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Autore: itsabluelove    30/01/2013    5 recensioni
Raccolta OS Larry
✓ incontro
✓ bacio
✗ prima volta
✗ 'ti amo'
✗ litigata
✗ 'per sempre'
✓ coming-out
✗ matrimonio
ATTENZIONE: contiene accenni Ziam.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon salve, carissime/i. Non so cosa sia questa, presumo una raccolta di OS (maddai?!) in cui cerco, badate bene cerco, di raccontarvi come sono andate le cose. Comunque, iniziamo dal principio. 
Il bagno è il classico, no? Beh, non potevo trascurare le fonti certe che i due hanno lasciato sparse tra interviste qua e interviste là. Ma, ovviamente, ci ho messo anche del mio.
I problemi esistenziali di Harry non so se siano veri, c'è chi afferma, chi smentisce, so solo che sono fottutamente ispiratori (non che io ne usufruisca con disinteresse, per niente, so cosa vuol dire, non direttamente, ma so.) dunque, introducendoli, diciamocelo, il racconto diventa più emotivo. 
Ahh, ho spoilerato, vero? Scusate, perdonatemi. E' proprio una cosa minimissima, dai. 
Il raiting per ora rimane verde, ma cambierà quando arriverò alle parti p0rn! ovviamente. Dunque, siete liberi di scegliere quale "momento" leggere, in quanto essendo una raccolta non saranno collegati tra loro (avete capito in che senso, vero? D:). Infine, ringrazio xwilliamseyes che ha gentilmente accettato il ruolo da beta per questa raccolta. 

BUONA LETTURA E PER QUALSIASIMISSIMA COSA MI TROVATE QUI E QUI .







Johannah non riusciva a capire più nulla in quel caos. Le gemelle non facevano altro che ricorrere Louis per la stanza, Mark come al solito non era in casa, Lottie e Fizzy erano troppo impegnate a litigare. Per questo, quando il telefono squillò, rispose con un gridolino di esasperazione e nervoso.

-Signora, mi sente?- chiese una sconosciuta ragazza dall'altro capo dell'apparecchio.

Allora la donna si allontanò in giardino, chiudendosi la porta (e le urla infinite) alle spalle e concentrandosi sulla voce metallizzata.

-Si, chi parla?- sospirò, lasciandosi andare sulla poltroncina di vimini del salottino esterno.

-Chiamo dagli studi di "The X-Factor", lei è parente di Louis?-

-Sono la madre, mi dica pure- si rizzò al bordo della poltrona, tendendo al massimo le orecchie e incrociando le dita. Forse qualcosa di buono nella sua vita ancora c'era.

-Bene, la informiamo che suo figlio è stato scelto per i provini con i giudici ufficiali che si terranno domani qui in studio.-

Johannah scoppiò in un urlo di felicità, ringraziando ripetutamente la gentile centralinista della trasmissione, facendosi ripetere tre volte l'indirizzo degli studi (nonostante questo fosse di dominio pubblico) e piangendo disperatamente tutta l'ansia e il groviglio di nervi che portava sulle spalle in quei giorni.

Chiuse la conversazione, poggiò il telefono sul tavolino basso, e coprì il suo volto con le mani, singhiozzando per liberare il cuore da tutte le emozioni (belle e brutte) che stava provando. La relazione con Mark non andava, Lottie rientrava troppo tardi la sera, Fizzy iniziava già a capire cosa fare con un ragazzo, le gemelle non la smettevano di strillare e lagnarsi. E poi c'era Louis, quello spiraglio di vita che ancora le permetteva di respirare. Louis era l'anima del Mondo, perchè nonostante tutto, nonostante il trasloco, nonostante un padre che non era sangue del suo sangue, Louis sorrideva, sempre. Ed il suo sorriso, era l'ancora di salvezza alla quale Johannah si aggrappava ogni volta che ne aveva bisogno. Perchè ogni volta che il mondo girava per il verso sbagliato, lei si intrufolava nel letto di suo figlio, svegliandolo, e facendosi raccontare a bassa voce per non svegliare le sorelle, una di quelle barzellette sciocche sui carabinieri. Oppure, lo ascoltava con occhi lucidi, quando Louis guardava sul soffitto della sua stanza, pensieroso, e le raccontava della canzone che stava scrivendo, di quanto amasse il sorriso di Hannah e della sua voglia infinita di diventare un cantante famoso. Louis aveva salvato Johannah tante volte ed il minimo che Johannah potesse fare per suo figlio fu racimolare quei pochi soldi che le rimanevano e pagargli il viaggio per le selezioni di "The X-Factor". E sperare, con tutto il suo cuore, che il sogno del figlio potesse un giorno diventare realtà.

E quel giorno era finalmente arrivato. Si asciugò le rimanenti lacrime dal viso e decisa rientrò in casa. Il più grande reggeva le sue due sorelline più piccole tra le braccia, facendole roteare e ridere a crepapelle. Ma quando vide gli occhi rossi della madre le posò a terra, raggiungendo la donna e sorridendole rassicurante. Perchè anche senza sapere il motivo delle sue lacrime, quel suo sorriso era una promessa, la promessa che tutto sarebbe andato bene.

-Erano gli studi di X-Factor, Lou- Johannah si aprì in un sorriso timido, mostrando il telefono al figlio -ti hanno preso per i provini- ed il sogno sembrava iniziare.

 

 

 

 

-Signore, avrei bisogno di un anticipo- dopo vari e lunghi tentennamenti, Harry, posati grembiule e guanti in lattice, si decise a rivolgersi al suo capo.

-Per cosa, Harry?- questi, un uomo sulla cinquantina con le mani sempre sporche di farina e acqua, si voltò verso il suo dipendente, districando le dita dall'impasto.

-Io..- Harry si vergognava, come sempre. Si, è vero, faceva parte di una piccola band, gli White Eskimo non erano male, ma aspirava al successo, aspirava ad un portafoglio un po' più consistente. E Robin, il fidanzato della mamma, l'aveva spronato ad iscriversi a quelle selezioni, alle selezioni di "The X-Factor". Ed Harry, impacciato, troppo magro e con dei ricci indomabili, era stato preso. Ma non aveva i soldi per pagare il viaggio sino agli studi, per questo aveva bisogno di un anticipo. -Sono stato preso per i provini di X-Factor- ammise, rosso d'imbarazzo a testa china.

E il suo capo esplose dalla gioia, o forse dall'importanza che la sua panetteria avrebbe potuto prendere avendo ospitato una star della musica. Ed acconsentì ad anticipare il suo piccolo stipendio, con tanto di pacche sulle spalle e raccomandazioni del tipo 'E non dimenticare dove sei cresciuto'.

Così Harry, con la tasca anteriore destra dei jeans un poco rigonfia per il denaro appena ricevuto, si incamminò verso casa, a pochi isolati dal suo posto di lavoro. Suonò al campanello nuovo di zecca 'Twist' da cui arrivò la voce metallica di sua sorella Gemma.

-Chi è?-

-Sono io, apri- sbottò, come infastidito. Ma da cosa? Aveva solo sedici anni, era bello, sapeva cantare e la sua famiglia gli voleva bene. All'apparenza era un ragazzo apposto, felice quasi. Eppure, se il tuo sguardo si spostava appena sui suoi polsi, qualcosa non andava. Harry era insicuro, molto insicuro. Della sua vita, della sua voce, del suo sorriso, del suo corpo. Se la gente si scambiava qualche parola al suo passaggio, era perchè di sicuro lo stavano criticando. Se Gemma, Anne e Robin ridevano a tavola ancora prima che lui tornasse dal bagno, era sicuramente perchè stavano meglio senza di lui. Ed il suo problema era questo, l'insicurezza. Il non credersi all'altezza delle persone che lo circondavano, la convinzione che non serviva praticamente a nulla. Solo la musica riusciva ancora a tenere i suoi piedi lontano da quel vecchio ponte. Ma non era per niente così, tutti amavano Harry. Tutti adoravano le sue fossette, tutti erano felici di sentirlo cantare, tutti gli sorridevano gentili in panetteria. Solo che lui non riusciva ad apprezzare questo. Si era ripromesso che con quel provino sarebbe andato avanti, sino a diventare famoso, sino a racimolare tanti soldi, sino a darli alla sua famiglia per poi porre fine alla sua vita. Perchè ogni volta che si guardava nudo allo specchio, ogni volta che la lama trafiggeva il suo braccio e ogni volta che piangeva, lui non si sentiva abbastanza per niente, tantomeno per vivere. Egoista, sorrideva al mondo senza chiedere aiuto. Perchè lui non meritava l'aiuto di nessuno, lui si era messo in testa di far uscire la sua famiglia dal lastrico e poi di sparire, così com'era giusto fare. Si dice che ognuno nel mondo è presente per uno scopo, ed il suo era ben preciso e ben chiaro: salvare gli altri e distruggere se stesso. Così, quello sarebbe stato l'inizio della sua fine, la grande salita per raggiungere la meta del denaro e poi la veloce e fuocosa discesa verso le viscere dell'inferno.

 

 

Ma cosa succede quando tanta voglia di vivere e tanta voglia di morire si incontrano?

 

Harry, con il volto bagnato da lacrime ed acqua, il rubinetto ancora aperto e la sciarpa scaraventata sopra la tavoletta del water, fissò con terrore negli occhi le schegge di legno che si staccavano dalla finestrella dei bagni degli studi di "The X-Factor". Lo sapeva, se lo sentiva, non ce l'avrebbe fatta. Mancava forse mezz'ora alla sua audizione, e sentiva con tutto il suo corpo che non sarebbe andata bene, sentiva già la voce di Simon dirgli 'Mi dispiace, ma per noi non sei abbastanza'. Allungò la mano a prendere uno di quei legnetti, quando la porta si aprì d'improvviso.

 

Louis, a dire la verità, aveva una voglia matta di far pipì che proprio non riusciva a trattenere. Aveva lasciato un bacio a fior di labbra ad Hannah, cercando disperatamente un bagno. E proprio come quando hai davvero bisogno di una cosa, nessuno sembra riuscire a trovarla. Possibile che nessuno sapesse dove fosse quel fottutissimo bagno? Ancora due minuti e se la sarebbe fatta addosso.

-La prego, la prego!- tirò un braccio ad una ragazza mora con una cartelletta in mano -Mi sa dire dov'è il bagno?- chiese, con fare disperato e quasi sull'orlo delle lacrime.

-Dietro le scale principali- rispose lei distratta e poi sorpresa quando il ragazzo le lasciò un generoso bacio sulla guancia.

Louis corse velocemente verso la direzione indicata, aprendo la porta e ritrovando il bagno già occupato.

 

-Oops!- esclamò il ragazzo davanti a lui. Ma Harry parve non sentirlo. Lasciò andare la mano che aveva quasi raggiunto i legnetti e si catapultò dentro gli occhi celesti di quel ragazzo sconosciuto. Era come se finalmente avesse davvero capito perchè esisteva. Niente famiglia, niente sogni, Harry Styles era nato per affogare nel mare di quelle iridi, per aggrapparsi a quel sorriso divertito, per lodare con ogni fibra del suo corpo il ragazzo che stava davanti a lui. Il viso gli si illuminò, come colto da una rivelazione improvvisa, mentre le sue labbra riuscirono a pronunciare una sola sillaba, coperta dal frenetico battito del suo stesso cuore.

 

-Hi- disse il ricciolino, con due gocce d'acqua che scorrevano sulla sua guancia. Louis avrebbe voluto saltare di gioia, farsi la pipì addosso anche, ma soprattutto stringere tra le sue braccia il ragazzino che aveva davanti. Non importava il suo nome, la sua età, che cosa stesse facendo con gli occhi rossi reduci di pianto e con una mano prima sospesa a mezz'aria e poi sul suo fianco magro e perfetto. Non importava nulla. Louis aveva disperatamente bisogno di un bagno. E invece no, questo era quello che credeva. Perchè Dio, quel Dio che spesso si ostinava a bestemmiare, aveva in serbo per lui un qualcosa che neanche sapeva di aver bisogno. Dio gli aveva riservato un posto in paradiso e gli aveva affidato l'angelo più bello in assoluto, quello più perfetto. Gli aveva dato il compito di accudirlo, di modellarlo sotto le sue mani, di stringerlo nei momenti belli e brutti, di coccolarlo e proteggerlo.

 



Quando tanta voglia di vivere e tanta voglia di morire si incotrano, nasce l'amore. Che toglie vita e che toglie morte. Che ti fa perdere la cognizione del tempo, che ti toglie il respiro, la fame, la sete. Che ti cambia dentro e ti cambia fuori. L'amore è il punto immaginario tra luce e buio. Perchè è entrambi e non è nessuno dei due. Perchè oggi è bello, domani orribile e dopodomani ancora meglio di oggi. E' imprevedibile, è un fulmine a ciel sereno, è un 'Oops' di imbarazzo ed un 'Hi' di cortesia. L'amore sono loro, e tu non puoi negarlo.

 

 




 

  
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