiglia di strambi questi… come ha
detto che si chiama di cognome, Cullen?
“Vedrai, ti piaceranno, invece.”
“Perché dovrei conoscerli?”
Sorride di nuovo e mi sfiora le labbra...
quasi quasi mi ci abituo ai suoi baci.
“Perché Alice ci vede insieme per tanto
tempo.”
“Ha bisogno di un paio di occhiali, allora.”
“Non ha mai sbagliato.”
“C’è sempre una prima volta”,
replico convinta,
avvicinandomi alla porta d'ingresso
ed
aprendola.
Ciao, ciao, Edward, su sparisci, sciò, evapora.
Leggi
questi pensieri e lasciami in pace. Accasarmi io? Ma quando mai!
Lui si avvicina e mi circonda il viso con le mani.
Sorride di nuovo. In effetti mi piace molto di più questa
espressione allegra
che quella da emo depresso.
E… oh, al
diavolo… ora ti do un
altro bacio, giusto per dimostrare ad Alice che si sbaglia.
E poi… ancora un
altro. Ecco, ora ti mando via … sì, giusto un
ultimo bacio ma solo per avere
ben chiaro che non mi sta piacendo.
Ridacchia. Smettila.
Sono pensieri estremamente personali, questi.
Si stacca da me e io sbuffo contrariata afferrandolo per
la camicia.
“Amber…”
“Oh, sta zitto, Edward, se devo passare qualcosa come
l’eternità
con te almeno divertiamoci .”
“Non possiamo divertirci in quel… modo.”
Si allontana e
mi guarda sconvolto.
Cosa?
Che ha detto?
“Amber…”
“Tu non vuoi fare sesso?”
“Ma certo che voglio… dopo il matrimonio,
tesoro.”
Cosa? Sesso dopo il matrimonio e mi ha pure chiamata tesoro?
Io a quell'Alice stacco la
testa. Ma che razza di futuro è mai questo?
Certo che... nell'armadio ho un’intera collezione di
completi intimi di Victoria’s Secret.
Caro
il mio vampiro all'antica, ora sì che voglio vederti.
“Amber, io... credo che andrò a caccia. Ci vediamo
domani
mattina”, mi dice all'improvviso avvicinandosi alla porta.
Lo guardo correre via veloce e sgrano gli occhi.
Mi ha appena mandata in bianco? Lui a me? Non può essere
vero.
Ennesimo riepilogo della mia
non vita. Vampiri
uccisi nell'ultimo mese: diciannove,
un
vero record. Vampiri baciati, sempre
e solo uno: Edward.
Perchè continua a girarmi intorno? Vuoi vedere che la
cosa delle visioni della sorella non era uno scherzo? Oh ,
basta, Edward Cullen, è giunto il momento che tu
capisca con chi
hai a che fare.
Mi passo il rossetto rosso sulle labbra, rosso passione,
precisiamo. Edward entra in camera sedendosi sul davanzale della
finestra.
Perchè poi non si decida ad usare la porta resta un mistero.
Mi sistemo i capelli e mi volto a guardarlo.
Si avvicina. “Ciao, tesoro.”
Ancora con questo tesoro? Ma quando la finirà?
“Te l'ho già detto, mai. Secondo
Alice...”
Sì, sì, eternità e bla bla
bla. Sorride.
“Edward, nessuno ti ha mai detto che i ragazzi che
restano in silenzio sono molto più affascinanti?”
“Ma io sono un vampiro.”
“È lo stesso”, dico attirandolo a me e
baciandolo.
Ho poco tempo, lo
so, la lettura del pensiero... approfondisco il bacio e lui si lascia
andare
per qualche secondo avvicinandosi di più. Approfitto della
sua esitazione e mi
slaccio il vestito, facendolo ricadere ai miei piedi.
“Amber.”
“Edward.”
“Amber.”
Di nuovo? “Si, sono i nostri nomi. Non hai altro da
dire?”
“Certo che ce l’ho”:
rivestiti.”
“Edward, questo completino costa quattrocento dollari, non
puoi semplicemente dire rivestiti.”
“È un completo molto bello, tesoro. Rivestiti. Ti
ho portato
una cosa.”
Infila una mano in tasca e mi allunga un pacchetto. Non
sono dei preservativi, vero?
Ride e scuote la testa. “Ai vampiri non servono i
preservativi.”
Ah, ma se
anche servissero, con te non correrei nessun rischio.
Sbuffo e lo apro. Perfetto, sono qui tutta ricoperta di pizzo nero e
stringo
fra le mani un cd di musica classica. “Sai, Edward, non l'ho
mai fatto con Tchaikovsky
come sottofondo.”
Rimane senza parole.
Vuoi vedere che ho beccato il suo punto debole? A saperlo
prima.
“Amber, sei davvero incredibile. Non vedo l'ora di
presentarti a mia madre.”
Vampiri uccisi: ventitré. Lo so, lo so, quattro in una sola
sera. Ma l'energia sessuale repressa devo pur sfogarla in qualche
maniera.
“Tesoro?”
“Che vuoi, Edward, che vuoi?”
“È arrivato il momento di tornare a Forks. Vedrai,
ti
piacerà. Alice l'ha visto.”
Alice. Non vedo l'ora di farmi una bella e lunga
chiacchierata con te. Tanto non faccio sesso, sai quanto tempo mi resta
per
parlare? Troppo, decisamente troppo.
Angolo
autrice delirante.
Questa storia è stata
scritta per il contest Una
compagna per Edward Cullen
di jakefan
Se Bella avesse iniziato a ragionare (ops, scusate) che ne
sarebbe stato di Edward? Ecco la mia idea.
Edward è ooc ma concedetemelo io e lui non andiamo poi
così d’accordo
e ho cercato di sorvolare su alcune cose ed evidenziarne altre, nella
speranza
di strapparvi un sorriso.
Grazie mille a Sandra per il bettaggio a J per l’idea del
contest e le correzioni e a chi mi ha aiutato con questo Edward
decisamente
fuori dalle mie corde.
Alla prossima storia
Noemi.