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Autore: Calipso__    31/01/2013    3 recensioni
Seguito di Wherever I Go...
E' da quasi un anno che Robby ha conosciuto Nico e, nonostante la promessa di sentirsi spesso, sono mesi che nessuno nel Campo Mezzosangue ha contatti con lei. L'arrivo in Italia di Paul le conferma un suo presentimento: se quelli del Campo non si sono tenuti in contatto neppure con lui, vuol dire che sta succedendo qualcosa di serio...
Una nuova impresa attenderà la nostra protagonista con tre compagni di viaggio, prima di affrontare una volta per tutte la sfida conclusiva contro Micah e tutti quei mezzosangue che vogliono farla pagare agli dei...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Robby e gli dei dell'Olimpo'
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1 Una gita al fiume rischia di diventare una tragedia

 

 

 

 

 

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Una gita al fiume

rischia di diventare

una tragedia

 

F

 
 
issavo insistentemente quella foto sulla macchina fotografica da un sacco di tempo, come se vederla già sulla scrivania ogni volta che me ne stavo in camera non bastasse. Eravamo io e Nico al Duomo di Milano, abbracciati con un enorme sorriso, mentre aspettavamo che quella signora che avevamo fermato riuscisse a scattare una benedetta fotografia. Che ricordi, quell’estate passata con Nico…! Era ormai passato quasi un anno da quando quel ragazzo era arrivato in Italia e mi aveva portata al Campo Mezzosangue, ed io stavo male come non mai. Non era la distanza il problema, il fatto era che ormai erano mesi che non ci sentivamo più nemmeno tramite messaggio Iride. Io avevo finito ormai da tempo le dracme che mi avevano dato al Campo, Nico mi aveva promesso che ci avrebbe pensato lui a chiamarmi tre o quattro volte alla settimana, ma dopo un po’ questa promessa svanì nel nulla, esattamente come lui. Noi mezzosangue non possiamo tenere cellulari con noi perché sarebbero una calamita per i mostri, quindi non potevamo sentirci per telefono. Il Campo Mezzosangue non può essere raggiunto tramite la posta mortale, quindi non potevo nemmeno mandargli delle normali lettere. Ho provato a contattare il resto del Campo mandando mail ai ragazzi di Efesto (che avevano prestato tempo fa il computer a Nico per spedirmi la conclusione della storia che avevo scritto), e ho tempestato Helénia di pagine di diario, ma nessuno mi aveva risposto. Sembravano tutti spariti nel nulla: se non avessi avuto sotto mano quelle foto, probabilmente avrei iniziato a dubitare di tutto quello che mi era successo l’anno prima, del Campo, dei ragazzi, degli dei, dell’impresa e pure di Nico.

- Robby! – mi chiamò Viola alzando la mano: lei, Ilaria, Pietro e Serena, la mia sorellina di quasi nove anni, se ne stavano seduti nell’acqua bassa del fiume. – Smettila di guardare quella macchina fotografica e vieni anche te a farti un bagno! -

Per qualcuno di voi potrebbe sembrare strano, ma quella domenica c’erano molte persone che, come noi, avevano pensato di approfittare del bel tempo e delle temperature particolarmente alte per andare al fiume, anche se era ancora primavera.

Buttai la macchina fotografica nello zaino e mi lasciai cadere indietro con un sospiro.

- La Robby stava guardando le foto del suo fidanzato! – esclamò Serena con una risata cristallina.

- Non si è fatto sentire? – mi chiese Ilaria sedendosi vicino a me. Io scossi la testa.

– Ci sentivamo spesso, anche a dicembre, per il suo compleanno, sono riuscita a sentirlo… a metà gennaio, però è cambiato qualcosa. Non mi chiama più, io non posso più a contattarlo… - guardai Ilaria negli occhi e chiarii il tutto inventando l’ennesima balla: - Il numero è inesistente… -

- Avrà perso i numeri di cellulare e avrà cambiato numero… - cercò di rassicurarmi Ilaria; peccato che non poteva essere così… - Certo che potrebbe almeno mandarti delle lettere, se non ha un computer: il tuo indirizzo di casa lo conosce bene! – esclamò lei.

Ecco, questo sì, lo pensavo già da parecchio tempo: se ci fosse stato qualche problema per cui contattarmi in altri modi fosse impossibile, non gli sarebbe stato difficile andare in una comune posta e mandarmi una lettera.

Restai tutto il pomeriggio sulla riva del fiume, i piedi dentro l’acqua e la testa al Campo Mezzosangue. Chissà cosa stavano combinando… iniziava a scendere la sera, e praticamente tutti se n’erano già andati dal fiume.

- Forse è l’ora di accendere il fuoco… - disse Vera alzandosi in piedi nel fiume: avevamo infatti organizzato di fare una grigliata di carne in riva al fiume.

- Penso di sì… - fece Pietro incamminandosi verso il bordo, ma Serena gli prese il polso e lo fermò: all’improvviso sembrava particolarmente assorta.

- Lo sentite anche voi? – domandò.

- Hem… sentire cosa, Sery? – chiese Pietro senza capire.

- Una voce… - disse, chiuse gli occhi e aggiunse: - Sta cercando di raggiungerti, Pietro… -

Pietro si mise a ridere.

- Robby, tua sorella con queste scene sembra tanto il ragazzino del Sesto Senso… - esclamò con una risata, ma all’improvviso sembrò sprofondare come nelle sabbie mobili.

- Pietro! – strillammo tutte in coro.

- Dev’essere un mulinello! – fece Ilaria terrorizzata.

- E’ impossibile, l’acqua gli arrivava appena alle ginocchia dove si trovava lui! – feci notare io e, senza pensarci un secondo di più, mi buttai in acqua.

- Serena, muoviti ed esci subito dall’acqua! – le ordinai correndo come potevo verso le braccia di Pietro.

- No… - disse lei scuotendo la testa ancora assorta.

- Smettila di fare la scema e vai con le altre! – le ordinai nuovamente.

- La voce… continua a ripetere “marito mio”… E’ lei che sta tirando a fondo Pietro! – esclamò Serena, ora terrorizzata.

- Si può sapere di che diavolo stai parlando?! – feci io, ma prima che potessi dire qualcos’altro, mia sorella si tuffò nell’acqua alta, per aiutare Pietro.

- Serena! – strillai: non aveva fatto dei corsi seri di nuoto, perciò non aveva mai provato a nuotare nell’acqua alta. Inoltre il fiume può essere veramente pericoloso…

Presi un respiro e mi tuffai nel tentativo di salvare sia Serena che Pietro. L’acqua era molto più profonda di quello che mi aspettavo... presi una mano piccola, quella di Serena e una più grande, quella di Pietro, e scalciai forte per salire in superficie. Una volta su però, Pietro poté prendere solo un respiro prima di essere ricacciato giù: era come se qualcosa stesse tentando di portarlo sul fondo.

- Robby! C’è una ragazza sul fondo! – esclamò Serena tornando a galla. Presi un respiro, mi tuffai e aprii gli occhi sott’acqua. Feci scattare Exusía e tramite il riflesso della lama riuscii a vedere chiaramente che c’era veramente una ragazza dai lunghi capelli verdi e dalla pelle azzurrastra che teneva Pietro per i piedi tentando di portarlo a fondo; quella doveva essere per forza un mostro.

Sfoderai Exusía e, combattendo contro l’acqua, lanciai un colpo secco alle mani della ragazza: queste si staccarono dal corpo e mollarono la presa su Pietro, rilasciando una sostanza liquida di un azzurro denso. Salii in superficie dove Serena se ne stava in acqua con le lacrime agli occhi e le mani sulle orecchie. Portai immediatamente Serena e il corpo esanime di Pietro a riva.

- Oddio, cosa devo fare?! – feci disperata guardandomi in giro.

- Robby! Sery! – esclamarono le voci di Viola e Ilaria raggiungendoci. – Siete state trascinate anche voi sott’acqua dal mulinello, come state? –

E’ proprio vero che la foschia sui mortali fa vedere cose assurde…

- Pietro! – strillò Viola in lacrime buttandosi sul corpo privo di conoscenza di Pietro.

- Qualcuno di voi sa fare la respirazione bocca a bocca o il massaggio cardiaco?! – feci disperata. Né Viola né Ilaria parlarono. – Facciamo qualcosa, cavoli! – strillai in lacrime.

Serena si avvicinò a Pietro con un’espressione accigliata, e appoggiò entrambe le mani sul petto del ragazzo. Chiuse gli occhi e, quasi per magia, Pietro incurvò la schiena e sputò tossicchiando l’acqua che aveva nei polmoni.

- Sery! Ma come…? – non riuscii a finire la frase: mentre Serena continuava a tenere le mani sul petto di Pietro per fargli sputare fuori tutta l’acqua che aveva ingerito, sulla testa i mia sorella apparve una forte luce e un ologramma di luce verde.

“No!” pensai disperata. “Non può essere anche lei una Mezzosangue!”

Essere Mezzosangue non è una cosa facile, e non volevo in alcun modo che pure lei in futuro dovesse affrontare tutto quello che avevo affrontato io: il mio mondo doveva rimanere separato dal suo, per la sua incolumità. Eppure stava accadendo: mia sorella stava per venire riconosciuta da un genitore divino. Viola, Ilaria e la stessa Serena sembravano troppo concentrate su Pietro per fare caso all’ologramma verdastri sulla testa di mia sorella: era apparsa infatti una lancia a tre punte.

“Non ci credo…” pensai con il cuore in gola, pietrificata dal terrore. “Mia sorella è figlia di Poseidone!”

Quando Pietro tornò cosciente, tutti quanti tirammo un sospiro di sollievo.

- Non so come hai fatto, Sery, ma ti devo ringraziare, mi hai salvato la vita… - disse Pietro affettuosamente a Serena.

- Ascoltate, voi portate Pietro in ospedale con la mia auto… - dissi loro. – Io e Serena dobbiamo stare ancora qua. –

Vera e Ilaria mi fissarono come se avessi dei problemi, ma in un momento come quello non riuscivo proprio a inventare l’ennesima balla.

- Vi prego, fidatevi di me, è importante! Quando avete finito portate l’auto a casa mia, ok? – le implorai..

- Dovreste farvi controllare anche voi due, sapete? – fece Ilaria preoccupata.

- Non abbiamo nulla… stiamo benissimo… è solo che… devo… devo… - dissi solo sconsolata, non riuscendo a inventare una balla recente. Viola e Ilaria mi fissarono preoccupate.

- Sei sicura che vada tutto bene? – chiese Viola.

- Sì certo, sto benissimo… Tenete le chiavi, accompagnate Pietro in macchina, non preoccupatevi di noi, prederemo l’autobus… - dissi con ancora il fiato in gola.

Le mie amiche mi fissarono veramente come se fossi pazza: sia io che mia sorella eravamo bagnate fradice e avevo detto che saremmo tornate a casa con l’autobus.

Bella trovata, Robby! Pensai ironica.

Quando convinsi Viola ed Ilaria ad andare in ospedale con Pietro, rimasi seduta in riva al fiume, con le mani tra i capelli e lo sguardo perso nel vuoto.

- Robby… - mi chiamò mia sorella.

- Ascolta, c’è una cosa che devo dirti, Sery… - le dissi, ma a quel punto sentì qualcosa dall’acqua: il mostro al quale avevo tagliato le mani era uscito con la metà superiore del busto dall’acqua e aveva uno sguardo a dir poco incavolato. I capelli verdi erano bagnati e le stavano attaccati al volto e al corpo seminudo, la sua pelle azzurrastra sembrava ancora più inquietante fuori dall’acqua, e le mani le erano ricresciute.

- Sii maledetta, figlia di Zeus! – esclamò il mostro in greco antico. Ecco, già io detesto i mostri, ma se al posto di utilizzare il mio nome tirano sempre in ballo mio padre, mi fanno incazzare ancora di più.

- Si può sapere cosa diavolo sei?! – feci io estraendo Exusìa e mettendomi tra il mostro e mia sorella.

- Sono un’Ondina! – rispose lei. – Ninfa delle acque! E tu mi hai rubato il marito! –

- Volevi annegare il mio amico! – esclamai arrabbiata.

- Se volevi diventare la fidanzata di Pietro bastava chiederglielo, no? – disse la voce innocente di Serena alle mie spalle.

- Sery, non è il momento! – le dissi tra i denti, senza togliere lo sguardo da quell’Ondina.

- Noi non abbiamo un’anima, figlia di Poseidone! – disse il mostro rivolta a mia sorella. – Non possiamo avercela fino a quando non ci sposiamo e non concepiamo un figlio! –

- Sai che stavi per commettere tre reati in una volta sola? Omicidio, stupro e necrofilia. – feci notare al mostro.

- Robby, che cosa vogliono dire le ultime due cose? – chiese mia sorella tirandomi la maglia.

Tossicchiai e dissi solo: - Lascia perdere… -

- Ma signora, non può semplicemente fare innamorare il ragazzo che ti piace? Non è bello tentare di annegare il proprio futuro marito… - disse mia sorella e prima che potessi agire, andò incontro al mostro e spostandole i capelli dietro le orecchie le sorrise.

- Aspetta, Serena, stalle lontana! – esclamai io preoccupata, ma prima che potessi fare altro, le labbra del mostro si alzarono in un sorriso e i suoi occhi si spalancarono.

- Sai, non è una brutta idea! Sei proprio una brava mezzosangue… - disse l’Ondina accarezzandole i capelli. – Dovresti chiedere a tuo padre di fare un po’ di pulizia in questi fiumi inquinati, sono certa che non potrà dire di no a questo tuo bel visetto! –

Mia sorella sorrise compiaciuta.

Io ero basita: avevo affrontato mostri di ogni genere, ma quello era il primo con il quale sembrava possibile ragionare.

- Aspetta, ho già sentito parlare delle Ondine… - dissi pensierosa avvicinandomi al mostro. – Lorelei? -

Era un canto epico tedesco, ricordavo di averlo studiato al liceo per letteratura tedesca.

L’Ondina sorrise e recitò in tedesco: - Die schönste Jungfrau sitzet dort oben wunderbar, ihr goldenes Geschmeide blitzet, sie kämmt ihr goldenes Haar.

Era di Heinrich Heine. Ancora me lo ricordavo… quella storia di Lorelei mi aveva affascinata certamente di più di tutti gli scritti di Kafka messi insieme: una sirena che con il suo canto abbagliava i marinai sul Reno…

- Sie kämmt es mit goldenem Kamme und singt ein Lied dabei; das hat eine wundersame,
Gewaltige Melodei.
– continuai io.
Poi però aggiunsi: - Alla fine però Lorelei uccide i marinai… -

- Dici che è colpa nostra? – commentò l’Ondina. – O forse sono gli uomini che non sanno se dare priorità alla nostra bellezza o alla rupe contro la quale ogni nave andava a schiantarsi? –

L’Ondina si potrò indietro i capelli con fare un po’ altezzoso. – Gli uomini sono troppo facilmente influenzabili… - disse. – Tutti incolpano noi Ondine per far affondare le navi dei marinai… ma non pensi che forse sia colpa dei marinai che si lasciano incantare tanto facilmente? Eppure alcuni di voi mezzosangue hanno dimostrato di farcela a lottare contro noi “mostri”… – sbuffò e si passò una mano tra i lunghi capelli come a pettinarli. In quel momento dietro di noi ci fu un lampo di luce, e partì a tutto volume la canzone Screm and Shout di Will.i.am e Britney Spears sopra il rumore in una potente automobile apparsa dal nulla.

- Paul! – esclamai mettendomi una mano sulla bocca dallo stupore di vedere un mio compagno d’impresa scendere da una Lamborghini nera e lucida con tanto d’occhiali da sole rossi.

- Robby! Finalmente ti ho trovata! – esclamò lui con un sorriso. Dopo di che il suo sguardo si spostò verso l’Ondina, e sguainò subito arco e frecce verso di lei.

- Non preoccuparti, ragazzo… - disse l’Ondina guardando Paul altezzosa. – Oggi mi sono già fatta mozzare una mano che mi è ricresciuta subito solo perché mi trovavo nel mio elemento; ora non voglio rischiare ulteriormente: ci tengo alla mia vita… – dopo di che si tuffò totalmente nell’acqua del fiume e sparì senza un’altra parola.

- Ciao signora e fai la brava! – esclamò mia sorella salutando il fiume.

Io però ero concentrata solo su Paul: cavoli, allora era esistito veramente, la nostra impresa negli inferi era accaduta sul serio, non era stato un sogno… la mano che avevo sulla bocca finì subito sugli occhi nel tentativo di coprirmi le lacrime.

- Hey, ma stai piangendo dalla gioia di rivedermi? – fece Paul con una risata e, avvicinandosi, mi diede una pacca sulla spalla come a dire “dai, non è nulla!”.

- E’ che… sono spariti tutti, Paul! – feci io, lottando contro il groppo che mi sentivo in gola – Al Campo nessuno si fa sentire da mesi, pure Nico… Nico… - mi bloccai non riuscendo a continuare a parlarne; mi sedetti per terra, sentendo che le gambe non avrebbero retto a lungo. – E mia sorella, Serena… lei è… è stata riconosciuta, anche lei è una mezzosangue…! –

A questo punto Paul iniziò seriamente a preoccuparsi per me, e si sedette di fianco a me.

- Aspetta, inizia da capo… - fece lui.

- Mia sorella… è figlia di Poseidone… e gli altri del Campo non si fanno sentire da tanto tempo… - dissi.

- Anch’io non sento gli altri da molto. – disse Paul. – Solo che dovendo allenare mezzosangue in Francia, non mi è stato possibile fino ad ora andare a trovarli. Ma ora che mi dici che pure tu non sei stata contattata, beh… forse c’è veramente qualcosa che non va. -

A quel punto alzai lo sguardo e vidi che dall’auto era uscita una ragazza: era alta, slanciata, dai capelli lunghi e neri e gli occhi verdi. Fissava me e Paul preoccupata.

- Est-ce qu’il y a des problemes? – domandò la ragazza in francese.

- Non, non, ça va… - rispose subito Paul in un francese dall’accento americano.

- Chi è lei…? – gli domandai io, facendo un sorrisetto malizioso, dimenticandomi per un attimo i miei problemi, e indicando con la testa la ragazza francese che nel frattempo stava tentando di parlare italiano con mia sorella. – La tua ragazza? –

Lui si morse un labbro e alzando le spalle disse: - Noi uscivamo insieme in Francia... ma diciamo semplicemente che non è andata. –

- E perché è comunque qui con te? – gli chiesi a bassa voce, per paura che la ragazza mi sentisse. Lui alzò le spalle. – E’ stata la prima mezzosangue che ho conosciuto e allenato in Francia. Quando le ho spiegato che stavo per partire, ha detto che si sentiva in dovere di venire con me… anche se questo non è stato un valido motivo per farle mollare il suo ragazzo… - commentò con un sospiro. Paul non si mostrava di certo triste o depresso dalla situazione, e l’ultima frase l’aveva detta probabilmente più per gelosia che per cattiveria. Questa volta fui io a dargli una pacca sulla spalla per incoraggiarlo.

Mi alzai, andai verso la ragazza e mi presentai.

- Io mi chiamo Amélie, sono figlia di Demetra, piacere di conoscerti. – disse lei con un accento francese e un forte sorriso, stringendomi la mano.

- Bene, ricapitoliamo… - disse Paul ad un certo punto. – Anche la tua sorella adottiva è una mezzosangue? –

Io annuii, ma Serena mi tirò la maglia e, timidamente mi sussurrò nell’orecchio: - Loro chi sono? E perché prima ti sei messa a piangere? –

Non avrei voluto che lei mi vedesse: vedere i “grandi” piangere non è mai una bella esperienza. Mi inginocchiai vicino a lei e le spiegai: - Sai benissimo che i nostri genitori non lo sono veramente… a quanto pare però, il tuo vero padre ha voluto riconoscerti. –

Mi fissò con gli occhi sgranati, e la sua bocca si aprii sorpresa e meravigliata; mi fissò così per un paio di secondi, senza sapere cosa dire.

- Il… il mio papà? – ripeté ancora stupita. – E dov’è? -

- E’… difficile da spiegare, Sery… - le dissi cauta. – Hai presente gli dei della Grecia che stai studiando ora a scuola? –

Lei annuì, anche se sembrava un po’ confusa.

- Esistono veramente, e hanno avuto dei figli. Questi figli sono per metà dei e per metà mortali, e vengono chiamati mezzosangue; e indovina un po’? Tu sei la figlia di un dio. – le spiegai.

I suoi occhi si fecero ancora più grandi dalla sorpresa.

- E chi è mio papà? – mi chiese.

- Poseidone, il dio del mare. E’ per questo che prima sei riuscita a togliere l’acqua che Paul aveva nel corpo… è per questo che sei riuscita a notare subito l’Ondin… hem… quella signora nel fiume. Quella signora era un mostro. Ce ne sono tanti, e solitamente vogliono uccidere i mezzosangue. –

Negli occhi di mia sorella lessi per la prima volta della paura: una paura che mai in vita mia avrei voluto che lei provasse.

- Ma il mostro di prima era buono, vero? – mi domandò in cerca di una conferma.

Alzai le spalle. – Credo che tu le abbia fatto capire che si comportava male. –

- E tu come fai a sapere tutte queste cose? – mi chiese Serena curiosa.

- Perché… anch’io sono una mezzosangue. – le dissi. Gli occhi di Serena si aprirono allegri, e le sue labbra si allargarono in un enorme sorriso.

- Quindi siamo veramente sorelle? Abbiamo lo stesso papà? – fece lei entusiasta. Io scossi la testa.

- No, mio padre è Zeus, il dio del cielo… - le risposi; vedendola un po’ demoralizzata, le scoccai un bacio sulla guancia e le dissi: - Non importa se non abbiamo la stessa mamma e lo stesso papà. Tu per me sarai sempre mia sorella, chiaro? –

Lei mi sorrise e mi strinse in un abbraccio.

- Bene, ora che la questione con mia sorella è chiarita, è bene che torni dai miei a raccontare tutto. – dissi io.

- Possiamo utilizzare questa. – disse Paul indicando la Lamborghini alle sue spalle. – E’ un regalo di papà, me l’ha data prima che partissi per la Francia: è simile alla sua, posso viaggiare ovunque con questa, solo che non si tratta del sole… -

Annuì e dissi: - Dopo essere andata dai miei, credo che siamo tutti d’accordo sulla prossima meta: dobbiamo tornare subito al Campo Mezzosangue per capire cosa c’è che non va. -

Fulmini e saette, ecco lo spazio dell'autrice!

Quanto mi era mancato scriverlo! 
Ebbene, a chi mi segue da tempo, sappiate che non sono scomparsa e sono ancora convinta di fare un seguito! 
Forse è il caso di aggionarvi... molti di voi sanno che volevo regalare il primo libro (se così vogliamo definirlo) di questa lunga fanfiction ai miei amici. Ci credete? Lo stanno leggendo veramente! (Parlando di loro nei miei commenti finali userò i nomi che ho dato loro nella fanfiction...)
Delilah e Vera l'hanno già finito, mi hanno fatto i complimenti, rivelandomi che si sono messe a ridere, in particolare Delilah (beh, loro si immaginano la storia con dei volti che conoscono da sempre, mi sembra ovvio trovare la storia divertente!) e Vera mi ha confidato che si è commossa, in particolare per la storia di Chiara... beh, Chiara è sempre stata amica di tutti e ci manca terribilmente, ma non credevo che avrei fatto piangere un'amica con la mia scrittura! xD Helénia è già arrivata alla parte dell'Ade, Simon ha appena cominciato e pure Paul è al primo capitolo. In generale i commenti dei miei amici mi fanno venire voglia di rimettermi a scrivere (nonostante ora come ora sono in pieno periodo esami).
Spero che questo seguito vi piacerà anche più di "Wherever I Go..."! Per ora il titolo Saving Olympus è provvisorio: in caso dovessi trovarne uno più appropriato lo cambierò, altrimenti rimarrà questo. Per il resto, dovrò in qualche modo accontentare le assurde richieste dei miei amici e quelle meno assurde di voi lettori (non anticipo nulla, sarà una sorpresa!) e spero che nel frattempo questa storia sia seguita e recensita da voi utenti che mi seguite da parecchio tempo e da quelli nuovi: se sono riuscita a finire la prima lunga fanfiction e a farla leggere ai miei amici, è solo merito vostro e delle vostre recensioni che mi spronavano sempre a scrivere nuovi capitoli con entusiasmo!
In questa storia torneranno a galla vecchi personaggi, ne conoscerete di nuovi (Amélie è tra questi), e s'incontrerà una divinità mai apparsa di persona nella saga di Percy Jackson... spero di avervi incuriositi abbastanza! :P xD
Riguardo questo capitolo, direi di non avere nulla da aggiungere...
Alla prossima!

Robby

  
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