“Negli horror
c'è sempre. C'è sempre una ragazza che dice: Oh mio Dio, nello scantinato c'è
qualcuno ora scendo a vedere che succede in reggiseno e mutandine e senza
accendere la luce e tu pensi, qual è il tuo problema?* Poi una musica
incalzante, il buio, urla, uno bello schizzo di sangue invade lo schermo e
tanti cari saluti alla ragazza in intimo. Bè la mia vita è così!”
Emma Swan se ne stava seduta su un divanetto di pelle marrone
che odorava di dopobarba e popcorn bruciati a raccontare con una delle metafore
che le venivano spesso in mente la mattina mentre si lavava i denti la sua vita
a due completi sconosciuti, che seduti sulla poltrona di fronte la guardavano
senza saper bene cosa rispondere.
“Mhm” il ragazzo dai capelli neri decise per primo di
smorzare quel soffocante imbarazzo che si era creato nella stanza, ma impiegò
diversi secondo a trovare qualcosa da dire.
“Non ci siamo ancora presentati. Io sono
August.” Optò per la scoperta del nome di quella ragazza così strana che adesso
occupava la sua adorata poltrona, quella su cui tutti i venerdì sera quando
tutti erano andati a dormire, con il portatile sulle ginocchia per lavorare.
“Già, io sono
Emma Swan!” la donna strinse calorosamente la mano dell’uomo
soffermandosi un istante sui suoi brillanti occhi blu, poi si rivolse
all’altro. L’uomo non aveva ancora avuto il coraggio di dire una parola, se ne
stava ancora con la bocca semiaperta, gli occhi verdi socchiusi a cercare di
capire il significato delle parole di
Emma. La mano della donna lo sciolse dall’intricato nodo dei suoi pensieri e
ricambiando la stretta decise di presentarsi:
“Io sono
Jefferson!”
Tra i tre
piombò di nuovo il silenzio. Gli occhi di Emma passavano in rassegna prima il
volto di August poi quello di Jefferson, mentre il primo si fissava la punta
delle scarpe cercando di trovare qualcosa da dire e gli occhi dell’altro si
erano rivolti verso la finestra.
“Allora… Sei
interessata all’appartamento giusto?” fu di nuovo August a parlare per primo.
“Certo, sono
qui per questo!” rispose la donna sorridendo.
“Bene! Dai pure
un’occhiata alla casa e …” la invitò gentilmente l’uomo facendole cenno di
seguirlo verso le camere così da mostrargliele.
“Siete tutti
uomini qui, giusto?” chiese Emma mentre osservava la cucina.
“Si” rispose
l’altro accigliandosi.
“Bè quando ho
letto il vostro annuncio su internet avrei scommesso che fosse stato scritto da
una donna…” la donna si affrettò a spiegare il motivo
della sua domanda.
“Ehi ho scritto
io quell’annuncio!” esclamò piccato August.
“Saranno state
le parole che hai usato a farmi pensare male. Come “la luce traspare delle
ampie finestre” oppure “le pareti dell’appartamento sono state dipinte di un
tenue color beige ce riscalda l’ambiente”
Emma era piuttosto divertita dalla reazione dell’uomo.
“Si dà il caso
che io sia uno scrittore, quindi ho voluto usare parole piuttosto forbite”
August cominciò a darsi delle arie e persino il suo tono di voce si fece più
rigido e formale. Jefferson, che era rimasto sul divano senza dire una parola,
roteò platealmente gli occhi, sapeva che quando il suo coinquilino iniziava a
vantarsi portava avanti quella farsa per molto molto
tempo; ed in un certo senso era divertito dall’osservazione di Emma, in effetti, pensò, quell’articolo era eccessivo.
“Metto su un
po’ di tè.” Annunciò poi alzandosi dal divano stiracchiandosi per poi dirigersi
pigramente in cucina ed afferrare la teiera rossa dal ripiano. “Ne vuoi un po’
Emma?” chiese gentilmente alla donna mentre cominciava a riempirla d’acqua.
“Certo grazie!”
annuì la ragazza mentre entrava nel corridoio che portava alle camere da letto.
“Jefferson fa
il migliore tè che io abbia mai bevuto” si intromise August, riconoscendo
stranamente all’amico un pregio. “Ma tornando al discorso di prima, come ti ho
già detto, io sono uno scrittore e..”
“Uno
scrittore?! Wow forte! E di quale genere ti occupi di preciso?”lo interruppe
curiosa la ragazza mentre affacciava la testa in quella che sembrava una camera
vuota, se avesse deciso di trasferirsi lì sarebbe diventata la sua.
“Scrivo libri
per bambini. Mi sto occupando di una raccolta di fiabe che spero di riuscire a
pubblicare per la fine dell’anno.” Rispose fiero l’uomo mentre la donna tratteneva
a stento le risate, stando alle parole e alle arie che si dava l’uomo, si
aspettava qualcosa di più delle favole.
Continuarono il
loro viaggio nelle camere da letto, fino a quando arrivarono all’ultima, quella
che sembrava essere la più grande. Emma appoggiò la mano sulla maniglia ma
prontamente August la fermò.
“È meglio non entrare in questa stanza!”
“Perché?”
chiese la donna con un’espressione mista tra lo spaventato ed il curioso. Si
vedeva già come in uno di quei telefilm in cui un gruppo di serial killer tiene
delle donne segregate in una stanza della loro casa per torturarle a morte.
“Questa è la
camera del nostro terzo coinquilino e, credimi, lui è un tipo un po’ strano, potremmo trovare
di tutto nella sua stanza.” Cercò di spiegarle mentre la donna velocemente si
allontanava dalla porta per attraversare il corridoio e tornare in cucina.
“Ma dov’è adesso?”
Domandò poi curiosa.
“Maledizione a
lui! Giuro che subirà la mia vendetta! Maledetto!” un violento imprecare
seguito dallo sbattere violento del portone rispose alla domanda di Emma, il
terzo coinquilino aveva appena fatto ritorno.
“Oh mio Dio!
Cosa ti è successo?” Jefferson fu il primo a vedere l’uomo rientrare a casa e
strabuzzando gli occhi stupito gli si avvicinò per osservarlo meglio.
“Cosa mi è
successo? E me lo chiedi pure? Un disastro ecco cosa è successo!” sbraitò l’altro
mentre cercava in tutti i modi di sbottonare i bottoni del capotto che
indossava.
“Ma si può
sapere cos’hai da urlare tanto? Abbiamo degli…” anche
August era entrato nella stanza seguito dalla donna che senza ancora aver
capito bene la situazione rimase nascosta dietro di lui. Ma appena visto l’uomo
da vicino le parole gli morirono sulle labbra “Ma cosa diavolo hai fatto?”
“Ti prego
August non i ci mettere anche tu adesso! La mia vita è già diventata un inferno
senza le vostre domanda stupide. Non si vede cosa mi è successo? La mia mano
sinistra è dannatamente fratturata!” il tono della sua voce divenne sempre più
alto mentre, arrendendosi con il cappotto, si sedette su uno degli sgabelli
della cucina.
“Stai calmo! Ma
possiamo sapere come è successo?” domandò ancora in tono calmo Jefferson.
“È stata tutta
colpa di Gold, l’uomo di cui vi ho già parlato. Non
so per quale dannato motivo ce l’ha con me! Ed è stato a causa sua che mi sono
fratturato la mano. Scommetto l’altra mano che l’ha fatto apposta!” spiegò
cercando di calmarsi, ma il solo pensare a quell’uomo lo riportò su tutte le
furie.
“Bè io forse
un’idea del perché ce l’ha con te ce l’avrei… Ti ha
sorpreso a letto con una moglie!” disse ironico August.
“Ma è successo
tanto tempo fa! E poi di certo questo non vale la mia mano! Poi mi ha chiesto
anche scusa, ha finto persino di essere dispiaciuto. Lacrime di coccodrillo sono le sue, ecco cosa sono.”rispose
battendo il pugno, quello della mano buona, sul bancone della cucina.
“Suvvia non
possiamo accusarlo senza delle prove. Tranquillo la tua mano guarirà in fretta…” cercò di tirargli su il morale Jefferson.
“Hai idea di
quanto stupido sia quello che stai dicendo? La frattura che quel idiota mi ha
provocato, perché sono certo che l’abbia fatto apposta non ho bisogno di prove,
si chiama frattura scomposta per compressione. E sai quanto tempo ci vuole
perché le ossa tornino al loro posto? Quattro mesi se sarò fortunato!
Altrimenti dovranno intervenire chirurgicamente e non è neanche sicuro che la
mano ritornerà come prima!” l’uomo
guardò la sua mano ingessata con rabbia e maledì per l’ennesima volta il suo
datore di lavoro causa del suo incidente.
Persino Emma
che era rimasta in disparte a guardare la scena si lasciò scappare dalla bocca
un sibilo immaginando il dolore che si provava nel fratturarsi la mano, e in
quel momento tutti e tre si ricordarono o si accorsero della presenza della
donna.
“Lei è Emma, è
venuta qui per l’annuncio. Vorrebbe venire ad abitare qui con noi!” la presentò
Jefferson mentre estraeva delle tazze dalla credenza.
“Emma,
perdonami.” Esordì il ragazzo che sembrava essersi completamente dimenticato
del suo infortunio “Ma nessuno mi ha detto che saresti venuta oggi” aggiunse
avvicinandosi prima di lanciare un’occhiata in cagnesco agli altri due uomini.
“Mi presento, sono Kilian Jones” così dicendo le
prese gentilmente la mano e con fare teatrale le lascio un leggero bacio sul
dorso. La donna rimase colpita ma allo stesso tempo anche divertita da quel
gesto così inaspettato.
“Quindi adesso
hai conosciuto tutti gli inquilini di questa casa. Cosa ne pensi?” si intromise come al solito
August avvicinando ai due.
“Posso parlarvi
un attimo in privato ragazzi!” Kilian parlò prima che
Emma potesse rispondere ed ancora più velocemente condusse gli altri due uomini
in bagno chiudendosi la porta alle spalle. La donna rimase per un po’ ad
osservare meglio il salotto, ma poi vinta dalla curiosità si avvicinò alla
porta per origliare.
“August, non
avevi detto che avresti scritto sull’annuncio che la nostra offerta era valida solo
per gli uomini?” domandò un accigliato Kilian.
“Certo che l’ho
fatto!” si difese, per quanto poco fosse possibile l’altro.
“No non l’hai
fatto! Ma ci avevi detto di si!” lo accusò garbatamente Jefferson.
“Certo che non
l’ha fatto. È un bugiardo patologico!” commentò caustico l’altro alzando anche
la mano fratturata.
“Ragazzi lo so
che non siamo abituati ad avere una donna in casa ma abbiamo bisogno di qualcuno
che ci aiuti a pagare l’affitto e lei è l’unica che ha risposto all’annuncio!”
spiegò leggermente affranto August.
“Sei fortunato solo
perché è carina! E accetto di dividere la casa con lei. Tu cosa ne pensi
Jefferson?”
“Per me va
bene, mi abituerò a vivere con una donna”
Emma aveva
ascoltato tutta la conversazione e sebbene avesse già deciso di trasferirsi in
quella casa, dato che era l’unica che poteva permettersi e che la teneva
abbastanza lontana dal suo passato, non riuscì a trattenere una gridolino di
felicità nel sentire che i suoi ormai “nuovi coinquilini” l’avevo accettata.
Sentendola i tre uomini aprirono la porta e la osservarono sorridere felice
senza parlare.
“Vi assicuro
che non ve ne pentirete! Allora quando posso iniziare a portare le mie cose?”
Buonasera a tutti! Ho scritto questa
pazzia un po’ di mesi fa e questa sera mi sono convinta a pubblicarla. Adoro
questo telefilm e adoro tutti e quattro questi personaggi! E davvero non so con
chi shippare Emma, così ho scritto questa cosa in cui non escludo nessuno! ^_^
È scritto sulla falsa riga del primo episodio del telefilm “New Girl” (altro
telefilm che adoro).
Bene spero che vi sia piaciuta,
magari se la trovate una cosa carina potrei scriverci un long oppure una
raccolta di One-Shot. Bacii
a tutti e grazie per avermi letta fin qui! <3
*La frase fin qui è completamente ripresa dalla prima frase che Jess dice
nella 1x1 di “New Girl”