Serie TV > Agente speciale Sue Thomas
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Autore: mar_79    21/08/2007    0 recensioni
Sue e Jack vivono la loro storia in segreto per evitare problemi sul lavoro, Lucy incontra un vecchio compagno del liceo che sembra molto interessato a lei mentre la squadra si occupa di un caso di traffico di droga. Poi all'improvviso a questa indagine si affianca quella su una persona scomparsa, una persona conosciuta da poco ma a cui ormai tutti vogliono già bene...
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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n.d.a. Mi dispiace di averci messo tanto ad aggiornare ma Agosto è un mese molto incasinato.  Voglio anche ringraziare tutti per i commenti, siete davvero gentili :)Buona lettura!

Capitolo6

«Jack, per fortuna sei arrivato!» Myles gli si fece incontro. «C’è una grossa novità. Abbiamo parlato con una vicina della Williams che non era a casa quando siamo passati la prima volta perché è appena rientrata da…»

Jack alzò le mani davanti a se per fermarlo. «Myles, Myles non sono in vena di storie, dammi la versione breve.»

L’altro sbuffò. «E va bene, eccoti accontentato. La vicina dice che Doris aveva un fidanzato sudamericano di nome Emilio e quando le abbiamo mostrato la foto di Fuentes lo ha riconosciuto. Non ci sono più dubbi che i due fossero in combutta.»

«A questo punto Jack» continuò Bobby «è legittimo credere che fosse Doris l’informatrice di Andrew. Si deve essere spaventata quando il fidanzato è stato ucciso in carcere e ha deciso di parlare.»

«è una buona teoria ma perché chiamare Andrew e non noi?»

«perché sperava di ottenere qualcosa in cambio e le assicurazioni hanno certo maggiori possibilità economiche del dipartimento.»

«ok, mettiamo che sia tutto vero, non sappiamo ancora chi ci sia dietro. Rosemberger è sicuramente coinvolto, l’ho conosciuto e posso garantirvi che non si farebbe certo scrupoli, ma non può gestire tutto da solo, deve avere un complice. Concentriamoci su questo, diamo un’identità al complice.»

Quando tornò all’albergo quella sera Jack era distrutto. Avevano lavorato per ore ma non erano venuti a capo di nulla. Era stata davvero una giornata durissima, l’unica consolazione era il pensiero che stava per rivedere Sue e avrebbe passato con lei la serata. Il sorriso nato con questo pensiero svanì nel momento in cui, arrivato davanti alla stanza, la vide nel corridoio a parlare con le guardie. «Sue, cosa stai facendo qui fuori?»

«Oh, ciao Jack. Io e Lucy abbiamo ordinato una pizza e ne stavo offrendo ai ragazzi. Poverini è tutto il giorno che sono qui fermi.»

«Va bene, ma adesso entriamo.» Salutò i due agenti e si chiuse la porta alle spalle. «Sbaglio o ti avevo detto di non uscire?»

«Dai non ti arrabbiare, ho appena oltrepassato la porta e poi c’erano le guardie. Coraggio vieni a mangiare.»

Mangiarono mentre Jack le metteva a conoscenza delle ultime novità, poi Lucy disse che era stanca e andò a dormire. Rimasti soli Jack e Sue si sedettero sul divano tenendosi abbracciati.

Non dissero o fecero nulla, non era necessario, il piacere di quell’abbraccio era l’unica cosa di cui avevano bisogno in quel momento per esprimere quello che provavano.

Rimasero così per molto tempo finché a Sue non scappò uno sbadiglio. Jack la guardò, era molto stanca, perciò decise che era il momento di andarsene. Lei protestò ma poi finì con l’ammettere di avere bisogno di dormire, si salutarono con un bacio e lui uscì. Salutò le guardie fuori dalla porta e chiamò l’ascensore.

Fu allora che sentì le parole che gli resero tutto chiaro.

Fu una delle guardie a pronunciarle: «certo che se non sapessi che Sue è sorda non te ne accorgeresti mai, è così brava a seguire le conversazioni.»

Adesso sapeva quale era il particolare che gli ronzava in testa da diverse ore.

Spero che sia riuscita a seguire tutto, per una persona sorda leggere le labbra in una conversazione a quattro non deve essere facile.

Con questa frase Rosemberger aveva salutato Sue dopo l’interrogatorio, ma come faceva a sapere della sua sordità se non l’aveva mai vista prima e nessuno lo aveva detto durante l’incontro? L’unica possibilità era che qualcuno lo avesse avvertito del loro arrivo parlandogli anche di Sue.

In questo caso il campo dei sospetti era molto ristretto: quando lei aveva interpretato il labiale nel video del guardiano nella stanza c’erano solo i componenti della squadra, per ognuno dei quali avrebbe messo la mano sul fuoco, e “la strana coppia”. Ma chi dei due era il complice di Rosemberger? Martin, che sin dall’inizio era stato ostile e aveva boicottato le loro indagini ma che allo stesso tempo si era dimostrato convinto della colpevolezza del presidente della Majestic e gli aveva dato quella spiegazione convincente quando avevano parlato a quattrocchi, o Kendall, sempre così gentile e disponibile che però aveva difeso Rosemberger ed era sembrato risentito quando Sue aveva scoperto il suo nome? Forse era semplicemente dispiaciuto di non averlo scoperto lui.

L’ascensore tardava ad arrivare, prese le scale e le scese di corsa, non aveva tempo da perdere, doveva chiedere un favore urgente agli agenti della scientifica.

La mattina dopo molto presto si trovarono tutti in ufficio compresi Kendall e Martin invitati personalmente da Jack. Si era tenuto sul vago dicendogli soltanto che aveva delle novità che potevano interessarli.

I due stavano parlando tra loro vicino alla porta quando anche Sue e Lucy fecero il loro ingresso. Nessuno si aspettava di vederle lì dopo gli avvenimenti del giorno prima ma i due più sorpresi furono proprio Kendall e Martin.

Jack si mise al centro della stanza. «Bene ora che siamo tutti qui posso iniziare. Sapete tutti che Bobby e De hanno scoperto che la relazione finale dell’assicurazione è falsa ma quello che non sapete ancora è che sulla cartellina che le conteneva e in casa di Andrew sono state trovate le impronte digitali di qualcuno di nostra conoscenza» prese un foglio dalla sua scrivania «questo è il rapporto della scientifica in cui si dice che queste impronte sono del detective Frank Martin.»

Jack lo fissò con astio mentre gli altri cercavano di assorbire il colpo. «Anche questa volta ti giustificherai dicendo “dovevo stare più attento”? e io che ti avevo creduto. Dovrai darci molte spiegazioni, vogliamo sapere i nomi delle altre persone coinvolte» si avvicinò minaccioso «e vogliamo sapere se Andrew è ancora vivo.» Fece un cenno a due agenti che aspettavano nel corridoio «portatelo di là, tra poco verrò per l’interrogatorio.»

Martin era rosso in viso, sembrava stesse per scoppiare. «Ti stai sbagliando Hudson, stai sbagliando di grosso, non sai contro chi ti stai mettendo!» La sua voce continuava a salire di tono mentre lo portavano via.

Kendall prese una sedia e vi si lasciò cadere, poi si passò una mano sul viso. «Non ci posso credere, ho lavorato con lui a questo caso per un anno senza sospettare nulla. Ora capisco perché ogni volta che facevamo un passo avanti subito dopo ce ne erano due indietro.»

Jack gli sorrise «Ehi, il caso è più tuo che nostro, perché non partecipi all’interrogatorio?»

«Sarà un vero piacere.»

Un’ora dopo il sorriso però era svanito dai loro volti.

Martin aveva parlato pochissimo e quando l’aveva fatto era stato solo per ribadire la propria innocenza. Insomma non aveva rivelato assolutamente nulla.

Come se non bastasse l’avvocato che aveva chiamato aveva affermato che le prove a suo carico erano solo indiziarie e che essendo un poliziotto dalla carriera senza ombre non potevano trattenerlo, così erano stati costretti a lasciarlo andare.

Aveva un sorriso così soddisfatto quando era salito sull’ascensore che Jack avrebbe voluto raggiungerlo e farglielo sparire a suon di pugni. Tornato dagli altri non riuscì più a trattenere la rabbia. «Maledizione, non può finire così. Lui sarà anche libero ma noi siamo liberi di seguirlo. Bobby mettigli subito due agenti alle costole ma che stiano attenti a non farsi vedere. Se siamo almeno un po’ fortunati forse ci porterà dai suoi complici. E da Andrew.»

«Se non lo ha già ammazzato come diceva la telefonata.»

Kendall si avvicinò. «Vorrei venire con voi ma devo andare subito ad informare i miei superiori della piega che hanno preso le indagini. Mi raccomando, tenetemi informato.»

Jack annuì e lo seguì con lo sguardo mentre usciva. Dopo raggiunse Sue. «Stai bene?»

«Si, e tu?»

Lui fece una smorfia. «È stato più difficile del previsto, quel bas***do è davvero bravo come attore. Ma ora lo abbiamo in pugno, dobbiamo solo pazientare e ci servirà i suoi complici su un vassoio d’argento.»

Dopo una decina di minuti Bobby arrivò di corsa. «Jack, il nostro uomo è arrivato a casa ma non penso che ci resterà molto. Organizzo il furgone per la sorveglianza?»

«Si, Sue e Tara staranno a bordo per il controllo mentre noi ci prepareremo ad intervenire.»

Dovettero seguirlo per due ore, poi finalmente si fermò davanti ad un vecchio capannone. Scese dalla macchina, si guardò intorno e poi entrò.

Subito dopo Jack e Bobby si avvicinarono alla finestra dell’ edificio per riprendere l’interno e permettere a Sue di leggere le labbra di chiunque si trovasse lì dentro.

«Ma guarda chi c’è» disse Jack sottovoce «il nostro amico Rosemberger. Sue, riesci a capire cosa dicono?»

Tara le riportò la domanda e lei prese a ripetere quello che i due uomini stavano dicendo. «Rosemberger dice “stiamo rischiando troppo, potrebbero prenderci da un momento all’altro. Raccogliamo i soldi e la droga e scappiamo”  l’altro risponde “non preoccuparti, sono uscito da quel palazzo da vincente, non possono farmi nulla e comunque non posso andarmene senza i documenti che ha nascosto Fuentes. È ora di essere più decisi con Archer”» smise di leggere le labbra e si rivolse a Tara «allora Andrew è vivo!» poi si riconcentrò su quei due «Rosemberger è agitato “fino ad ora non ha parlato, come pensi di fargli cambiare idea?” - “non preoccuparti tutti parlano con una pistola puntata alla testa.” - “ e dopo cosa ne faremo di lui?” - “ci ha visto in faccia, dobbiamo ucciderlo e getteremo il corpo nello stesso cassonetto in cui abbiamo gettato quello della donna. Non vorrai farti scrupoli adesso, non ne hai avuti a incendiare la tua società con dentro quell’uomo…sei colpevole di omicidio, ricordi?” - “vado a prendere Archer”»

Rosemberger uscì dalla visuale della telecamera per qualche minuto, quando tornò trascinava Andrew, malconcio ma vivo, dietro di sé. Lo fece sedere mentre il suo complice prendeva una pistola.

«Ok, è il momento, entriamo al mio tre. Uno…due…tre»

La porta cadde con un tonfo e i due uomini si voltarono sorpresi.

 
  
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