Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: MimiRyuugu    30/01/2013    3 recensioni
Ecco qua, dopo Ultimi Ricordi, la continuazione della saga dei Tre Uragani. Riuscirà la nostra Giulia Wyspet ad avvicinarsi di più al burbero Severus Piton?
"You are the life, to my soul, you are my purpose, you are everything."
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Saaalve *-* scusate l'immenso ritardo >.< lo so che vado da un estremo all'altro ma prometto che cercherò di regolarizzarmi >.< anyway, siccome è tarda ora e devo prepararmi psicologicamente per infiniti turni lavorativi ho pensato di approfittare *-* come vedete sono tornata all'intro prima del capitolo perchè bhe...è da sette anni che aggiorno fan fiction ed ho sempre tenuto questo metodo, per cui penso che continuerò per la mia retta via u.u volevo ancora ringraziare le dolci donzelle Giorgy89 e Lolos per le recensioni dell'ultimo capitolo <3
Bando alle ciace, in questo cap troviamo E... ed Alba Chiara di Vasco Rossi, Shimi Shimi di Amir, Going Under degli Evanescence e She's a Rebel dei Green Day.

Avvertenze: occtudine, sana vendetta e *spoiler* ok, sto zitta.

Spero che il capitolo vi piaccia,
buona lettura <3



20° Capitolo

Rimasi con gli occhi chiusi. Il silenzio ci attorniava come fossimo protetti da una barriera. Il vento si era calmato, ma faceva freddo. Mi strinsi di più vicino a Severus. “Professore…lei ha mai visto delle lucciole?” gli chiesi. Lui alzò le spalle. “Una volta…” rispose. Sorrisi. “Quando ero piccola ogni estate andavo con i miei in un posto in campagna…era vicino ad un lago, e la sera, mentre mio padre accendeva qualche fuoco d’artificio, le lucciole si facevano vedere…mi ricordo che una volta corsi dietro ad una e caddi a faccia in giù in una pozzanghera…” raccontai, divertita. Severus sorrise. “Non che ora non inciampi con meno frequenza…” commentò, maligno. Arrossii. “Mi intristisce pensare che tra due anni tutto sarà finito…niente più liti con Millicent e Pansy, niente più McGranitt che ci rimprovera, e niente più Ruf che ci concilia il sonno…” sospirai alzando gli occhi al cielo. Stelle a non finire. “…e poi…niente più lezioni di Pozioni…” conclusi. Piton mi guardò scettico. “Come dire che le dispiace…” commentò. Sorrisi. “In effetti la materia non è che mi piaccia particolarmente…piuttosto un certo professore…” confessai. Severus arrossì e si voltò dall’altra parte. “Dica la verità…le mancheranno lei mie visite serali eh?” dissi, speranzosa. “Appena lei varcherà la soglia di Hogwarts per non tornare mai più tirerò fuori i coriandoli e farò festa…” rispose, maligno. Lo guardai delusa. “Anzi, se proprio vuole può andare già ora…” continuò i suo perfido gioco. Mi alzai. “Se proprio vuole…” dissi, triste. “Certo…di certo io non la trattengo…” sbottò. Feci qualche passo all’indietro. “Sicuro che posso andare?” chiesi. Piton annuì indifferente. Lo guardai tristemente. Intanto, camminando all’indietro, misi male un piede e scivolai sull’erba umida. Caddi a sedere in giù. “Cavoli che male!!” mi lamentai. Severus scoppiò a ridere. Sbuffai. Però guardarlo ridere mi faceva piacere. Anche se rideva di me. “Avanti, si alzi e torni qui! Si è fatta male?” mi chiese, scuotendo la testa esasperato. Ok, forse rideva con me. In un certo senso. Mi alzai e tornai da lui. “Lei è incorreggibile…su quattro passi che fa uno è uno scivolone…” mi prese in giro. Sbuffai e gli diedi un leggero pugno su un braccio. Mi fece posto sotto il suo mantello. “Professore?” lo chiamai. Lui mi guardò. Abbassai lo sguardo. “Mi….mi promette che…non mi abbandonerà? Lo so che può sembrare una richiesta stupida…però…ecco…lei prima ha detto che comunque di qualcosa si ha sempre paura…e nonostante ci siano al mondo cose come la Maledizioni Senza Perdono e il regno di Voldemort…bhe…l’unica cosa di cui ho paura io è…perderla…” dissi, quasi in un sussurro. Mi sentivo le guance in fiamme. Piton non rispose subito. Sospirò. “Lei è davvero sciocca signorina Wyspet…” sbuffò. Poi però, sorrise. “È ovvio che non l’abbandonerò! Le ho fatto due promesse non da poco, che intendo rispettare…” disse poi. Era vero. Aveva promesso di proteggermi. E di stare con me. Dopo questi due anni. Sorrisi e lo abbracciai. “Se ha freddo faremmo meglio a tornare al castello…” osservò Piton. Scossi la testa. “Io sto bene qui…” risposi, soddisfatta. Una folata di vento improvvisa ci colpì. “Andiamo sotto all’albero? Così almeno ci proteggiamo un po’ dal vento…” proposi. Piton annuì. “Una volta ogni tanto le si risvegliano i neuroni eh?” commentò poi. Gli feci la linguaccia. Ci spostammo, per sederci sotto il nostro albero. Schiena contro il tronco. Mi rannicchiai ancora vicino a lui, sotto al mantello. rimanemmo in silenzio qualche minuto. Sospirai. La luna. Il cielo stellato. Quell’atmosfera. “E...vuoi da bere…vieni qui…tu per me…te lo dico sottovoce…amo te…come non ho fatto in fondo, con nessuna, resta qui un secondo…” iniziai a cantare. L’ennesima canzone passatami da Mary Kate. “E...se hai bisogno e non mi trovi cercami in un sogno…amo te…” continuai. Vagavo con lo sguardo nel cielo, alla ricerca di qualche altra stella cadente. Il mio fiore di peluche vicino. “…quella che non chiede mai, non se la prende se poi non l'ascolto…” sospirai. L’atmosfera di inquietudine era sparita. C’era Severus li con me dopotutto. Mi voltai verso di lui. “E...uo...e...sei un piccolo fiore per me e l'odore che hai…mi ricorda qualcosa…va bè...non sono fedele mai, forse lo so…” sussurrai. Aveva la testa appoggiata al tronco. Gli occhi chiusi verso il cielo. Sorrisi. Feci scivolare la mano accanto al suo braccio. “E...quando sento, il tuo piacere che si muove lento, ho un brivido…” continuai. Arrossii. Un minuto di indecisione. Poi. Feci scivolare la mano sotto la sua, appoggiata sull’erba. La sua mano ebbe un tremito. Però Severus non si mosse. “…tutte le volte che il tuo cuore batte con il mio, poi nasce il sole...” conclusi il verso, sorridendo. Sarei rimasta li per tutta la notte. Non era il cielo stellato. Non era la luna. Sapevo che se fossi stata con lui, sarei potuta essere anche nell’ufficio della Umbridge. “E...uo...e...ho un pensiero che parla di te…tutto muore ma tu, sei la cosa più cara che ho…e se mordo una fragola, mordo anche te…” dissi, in un bisbiglio. Chissà cosa stava pensando. Se anche lui, come me, si sentiva fra le nuvole. Io però avevo paura. Se Hermione avesse avuto ragione, allora quei piccoli momenti non ci sarebbero più stati. “Uo...e...sei un piccolo fiore per me e l'odore che hai…mi ricorda qualcosa…va bè... non sono fedele mai, ora lo so…” conclusi. Incrociai le sue dita con le mie. Come avevo fatto quella sera di neve. Quando ci scambiammo il nostro primo vero bacio. Rimasi a guardarlo. Mia madre mi diceva sempre che quando guardava me, vedeva mio padre. I capelli quasi biondi erano suoi. Gli occhi di mia madre. La grinta di mio padre. E La dolcezza di mia madre. Il pugno dei Wyspet. La generosità dei Cohen. Chissà fra due anni. Quando Severus avrebbe dovuto chiedere la mia mano ai miei genitori. Mia madre sospettava già che ci fosse un amore intricato nella mia vita. Le avevo raccontato solo che lui era più grande di me. E che era un uomo intelligente e dolce. Mio padre sarebbe rimasto sbigottito. La sua adorabile figliola. Con un uomo che ha il doppio dei suoi anni. “Professore?” lo chiamai. Lui non rispose. Forse si era addormentato. “Si signorina Wyspet?” disse poi. Sobbalzai. Rimaneva con gli occhi chiusi. “Lei…conosce i miei genitori?” chiesi. Piton annuì. “Cioè…a parte nelle occasioni scolastiche…” precisai. Lui annuì ancora. “Davvero? E da giovani com’erano?” chiesi, curiosa. Il professore si portò una mano al mento. “Suo padre è sempre stato un ragazzo con pochi amici…mi ricordo che in Sala Grande succedeva spesso che litigasse con James Potter…” iniziò a raccontare. Lo guardai curioso. “Mentre sua madre era una donna abbastanza tranquilla…una volta il nostro professore di Pozioni ci divise in coppie miste…ed io capitai con lei…” continuò. Sorrisi. “Allora eravate amici!” esclamai, contenta. “Non proprio…diciamo che lei stava per la maggior parte del tempo con una ragazza del suo anno...Black le faceva costantemente la corte, ma lei aveva occhi solo per Lupin…fino a quando, alla fine del quinto anno, suo padre le chiese di uscire…” concluse. La ragazza con cui stava mia madre era Felicia. La sua migliore amica. E della sua cotta per Lupin. Quella mi era sconosciuta. “Capisco…” dissi. Piton mi guardò. “Non le fa nessun effetto che io sia così vecchio da aver frequentato la scuola con i suoi genitori?” mi chiese. Alzai le spalle. “Sono solo ventidue anni di differenza…” sorrisi. Severus mi guardò scettico. “Potrei essere suo padre!” sbottò. Scossi la testa. “Lei non è vecchio…è maturo…ed è proprio per questo che mi piace…lei sa come trattare una donna e non si fa guidare dagli ormoni…” spiegai. Lui sorrise timido. “Chi le dice che anche io alla sua età non fossi come i suoi coetanei?” rimbeccò. “Non si dimentichi che l’ho conosciuta! Per poco, però da quello che ho capito lei non è cambiato…sensibile, protettivo, dolce…” risposi sicura. Lui sbuffò. Trassi un profondo respiro. “Comunque la conosco abbastanza da dire che è un perfetto gentiluomo…” sorrisi, ancora. “Davvero? E cosa glielo fa pensare?” rimbeccò, quasi irritato. “Se non fosse così, non si sarebbe fatto scrupoli e mi avrebbe concesso di stare con lei da subito…e la sera, invece di chiacchierare, faremmo ben altro…” spiegai arrossendo. “E non le dispiace che io abbia preso la scelta più dolorosa?” disse subito Severus. “La ammiro, perché ha fatto la scelta giusta…me ne rendo conto che finché io sarò tra le mura di questa scuola dovremmo attenerci a certi comportamenti…come dice lei, un professore ed un alunna non possono avere un rapporto stretto…ed è giusto così…se avessi avuto qualcosa da dire glielo avrei riferito…e poi, non m’importa quanto dovrò aspettare… per lei, aspetterei anche tutti gli anni di questa terra…” spiegai. Lui sorrise. Una nuvoletta solitaria aveva appena oscurato la luna. “Professore…che ne dice se rimaniamo fino all’alba?” chiesi. Piton mi guardò. “Spero che stia scherzando!” sbottò acido. “No…è da tanto che voglio vedere l’alba…e già che siamo qui…la prego!” lo pregai. Lui scosse la testa. Presi il fiore. “Anche Flower glielo chiede! Per favore professor Piton!” dissi, imitando una vocetta. “E quella cos’era?” chiese perplesso. Arrossii. “Era una voce da fiore!” spiegai. “Le bambine come lei vanno a letto presto… figuriamoci fino all’alba!” osservò. Guardai l’orologio. “Sono le tre…mancano quattro ore!” sorrisi. piton rimase stupito. “Si è fatto davvero tardi! Non me ne ero nemmeno reso conto…” disse, muovendosi per alzarsi. Gli tenni stretta la mano, per non farlo alzare. “Andiamo signorina Wyspet…non può pretendere di rimanere qui fino alle sette per vedere una banalissima alba!” sbottò seccato. “Precisamente fino alle 6.29! E comunque un’alba non è mai banale!” sbottai. Piton riuscì ad alzarsi, nonostante lo tirassi verso terra. “Ed ora, si alzi, così potremmo tornare al castello…” mi ordinò. Scossi energicamente la testa. “Non posso lasciarla qui…è sotto la mia responsabilità!” esclamò, acido. Lo guardai supplichevole. “Almeno proviamo a rimanere svegli! Prometto che se mi addormento torniamo al castello! Per favore!” lo pregai ancora. Severus mi squadrò indeciso. “Avanti, basta capricci!” sbottò, cercando di alzarmi tramite il braccio. “Non sono capricci!” commentai, decisa. “Ah no? Non mi dica che non ha mai visto un’alba!” disse, irritato. Io arrossii. “Ecco…si…l’ho già vista…però…io volevo vederla…con lei…” sussurrai. Il professore mi lasciò il braccio. “Se si addormenta, diritti al castello, intesi?” sbuffò, sedendosi accanto a me. Annuii vigorosamente. Iniziammo a fissare il cielo. Vidi una costellazione e la indicai. Piton mi disse il nome ed iniziò a spiegarne la leggenda. Passammo così del tempo. Erano quasi le quattro e mezza, quando, dopo un breve silenzio, Severus non rispose ad una mia ennesima domanda. Così mi accorsi che si era addormentato. Risi piano per non svegliarlo. Gli sistemai il mantello in modo che non prendesse freddo e gli diedi un bacio sulla fronte. Chiusi gli occhi, giusto per farli riposare, ma distrattamente, mi addormentai a mia volta. Fu un cinguettio a svegliarmi. “Non sto dormendo! Stavo riflettendo!” esclamai subito, per difesa. Poi mi accorsi che Piton dormiva ancora. Guardai l’ora. Mancavano cinque minuti alle sei e mezza. Il cielo si stava già schiarendo. Lo fissai meravigliata. “Professore! Andiamo si svegli! L’alba!!” esordii, battendo una mano sulla sua spalla. Piton si mosse di poco. “Avanti!! Si perderà questo spettacolo!” lo chiamai. Ancora nulla. Mi sporsi e gli diedi un bacio sulla guancia. Poi una carezza alla mano. Gli tirai la manica della camicia e, finalmente, pian piano aprì gli occhi. “Ma cosa…” iniziò a dire. Indicai il cielo. “Finalmente professore! L’alba!” sorrisi. Lui sbadigliò con contegno. Risi. “Se solo osa commentare tolgo cinquanta punti a Grifondoro…” sbottò. Aprii la bocca ma lui mi zittì. “Non fiati e guardi la sua alba…” disse, acido. Scossi la testa. “La nostra alba…” lo corressi. Gli presi la mano e mi alzai. Cercai di fare altrettanto ma lui si oppose. “Cos’è tutta questa allegria?” chiese Piton, perplesso. “Io trovo che sia bellissima!” sorrisi. “È una comunissima alba…” ribadì. Scossi la testa e corsi più vicino alla riva. Allungai le braccia. Il sole era ancora piuttosto basso e allungando le mani si creava l’illusione di poterlo toccare. “Guardi professor Piton! Posso toccare il sole!” sorrisi. severus mi guardava con un sorriso divertito. Iniziai a piroettare. “Respiri piano per non far rumore…ti addormenti di sera, ti risvegli con il sole…” cominciai a cantare. Albachiara. Una canzone bella. Come la sensazione che pian piano si stava allargando nel mio cuore. “Sei chiara come un'alba, sei fresca come l'aria!” continuai. Severus mi guardava ancora seduto sotto l’albero. Battei le mani entusiasta. Gli feci segno di raggiungermi, ma lui scosse la testa. Ancora con un sorriso. “Diventi rossa se qualcuno ti guarda e sei fantastica quando sei assorta…nei tuoi problemi…nei tuoi pensieri…” sussurrai. Un lieve venticello primaverile si era sostituito a quello inospitale e duro della notte. Era da quel’estate che non rimanevo sveglia così a lungo. Però mi sentivo piena di energia. Avrei potuto davvero toccare il sole. “Ti vesti svogliatamente, non metti mai niente che possa attirare attenzione, un particolare…solo per farti guardare…” esclamai. Feci un’altra piroetta. Sembravo esagitata. Forse era perché mi sentivo bene. Molto bene. Felice. Perché la vicinanza di Severus, combinata con quell’alba meravigliosa, mi rendeva felice. “E con la faccia pulita cammini per strada, mangiando una mela coi libri di scuola…ti piace studiare, non te ne devi vergognare…” proseguii. Feci ancora segno a Piton di raggiungermi. Prima che il sole brillasse alto nel cielo, mettendo fine all’alba. Stavolta si alzò in piedi. Fece qualche passo verso di me. lo chiamai facendogli gesto con la mano e corsi sulla riva del lago. “E quando guardi con quegli occhi grandi, forse un po' troppo sinceri, sinceri, si vede quello che pensi, quello che sogni…” conclusi, sorridendo. Severus aveva accolto la mai chiamata e stava venendo da me. Mi specchiai nell’acqua del lago. La luce rosata del cielo si rifletteva sull’acqua. Immersi un mano. Era tiepida. Ne presi un po’ con due mani la osservai. “Si è esaurita la batteria a quanto vedo…” commentò divertito Piton. scossi la testa. Svuotai le mani e vidi una sagoma scura aggirarsi sulla superficie del lago. “Ecco… ora andiamo…” disse il professore, porgendomi il fiore di peluche. Annuii. “Vede che alla fine non mi sono addormentata?” osservai. Piton mi guardò scettico. “Allora cos’ha fatto nelle due ore che mancavano?” chiese, apposta. Tossii. “Come volevasi dimostrare…” commentò, soddisfatto. Sorrisi. “Grazie mille professor Piton!” dissi, facendo la vocina di prima e poggiando il fiore sulla sua guancia. Lui mi guardò inorridito. “Le sarei grato se evitasse di fare quella voce…” sbottò. Risi. Durante la camminata per andare al castello, sbadigliai una decina di volte. “Ora andrà a dormire?” gli chiesi. “Ovvio…cosa dovrei fare altrimenti? Mi ha tenuto sveglio con la sua parlantina tutta la notte!” rimbeccò, acido. Gli sorrisi ancora. “Quando Eveline sarà abbastanza grande, le faremo vedere l’alba…” proposi. Severus scosse la testa divertito. Mi accompagnò fino alla torre. “Allora…grazie…per il fiore…per essere rimasto con me…mi dispiace di averla fatta stare sveglio fino a quest’ora…però ne è valsa la pena!” dissi. “In effetti in quest’alba c’era qualcosa di diverso…” rispose. Gli diedi un bacio sulla guancia. “Ci vediamo stasera nel suo ufficio…” lo congedai. Lui annuii. Rimase con me fino a che non mi richiusi il quadro alle spalle. Passai tranquilla e assonnata in Sala Comune, per poi andare in dormitorio. Hermione riposava tranquilla nel suo letto, con un insistente raggio di sole che minacciava il suo sonno. Tirai le tende del suo letto in modo che potesse dormire in pace. Invece, al posto di Anna, James stava placido in mezzo al letto. Doveva essere rimasta da Draco. Premetti il tasto di off sulla sveglia. Hermione mi avrebbe decapitata come minimo, ma era puntata sulle dieci. Volevo dormire almeno fino alle due del pomeriggio. Mi cambiai e mi infilai sotto le coperte. Flower stretto tra le mie braccia. Il suo sorriso stampato in mente. Immaginando di essere ancora sotto il suo mantello.
Furono le urla di Hermione a svegliarmi, quella mattina. La prima cosa che feci era tirarmi le coperte fino alla fronte. Pian piano realizzai che le urla non erano dirette a me. “Ma ti pare modo?! Sei rimasta da Draco fino ad ora!!!” esclamò ancora, con un vago cipiglio isterico il prefetto. “Come la fai lunga Herm…” sbottò Anna. Mi alzai a sedere, ancora con gli occhi chiusi. “Cosa avete da urlare già la mattina presto?” dissi, assonnata. “La mattina presto?! Sono le due e mezza passate!” urlò ancora Hermione. Mi tappai le orecchie. “Herm non urlare! Giulia si è appena svegliata…le tue urla le fanno l’effetto dopo sbronza!” la rimproverò Anna. “Stai zitta tu!” ringhiò ancora il prefetto. Aprii gli occhi. Anna non era nemmeno truccata. “Come mai niente matita oggi?” le chiesi, sbadigliando. “Mi sono svegliata mezzora fa circa…mi sono dimenticata i trucchi qui…” spiegò. Hermione intanto ribolliva. “E tu Herm, cos’hai?” le chiesi. “Ma, forse perché quando sono andata a dormire non sapevo dove foste! Mi sono anche svegliata per andare in bagno alle quattro, ma nessuna delle due era tornata!” spiegò, isterica. “Ok…scusa…ti avvertirò la prossima volta che rimarrò da Draco…” si scusò Anna. Il prefetto mi guardò a mo di madre arrabbiata che pretende delle spiegazioni. “Sono tornata alle sette…” dissi. Lei ed Anna mi guardarono sbalordite. “Hai passato la notte con Piton?” chiese subito la seconda. Scossi la testa. “Volevo vedere l’alba…l’ho convinto…e sono tornata tardi…” riassunsi. Vidi Flower appoggiato sul cuscino. Hermione si addolcì. “A pranzo un gufo ha portato questo per te…” disse, passandomi una busta. La aprii. “È della mamma…” sorrisi. “Leggi leggi!” mi invitò Anna, curiosa. “Cara Giulia, i libri che mi hai chiesto arriveranno tra poco. Nel frattempo, ringrazia Mary Kate per il cd di Renato Zero. Lo adoro! Siccome hai avuto la brillante idea di rimanere a scuola per le vacanze di Pasqua (provocando un esaurimento a tuo padre per il dolore inflittogli), ti mando una cosa che ci farà comunicare civilmente” lessi. Cercai nella busta e trovai una carta da gioco. “Mettila sul pavimento davanti a te alle 15.00 precise, e la mia immagine ti verrà trasmessa tramite ologramma…a dimensione naturale! L’incantesimo l’ho trovato su Strega Oggi, molto pratico! Figurati che tuo padre è fisso sul divano perché vuole salutarti! Ci sentiamo presto, baci. Mary Cohen” conclusi. “Mancano dieci minuti alle tre…” precisò Anna. Annuii e buttai la lettera e la busta sul letto, mentre la carta la poggiai sul comodino. Filai in bagno a lavarmi il viso e a sistemarmi, poi mi cambiai. I vestiti della sera prima, che avevo lasciato sul pavimento, erano stati portati a lavare dagli elfi domestici. Alle tre precise, misi la carta sul pavimento, in mezzo alla stanza. Hermione si stava preparando per andare in biblioteca, mentre Anna si stava truccando. Sentii uno strano bip nell’aria. “Devi dire Acceptio…” commentò il prefetto. “A…Acceptio!” ubbidii. Dalla carta uscì l’ologramma di mia madre, a grandezza naturale. I soliti capelli castani mossi sciolti e la frangia ribelle. Aveva il completo t-shirt e pantaloni della tuta. Mi guardò con un sorrisone dei suoi. “Ciao tesoro!!” esclamò, muovendo convulsamente la mano. Risi. Vidi subito mio padre spingerla via per appropriarsi dello strumento. “Giulia!! Tesoro mio! Bambina mia! Come stai? Ti hanno incatenato a scuola? Ti hanno costretta con la forza?” chiese, a ripetizione. I capelli biondo-castano arruffati e gli occhi castani mi guardavano supplichevoli. Se solo avesse saputo che ero rimasta a scuola per vedere Severus. “Sebastian, non fare il tragico!” lo rimproverò mia madre. “Non sono tragico! Rivoglio solo a casa la mia bambina!!” protestò. “O la smetti, oppure ti sposto a forza da li!” sbottò ancora mia madre. Mio padre sbuffò. Risi. “No…non mi hanno costretta papà…è solo che Anna ed Hermione non tornavano a casa, allora tanto valeva rimanere…” spiegai. “Non ci usare come capra espiatoria!” sbottò Anna dal bagno. “Si dice capro espiatorio Anna!” la corresse esasperata Hermione. “E io che ho detto?!” commentò ancora la castana, apparendo dal bagno. “Comunque non ti preoccupare papà, sto bene!” sorrisi, facendo una piroetta. Lui contraccambiò il sorriso, poi, vidi una mano spingerlo via. “Ora tocca a me! Dobbiamo discutere di affari di donne!” lo liquidò. Sentii papà borbottare qualcosa, poi una porta chiudersi. “Io vado! Ci si vede a cena!” salutò Anna. “Da Draco eh?” le chiese mia madre. La castana annuì fiera. “Arrivederci signora Wyspet…” salutò anche Hermione. “Vado in biblioteca…” disse poi. Annuii. “Ciao Hermione!” disse anche mia madre. Appena la porta si richiuse, rimanemmo da sole. “Allora, di la verità…sei rimasta a scuola per lui?” intuì lei. Arrossi. “Tranquilla, tuo padre non lo sa…svelami solo una curiosità…di che Casa è?” chiese, curiosa. Scossi la testa. “Mamma…è vero che quando eri ad Hogwarts avevi una cotta per Lupin?” le chiesi. Avevo in mente delle domande precise. Solo che non potevo fargliele direttamente, altrimenti si sarebbe insospettita. “Si…è vero…anche se tutte erano invaghite di James Potter…Lily per esempio, non lo ammetteva, ma era stracotta!” rispose. Sobbalzai nel sentire quel nome. “Davvero? E papà non era innamorato di nessuna?” chiesi ancora. “Di Lily…infatti battibeccava spesso con James…anche se litigavano per lo più perché tuo padre non sopportava i suoi modi di fare…come tormentare Piton, per esempio…” spiegò mia madre. Perfetto. “E tu eri amica del professor Piton?” chiesi, con tono innocente. “Una volta ci hanno messo in coppia per un lavoro di Pozioni…era molto bravo! Non mi meraviglio che Silente gli abbia assegnato la cattedra di Pozioni!” commentò, pensierosa. Poi mi guardò. Scrutatrice. “Secondo te…c’è un limite d’età per l’amore tra due persone?” chiesi. Lei sospirò divertita. “Una vita da riscrivere, nel tuo cuore che ha mille pagine…sfoglierò poesie che parlano di noi…di un amore che…non ha età!” cantò, in risposta. Sorrisi. “Dunque vediamo…un uomo intelligente e maturo…molto più grande di te…” iniziò ad elencare. Arrossii. “Ah mamma! Grazie per il regalo!” cambiai argomento. Lei si distrasse. “Oh, di nulla cara! È stato divertente sceglierlo…” spiegò. Rimanemmo a chiacchierare per un’oretta buona. Poi, tornò anche mio padre. Mi chiesero notizie di Josh. “No…non mi da più problemi…” risposi. Mia madre mi fece l’occhiolino. Mio padre la guardò male, poi si girò. “Sono contenta che tu non battibecchi più con la Umbridge!” commentò poi lei. Sorrisi. Anche lei la odiava quanto me. Le avevo riferito delle punizioni alquanto dure del rospo, però tutte e due avevamo accuratamente evitato di dirlo a mio padre. Sarebbe corso ad Hogwarts brandendo la bacchetta. “Però Ilary mi ha detto che te ne stai tutto il giorno nell’ufficio di Piton…come mai?” si introdusse mio padre. Sobbalzai. Appena Mary Kate sarebbe tornata l’avrei uccisa con le mie mani. Arrossii. “Nulla…è che…mi affascinano le pozioni…” sorrisi. Mia madre mi fece un sorrisino complice. “Ora è meglio chiudere tesoro…altrimenti non ti lasciamo più…” si congedò. Mio padre iniziò a farmi mille raccomandazioni. Le solite. Mangia. Segui le lezioni. Studia. Colpisci in basso i maschi e calci alle femmine. Appena l’ologramma svanì, la carta si ridusse in cenere. In effetti dovevo cominciare a fare i compiti per le vacanze. Non avevamo poi così tanti giorni per stare spaparanzati a non far nulla. Passai il resto del pomeriggio studiando e svolgendo i compiti scritti. La sera da Piton. Quello fu il programma delle mie vacanze. Qualche volta dopo pranzo, quando ci svegliavamo ad un orario decente, io, Herm e Anna uscivamo in giardino, stendevamo una coperta per terra, e ci abbuffavamo di dolci. Una volta ci addormentammo. Perfino Hermione. Insomma, le mie vacanze passarono placide ed indolori. Dopotutto Josh era lontano, ed io potevo stare con Severus. E con le ragazze. Poi però dovemmo tornare alla vecchia routine. Lezioni. Pranzo. Lezioni. Studio. Ufficio di Piton. O almeno, quella era la mia vecchia routine! Il primo giorno di scuola passò veloce. Il caos generale si ripristinò. E purtroppo anche le vecchie conoscenze tornarono. Non accadde nulla di interessante, fino al quarto giorno di ritorno dopo le vacanze. Appena uscite dal dormitorio, venimmo attorniate da due uragani rossi. “Ben svegliate care!” iniziò a dire Fred. “State andando a lezione vero?” continuò George. Hermione li guardò sospettosa. Io annuii. “Bene, allora non vi ruberemo altro tempo!” disse poi Fred. George ci porse un volantino a testa. L’enorme scritta “festa” fu la prima cosa che attirò la mia attenzione. “Cosa significa?” sbottò acida il prefetto. George le prese dolcemente una mano. “Una grande festa!” iniziò. “Stasera, nella Stanza delle Necessita!” continuò con tono epico il fratello. “Motivo?” chiese Anna. I due si spostarono a lei. “Non possiamo ancora dirvelo! Però lo scoprirete ai G.U.F.O.” sorrise compiaciuto Fred. “Non avrete intenzione di sabotarli vero?” squittì stizzita Hermione. Intanto Anna incrociava le dita. “Vi possiamo solo dire che sarà una grande festa! Abbiamo sparso un po’ la voce…ci sarà tutta Hogwarts! Abbiamo perfino avuto l’appoggio della Squadra d’inquisizione! In cambio di dolci vari, però cel’abbiamo fatta!” spiegò George. “Verrete vero?” chiese Fred. Anna alzò le spalle. “Siccome so che Draco ci verrà…probabilmente ci sarò anche io…” disse poi. I gemelli le sorrisero, poi guardarono Hermione. “Mah…se proprio ci tenete…” commentò, poco convinta. I due sorrisero anche a lei, poi si voltarono verso di me. “Avrei già un impegno…mi dispiace…” rifiutai. Il loro sorriso si spense. “Senza di te Giulia come facciamo?” sbottò intristito George. “Appunto! Contavo che avresti ballato con me!” sospirò Fred. Lo guardai dispiaciuta. Fred si mise in ginocchio. “Giulia, ti prego salvami tu…tu che sei l’unica…” cantò. Arrossii lusingata. “Vedrò quello che posso fare…” risposi. I due si guardarono già più allegri. Ci salutarono, poi andarono da un gruppo di ragazze del secondo anno. Noi tre andammo a fare colazione, poi a lezione. Pranzo, poi ancora lezioni. Appena finii, dato che non avevo nulla da studiare, essendo sabato il giorno dopo, andai da Piton. Stava correggendo dei compiti. “Ha intenzione di venire qui anche stasera?” mi chiese. Io annuii. “I gemelli stanno organizzando una festa…ma non ci andrò…” mi lasciai sfuggire. “Davvero?” chiese incuriosito Piton. “Si...però…mi prometta che non lo dirà a nessuno! Non voglio che la Umbridge li scopra!” lo pregai. Lui annuì alzando le spalle. “Come mai non ci va? Presumo che le sue amiche parteciperanno…” osservò. “Perché voglio stare qui con lei…non mi divertirei alla festa…musica house, ragazzi che ti si appiccicano addosso appena fai un passo…” raccontai, schifata. Severus rise. “Guardi che non mi offendo se per una sera sta con le sue amiche…” commentò, sistemando i fogli in una pila ordinata. Scossi la testa. “Non mi interessa…” sbottai. Lui mi guardò scettico. “Avanti…ha tutto il fine settimana per venire qui…” commentò. Lo guardai stupita. “Vuole liberarsi di me?” chiesi, divertita. “Mi ha scoperto…ebbene si!” disse, non molto convinto. Sorrisi. Mi sporsi verso di lui per sistemare delle carte. “Vada e si diverta…e non si dimentichi, che qualunque cosa succeda, sarò accanto a lei…” sussurrò Severus, indicando il mio ciondolo. Arrossii. Rimasi da lui fino all’ora di cena. Detti la notizia a Hermione e Anna. Erano entusiaste. Tornano in dormitorio a prepararci. Aiutai Hermione a farsi i suoi adorati boccoli. Sistemai i capelli anche ad Anna. Poi scendemmo. Prima però andai a salutare Piton. Entrai veloce nel suo ufficio e gli diedi un bacio sulla guancia. Raggiunsi le mie amiche ed andammo alla festa. Dal silenzio dei corridoi venimmo catapultate nel caos dell’house. My dream, is to fly, over the rainbow…so high. La pista da ballo, in mezzo alla sala, era già occupata da una miriade di studenti. My dream is to fly…over the rainbow, so high. Sembrava una versione in grande dell’ultima festa che avevano organizzato i gemelli. Per le feste erano degli esperti. E anche per gli scherzi. Rise up, long time I broke its hands. Vedemmo un biondo raggiungerci. Draco ci scortò fino alle poltrone, dove ci sedemmo. Vedevo molte facce famigliari. Però continuavo a pensare a Piton. I try to fly a while so high, direction's sky. In un posto così lui non si sarebbe sentito a suo agio. E non perché fosse, come diceva lui, vecchio. Il suo carattere era introverso. Non si sarebbe mai agitato in pista come quelle teste calde che ballavano davanti ai miei occhi. Mary Kate arrivò con il fiatone, per poi buttarsi su una poltroncina. “Non avete idea di che impresa è ballare! Ti si appiccicano ragazzi da tutte le parti! Ho perso perfino Ginny…” si lamentò. Anna la guardò scettica, indicando la rossa muoversi vicino ed uno del sesto anno. Appena la canzone cambiò, Draco invitò Anna a ballare. Lei accettò con qualche riluttanza. Sapeva che poi si sarebbe divertita anche se ballava musica che odiava. Hermione si guardava in giro con insistenza. “Giulia! Che bello! Sei venuta!” esclamò Fred. Sorrisi. “Sono riuscita a rinviare…contento?” dissi. Lui mi porse una mano. “Balliamo?” mi propose. Mi voltai verso Herm, e lei, mi fece segno di accettare. Mi sentivo un po’ in colpa a ballare con altri ragazzi. Però. Dopotutto Fred era un amico. “E ora, Nefer ed Amir! Ballare ragazzi, ballate!” esclamò il dj, che riconobbi come uno dell’anno dei gemelli. Quando passiamo noi al suolo sai lasciamo vittime, le nostre radici sono origini antichissime, una cultura dominata da donne bellissime, come Nefertiti, bellezze rarissime. Il rap del cantante risuonava in tutta la sala. Fred si avvicinò e mi appoggiò le mani sui fianchi. “Scusa…posso?” chiese. “Non so se…non vorrei farti finire di nuovo nei guai…” risposi. “Tranquilla…sei come una sorella! Per te qualunque cosa!” sorrise. Risi. Iniziammo a muoverci all’unisono. Ci specchiamo e risplendiamo dentro acque purissime, mari caldi circondati da spiagge bianchissime, per amare abbiamo pozioni potentissime, le specialità che offriamo sono piccantissime. In effetti non avevo visto Josh in giro. No. Non ci dovevo pensare. Solo ballare. Nient’altro che ballare. Severus voleva che mi divertissi. È harissa,  fuoco nella pista, Nefer e Amir Issaa, la gente ce fissa e va in fissa, con la pelle d'ebano e negli occhi un ametista sei una musica bellissima che ogni notte riinizia. Anche se ballavo con Fred. Pensavo a lui. Era una cosa naturale oramai. I nostri mondi erano così diversi. Però non m’importava. Nemmeno a me piacevano quel genere di feste. Ci ero andata solo perché i gemelli mi avevano pregato in ginocchio. Shimi shimi, muoviti a tempo, shimi shimi, sensuale e lento, shimi shimi, quel movimento. Alzai le braccia muovendo i fianchi. Anna si stava esibendo in un ballo all’ultima strusciata contro la sorella. Come pali i rispettivi ragazzi. Mi basta il tuo sguardo e in un secondo risplendo. Intravidi Hermione parlare con qualcuno. Capelli rossi. Lentiggini. Ron. Ma perché diamine non la invitava a ballare?! Shimi shimi, muoviti a tempo, shimi shimi, sensuale e lento, shimi shimi, quello che sento. Movimento di fianchi. Destra. Sinistra. Fred era davvero un ottimo ballerino. Però faceva un caldo soffocante. Poche persone in un posto piccolo. Non era mai stata una accoppiata vincente. È il tuo corpo che si muove che fa scoppiare l'incendio. “Scusa…fa troppo caldo! Vado a bere una cosa…” dissi. Fred mi sorrise. “È stato un piacere ballare con te…” disse, facendo un piccolo inchino. Il solito Weasley. Gli scompigliai i capelli e mi diressi verso il banco bibite. Mi versai quella che mi sembrava fosse la più gelata. Succo di zucca con ghiaccio a profusione. Niente alcolici. Almeno così Anna sarebbe tornata sana e salva in dormitorio. Era ancora che si scatenava in pista contro la sorella. Scossi la testa divertita e andai alle poltrone. Alzai di peso Hermione e Ron, e li spinsi verso la pista. I due mi guardarono dubbiosi, così li spinsi ancora fino a che la folla li circondò. Tornai alle poltrone e mi buttai sulla prima libera. Poggia il bicchiere sulla fronte. Stavo iniziando a pentirmi del caos in cui ero finita. Avrei preferito una serata tranquilla. Bevvi il resto della bibita e la appoggiai su un tavolino. Mi stavo per spaparanzare di nuovo sulla mia poltrona, quando sentii una mano umidiccia prendermi il braccio. Non volevo girarmi. Non osavo girarmi. “Pensavo non venissi…” commentò allegro Josh. Troppo tardi. Mi ero girata. Lo guardai in modo glaciale. “Prima mi insulti, mi schiaffeggi e ora torni qui a fare il gentile e melenso? No grazie…” sbottai, liberandomi dalla presa. Lui rimase un poco interdetto. “Ma…Giuly…io…è stato un momento così…però…ora è passato…non sono più arrabbiato con te…” sorrise. Lo guardai allibita. “Senti, non ti volevo vedere prima e non ti voglio vedere ora!” lo rifiutai. Mi dispiaceva essere così cattiva. Però con lui ci voleva! E come se ci voleva! Non dovevo farmi sopraffare dal lato Cohen. Ero una Wyspet santo cielo! Come diceva mio padre, colpire basso! “Senti…mi dispiace…è che…quando ripenso ai nostri baci…” iniziò a dire. Rabbrividii. Flashback. La sua lingua sul mio collo. L’odore di alcool nelle narici. “È passato più di un anno da quando stavamo assieme! Fattene una ragione!” sbottai, stizzita. Lui scosse la testa. “Andiamo…balliamo, ti va?” mi chiese. Scossi la testa. “Però con il rosso hai ballato…” ringhiò. Ci aveva visti. Ed era venuto a rompere prima che ballassi con qualcun altro. “Non è serata Josh…guarda, se vuoi me ne torno in dormitorio, così ti faccio contento e non ballo più con nessuno, però smettila di rovinarmi la vita…” proposi. Ero stufa. Volevo andare da Piton. “Nemmeno per sogno cara mia! Non ti lascio andare tra le braccia del tuo amato Serpeverde!” commentò, irritato. Sospirai esasperata. “Perché ti fai tutte queste paranoie mentali? La vita è mia, mi innamoro di chi mi pare!” rimbeccai, acida. Josh mi guardò. “Usciamo…qui non si riesce a parlare in pace…” disse, guardandosi in giro. Mi afferrò un braccio e mi trascinò via. Opposi resistenza, ma a quanto pare la sua forza in quel momento superava la mia. Uscimmo dalla Stanza delle Necessità. Il corridoio era deserto. Josh mi lasciò andare, ma mi bloccò al muro. La musica era così alta che potevo sentire benissimo ogni nota. Evanescence. Going Under. “Giuly…lo so che ho combinato un po’ di casini quest’anno con te…” iniziò a dire Josh. Lo guardai appiattendomi sul muro. Più lontano gli stavo, meglio era. Don't want your hand this time I'll save myself. “Però credimi…te lo dico davvero…con il cuore in mano…ti amo…e vederti ballate con qualcun altro…vederti sorridere a qualcun altro…io…non lo sopporto…” continuò. La mia rabbia stava scendendo. Maybe I'll wake up for once. Veramente Josh si stava confessando? Voleva veramente farsi perdonare? Comunque fosse, io oramai ero innamorata di Severus. Solo di lui. Lui e nessun altro. “Josh vedi…se davvero mi ami…allora… lasciami libera…se davvero ci tieni così tanto a me, non comportarti male nei miei confronti…” risposi. Mi guardò. “Come puoi chiedermi una cosa simile Giulia! Io…appena ti vedo…provo una sensazione unica…” cercò di descrivere. Sbuffai. “Mi dispiace…però lo sai…amo già un altro…ed è dura da accettare…però…se solo concludessimo tutto in modo civile…” cercai di liquidarlo. Josh mi trapassò con lo sguardo. Not tormented daily defeated by you. Sbattè le mani vicino alle mie spalle. Si avvicinò. “Non hai capito…tu devi stare con me…solo con me!” disse. La voce tremula. “Non è possibile…” risposi subito. “Per favore…Giuly…ti prego…” mi pregò. Mi guardò negli occhi. Era in lacrime. Mi sentivo uno schifo a trattarlo così. Nonostante mi avesse minacciato. Umiliato. Non riuscivo. Maledetti geni Cohen. Non sapevo che fare. Just when I thought I'd reached the bottom. Fu un attimo. “Pensa a come mi sono ridotto per te…” sussurrò. La voce era tornata quella normale. Un brutto presentimento si faceva largo nella mia testa. D’istinto portai una mano al ciondolo. Lui lo vide. “Non lo fare!” ringhiò. Strinsi ancora di più la presa. “Non lo sopporto! Se ci penso mi viene una tale rabbia!” continuò. Il tono dolce della voce era cambiato. Ora era il Josh che conoscevo. Che odiavo. Di cui avevo paura. “La sua mano che tiene la tua…le sue labbra sulla tua pelle…” sospirò, passando una mano sul mio braccio. Mi prese il polso con forza e mi fece mollare la presa del ciondolo. Che stupida che ero stata. Avevo abbassato la guardia. I'm dying again. E lui ne aveva approfittato. Con la sua scenetta del ragazzo pentito. “Ti ricorda nulla questo?” ghignò, avvicinandosi. Premendosi addosso a me. Come quella sera. Di alcool. Paura. Punizioni. “Smettila…per favore…” lo pregai. “Sai che sei ancora più carina quando hai paura Giuly?” sorrise. Cercai di spingerlo via. Ma era come se mi fossi indebolita. Se mi avesse tolto tutte le forze. I'm going under, drowning in you. Iniziò a giocare con una mia ciocca di capelli. Chiusi gli occhi per concentrarmi su qualcos’altro. Però avevo mal di testa. “Che ne dici di un patto?” propose. Aprii di poco gli occhi. “Tu fai qualcosa per me…e io ti lascio andare…” continuò. La sua mano lasciò la ciocca per spostarsi sulla cerniera della felpa. “Non farò nulla di quello che ti immagini, porco!” sbottai scalciando, in un impeto di energia. Me ne pentii poco dopo. I'm falling forever…I've got to break through. In un gesto mi prese i polsi con le mani e li bloccò sopra la mia testa. “Giuly Giuly…fai la brava bambina…” soffiò. Mi faceva schifo. Severus non avrebbe mai fatto una cosa simile. Ed io che non riuscivo a far nulla. Rammollita. Inetta. Stupida. So go on and scream. Sentivo il suo respiro sul mio collo. Cercai di allontanarmi. Ma ero bloccata. Tentò di separarmi le gambe saldamente chiuse con un ginocchio. “Avanti, lasciami fare…tanto lo so che non ce la fai…sono più forte di te Giuly…arrenditi…” disse, quasi ridendo di gusto. Scream at me I"m so far away. Quella risata. No. Non un flashback. Non ora. Dovevo resistere. Mi sentivo stanca. Le gambe non mi reggevano, figurarsi opporsi a lui. Josh riuscii nel suo intento. “Ora si che iniziamo a ragionare…cos’hai? Stanca?” sussurrò, piano. Gli tirai un calcio alla caviglia e lui strinse la presa sui polsi. “Perché ti opponi così tanto? Eh?” sbottò, esasperato. “Mi fai schifo!” rimbeccai. “Ah davvero?” ringhiò ancora. Mi mollò i polsi e mi prese per i fianchi. Cercai di portare una mano al ciondolo, ma lui me la bloccò e la storse sbattendola sul muro. Mi scappò un gemito di dolore. “Ora vedrai…” disse, compiaciuto. Non poteva passarla liscia. Non doveva. Io ero solo di Severus. Solo sua. Sarei stata solo sua. Volevo essere solo sua. I won't be broken again. “Eppure quando lo fai con lui non  ti lamenti così…anzi…” soffiò. Questo era davvero troppo. “Stai…zitto…” lo avvertii. Josh scoppiò a ridere. “Non sei nella giusta posizione per ribattere…chiudi la bocca e alza la gamba piuttosto…” rispose. La rabbia esplose. Nello stesso momento, la canzone in sottofondo cambiò. She's a rebel, she's a saint, she's salt of the earth and she's dangerous. Mi liberai il braccio e gli tirai un calcio ben assestato. Lui lo evitò, ma gli tirai un pugno nello stomaco. Stavolta lo presi in pieno. She's a rebel, vigilante, missing link on the brink of destruction. Non mi fermai e gli tirai un altro calcio. Non lo evitò. Cercò di prendermi un braccio ma gli feci lo sgambetto. “Mi fai davvero paura…” ghignò in tono di sfida. “Paura? Vuoi davvero avere paura?” gli chiesi, pronta ad esplodere. “Fai la difficile eh? Eppure non hai avuto scrupoli ad andare con quello!” sbottò. Lo guardai con odio. “Come ti ha convinta? Ti ha detto che ti ama? Che starete assieme per sempre?” mi prese in giro. From Chicago to Toronto, she's the one that they call old whatsername. Lo spinsi. “Idiota! Non ci sono andata a letto! Non è un maiale come te! È sensibile, dolce ed intelligente! E io voglio un futuro solo con lui!” rimbeccai. Josh tornò all’attacco, ma io gli feci lo sgambetto. Atterrò sul pavimento. “Ti odio! Lasciami stare!” continuai. Lui sorrise. “Giuly…” disse ancora. “E non chiamarmi Giuly! Sono Giulia! E sono una Wyspet!” ringhiai, iniziando a prenderlo a calci. She's the symbol of resistance and she's holding on my heart like a hand grenade. Continuai a picchiarlo. A riempirlo di pugni e calci. Per fargli male quanto lui aveva fatto a me. Mi sentivo una furia. Is she trouble like I'm trouble, make it a double twist of fate or a melody that. Mi ero tenuta tutto dentro da quando mi aveva strappato quel bacio. “Questo è per il bacio!” esclamai, dandogli un calcio. She's a rebel. “Questo è per tutto quello che mi hai fatto passare!” ripetei, dandogli un altro calcio. She's a rebel. “Questo è per l’umiliazione che mi hai fatto subire in Sala Grande!” continuai. Altro calcio. And she's dangerous.. “Questo è per lo schiaffo…e questo…” proseguii, con un altro colpo.  “…è per me!” conclusi, dandogli il calcio più forte di tutti. She's a rebel, She's a rebel, She's a rebel, and she's dangerous. Avevo il respiro affannato. Josh rantolava a terra davanti a me. “Giulia!” sentii chiamare. Anna ed Hermione mi raggiunsero. “Abbiamo visto che Josh ti portava via…ti abbiamo cercata per tutta la sala!” spiegò la seconda. “Ehm…Herm…” cercò di farle notare Anna. “Stai zitta Anna! Eravamo preoccupatissime per te!” continuò. Anna le tirò un pugno sul braccio. “Anna ma cos…” iniziò a dire. Poi vide Josh. “Giulia ma…è opera tua?” chiese sbigottita. Annuii. “Ora, se non vi dispiace, me ne torno in dormitorio…” dissi. Le due annuirono ancora sconvolte. “Occupatevi voi del maiale…” sbottai. Poi corsi via. Ero stanchissima. E la testa mi faceva malissimo. L’afflusso di rabbia non era stato il massimo. Si, la mia personale vendetta era gustosa. Però mi sentivo debole. Affaticata. Cambiai direzione. C’era un unico posto dove volevo andare. Andai avanti poggiando una mano sulla parete. Vidi una figura nera avvicinarsi. “Signorina Wyspet! Cosa fa qui? Il ciondolo...ma…lei non sta bene!” sentii. Riconobbi la voce. Mi lasciai andare fra le sue braccia. “Andiamo…la porto nella mia stanza…” continuò Piton. Mi sentii sollevare. Poi. Chiusi gli occhi. Nella mia mente solo una voce. I’m a rebel, I’m a saint, I’m a Wyspet, and I’m dangerous.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MimiRyuugu