Una Sola Sigaretta

Sono sul balcone ad assaporarmi la fresca aria notturna, il venticello si infilava indiscreto sotto i miei vestiti leggeri e si divertiva a scompigliare i miei ordinati capelli color miele. La luna splendeva, mostrando spudoratamente tutta la sua bellezza e luminosità. La delicata e leggiadra vestaglia color lavanda svolazzava via per metà, lasciando le mie magre gambe scoperte; un brivido mi percorse la schiena facendomi trasalire tutta. Chiusi delicatamente gli occhi e mi lasciai trasportare da quel dolce e beato silenzio.
Avevo in mano una scatoletta. Quella scatoletta bluastra trovata poco prima davanti alla mia porta d'entrata, senza nome o alcun indizio. Anche se sapevo benissimo chi era il mittente.
La aprii e vidi dentro una sigaretta.
C'era anche un biglietto; ricorderò per sempre cosa vi era scritto.
-Principessa, ti ricordi quando mi hai baciato e subito dopo hai esclamato che puzzavo di fumo? Bene, adesso ti voglio lanciare una piccola sfida, apri la scatoletta e prova a fare quello che ho fatto io per tanto tempo. Scommetto che non ne hai proprio il coraggio, vero Principessa? In fondo sei solo una ragazzina viziata che crede di essere superiore a tutti.-
Sa benissimo che quando qualcuno mi lancia una sfida io non mi tiro indietro. Accidenti a lui!
Vi tirai fuori la sigaretta e l'accendino. Era un accendino color fucsia. Gli tirerei uno schiaffo solo per il colore scelto, sa benissimo che odio il fucsia. L'accesi e iniziai, o meglio provai, ad imitare il ragazzo che mi aveva fatta innamorare quest'estate in quello stupidissimo e insulso reality. Infondo, l'ultima volta che mi sono lasciata un po' andare, è pur sempre stato grazie a lui.
-Coff! Coff! Ma che schifo è?-
Quando mai me lo ha fatto fare! E io che gli do pure retta! La mia paura era quella di non sentirmi adatta per lui...
Avevo il grosso timore di essere veramente quella ragazzina viziata che lui e tutto il resto del mondo pensava. Ma di tutto il resto del mondo non me ne importava un bel cavolo fritto, era del il suo parere, del suo giudizio che avevo terribilmente paura. Una paura inconscia.
La spengo velocemente prima di rimetterci un intero polmone ed entro in casa con la consapevolezza di aver fatto un'immensa cretinata.
Bevo un goccio d'acqua, per non avere quel insoppotabile sapore in bocca, quel sapore che mi ricordava tremendamente lui, mi mancava e pensarci, mi avrebbe fatta solo del male.
Ma io non devo dimostrare niente a nessuno, tanto meno a quel punk da strapazzo!
Però ora, non può più certo dire che non faccio niente per lui, per amore. Per puro e semplice amore.
Guardo felice il mio teschietto intagliato posto sul mio comodino in legno, che mi ha regalato lui, lui di persona. Un dono che porterò sempre con me, fino alla morte. Nessuno avrà questo privilegio, nessuna ragazza, solo io. Perchè in fondo, siamo sempre stati io e lui, nessun altro.