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Autore: bibliophile    28/01/2013    2 recensioni
Odisseo riflette sulla sua prigionia a Ogigia, l'isola della ninfa Calipso.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RACCONTO DI UN UOMO

Odisseo. Il mio è un nome particolare: quando viene pronunciato si pensa subito ai colori del Mediterraneo, a tutte le sue bellezze. Ma non tutti sanno cosa si nasconde in questo nostro mare. Tornando da Troia mi imbattei, sfortunatamente, nell’isola di Ogigia, un nome sconosciuto ai più ma che si trasformò nel mio incubo peggiore. Vi arrivai stremato dalle mie molte avventure, solo dopo aver perso tutti i compagni. Mi stupii subito della bellezza dell’isola: una natura verdeggiante e rigogliosa, quattro fonti d’acqua zampillante, il totale annullamento delle stagioni. Ma ciò che più mi stupì fu lei, Calipso, la dea dell’isola. Era bellissima e la sua voce soave mi estasiò.
Solo dopo compresi la natura del suo nome: kalyptos significa infatti “nascondere”; lei mi nascondeva al resto del mondo per avermi tutto per lei.
All’inizio del mio soggiorno sull’isola ero contento di condividere i miei giorni con una divinità: avevo tutto ciò che desideravo. Ma più il tempo passava più mi rendevo conto di non essere soddisfatto: la bellezza dell’isola e di Calipso non mi estasiava più, ma si era trasformata nel mio peggiore incubo; la monotonia del tempo, non scandito dalle stagioni, mi dava alla testa.
Furono i sei anni più lunghi della mia vita.
Passavo il tempo sulla spiaggia, scrutando l’orizzonte alla ricerca di un lembo di terra che poteva essere Itaca, la mia casa, il luogo dove c’era tutto ciò che faceva della mia vita, la mia vita: mia moglie Penelope, mio figlio Telemaco, mio padre, il mio cane, il mio popolo, la mia terra. Continuavo a pensare a loro. Solo uno stolto può darmi torto. Dopo aver passato anni in mare senza avere agganci con il mondo che chiami “casa”, non hai più certezze: non puoi sapere se tua moglie ti è ancora fedele, non puoi gioire nel veder crescere tuo figlio, non puoi sostenere il padre nella vecchiaia. E quando sei circondato da eternità inizia a mancarti il normale scorrere del tempo, hai nostalgia anche del freddo inverno.
Piangevo, non sapevo che altro fare, oltre che aspettare qualcosa.
E quel “qualcosa” arrivò verso la fine del settimo anno: giunse Ermes, il messaggero degli dei che doveva convincere la mia carceriera a lasciarmi andare. Lei non voleva, mi voleva per sé, diceva di amarmi, ma nemmeno lei poteva sottrarsi al volere di Zeus, padre di tutti gli dei. Acconsentì e, una volta congedato Ermes, mi raggiunse sulla spiaggia. Mi comunicò la decisione divina, ma non si dette per vinta.
Mi fece un’ultima proposta: mi offrì l’immortalità.
Ora, mi veniva proposto di scegliere tra la vita eterna e la morte, tra Calipso e Penelope. Uno sciocco avrebbe scelto Calipso, ma io ho scelto Penelope, ho scelto la morte.
Cos’è un uomo? Un uomo è tale solo se nasce, vive e muore. Annullando la morte si annulla anche la nascita e così un’esistenza. Vivete,  godetevi la vita. Può sembrare un controsenso, ma la vita è bella perché finisce.
Fate esperienze, è l’esperienza che dà senso alla vita, anche se corta. Una vita, se è piena di esperienza, rimane immortale.

“Fatti non foste per viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”
Dante Alighieri, Divina Commedia-Inferno, canto XXVI

  
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