Daisy.


Mi alzai barcollando. Era tutto così grigio intorno a me. Era tutto così silenzioso,così opaco. Come se la vita avesse scelto di interrompere per un po' il suo corso e abbassare le tapparelle,come se avesse scelto di non sentire più alcun rumore. 
Misi la caffettiera sui fornelli e affondai sul divano,come se la mia unica preoccupazione fosse la stanchezza accumulata in tutti gli anni di vita trascorsi. A risvegliarmi dai miei pensieri fu la caffettiera,che emise un gorgoglio. Sobbalzai e saltai in piedi con eccessiva energia,versai il caffè e,immersa nel silenzio,lo bevetti. Ero così sola. Mi mancavano i tempi in cui frequentavo la prima superiore e invitavo,ogni sabato,le mie amiche ai pigiama party. Mi mancavano i tempi in cui sorridevo,ed era da tanto che il mio viso non si stendeva in un sorriso. Era incredibile quanto un solo avvenimento accaduto in un attimo avesse potuto cancellare i ricordi di una vita,ma era la realtà. Me n'ero fatta una ragione da un pezzo,ormai. 
Andai verso la mia camera,afferrai la matita e,ad un tratto,mi resi conto che davanti a me avevo tutto ma allo stesso tempo niente. Era una tela bianca,e io ero incapace di riempirla. Non era la prima volta in cui provavo questa sensazione. Ero stordita,stanca. Non sapevo più dove voltarmi. Non volevo guardare al passato,o meglio,non potevo.
A interrompermi fu il suono del campanello,incredula mi chiesi chi poteva essere. Insomma,ero sola. Nessuno sarebbe venuto mai a trovarmi. Aprii con uno scatto secco la porta e rimasi pietrificata. 
Davanti a me c'era il ragazzo più bello che avessi mai visto. Era alto,con i capelli castano ramato e gli occhi grigi. Aveva un sorriso brillante. Era bello,bellissimo. Mi accorsi di risultare abbastanza idiota,ferma davanti alla porta,con i capelli sottosopra,le occhiaie e senza aver detto nemmeno una parola. Il ragazzo sembrò imbarazzato:
'Uhm,buongiorno. Sono il nuovo vicino,stavo passando per fare conoscenza'
'Stavo dormendo' Risposi acida,anche se non era vero.
Purtroppo con il passare del tempo,con tutte le cose che la vita mi aveva riservato,mi ero costruita una corazza protettiva. Una corazza che mi faceva apparire acida e antipatica agli occhi di tutti,ma che mi faceva sentire protetta.
Il ragazzo mi salutò,voltò le spalle e andò via,verso la casa di fronte. Lo vidi sbattere la porta. Feci la stessa cosa e corsi di nuovo davanti alla mia tela. Ora un'idea ce l'avevo. Ora avevo qualcosa da disegnare. O meglio 'qualcuno' da disegnare.