Cristallo
Verde
CAPITOLO 1
Stessa
città, stessa strada, stessa edicola. Era una mattina di Primavera, un
mercoledì di aprile. Una lieve brezza muoveva le fronde degli alberi e
un tiepido sole, liberatosi dal freddo mantello invernale, riscaldava flebile
la terra. Per le strade la gente camminava più rilassata, godendosi gli
alberi in fiore e il profumo della Primavera, felice di poter tirare fuori
dagli armadi giacchette di jeans e pantaloni di lino. Proprio per quella strada,
di quella città e davanti a quell’edicola, un giovane uomo
fischiettava col giornale appena comprato sottobraccio, felice della
meravigliosa temperatura e di aver potuto indossare la sua amata giacca di
pelle nera. Era così ogni anno; l’Inverno finiva e Luca, felice
come un bambino a Natale, usciva di casa prima ogni mattina, in modo da poter
fare due passi e comprare il giornale prima di andare a lavorare. Si sedette,
come ogni mattina, alla panchina davanti alla fermata del tram, un po’
guardandosi intorno con aria estremamente rilassata, un po’ leggendo il
giornale. Guardò a sinistra, e vide il treno arrivare. Si alzò
con un colpo di reni e salì sul tram. Una volta salito, si sedette al
solito posto, e continuò con la sua lettura. Una fermata, due fermate,
tre… A Luca piaceva andare al lavoro in tram, la mattina… Gli
piaceva guardare le persone… ad ogni fermata, guardava la gente che
saliva, e la studiava… Gli occhi, il corpo, l’altezza,
l’abbigliamento… Era un maestro nel leggere le persone…
riusciva a capire se per loro era una giornata sì o una giornata no, se
erano persone in linea di massima felici o negative… Le porte si aprirono
per la quarta volta, e Luca si sporse per vedere i nuovi passeggeri. Una
vecchia signora con un’enorme collana di topazi, una donna con due
bambini, un uomo in giacca e cravatta al cellulare… un ragazzo…
Bastò che quella figura sottile facesse la sua meravigliosa entrata sul
tram a far spostare l’attenzione di Luca dalla collana della signora a
quella splendida creatura… Si trattava probabilmente del ragazzo
più bello che avesse mai visto… Era alto e sottile, aveva la pelle
color del cioccolato al latte, probabilmente era il meraviglioso prodotto di
un’unione tra un italiano e una persona di colore… capelli lunghi
quasi fino alle spalle, legati in tante treccine sottilissime, a loro volta
legate in una crocchia abbastanza alta, un po’ sopra la nuca… Il
volto era sottile, come tutti i particolari che lo componevano… Le
labbra, il naso all’insù… Tutto sottile e delicato, come una
pioggia primaverile… Qualche ciuffo ribelle sfuggito alle trecce e le
ciglia lunghe e scure nascondevano gli occhi, che per quanto si potesse notare
si poteva capire quanto fossero grandi e lunghi, con una particolarissima forma
che ricordava una goccia… Luca si sorprese a fissarlo, come avvolto da un
incantesimo… Il ragazzo, sentendosi probabilmente osservato, alzò
gli occhi di colpo, e poco ci mancò che a Luca venisse un infarto! Erano
verdi… ma di un verde smeraldo, come metallizzato… un verde acceso
e vivo, eppure delicato e trasparente, come se fossero di cristallo… Un
ragazzo con due gocce di cristallo verde al posto degli occhi… I pensieri
di Luca furono interrotti dall’occhiataccia che quell’angelo gli
gettò, inarcando un sopraciglio come a voler domandare ‘Cosa
vuoi?!’. Luca si scosse e fece finta di guardare da un’altra parte,
anche se non perdeva occasione di tornare a guardare il ragazzo, ogni volta
che, con la coda dell’occhio, vedeva che guardava altrove. Dopo tre
fermate, l’angelo scese dal tram. Luca si spiaccicò contro al
finestrino per poterlo vedere il più a lungo possibile, finché
non sparì dietro ad una curva. Luca sospirò tra sé, tornando
a fissare un punto indefinito della strada. Chi era quella splendida
creatura…? Come poteva esistere qualcosa di così bello e
misterioso…? Un’ultima fermata, e Luca scese dal tram, col giornale
sottobraccio e la testa da tutt’altra parte che al lavoro che
l’aspettava…
Matt entrò
nel grande ospedale, salutando tutti e sorridendo educatamente ai pazienti in
sala d’attesa. Si diresse verso la stanza adibita a studiolo per i
giovani medici appena laureati e incontrò i suoi colleghi.
- Buongiorno…
- salutò facendo il suo meraviglioso ingresso nella stanza.
- Good morning Mr
Skyland!- risposero i tre ragazzi già arrivati. Matt sorrise scotendo la
testa, togliendo la giacca di jeans e sostituendola con il camice. – Come
va oggi di là?- chiese poi ad un ragazzo coi capelli color biondo cenere
e degli occhialini rettangolari senza montatura, alludendo alla sala
d’aspetto del pronto soccorso. – Mh… maluccio…- rispose
Francesco. –Come al solito ci sono solo due punti prelievo aperti…-
-Su sei???- -Già… lasciami perdere, ho appena finito di litigare
col primario… di nuovo!- Matt scosse la testa, incamminandosi con
l’amico verso la segreteria, dov’erano di turno dalle 9.00 alle
10.00.
-Allora?- chiese
Fra col suo solito fare allegro. – Come va? Che mi racconti?- Matt
firmò il registro alzando le spalle. –Niente di nuovo da quando
sei tornato a casa tua, otto ore fa…- rispose sorridendo. Fra
ridacchiò compilando un paio di carte. –Dai che ci siamo
divertiti! Io e te, i fratelli di una vita, amici di sangue, sbracati su un
divano mangiando gelato e guardando i vecchi film! Cosa faresti senza di me??-
Matt rise, abbracciando l’amico. –Non lo so, Fra…
davvero…- Francesco sorrise, tornando ad occuparsi delle solite faccende
burocratiche che toccavano ai giovani specializzando ogni mattina.
-Ah no!-
esclamò Matt d’un tratto, spezzando il momentaneo silenzio.
–Una cosa da raccontarti ce l’ho!- Francesco lasciò da parte
le carte, andando a fissare con aria incuriosita l’amico. Francesco era proprio
una parrucchiera…! - Allora…- cominciò a raccontare Matt
– Stamattina, come sempre, ho preso il tram e mi sono messo in piedi
vicino al finestrino dietro il conducente, dove sto sempre. Ad un certo punto
mi sono sentito… non lo so… osservato…! Ho alzato lo sguardo,
e ho visto un uomo, sulla trentina, che mi fissava. Era strano… sembrava
ipnotizzato…! Dopo un po’ mi sono infastidito e l’ho guardato
male, e allora lui si è dato una scrollata! Eppure, ogni volta che
guardavo da un’altra parte, lo sentivo che mi fissava… poi grazie a
Dio sono sceso!- Francesco ascoltò ogni parola con la curiosità
che gli usciva da tutti i pori..! Quando Matt smise di parlare, sorrise
malizioso, avvicinandosi all’amico. –Ah… però…
uno sconosciuto che ti fissa incantato sul tram…… Era carino?- Matt
roteò gli occhi. –Chissà perché me l’aspettavo,
questa domanda!- Francesco ridacchiò, senza togliersi
quell’insopportabile espressione maliziosa dal viso. –Non mi hai
risposto, tesoro…- Matt rise, scotendo la testa. –Ma senti questa
vecchia checca pettegola…!- -Continui a non rispondermi…-
-Sì!!.... Contento? Sì…- Sul volto di Fra si dipinse una
nota di soddisfazione. –Bene bene… quanto carino?- -Carino…- -Capelli? Altezza?
Corpo? Occhi?- Matt rise alzando gli occhi al cielo, appoggiandosi sul gomito
al bancone della segreteria. – Era alto quanto me, bel fisico, capelli
neri abbastanza corti scalati e occhi scuri.- Fra sorrise dando una spallata al
collega. –O-oh…. mooooolto carino….- -Ma piantala! Figurati,
non lo rivedrò neanche più!- -E perché no? Prendete lo
stesso tram!- -Fra….- Lo sguardo di Matt si fece improvvisamente
serio… Francesco conosceva quello sguardo… Era lo sguardo che
traspariva da quegli specchi verdi ogni volta che si toccava un determinato
argomento… ogni volta che lui, la madre di Matt o Sara, la sua altra
migliore amica, cercavano anche solo di ipotizzare una sua possibile storia con
un uomo…
-Matt…
ascoltami…- disse Fra dolcemente, accarezzando la schiena
dell’amico -… io lo so che dopo quella storia con Dario non te la
sei più sentita di farti neanche toccare da un uomo… ma è
passato un anno e mezzo, tesoro… Non credi che, forse… sia il
momento di riprovarci…?- Matt, come ogni volta che gli si faceva questo
discorso, si fissava attentamente le dita delle mani, senza battere ciglio.
Poi, come sempre, scosse la testa, senza alzare lo sguardo. –No…-
sussurrò -… no, non ce la faccio…- E con queste parole,
uscì dalla stanza, lasciando Francesco solo con la sua preoccupazione.