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Autore: al99    30/01/2013    0 recensioni
Un ragazzo che ha voglia di vedere il mondo e uscire dalla piccola comunità nella quale vive...cosa gli riserverà questa sua voglia di libertà?
Questa è la mia prima storia, spero che piacerà a qualcuno, se passate a leggere fatemi sapere che ne pensate, ciao:)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1-HOBBINARA
C’ era una volta, in un regno popolato da uomini, un ragazzo di nome Frone.
Quest’ultimo  era molto alto per la sua età, aveva i capelli lisci e color rame, la pelle chiara, gli occhi neri, le sopracciglia né troppo sottili né troppo folte, un fisico alquanto grassoccio, un carattere non troppo socievole e una cultura abbastanza buona. Il reame dove viveva si chiamava Hobbinara e si trovava ai piedi di alcuni monti. Hobbinara non era un reame molto grande, anzi era molto piccola. Il re si chiamava Eroitano; quest’ultimo aveva da poco avuto un figlio che si chiamava Besù: il futuro erede al trono. A Hobbinara  c’era la monarchia assoluta, questa situazione non dispiaceva a nessuno, considerano il fatto che tutti i re hobbinaresi, nel corso del tempo, si erano dimostrati giusti e sensibili alle richieste della gente. Gli abitanti di Hobbinara avevano la pelle molto chiara e quasi tutti erano mori.  La lingua ufficiale era l’ Onailati, parlata in molti altri regni nelle vicinanze. Riguardo la posizione geografica, Hobbinara era posizionata ai piedi dei Partennini, una catena montuosa che passava per un vasto territorio, questo era soprannominato valle Caudilita, costellata di boschi e foreste.
A Hobbinara non c’erano torri o edifici molto alti, ma molto bassi. L’unica struttura alta era il castello della famiglia reale. Inoltre era un regno di contadini e allevatori, soprattutto di maiali e galline, quindi non mancavano le campagne verdeggianti, i mulini e le caratteristiche fattorie. Il clima era molto caldo: c’era il sole sia d’inverno che d’estate. Non c’erano guerre, rivolte o scontento dei cittadini; la gente era semplice e felice di quello che aveva e nessuno voleva di più. I letterati erano pochissimi, la maggior parte dei cittadini non sapeva neanche scrivere. Al centro del regno si trovava il mercato ove si vendevano le merci più prelibate provenienti anche da altri Stati. Gli hobbinaresi erano tutti atei, non credevano in niente. Il prodotto tipico del regno era la castagna, a Hobbinara si potevano trovare le migliori castagne della valle Cadulita.  Inoltre con le castagne si faceva una crema buonissima, con la quale si potevano fare ottimi dolci. Frone apparteneva ad una famiglia benestante. La loro casa si trovava tra le campagne, lontano dal centro della città, in un luogo abbastanza isolato. Il padre di Frone, di nome Cardero, era la guardia personale del re e anche suo buon amico; la madre, invece, era una casalinga buona e premurosa verso la sua famiglia di nome Sophia; infine c’era Frone, sua sorella, di nome Mardia, e suo fratello, di nome Maridio. Mardia, che aveva 20 anni era la primogenita, Frone, che aveva 13 anni, era il secondogenito e Maridio, che ne aveva 8, era il terzogenito. Gli abitanti di Hobbinara non avevano cognomi, infatti quando dovevano identificarsi dicevano i nomi dei propri genitori e visto che in quel piccolo regno si conoscevano tutti non era difficile capire a chi ci si riferisse . La casa della famiglia di Frone era molto bella: all’interno dell’abitazione le pareti erano rivestite di pietra, mentre il pavimento era in legno, la casa era costituita da un piano terra più un piano sotterraneo dove si trovava la dispensa e la cantina. C’erano solo cinque stanze contando il corridoio, il soggiorno, la camera dei tre figli, la camera dei genitori e la cucina. Fuori dalla casa si trovava anche qualche ettaro di terra, ma il proprietario, cioè Cardero, non aveva intenzione di coltivare, quindi aveva creato una specie di giardino con qualche pianta. Cardero non ammetteva animali, quindi in quella casa non soggiornavano gatti, cani o altri animali domestici che venivano solitamente allevati dai ragazzi hobbinaresi. In soggiorno c’era una cornice con dentro una vecchia cartina che raffigurava tutta Hobbinara: a nord confinava con i monti Partennini, a sud con la contea di Rorrone, a est con il marchesato di Pador, a ovest con un piccolo villaggio chiamato Partdor. Vicino alla casa ce n’era un’altra molto piccola, nella quale viveva una strana famiglia di contadini composta da una coppia e da un bambino, quest’ultimo, loro figlio, si chiamava Arnele. Era un ragazzo molto strano: usciva di rado, aveva il cranio deforme, non socializzava con nessuno e sembrava spaventare i suoi stessi genitori; inoltre era incredibilmente intelligente, cosa molto strana per un bambino di 10 anni che non ha mai avuto un’istruzione e che ha vissuto da sempre in un ambiente dallo spessore culturale carente.
Nella camera di Frone e dei sui fratelli c’erano tre letti, quello di Frone era il più vicino alla finestra. Di fronte al muro c’era uno scrittoio sul quale si trovava una candela, che però serviva solo di sera in quanto dalla finestra entrava la luce che dava armonia e splendore alla stanza. I tre fratelli avevano la fortuna di ricevere un’adeguata istruzione per mezzo istitutrice messa a disposizione della famiglia dal re in persona, vista la sua amicizia con Cardero. A destra dello scrittoio c’era una libreria fornita dei libri preferiti dai tre fratelli. Le estati a Hobbinara erano sempre molto calde, quella ormai scorsa, in particolare, era stata torrida, tanto che persino l’inverno, ormai sopraggiunto, si stava dimostrando per niente freddo. Alcune persone, nei mesi di luglio e agosto, erano morte per il caldo, in particolare quelle anziane, che erano più deboli e fragili. Qualche paranoico, poi, spaventato dallo strano clima, cominciava ad interessarsi a strane profezie riguardo l’approssimarsi dell’apocalisse, ovviamente né Frone né la sua famiglia credevano a certe assurdità. Benchè persino il re fosse un po’ preoccupato per la situazione, cosa avrebbe potuto fare?
A Frone piaceva Hobbinara, tuttavia voleva vedere nuovi luoghi e viaggiare in lungo e in largo per il mondo;  suo fratello Maridio voleva diventare soldato; mentre Maridia si appropinquava a diventare istitutrice. Ogni sera Frone annotava le sue memorie e spesso sognava di scrivere qualcosa di nuovo, di raccontare che si era allontanato dall’abitudinarietà che caratterizzava la sua vita; tuttavia non succedeva. 
  
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