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Autore: _MyDark_    31/01/2013    0 recensioni
Piangevo.
Temevo che quella pioggia me lo avrebbe levvato.
e mentre mi disperavo sul corpo esanime del mio amico sentii dei passi nelle pozzanghere.
alzai lo sguardo, erano Pierre e gli altri.
"folle" mi gridò Stephan "hai ucciso un tuo amico. Sei un folle" ripetè strazzando i singhiozzi.
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one-shot su Laurent, Julien e un po' tutta la rose griffon. per chi non lo sa, é la squadra della francia.
Death di un personaggio.
ciuzzzz
Genere: Dark, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lacrime amare, caro Laurent.
Laurent e Julien erano migliori amici: erano in classe insieme, abitavano insieme, giocavano in squadra insieme e andavano a danza insieme. Avevano due partner diverse: Laurent aveva Arianna, una ragazzina di tre anni più piccola di lui. Lei aveva lunghi capelli biondo scuro, sembravano fili d’ oro uniti tra loro e ornati con un cerchietto prezioso colmo di diamantini. I suoi occhi di un castano sfumato diventavano verde prato quando il sole ci batteva contro; era alta, abbastanza magra e con un passo felpato e delicato. Le labbra erano sempre ricoperti da più strati di una sostanza rosa-trasparente che le faceva brillare.
Julien invece aveva Gaia, una ragazza di quattordici anni, più bassa di lui, che aveva i capelli corti castani e gli occhi dell’ ennesimo colore. Era un po’ goffa, non tanto magra ma imparava in fretta. Indossava spesso una fascia azzurra, dei braccialetti e una collana con un ciondolo a forma di goccia.
I loro passi, se pur di uno stesso walzer, erano differenti: Laurent e Arianna incutevano un misto di emozioni assai diverse tra loro, tra la delicatezza e la forza, tra il coraggio e la paura del tocco. Un passo era come un fiore: poteva cambiare l’ andata di tutta la danza.
Julien e Gaia, invece, avevano un passo più rapido e pesante, come per incutere invidia, come una pioggia di metallo bollente: bella e straordinaria, ma che poteva avere anche effetti negativi. Per loro cannare i passi era l’ obbiettivo, non perché volevano parere ignoranti, ma bensì perché volevano eseguire una danza unica e inimitabile, che tutti dovevano ammirare senza proferir parola.

“ siete tetri, incutete sentimenti strani … però i sentimenti colpiscono al cuore e fanno pensare! Va molto bene, non smettete di eseguire questa danza! “ la signorina Hitomiko cercava con il suo sguardo perforante di trovare errori in quei passi. Lo chiamavano “Giardino di vita”, poiché secondo loro ogni passo cannato era una vita andata.
Era l’ unico paragone che riuscivano a fare, erano considerati morte e per quanto ammirati erano spesso accusati delle sventure che capitavano.

Quel giorno pioveva, Pierre era seduto su una sedia con la testa sul marmo della finestra e scrutava le piccole gocce di pioggia scendere e tracciare percorsi lungo quel vetro, in cui lui si riusciva a specchiare. Julien  si esercitava nell’ apertura di gambe, sulla sbarra. Gaia e Arianna parlavano, sedute vicino ad un caminetto e Laurent allenava i muscoli degli arti superiori.

“ehi! Io faccio una scappatina per prendere un paio di cose a casa, mi sembra ovvio che rimeremmo qui …” disse Ari iniziando a correre. Poco dopo, Julien fece lo stesso.
Uscì per prendere qualcosa da mangiare, con i soldi che la signorina Hitomiko gli aveva affidato. Lei torno, con il fiatone, una borsa da spiaggia piena di vestiti e cianfrusaglie varie e le scie nero-grigio sotto gli occhi, che la pioggia aveva disegnato usando il mascara.
Passarono ore, Julien non tornava.
Pierre, che si era staccato dalla finestra per prendere un maglione, tornando alla postazione d’ osservazione cacciò un urlo. Gli sguardi di tutti erano fissi su di lui, che fissava fuori dalla finestra ad occhi sgranati. In un fil di voce, che sembrò a tutti di averlo solo immaginato disse: “è inutile aspettarlo –la voce si bloccò per un singhiozzo- lui non tornerà più …”  queste ultime parole erano sfumate dalle lacrime. Alcuni si chiesero chi era il “Lui” che Pierre aveva nominato, Laurent lo aveva capito anche troppo bene. Si infilò un impermeabile grigio e uscì in fretta e furia.
La visione che gli si celò di fronte lo fece cadere in ginocchio: Julien era steso in terra, la testa alta, la pioggia che gli batteva addosso, e il suo corpo era privo di vita. L’ altro scosse più volte, invocò il suo nome, ma in vano. Non c’era nulla da fare: non lo avrebbe più avuto.
Davanti agli occhi di Laurent si formarono immagini di quando erano piccoli, due bambini di circa quattro anni che giocavano insieme, giurarono che non si sarebbero mai lasciati.
.x.x.x.
Piangevo.
L’ acqua batteva sul corpo esanime del mio amico. Le gocce scendevano senza sosta lungo la sua pelle pallida
Piangevo.
Lacrime amare scorrevano inesorabili dai miei occhi, non battevo ciglio, non avevo la forza di distogliere lo sguardo da Julien, nemmeno per pochi secondi.
Piangevo.
E urlavo. Urlavo ai divini, che mi avevano tolto tutto in un colpo. Stringevo la mano sua fredda nelle mie, la portavo al viso e ci piangevo sopra: a breve avrei perso anche il suo corpo, e io non volevo.
Piangevo.
Mi gettai sul suo corpo, abbracciandolo. Non volli più vedergli il viso, la mia mano si macchiò del suo sangue. Il mio sguardo percorse velocemente il suo corpo, e poi lo trovai. Una fessura da cui sgorgava sangue, una fessura nella sua carne. Un omicidio, chi era stato?
Piangevo.
Mentre mi disperavo sul corpo dell’ amico, sentì  i passi di alcuni ragazzi avvicinarsi. Alzai la testa, li scrutai.
“folle” Pierre aveva gli occhi rossi. “sei un folle. Hai ucciso il tuo amico …” continuò.
Intanto li raggiunse la partner di Laurent, con un coltello da macellaio in mano, che portò alle labbra.
“la folle sono io.”
 
  
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