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Autore: twentyfivenovember_    31/01/2013    0 recensioni
Un nuovo inizio, per così dire.
Un nuovo inizio per chi ha sperato, creduto, ceduto, e poi iniziato di nuovo a sperare.
E alla fine la speranza è servita a qualcosa.
Per alcuni, non per tutti.
Hermione, ad esempio: tornerà a Hogwarts e cercherà di rincominciare dove aveva lasciato l'anno prima... per combattere contro qualcuno che, a suo parere, era immortale e invincibile.
Ma ce l'hanno fatta.
Lei ce l'ha fatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cap. 1

Rinascita


Il treno che era puntualmente chiamato ‘Espresso per Hogwarts’ sferragliava sui binari, il primo settembre dopo la sconfitta di Lord Voltemort.
Per molti, quello significava ‘rincominciare’. Molti erano gli studenti che – o per volere di Voldemort, poiché nati Babbani, ma anche appartenenti a famiglie pure Purosangue ma con tendenze filo-Babbane, oppure perché, con un futile tentativo di scampare al dominio di Voldemort, si erano dati alla macchia per conquistare un minimo di libertà – ritornavano alla loro scuola. La scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Inghilterra.
Così era pure per Hermione Granger.

«Contenta di tornare?», fu la domanda di Ginny Weasley, la sorella del suo ragazzo, Ron, mentre era occupata a scartare una cioccorana.
«Sì, è ovvio», mormorò Hermione, riemergendo dal suo libro di Storia di Hogwarts, che le era molto a cuore. «Però credo che senza Harry e Ron sarà diverso».
Ginny fece una smorfia scettica.
«Harry mi ha assicurato che mi avrebbe trovato il modo di mandarmi più di una lettera per settimana, e davvero non so cos’abbia in testa. Poi verrà anche a tutte le uscite di Hogsmeade. Probabilmente non avrò il tempo di sentirne la mancanza», disse, buttandosi in bocca il cioccolato.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
«Ron sarà anche peggio. Credo che si sia leggermente pentitoper non essere venuto, nonostante le mie richieste forse un po’ troppo insistenti. Sai come la penso sull’istruzione. Comunque, a casa dei miei arrivavano tutti i giorni stormi interi di gufi con fiori di ogni genere, e mia madre è allergica al polline».
Ginny scoppiò a ridere, e poi prese a sputacchiare.
«Bleah, ci credi che ho trovato una Gelatina Tuttigusti+1 al gusto caccole?».
 
Poco dopo, nello scompartimento di Hermione e Ginny, arrivò anche Luna, seguita a ruota da Neville, che come Hermione aveva preferito terminare gli studi.
«Harry e Ron non sono venuti?», chiese Neville, deluso. «Mia nonna ha insistito tanto, quindi alla fine non sono riuscito a dirle di no… però pensavo che almeno Harry…», borbottò, sconsolato.
«Quei due sono una reciproca piovra gigante. Non possono vivere separati», sbuffò Hermione.
«Sai, Harry voleva venire, però Ron aveva detto che piuttosto si sarebbe nutrito per un anno di Caccabombe invece di continuare, e alla fine Harry ha decretato che senza Ron non aveva motivo di finire l’anno», spiegò Ginny.
«Penso», intervenne Luna, con i suoi onniscienti rapanelli che le penzolavano alle orecchie, «che Harry avesse paura dei Gorgosprizzi. In prossimità di Hogwarts sono davvero molti!», esclamò, con gli occhi così sporgenti che incutevano quasi timore.
«Sono quelli che ti confondono in cervello?», domandò Neville, corrucciato. «Ma esistono sul serio?».
«Sì! E tu, Neville, ne sei totalmente succube!».
 
«Beh, adesso si spiegano molte cose».
 
Una voce strascicata e sarcastica era giunta all’orecchio dei quattro ragazzi.
Il viso affilato e pallido era fuori dall’ombra: Draco Malfoy era all’uscio dello scompartimento, con un ghigno così esteso che faceva prudere in modo irragionevole le mani di Hermione, che lo fissava, torva. La porta, purtroppo, era stata lasciata aperta da uno svampito Neville.
 
«Ancora quella faccia tosta, Malfoy? Credevo che essere quasi stato ucciso da Voldemort, e avere un padre ad Azkaban, ti avrebbe fatto levare dalla faccia quel sorrisetto ebete», soffiò Hermione.
«Sei brava a parole, Mezzosangue».
Ginny reagì così prontamente che fu come vedere una macchia sfuocata in movimento: prese la bacchetta dal jeans e la puntò alla gola di Malfoy. Quest’ultimo rimase come pietrificato.
«Ti dovrei far lavare la lingua, no? Magari un bell’Aguame…».
Hermione si alzò di scatto, mentre Luna e Neville guardavano la scena indecisi  sul da farsi, e leggermente spaventati.
«No, Ginny! Non cacciamoci nei guai prima di essere ad Hogwarts!».
Ginny abbassò la bacchetta, costernata, con una smorfia furente stampata in faccia.
 
«Vattene».
Il monosillabo saturo di rabbia repressa di Hermione convinse Malfoy ad allontanarsi, privo del suo ghigno, ma ugualmente carico della sua aria da snob. Come se fosse stata una semplice chiacchierata tra persone che non avevano molta chimica, uscì.
 
«Lo voglio uccidere», borbottò Ginny, tra lo sconsolato e il rabbioso, dopo che il ragazzo aveva lasciato lo scompartimento. «Dannazione. Pensavo che non sarebbe venuto. Ma forse la sua mammina», e a questo punto caricò d’enfasi l’ultima parola, «l’avrà fatto venire a forza. Non mi stupisco. Schifosi traditori».
Hermione sospirò, corrucciata.
«Speriamo che anche quest’anno riuscirò a sopportarlo. Di solito ero abituata a calmare Ron, e questo era il mio sfogo. Non vorrei rifilargli un altro pugno sul naso come qualche annetto fa, ecco».
Ginny scosse la testa.
«Probabilmente dovrai tenere a bada me, Hermione. Schifoso traditore», replicò, con un’altra brutta smorfia.
«Davvero hai dato un pugno a Malfoy?», ridacchiò Neville, finalmente sollevato.
Hermione annuì, indifferente. Ma Neville si eccitò tantissimo, ammirato dalle gesta di Hermione.
 
«Ehi, ma chi avete visto del mio anno? Chi c’è di Grifondoro?», chiese Neville.
«Sul treno mi pare di aver visto Seamus. Credo di aver visto anche Dean, ma non ho capito bene. Era parecchio avvinghiato a una Tassorosso che conosco vagamente», rispose Ginny, scrollando le spalle.
«Oh, bene! Almeno ci sono loro. Però peccato per Harry e Ron. Mi avrebbe fatto piacere rivederli. È da un po’ che non li becco, e dovrò obbligatoriamente aspettare le visite a Hogsmeade per farci quattro chiacchere…».
«Sapete che ho visto alcuni vecchi componenti dell’Esercito di Silente?», intervenne Ginny, «Hannah Abbot e Ernie Macmillan, di Tassorosso! Sapete, e anche Padma Patil di Corvonero, la sorella di Calì. Però Calì non c’era», concluse, inarcando un sopracciglio.
«Sì, Hannah mi è simpatica», osservò Neville, tra le nuvole.
«Ti piace?», chiese tranquillamente Luna, scrutandolo in volto. Neville prese una delicata tonalità rosso fuoco, e iniziò a balbettare frasi senza senso. Ginny e Luna iniziarono a ridere (anche se Luna in modo assai più rumoroso), finché entrambe le ragazze non furono vittime di lacrime agli occhi e singhiozzo.
 
Però Hermione era rimasta in disparte, chiusa nei suoi pensieri.
 
Si ricordava come aveva sempre odiato Malfoy in tutti quegli anni: il solito bambinetto viziato così pieno di agi che era diventato un presuntuoso arrogante pieno di sé, immerso nelle Arti Oscure pure lui come il padre.
Ma Hermione aveva notato una strana luce negli occhi grigi del ragazzo: una piega quasi dispiaciuta, contratta, sforzata. E poi il suo colorito peggio di uno straccio lavato era inquietante.
 
Sarà stata solo una mia impressione, pensò, accarezzando la rilegatura del suo libro con aria assente.
 
«Meglio che ci cambiamo», esordì Luna, dopo aver dato un’occhiata fuori dal finestrino; fino a quel momento aveva osservato con sguardo penetrante e indagatore una Hermione distratta e immersa nei suoi pensieri, che neanche si rendeva conto degli occhi che la scrutavano.
 
* * *
 
L’Espresso per Hogwarts prese finalmente a rallentare. Ormai il cielo era un tenue blu chiaro, il che preannunciava la serata che stava per iniziare. I ragazzi scesero dal treno che ancora sbuffava vapore a tratti, e poi, con espressioni entusiaste, si incamminavano verso il castello, imponente e colossale.
 
Un vocione iniziò a gridare: «Ragazzini del primo anno, qui! Ehi, tu, del primo anno! Seguitemi!».
Ginny e Hermione, che si erano mantenute vicine, si scambiarono due sorrisi gioiosi: il nuovo anno a Hogwarts era ufficialmente iniziato.
 
«Mi era mancata molto», sospirò Hermione, fissando i contorni del castello. «Un anno senza la mia cara, vecchia Hogwarts. Non so come sono sopravvissuta».
«Beh, l’anno scorso non era così carina, quindi non credo che tu ti sia persa granché», borbottò Ginny. «Andiamo a salutare Hagrid, dai», propose poi dopo pochi secondi, prendendo Hermione per un braccio. Così, una volta raggiunto l’omone, - e dopo aver scansato un sacco di ragazzi dell’ultimo anno innaturalmente festanti – le due ragazze urlarono un ‘Hagrid!’ così forte che riuscì a superare anche lo spaventoso vociare di centinaia di studenti.
Lui si girò, quasi spaventato. Ma poi, vedendo chi lo aveva fatto sbandare, iniziò a ridere.
«Hermione! Ginny!». Dopo l’esclamazione che fece rabbrividire un sacco di ragazzini che gli giravano intorno per la voce così forte, abbracciò le due ragazze, quasi stritolandole.
«Oh, che bello vedervi. Sono contento». Aveva già i lacrimoni. «Pensavo che non ci venivate, ecco, Ron e Harry mi hanno già detto di no, e avevo paura che pure voi… ma non m’avete mica abbandonato, eh?! Sono proprio contento», replicò.
Ginny e Hermione si guardarono per un istante in faccia, cercando con tutte le loro forze di non ridere per il carattere così dolce di Hagrid.
«E come avremmo potuto?», domandò Hermione, con un sorriso candido.
«Il peso sulla nostra coscienza sarebbe durato in eterno», scherzò Ginny, sorridendo anche lei.
 
Hagrid restituì i sorrisi, e si incamminarono tutti e tre verso il lago, perché lui stava accompagnando i ragazzetti del primo anno verso le barche a remi, come da tradizione. Hermione e Ginny si chiesero se quelle barchette potessero sopportare il peso di Hagrid e contemporaneamente anche di loro due: un conto era salirci con lui quando avevano undici anni, ma adesso non avevano la stessa struttura fisica.
 
«Probabile che ci sia un qualche incantesimo per non farci affondare», ipotizzò Ginny, guardando ancora dubbiosa la barca.
«Probabile», ridacchiò Hagrid.
A un tratto, l’ombrello rosa a fiori di Hagrid si fece stranamente evidente sotto il suo giubbotto pesante e segnato dagli anni.
Hermione sorrise, nell’oscurità.
Ecco cosa le era mancato: quel senso di integrità che nella continua lotta che aveva avuto contro il male le era sempre mancato. Pensò alle morti di Fred, Lavanda, Piton, Silente, Colin, Lupin, Tonks… vite spezzate per l’avanzare dell’oscurità. Ma era finalmente finita, e ora toccava a loro, i superstiti, di tentare a ritrovare la pace di un tempo.
La pace, null’altro.
  
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