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Autore: horansquiff    29/01/2013    2 recensioni
"quello che avevamo era una storia da romanzo, ma come potevo non accorgermi di tutto questo?"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giorno uno.
Stamattina mi sono svegliata con una leggerezza insolita e girandomi nel nostro letto, allungai una mano nel tentativo di affondarla nei tuoi capelli morbidi e profumati. Non trovai il tuo corpo sdraiato vicino al mio e mi decisi per cercarti in qualche angolo di quell’appartamento luminoso, affondando i piedi in quella moquette rossa e sorridendo cordialmente ad una nuova giornata. Corsi in cucina dove ero quasi sicura di trovarti, ma dove ad attendermi vi era un biglietto scritto in brutta calligrafia dove stavi per annunciarmi l’impossibile.
Una pausa, mi stavi chiedendo una pausa dalla tua vita e io mi sentii piccola e totalmente inutile in quel momento che avrei preferito di gran lunga scomparire nell’ombra di quella disperazione che si stava manifestando in me. Sbloccai la tastiera del telefono che tenevo in mano e composi frettolosamente il tuo numero e attendendo secondi interminabili prima di sentire la tua voce. Parlammo forse una mezz’ora, forse anche di meno, a me parvero una manciata di minuti in cui ammettesti le tue debolezze, continuasti ad ammettere il tuo amore ormai andato in fumo e la richiesta di portare via quelle poche cose da casa tua e una promesso arrivederci che ti tremava sulle labbra.

Giorno due.
Non ho chiuso occhio stanotte, ho dondolato tutto il tempo in quel letto piccolo dentro una stanza piccola, senza personalità e senza noi. Ogni tanto Harry veniva a vedere come stavo e mi accarezzava la testa delicatamente quasi a voler scoprire cosa stessi pensando. Credo di aver finito le lacrime che ho in corpo e le ragazze hanno insistito per uscire e provare a svagarmi ma la sola idea di vedere il tuo volto in un qualsiasi cartellone pubblicitario mi faceva gelare il sangue nelle vene e ho declinato l’invito inventando un leggero mal di testa dovuto alla notte passata in bianco. Così mi sedetti sul divano e un pezzo per volta, ho finito un’intera barra di cioccolata senza provare neanche un po’ di sazietà. Finalmente mi sono poi addormentata e quando erano quasi le otto ho sentito Harry che rientrava a casa con Louis accompagnato da Elena. Li ho salutati svogliatamente e poi sono corsa in camera dove mi sono sdraiata sul letto e ho cercato di dormire ancora.

Giorno tre.
Ho quasi sperato di non svegliarmi stamattina. Quando ho aperto le tende scure che impedivano alla luce di entrare ho visto un mondo che mi sorrideva e mi volevo rifiutare. Perché tutto ti sembra sorriderti quando ti senti vuota e senza motivazioni. Mi limitai ad una tazza di the nel più totale silenzio. Harry non si è fatto vedere, ho la sensazione di essere di troppo in questa casa. Devo trovarmi una sistemazione.

Giorno quattro.
Ti ho sentito stamattina. Ho sentito la prepotenza con cui sei entrato in casa, mi hai svegliato. Non accetti che io stia da Harry, non voglio perdere anche loro ma non ho le forze fisiche per mettermi in mezzo ad un’amicizia come la vostra, così sono uscita nel pomeriggio e sono andata in un’agenzia per trovarmi un appartamento lontano da voi. Fa male dirlo ma devo andare lontano, non che la tua immagine svanisca in questo modo ma sarà solo un altro vano tentativo. Stasera inizio a preparare quelle poche cose che non avevo neanche tirato fuori dalle valigie e chiederò a Megan di inscatolare per me le cose rimaste a casa tua in modo che entro dopodomani sarà pronta e sistemata in quella casa. È stata una fortuna trovarla, mi sembra carina. I mobili sono già dentro così da limitare i tempi di trasferimento. Domani mattina ne parlerò con Harry.

Giorno cinque.
Ho trovato Harry a casa e abbozzando un sorriso gli ho detto che la mattina seguente sarei andata via. L’ho ringraziato dell’ospitalità e lui guardandosi la punta delle sue converse bianche è solo stato capace di dirmi che gli dispiaceva come dispiaceva agli altri. Sarei potuta rimanere secondo lui, gli ho accarezzato una guancia e ho finto un coraggio mai avuto, un sorriso assente e l’ho abbracciato piangendo. Ha provato compassione per me e ha detto che nonostante tutto continuerà a volermi bene.
Mi fermano per strada chiedendo spiegazioni, non ho idea di cosa dire a quella ragazze, se non che è stata una decisione nostra; un po’ mi vergogno ma loro mi abbracciano e percepisco più calore da piccole sconosciute che da qualsiasi altra persona. Proprio oggi mentre venivo sotto casa tua ad aspettare Megan che scendesse ho incontrato una biondina che avrà avuto dodici anni. “Ehi mi dispiace per voi” mi ha sussurrato prima di andarsene. Le ho passato la mano sulla schiena e mi sono limitata ad un sorriso che stava raccogliendo tutte le mie lacrime. Mi è sembrato strano non entrare con le chiavi ma aspettare sotto. Dopo aver parlato con Megan al citofono ho sentito che le hai domandato di salutarmi. Lei non mi ha riferito niente, tiene troppo a me, non vuole riportarmi in mente il tuo pensiero così si è limitata a mettere gli scatoloni nel baule del taxi e aiutarmi a sistemarli nel nuovo appartamento parlando del più e del meno; come se non fosse successo nulla. Stavo sistemando i libri nelle mensole quando mi sono resa conto che era tardi e mi sono messa a letto. Che strana sensazione. Tutto taceva e l’unico modo che trovai per addormentarmi fu quello di tenere la televisione accesa. 

Giorno sei.
Mi sono svegliata e la televisione era ancora accesa. L’ho lasciata parlare ancora qualche secondo, poi mi sono messa seduta sul letto e l’ho spenta. Ho sentito un silenzio tanto forte da far rumore, era un grido straziante che mi stava lacerando. Ho prenotato una pizza per pranzo e sono rimasta in pigiama fino alla sera, quando mi resi conto che il frigo era vuoto e allora ordinai un’altra pizza. Ho messo su parecchi chili e sono sicura che proveresti ancora più disgusto nel vedermi adesso; hai forse fatto bene a lasciarmi? Liam mi ha chiamato oggi, era preoccupato di come stessi ma ho cercato di essere convincente e ho paura che stiano iniziando a dimenticarmi. Senza di te sono solo più Melany. Non Melany la fidanzata di Niall dei One Direction. Forse mi fa anche bene, forse non mi meritavo tutto quello.

Giorno sette.
Mi sono svegliata presto stamattina e sono andata al supermercato per comprare qualcosa da mettere in frigo. Sono andata dove andavamo sempre noi: certe abitudini non si perdono. Ricordi la cassiera? Lucy? Che signora adorabile. Mi ha chiesto di te, mi ha detto di averti visto a braccetto con una bionda, “non è gelosa? Signorina Melany?” mi ha chiesto scherzosamente. Non ho saputo rispondere. Ma da quel momento la mia testa è diventata un susseguirsi di domande. Sono arrivata a casa dopo aver chiamato un taxi e ho mangiato e bevuto fino allo sfinimento. La testa girava e così mi sono addormentata sul divano con la nostra canzone come sottofondo. Mi hanno svegliato i ragazzi che sono venuti a trovarmi. Gli ho chiesto se volessero fermarsi a cena ma mi hanno detto che avevano una cena di lavoro. Capisco. Li ho fatti accomodare e ho provato a essere la stessa Mel di sempre, poi gli chiesi come stavi. Mi hanno detto che stai bene, sei distrutto per la nostra storia, per te è stato difficile ma gli occhi di Zayn non mentono mai e lo sai meglio di me. “È felice, non è così?” “È preoccupato che tu l’abbia presa male”. Louis è sempre così schietto. Ho provato a sorridere come sempre ma gli occhi si sono appannati e ricoperti di lacrime. Ho visto il disagio nei loro occhi e la voglia di non essere mai capitati in quell’argomento. Poi tutti sono usciti tranne Harry che si è fermato un po’ di più, ha detto li avrebbe raggiunti dopo. Ci siamo seduti sul divano e mi ha guardato con quegli occhi a cui non puoi mentire. Così mi sono sfogata, è il mio migliore amico e non potevo mentire anche a lui. Ho pianto sulla sua spalla e mi ha consolato come solo lui sa fare. Ha capito la mia solitudine e ha detto che farà di tutto per me. Sono così fortunata ad averlo.

Giorno otto.
Stamattina sono venuti a mettermi internet in casa. Avevo sperato fosse solo una situazione temporanea questa abitazione ma ormai sono passati otto giorni e li sento pesare sulle mie spalle, a differenza della mia speranza che dalla leggerezza è scappata, volata via. Quando sono usciti ho preso il computer che mi avevi regalato e ho passato del tempo su twitter, dopo giorni che non entravo. Le mie menzioni erano impazzite, piene di ragazze che mi promettevano odio per averti spezzato il cuore e altre che mi consolavano amaramente. Cos’hai raccontato alla gente? Non ti credevo così spregevole. Ho deciso così di cancellare l’account e chiudermi in un silenzio diventato ormai abituale per me.
Le ragazze mi hanno scritto e sono uscita con loro oggi. Le ho accompagnate a fare shopping e mi sono comprata solo un paio di tute e un profumo, non volevo più usare il tuo. Quando sono tornata a casa mi hanno detto che avevano affittato un locale con i ragazzi, mi hanno implorato di venire e cos’altro potevo dire? Hanno deciso cosa dovessi indossare e ho poi raggiunto il locale. C’erano tutti i ragazzi che mi hanno accolto calorosamente, compreso te che hai fatto finta di niente. Pensavo che vederti mi facesse bene, invece quando sono uscita mi sentivo così a pezzi che sono entrata nel primo pub e ho bevuto all’inverosimile. Quando sono uscita sono salita sul primo taxi e mi sono fatta portare a casa, sono salita e ho vomitato tutto. Mi sentivo meglio. Libera, leggera.

Giorno nove.
Ieri sera mi sono addormentata sul tappeto del bagno e quando mi sono svegliata avevo decine di messaggi e chiamate perse dai ragazzi che non mi avevano più vista nel locale. Gli mandai un messaggio rassicurandoli, dicendo semplicemente ero stanca e volevo tornare a casa. Ho passato la giornata a letto sperando che il mal di testa passasse.
Giorno dieci.
Louis ha bussato ripetutamente a casa svegliandomi. Sono andata ad aprirgli e l’ho visto agitare la mano e poi entrare. Gli ho chiesto scusa ma mi ero appena svegliata e lui mi ha detto che era passato per un saluto, per vedere come stavo, che gli mancavo tanto e per un invito a pranzo fuori. Mi sono preparata in fretta e siamo andati da Nando’s. Abbiamo parlato di lui e Elena, di come si senta la mia mancanza tra di voi e di come vorrebbe che io tornassi a frequentarvi. “Buttati tutto alle spalle, Mel” mi ha detto mentre rosicchiava un’ala di pollo. Gli ho detto che ci proverò ma ho nascosto che ora come ora mi sembra impossibile.
Faccio il possibile per mascherarlo ma mi manchi e ti amo ancora tanto. Mi sento lacerata e ogni sera indosso le tue magliette che mi sono presa, affondo dentro al tuo profumo e piango fino allo sfinimento, singhiozzando fino ad addormentarmi. Mi hai procurato un bel guaio. Una ferita così profonda che sarà dura curare, proprio perché non voglio farla passare. Una storia d’amore da romanzo la definivano e io dentro al romanzo mi ci sentivo fino alla testa. Poi per motivi a me ancora sconosciuti mi hai sbattuto prepotentemente fuori dalla tua vita e non mi riprenderò facilmente, se non mai.

Giorno dieci.
Dio solo sa cosa vuol dire vivere senza di te. La peggior tortura che mi potessero infliggere. Delle volte vorrei morire. Sto perdendo la fame, la voglia di uscire e di vivere. Mi sento uno schifo. Se solo i miei sapessero come sto, “loro lo sapevano”. Liam mi ha detto che finalmente vi hanno dato dei giorni liberi e che andrete tutti con le vostre ragazze tranne Harry. Così mi ha detto. E così è rimasto Harry quello single? Bel lavoro amico, ti sei dato da fare.

Giorno unidici.
Ormai passo le giornate a casa e Megan e Elena dicono che dovrei vedere uno psicologo. So badare ancora a me stessa, non ho bisogno che uno strizzacervelli mi frughi nella testa scoprendo i miei punti deboli e rispolverando cose che non voglio, così abbiamo litigato; loro hanno quattro giorni di vacanza con Louis e Zayn. Io resterò a casa, magari chiamo Harry se non è impegnato.

Giorno dodici.
Harry è arrivato stamattina con una sorpresa. Mi ha aiutato a preparare una borsa con dei ricambi e mi ha portato a Holmes Chapel. Dopo due ore di macchina siamo arrivati e scesi subito a casa dove Anne mi ha accolto come una seconda mamma. Un abbraccio vale più di mille parole e in quel momento mi ricordai dei tuoi abbracci. Li piansi come una mamma piange il suo bambino e vidi Harry scuotere la testa in segno di disapprovazione abbracciandomi e implorandomi di smettere. Uscimmo e camminammo silenziosamente per le strade respirando aria fresca e mettendo da parte tutti i pensieri tranne te, che eri costante nella mia testa. Dopo due anni una persona non si dimentica facilmente, non se l’hai amata come io ho amato te. Ho cenato da sola con Harry la sera e abbiamo parlato molto, come sempre lui mi aiuta e mi senza mi sentirei persa. Per concludere la serata abbiamo visto un film e mi sono addormentata tra le sue braccia, sentendomi meno sola, una volta tanto.

Giorno tredici.
Stanotte ti ho sognato, sai? Ho sognato che eri con me, nella nostra casa e mi abbracciavi proprio come solo tu sai fare. Mi baciavi e mi ripetevi che ero l’unica. Poi dalla tua bocca sono uscite parole dolci e pure, io ti ascoltavo e mi sono svegliata completamente sudata e in preda ad una crisi di pianto. Harry è arrivato subito e mi ha sussurrato che così non va bene. Ho bisogno di aiuto e devo vedere qualcuno.

Giorno quattordici.
Sono riusciti a farmi sedere su quelle poltrone che vedevo solo nei film. Si chiama Thomas il mio psicologo ma dice che io posso chiamarlo Tom. Mi sono sdraiata su quella poltrona rossa e mi sentivo dentro un film. Poi ha iniziato a frugare nella mia testa come un ladro in cerca del tesoro e mi sono sentita nuda, scoperta, senza segreti. Ho esitato poi ho visto la volontà di aiutarmi da parte di quel dottore che si presentava come un amico e mi sono lasciata andare ai più piccoli dettagli e per due ore ho parlato senza sosta. Di te, di noi, oggi le ho parlato di come ci siamo conosciuti. Ricordi? Ancora non eri famoso e io non ero altro che una ragazza che abitava in una piccola del centro Irlanda. Ventimila ed erotti abitanti e mai avevo incontrato il tuo sguardo prima d’ora. Ero piccola, ingenua, quindici anni e il desiderio di cambiamento. Poi i provini di XFactor e già eravamo fidanzati da un pezzo; le settimane trascorse nello show, il ritorno, il successo, ho smesso la mia vita per seguirti e tre anni e mezzo dopo che ci siamo conosciuti e due anni di fidanzamento e una storia degna di prima pagina e sulle labbra di tutti i giornalisti, mi hai respinto malamente e costretto a tutto questo. Tom oggi mi ha detto “dimenticare è impossibile, Melany, e so che si senti morire dentro, so che niente ha più senso ma puoi sempre correre a riprendere il tuo cuore e non lasciarlo nelle mani di pazzi sconsiderati”. Tu saresti il pazzo sconsiderato in questione… mi fa sorridere questa cosa. Tu, il tenero biondino che tanto amo è in realtà il complice di uno strano complotto che mi sta togliendo la voglia di vivere. Eppure è così difficile vederti così. Ti amo tanto e la sera per addormentarmi ho ancora bisogno del tuo profumo vicino e sento il prepotente bisogno del tuo corpo vicino a me. Torna, ti prego.

Giorno quindici.
Scusa se stamattina forse ti ho svegliato. Non volevo. Probabilmente ti sei anche spaventato da quella chiamata da un numero sconosciuto. Stavo facendo colazione con i tuoi biscotti preferiti che ho imparato ad amare con la tua assenza e sono scoppiata in un pianto sonoro accompagnato dalla necessità di sentire la tua voce. Ho composto velocemente il numero mettendo lo sconosciuto e ti ho sentito rispondere con la voce di uno che si era appena svegliato. Mi ha quasi divertito sentirti ripetere cinque o sei volte la stessa parola e poi una voce femminile ha farfugliato qualcosa e tu ridendo hai riattaccato la telefonata. Sono corsa in bagno e ho vomitato tutta la colazione e nel rialzarmi sono caduta battendo la spalla contro la vasca, ora mi fa male ma penso mi passerà in fretta. Ho pianto sdraiata sul tappeto del bagno capendo quello che stavo cercando di nascondere da molto tempo: mi hai lasciato per un’altra. Vorrei augurarti il meglio ma adesso non ce la faccio. Ho dormito tutto il pomeriggio e quando mi sono svegliata e non riuscivo a muovere la spalla, adesso metterò una pomata, spero mi passi.

Giorno sedici.
Stamattina sono andata all’ospedale perché non riuscivo a sopportare il dolore. Non ho detto niente a nessuno perché non credo che a molti importi più e anche se fosse non li sento da secoli, a parte Harry. Mi stanno dimenticando o semplicemente evitando? Sono sempre più sola. Ho fatto due ore di coda e mi hanno detto che ho una cosa da un nome impronunciabile, figurati a scriverlo, e che devo portare il tutore per qualche giorno facendo attenzione a non sforzarla. Sono arrivata a casa dove avevo lasciato il telefono e ho chiamato Harry vedendo la sua chiamata persa, gli ho detto che stavo bene ma la cosa non doveva convincerlo visto che arrivò poco dopo con Zayn al seguito e vedendomi con il tutore si sono infuriati. Hanno paura che io faccia cazzate per vendicarmi. Vendicarmi? Non ho intenzione di vendicarmi su di te e se mai mi dovrò farlo con qualcuno, allora mi vendicherò con me stessa per esser stata così stupida a crederci. Zayn si è accorto dei taglietti sui polsi e caviglie, mi ha urlato contro che sono una stupida e mi sono sentita così piccola che sono scoppiata a piangere piegandomi su me stessa e sentendo un dolore incurabile. Vedendomi così si sono spaventati e quello che mi hanno detto è che si preoccupano per me, che dovrei stare di più con voi nonostante ci sia tu e che se ho bisogno del loro aiuto basta chiedere. Appena sono usciti ho provato il desiderio irrefrenabile di ferirmi di nuovo così ho rotto la specchiera in camera con un pugno, mi sono accovacciata per terra e ho osservato il sangue scorrere fino a smettere e incrostarsi.

Giorno diciassette.
Mi sono svegliata sul pavimento. Infreddolita e con un dolore lancinante alla spalla. Sto iniziando ad odiare tutto questo.

Giorno diciotto.
Quando mi sono svegliata ho sentito qualcuno nel letto e per un attimo ho pensato che tutto quello che avevo passato fosse stato un brutto sogno ma accorgendomi che la massa di capelli era riccia e il profumo più delicato e meno intenso mi ricordai tutto e dopo aver lasciato un bacio sulla guancia di Harry ho sentito un dolore alla mano e guardando la vidi tutta fasciata. La spalla non dolorava più tanto ma la mano, la mano non mi lasciava tregua. Mi sono alzata e ho preparato colazione per Harry che me ne ha offerta un po’ ma ho rifiutato elegantemente. Ha notato che sono dimagrita tanto ma ho inventato una dieta per quei chili che avevo preso. Abbiamo pranzato insieme e poi mi ha accompagnato da Tom dove ho parlato di te, ancora. Quando sono uscita sono andata da Louis dove mi ha detto Harry che mi aspettava, mi ha detto che avremo mangiato tutti insieme come ai vecchi tempi, che mi avrebbe fatto bene. Ti divertirai, ha detto. Non mi aspettavo di vederti già con quella lì e a dire la verità non mi aspettavo di vederti proprio. Seduti tutti ad un tavolo dove regnava il silenzio. Una cosa triste se si pensa che togliendo me e Harry eravate tutte coppie, ma forse è questo l’effetto che vi faccio io. Poi hanno tirato fuori il nostro argomento e sorriderti in faccia affermando che tutto andava bene mi è costato parecchio. Mentire sulla fascia intorno alla mia mano e sul perché del dolore alla spalla è stata dura. Ma soprattutto vederti è stata dura. Mi sono sentita puntare otto paia di occhi che aspettavano una risposta dal mio sorriso apparentemente naturale e vederti tacere ha reso la mia ferita ancora più profonda. I commenti della tua ragazza non sono stati superflui e per me e neanche i baci da ‘veri’ innamorati che vi scambiavate. Mi ero promessa che ce l’avrei fatta ma stavo avendo la conferma che tutto sotto di me stava precipitando.

Giorno diciannove.
Tom oggi ha notato i tagli sui miei polsi e senza arrabbiarsi, con un tono severo ha affermato che non serve a niente. Invece servono, servono a pagare le conseguenze di una vita passata a credere. Sono tornata a casa e mentre mi svestivo ho visto il la mia immagine riflessa nello specchio e sono inorridita alla visione di quel corpo dimagrito sul quale stavano scomparendo le curve che ti facevano impazzire. Ho osservato i fianchi magri e quei tatuaggi sulla mia pelle. Mamma li odia, dice che sono troppi. Soprattutto quello sul basso ventre. “Fuori luogo”. Ma eravamo così innamorati che quasi ci sembrava una stupidaggine e poi poche persone l’hanno visto. Solo il tuo si notava e il mio doveva essere il nostro piccolo
segreto, nessuno doveva sapere e nessuno saprà mai.

Giorno venti.
Come è stato dolce oggi Harry. Mi ha portato la colazione a casa e l’ho mangiata controvoglia, ma ho ingoiato boccone per boccone sentendolo scivolare faticosamente nel mio stomaco che si contraeva fastidiosamente. Ho sorriso però e mi ha detto che non mi aveva mai visto così bene da venti giorni a questa parte, così mi sono stupita di come un sorriso possa sistemare la giornata. Ho visto il riccio così contento nel vedermi allegra che ho pensato di sforzarmi ancora un po’. Abbiamo parlato molto e dopo aver pranzato è andato via raccomandandomi di riposarmi. Non ero stanca e così ho guardato un film quando ho sentito il campanello suonare e in tutta sorpresa ho trovato Danielle aprire la porta. L’ho fatta entrare scettica sulla sua visita e mi ha detto solamente che stava organizzando una festa a Liam per il compleanno e sorridendo svogliatamente ha detto che lui ci tiene che io ci sia. Ha sottolineato quel lui muovendo la mano in modo deciso e tenendo quello starbucks in mano e così mi sono sentita di nuovo piccola, inutile. Com’è falsa la gente Niall, com’è falsa.

Giorno ventuno.
Stamattina è passata lentamente e nel più noioso del modi. Ho sentito la tua mancanza quando nelle mattinate noiose parlavamo e ci inventavamo qualsiasi modo per ridere. Com’era bello. Sento sempre di più come se non ci sia neanche un motivo per restare su questo mondo.

Giorno ventidue.
Stamattina mi ha mandato un messaggio Danielle per confermare che la festa sarà domani così sono uscita e sono andata a comprargli un regalo. Ero totalmente indecisa e poi ho pensato che tu mi avevi detto che avremmo dovuto comprargli un viaggio, così tutto quello che ho fatto è stato lasciare dei soldi all’agenzia e aspettare che mi stampassero dei fogli su cui dicevano che c’era un viaggio pagato per due persone quando e dove volevano. Ho passeggiato indisturbata per Londra e respirato aria fresca dopo giorni che non mettevo un piede fuori di casa; mi sono anche comprata un vestito, sai?

Giorno ventitré.
Sono arrivata in ritardo alla festa e per fortuna la sicurezza mi ha fatto subito entrare risparmiandomi le domande imbarazzanti dei paparazzi fuori dal locale. Nessuno sembrava accorgersi della mia presenza e quando Liam mi ha visto ha abbozzato un sorriso verso di te e poi mi è corso incontro abbracciandomi e ringraziandomi di essere venuta. Quando ti ho visto solo il mio cuore batteva all’impazzata e poi tutto è precipitato. La festa, l’alcool. Io e te. Il tuo letto. Le tue mani sicure, un sorriso. Le tue dita che sfioravano quel tatuaggio prima di sfilarmi l’intimo. Non ero ubriaca come tu credevi. Mi hai chiesto perché stessi piangendo. Solo perché avevo capito che sarebbe stata l’ultima volta, che mi stavi ingannando, che sarei stata ferita definitivamente eppure mi sono concessa a te perché l’amore che provo è superiore a tutto. Superiore alla sicurezza che non mi sarei mai ripresa, al dolore che provavo dentro e alle urla che venivano dal mio cuore. Per te ho messo in gioco la mia vita, ma sto perdendo.

Giorno ventiquattro.
Quando stamattina mi sono svegliata ero ancora nuda nel tuo letto e tu dormivi come un bambino. Mi sono alzata silenziosamente versando lacrime calde nelle stanze che con sicurezza non avrei più rivisto e mi sono vestita pregando perché tu non ti svegliassi. Quando mi stavo infilando le scarpe ti sei svegliato e ti sei alzato infilando l’intimo e venendomi incontro imbarazzato. Ti ho detto che avrei tolto il disturbo e passandoti una mano dietro ai capelli hai detto che hai avuto un momento di debolezza e che ti dovevi scusare ma questa volta era davvero finita. Ti ho salutato con le lacrime agli occhi e avrei voluto urlare contro che ti amavo e colpirti forte per farti provare il dolore che fino ad adesso io ho provato per te.
Quando sono arrivata a casa Harry mi stava aspettando seduto sul divano e così mi sono ricordata di avergli lasciato una copia delle chiavi. Aveva capito tutto e mi sono vergognata. Era furioso, come mi ha visto mi è venuto in contro e per un attimo ho pensato volesse tirarmi uno schiaffo. Ho visto nei suoi occhi la paura di vedermi ferita e ho sorriso piangendo. Ho sorriso e gli ho detto che era davvero finita, che quello che volevi era il mio corpo un’ultima volta e poi non contavo niente; avevi dimenticato tre anni insieme in un secondo e li avevi voluti riassaporare possedendomi ancora per una notte, solo per il gusto di non andare a dormire senza rimpianti. Mi sono chiusa in bagno come una povera bambina che vuole scappare dai problemi sentendo i pugni del riccio prepotenti sul legno bianco di quella porta e mi sono ferita rompendo lo specchio e frantumando quell’immagine orrenda in centinaia di pezzi. Così ho aperto la porta con il sangue che scendeva sui miei polsi e ho avuto paura che Harry mi urlasse contro o addirittura picchiasse. Ha solo avuto l’accortezza che non hai avuto tu e mi ha medicato le ferite asciugando le lacrime sulle mie guance senza dar conto alle sue. Mi sono sentita un peso e avrei voluto morire; mi comporto come una stupida ma mi sento morire dentro. Io ti giuro che vorrei morire e che ho paura di tutto quello che potrà succedere.

Giorno venticinque.
Il compleanno di Liam è stasera, farà una cena con gli amici e io sono stata invitata. Ho iniziato a prepararmi nel pomeriggio molto lentamente e sono arrivata a casa sua in perfetto orario. Harry aveva una ragazza e io e te eravamo gli unici soli. “Come ai vecchi tempi” ha esordito Elena. L’hai sentita? L’abbiamo sentita tutti. I miei muscoli tesi l’hanno sentita, le mie ferite che bruciavano l’hanno sentita e gli angoli della mia bocca si sono alzati in un sorriso forzato. Poi la tua mano si è appoggiata sulla mia schiena e hai detto ciò che era meno opportuno dire. Tutti in una sonora risata tranne il mio sguardo che cercava furtivo quello di Harry che era lì, serio come a trasmettermi la forza di farmi scivolare tutto addosso. È stata una serata piacevole alla fine, le risate non sono mancate e poi “per favore esci dalla mia vita”. Poche parole buttate lì nel momento in cui stavamo uscendo. Non ti racconterò quello che ho fatto, non ne vale la pena Niall, non ne vale la pena.

Giorno ventisei.
Una giornata noiosa e monotona. Ho dormito quasi tutto il giorno per opprimere il pensiero di quelle labbra che pronunciavano quelle parole. Sei orrendo, straziante, ma come Tom direbbe, “non si può dimenticare da un giorno all’altro, serve tempo”. Il tempo mi sta scivolando da sotto le mani e non so più come fare, cosa fare, ho solo bisogno di un aiuto.

Giorno ventisette.
“Devi cresce Mel, e lasciarti alle spalle il passato. Siamo tutti dispiaciuti per questo, ma non c’è bisogno di buttare il tuo dolore o la tua frustrazione su chiunque altro! Tu hai bisogno di aiuto, Mel, e noi stiamo cercando di aiutarti. Ma tu non ce lo lasci fare”

Giorno ventotto.
Quelle parole mi rimbombano nella testa ritmicamente e nella stessa velocità con cui quelle labbra l’hanno pronunciata e l’imbarazzo con cui tutti quegli occhi annuivano facendomi sentire piccola e inutile. Quelli erano i miei migliori amici e mi stanno facendo tutto questo. Ci siamo dichiarati una famiglia, eppure anche se un pezzo si è sgretolato, sono tutti corsi a rassicurare quello che ha fatto sì che un pezzo si rompesse completamente e cadesse inesorabilmente. Il corpo di Harry è qua a fianco al mio e continua a parlare e parlare, mi sta raccontando miliardi di cose stringendomi la mano e osservando insieme le stelle da quel balcone dove muniti di coperte cercavamo di scaldarci in un abbraccio che significava decine, centinaia di cose. Un’amicizia così dove la trovavo senza di te, Niall? Senza di lui ora non ho idea di dove sarei andata a finire, come, perché, eppure se mi alzo la mattina è anche per vedere quegli occhi verdi che hanno una luce che mi mantiene viva.

Giorno ventinove.
Siete partiti e io sono sola, solo Elena e Megan sono qua ma non gli ho scritto perché immaginavo che fossero impegnate in altro. Eppure sono venute a bussare alla porta, vedendomi come mai mi avevano vista. Il trucco era scomparso dal mio viso come le curve dal mio corpo e poi in un imbarazzo che non si addice tra amiche mi hanno invitato per uno Starbucks. Ho raccolto a fatica qualche vestito dal mio armadio, mi sono vestita e coperto il mio viso con dei grossi occhiali da sole che poco consoni al tempo e in pochi minuti eravamo sedute sulle poltrone del bar dove aleggiava un silenzio di pietra. Ma vedi, nel momento in cui ti ho perso ho subito capito che niente sarebbe stato lo stesso, solo per il semplice fatto che andandotene ti sei portato via un pezzo di me; e come fanno delle persone ad apprezzarmi come un’altra persona?
Tutto è irrimediabilmente andato perso.

Giorno trenta.
Un lungo, insopportabile, terrificante, mostruoso, ripugnante, spaventoso, atroce, agghiacciante, raccapricciante, feroce, crudele, spietato, barbaro, disumano e straziante mese senza di te.

Giorno trentuno.
Oggi eri su tutti i giornali. E così è stata colpa di quel piccolo inconveniente se io sono qui. Colpa di Amy e di quello che porta nel suo ventre. Colpa di quella fottuta convinzione che tu mi amassi e di quel vaffanculo di porca puttana. Ti odio così tanto, ti odio tanto che vorrei picchiarti e farti uscire l’anima e bestemmiare ma la verità è che mi sento una stupida che ci ha creduto fino all’ultimo. Ti amo anche se hai tradito con lei per chissà quanti mesi a questa parte. Ti amo anche perché mi hai sempre fatto credere che tutto andasse bene; o forse sono io che ho fatto finta di non vedere?

Giorno trentadue.
I ragazzi sono corsi a casa mia. Sapevano. Harry sapeva. Harry non voleva. Zayn mi ha tirata su dalla vasca dove ero sdraiata con i vestiti macchiati di sangue, tutto era opaco e ovattato. I pugni di Harry sul muro mi rimbombavano e l’acqua fredda che Louis e Liam mi buttavano su viso mi faceva risvegliare lentamente. Mi hanno svestita lasciando il copro nudo e senza conoscenza sotto di loro, l’hanno medicato da quelle ferite e rivestito per poi sdraiarlo sul letto e restare tutti intorno a guardarsi preoccupati. Nel momento in cui ho avuto le forze ho sussurrato poche parole sconnesse e Harry è scoppiato a piangere. Mi hanno parlato di te. Sei sempre lo stesso? Sei Niall? Quello che nasconde un figlio ai suoi migliori amici? Che dubita di un’amicizia? Proverei schifo per te se solo non ti amassi così tanto. Megan e Elena sono arrivate con il necessario per medicarmi al meglio e io ancora non trovavo le parole per poterli ringraziare e mi pentivo di aver dubitato del loro amore per me. Liam e Harry si sono fermati da me e si sono stretti al mio corpo esile mentre dormivano e sono caduta tra le braccia del sonno solo a notte inoltrata.

Giorno trentatré.
Harry rimane da me perché ha paura di cosa io possa fare. Non posso mentirgli e dire che andrebbe tutto bene, non mi sentivo di farlo.

Giorno trentaquattro.
Oggi ho rivisto Tom dopo decisamente troppi giorni e ha parlato con me aiutandomi come pochi sanno fare. Non ho saputo trattenere le lacrime dicendo cosa hai fatto e cosa mi hai spinto a fare. È assurdo. Mi ha detto di rinascere, di farlo per me, di trovare una cura e di tornare ad essere me. Harry è venuto a prendermi e nel momento in cui mi ha visto mi ha abbracciato intravedendo in me un sorriso. Mi sento debole e le cose che mi tengono in vita le conto sulle dita delle mani.

Giorno trentacinque.
Oggi sono partita per Mullingar per andare a trovare i miei e salutarli. Sono andata con Liam che si è offerto in quanto Danielle è in giro per l’Inghilterra come ballerina per un gruppo. Siamo partiti presto, siamo scesi a Dublino dove ad aspettarci c’era qualche fan urlante dalle quali ho preso la distanza e dalle quali ho ricevuto indifferenza e sospetto. Un altro giorno qualunque in cui avrei nettamente preferito scomparire. Sono passata dai miei dove abbiamo lasciato le valigie; sapevano tutto meglio di me e non hanno toccato l’argomento facendomi sentire a casa. Nel pomeriggio siamo usciti dove ho incontrato decine di persone che avrei voluto evitare, tranne tuo padre. Bobby. Che uomo, lui sì che è un uomo, come un padre per me e l’abbraccio che mi ha saputo dare è valso più di mille parole. Abbiamo parlato come due amici e ha ammesso le tue debolezze, non ha preferito mentire dandoti ragione ma ha saputo esser schietto accusandomi per errori commessi. Non avrebbe scommesso in una rottura ma anzi mi ha detto che nel modo in cui guardavi me, non guarderai mai nessun’altra ragazza. Vi siete sentiti ed era infuriato al solo immaginare che tu gli possa aver mentito su un bambino. Niall, chi credevi di ingannare?

Giorno trentasei.
Nella sera siamo tornati a Londra, solo dopo aver salutato i miei in preda alle lacrime. Appena arrivati ho accompagnato Liam a casa dove abbiamo cenato insieme e poi sono tornata a piedi sotto la pioggia che mi bagnava i capelli e mascherava le lacrime calde e piene di amarezza che mi rigavano le guance. Con mia sorpresa Harry dormiva sul divano accucciolato come un piccolo cucciolo indifeso. L’ho coperto e infilato la mano tra i suoi capelli morbidi perdendo lentamente i sensi e addormentandomi come una bambina.

Giorno trentasette.
Un mese e una settimana. Per celebrare il tutto, ho trascorso la mia giornata in pigiama, con Harry anche lui in pigiama. Abbiamo mangiato e poi ho segretamente vomitato tutto per non lasciare che il sorriso su quel volto non svanisse. Zayn è passato a trovarci e mi ha stretto a se come non faceva da secoli. Mi pare addirittura di aver sentito che mi sussurrasse che mi vuole bene; poi in onore dei vecchi tempi abbiamo guardato Titanic piangendo insieme nel finale. Piangevo per il finale o per la merda che i film ti fanno credere? Amore? Ha.

Giorno trentotto.
“In un giorno qualunque dove non ci sei tu”

Giorno trentanove.
Domani è il tuo compleanno e io non sono stata invitata.
Giorno quaranta.
Mi sono svegliata con un orribile mal di testa che non mi fa pensare. Oggi sei diciannovenne. Voglio morire, sto per morire. Ho incontrato tutti i ragazzi oggi e con una faccia delusa mi hanno detto che sarebbero venuti alla tua festa stasera e che erano dispiaciuti del mio mancato invito. Il pomeriggio l’ho trascorso con Harry, abbiamo parlato molto e gli ho solo voluto ribadire quanto lo amassi l’ho ringraziato per tutto quello che aveva fatto per me.
Ora sono qui seduta sul bordo della vasca mente probabilmente sarete tutti felici e divertiti, ancora inebriati dall’alcool che vi circola nelle vene. Questa non è una vendetta Niall, questo è un atto di arresa. Mi arrendo al mondo e allo schifo che fa senza di te. Mi arrendo alla crudeltà con cui mi hai trattato. Volevo ringraziarti per tutte le emozioni che mi hai regalato ma questo è veramente troppo. Mi sono seduta per terra appoggiando la schiena alla vasca, ho indossato solamente una tua maglietta e legato i miei capelli. Ripassato quei tatuaggi a memoria e versato lacrime amare su quel “mine” tatuato da te sul fianco destro e sputato l’anima in un pianto dannato. Ho anche scritto una lettera. La lascerò sul bordo del lavandino dove potrete, ma soprattutto potrai, trovarla.
“Caro Niall, non ho voglia di fare troppi giri di parole. Voglio andare dritta al punto ed essere concisa. Il gioco è finito. Tutti credevano che sarei riuscita a resistere, tutti erano convinti della mia forza. Ma quando ti portano via la ragione di vita, senti tutto il mondo caderti addosso. Ti ho amato così tanto che mi sembrava ormai senza senso vivere e sono terrorizzata che tu possa interpretare questo gesto come una vendetta nei tuoi confronti. Questo non ha niente a che vedere con una vendetta, questo è un segno di arresa. Quando te ne sei andato mi hai scaraventato addosso un peso così grosso che era diventato impossibile per me vivere. Voglio che tu mi prometta però che non vivrai mai con rimpianti o dubbi sul perché del mio gesto, voglio che tu viva sereno con tutta la felicità che una persona può ricevere. Di ai ragazzi che li amo come dei fratelli e abbraccia Megan ed Elena da parte mia. Di alle ragazze che beh, ci sarebbero centinaia di cose che dovresti dirgli. Che le amo tanto, che gli devo mille momenti e centinaia di emozioni; digli che mi promettano di tenersi Zayn e Louis stretti e di amarli ogni singolo giorno perché nessuno sa mai cosa succede. Abbraccia Liam e dagli un bacio, so com’è sensibile e non voglio che stia male per me. Voglio che continui a tenere quel sorriso lucente che tanto lo contraddistingue e digli che sarò sempre al suo fianco. Racconta a Zayn di quella volta che per una stupida scommessa ci siamo tatuati le nostre iniziali sulle dita; “come segno di amicizia” avevamo detto, e digli che sarò sempre con lui, finché lo vorrà. Divora Louis di baci e fagli promettere di non perdere mai la sua allegria, di raccontare una delle sue storie per tirare su il morale sempre a chiunque. Poi Harry. Di a Harry che è stato il migliore amico che io potessi mai desiderare. Chiedigli scusa per avergli mentito stasera, digli che ho rotto la nostra promessa solo perché per me la vita era diventata un carcere. Spettina ancora i suoi ricci e ripetigli in continuazione che gli vuoi bene, ha un gran bisogno di sentirsi amato.
E poi tu. Abbi cura di te stesso e della creatura che sta per arrivare. Ti ho amato Niall. Ti ho amato dal primo istante in cui i nostri sguardi si sono incrociati ma ho sentito improvvisamente tutto crollare quando te ne sei andato. Avevo detto di voler essere concisa e questa lettera mi pare già troppo lunga. Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo. Tua e per sempre solo tua, Mel.”
Ora mi tocca solo aspettare che tutto faccia effetto. La vista è opaca e mi sembra quasi di sentire la tua voce angelica mentre cado nelle braccia del sonno per sempre.  *spazio autrice* rhrsdhfjoer è la prima storia che pubblico dopo averne scritte a decine, volevo avere un parere sul mio modo di scrivere, mi fa piacere qualsiasi tipo di recensione c:
  
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