Maschera di fumo

Chiudo gli occhi, lentamente.

Buio.

In effetti, non è che ci sia così tanta differenza dal tenerli aperti.
Qui, almeno.

Questa dove mi trovo è una stanza un po’ particolare.
Strana.
O almeno, così dicono tutti coloro che ci entrano.

L’ho arredata io e volevo che desse proprio quest’impressione.

Perché, vi chiedete voi?
E’ presto detto.

Questa stanza, come del resto il mio abbigliamento e il mio comportamento, fa parte della mia maschera.
Una maschera che indosso da molto tempo e che cela ciò che sono veramente.

Vado a spegnere il fuoco.
Così, almeno, si attenuano un po’ i forti aromi che aleggiano in questa camera.
Danno fastidio a tutti, me inclusa, ma continuo a mantenerli.

Così come mantengo quella finta aria mistica e di superstizione, quella mania di vedere la morte nel futuro di tutti gli studenti.

Chiudo di nuovo gli occhi.
Non voglio vedere più niente.
Sono stanca.

Stanca di ciò che fingo di essere.
Ma anche di ciò che sono in realtà.

Una Profetessa.
Una Veggente.
Ecco ciò che sono.

Una ciarlatana.
Ciò che, invece, fingo di essere.

Forse non sembra, ma sono abilissima a mentire.
A dissimulare.
A fingere.

Fingo di essere una divinatrice da quattro soldi, così che, spero, quando faccio davvero profezie nessuno mi ascolti.

E’ dura dirle, senza poter evitare di parlare.
Tacere non mi è concesso.

Mi ero quasi abituata, ma diciassette anni fa è cambiato tutto.

Ero una vera Veggente, e volevo insegnare.
Avevo contattato Silente per un colloquio, perché sapevo che c’era un posto vacante per Divinazione, e mi pareva che le cose andassero piuttosto bene per me, quando…

Una profezia.
Su colui che avrebbe distrutto Voi-sapete-chi.

Avrete capito, da quanto ho già detto, che io ricordo perfettamente le profezie che faccio. Ma in quel momento ero a dir poco terrorizzata.
Se il Signore Oscuro avesse scoperto che la profezia era mia…

Che ne sarebbe stato di me?

Finsi di non ricordare nulla e continuo tutt’ora a mantenere la mia commedia.
Silente non l’ha mai scoperto e non mi ha mai detto nulla, tenendomi, però, sotto la sua protezione.

Quando, però, morirono i Potter…

Ho sentito davvero dolore.
Rimorso.

Era stata colpa mia.
Mia e del mio maledetto dono, della mia maledetta Vista, della mia maledetta profezia.

Non sono mai riuscita a perdonarmi del tutto.

E poi, molti anni dopo, quando ho visto Harry…

Sapevo che Silente non gli aveva detto nulla.
Avrei voluto parlargli.
Raccontargli la verità.

Quante volte mi sono avvicinata a lui per narrargli ogni cosa?
Quante?
E quante, invece, mi sono fermata e gli ho predetto morte, per farmi credere un’impostora?

Troppe.
Davvero troppe.

Ho finto anche davanti a quella maledetta della Umbridge.
Sapevo che rischiavo di perdere tutto, il mio lavoro, la protezione di Silente…
Eppure, mi sono fatta credere un’impostora fatta e finita anche da lei.

Meno male che, quando stavo per essere cacciata, Silente mi ha tenuta nel castello, continuando a proteggermi.
Continuo a pensare di non meritarmelo, ma, d’altro canto, sono pur sempre umana, anch’io ho le mie debolezze…

Ho rischiato, comunque, anche altre volte.

L’amica di Harry, la Granger, per esempio.

Lei sì che mi avrebbe dato problemi.

Certamente non aveva la Vista, ma possedeva qualcosa di molto peggiore, almeno per me.
Occhio.
Attenzione.
Intuito.

Lei sarebbe stata l’unica a potermi smascherare (opera in cui neanche la McGranitt, sebbene sia molto sveglia, è mai riuscita): è stata lei, del resto, l’unica di tutti gli studenti a capire che il povero Remus era un lupo mannaro, no?

Ma sono stata brava.
E’ stata la Granger, alla fine, ad andarsene, credendo fermamente che fossi un’indovina da quattro soldi (cosa che, a quanto so, continua a ripetere ancora oggi).

Con lei, credevo i miei problemi fossero finiti.

Dovrei smetterla di fidarmi del Destino, sapete?

Quando stavo esaminando Harry da sola ed ero quasi riuscita a trovare il coraggio di parlare, ho pronunciato una profezia.
Di nuovo su Colui-che-non-deve-essere-nominato, questa volta sul suo ritorno.
Se possibile, ero ancora più terrorizzata dell’ultima volta.

Ho ricominciato a fingere e non ho più cercato di parlare a Harry.

Cosa posso dire, infine, a mia discolpa?
Poco, certamente, molto poco.

Non sono, sebbene ne porti il nome, Cassandra.
Non lo sono mai stata.
Non ho mai avuto il suo coraggio, la sua determinazione.
La sua forza di dire la verità.

Io sono come Eleno.
Lui sa, ma non parla.
Tace, convincendosi che sia meglio così.

Sarò come Eleno, ma una cosa sola la so.

Se dovrò combattere, io, Sibilla Cassandra Cooman, lo farò accanto a chi mi ha sempre protetta.
Sarò accanto a Silente e al Prescelto, il Bambino Sopravvissuto.

N.d.A.: Cassandra e Eleno : Gemelli, figli di Ecuba e Priamo, re di Troia.
Entrambi dotati del dono della preveggenza da Apollo, mentre Cassandra ripeteva che la città sarebbe caduta (e per questo venne anche imprigionata), Eleno preferì tacere, cercando di convincere la sorella a fare altrettanto.
Dopo la vittoria Achea, Cassandra seguì come schiava Agamennone, accettando il proprio destino e venendo uccisa con lui da Clitemnestra.
Eleno, invece, sopravvisse alla guerra e in seguito sposò Andromaca, vedova di Ettore.

Dopo zio Voldy, ecco la prof Cooman, vista da un altro punto di vista (ma che bel gioco di parole!)
Mi sto specializzando sui POV, devo dire.
Comunque, questa one-shot è nata in vacanza, durante il noiosissimo viaggio in auto verso la meta di villeggiatura.
E pensare che mamma sperava che facessi i compiti!

Grazie infinite a nikodemo , gokychan , felpatosb , lady_slytherin e Seiryu per aver recensito Nebbia!

Vedete quella scritta in blu qui sotto?
Perché non la cliccate e mi lasciate un commentino?

Minerva Bellatrix