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Una
gita al fiume
rischia
di diventare
una
tragedia
F |
-
Robby! – mi chiamò Viola alzando la mano: lei, Ilaria, Pietro e Serena, la mia
sorellina di quasi nove anni, se ne stavano seduti nell’acqua bassa del fiume.
– Smettila di guardare quella macchina fotografica e vieni anche te a farti un
bagno! -
Per
qualcuno di voi potrebbe sembrare strano, ma quella domenica c’erano molte
persone che, come noi, avevano pensato di approfittare del bel tempo e delle
temperature particolarmente alte per andare al fiume, anche se era ancora
primavera.
Buttai
la macchina fotografica nello zaino e mi lasciai cadere indietro con un
sospiro.
-
-
Non si è fatto sentire? – mi chiese Ilaria sedendosi vicino a me. Io scossi la
testa.
–
Ci sentivamo spesso, anche a dicembre, per il suo compleanno, sono riuscita a
sentirlo… a metà gennaio, però è cambiato qualcosa. Non mi chiama più, io non
posso più a contattarlo… - guardai Ilaria negli occhi e chiarii il tutto
inventando l’ennesima balla: - Il numero è inesistente… -
-
Avrà perso i numeri di cellulare e avrà cambiato numero… - cercò di
rassicurarmi Ilaria; peccato che non poteva essere così… - Certo che potrebbe
almeno mandarti delle lettere, se non ha un computer: il tuo indirizzo di casa
lo conosce bene! – esclamò lei.
Ecco,
questo sì, lo pensavo già da parecchio tempo: se ci fosse stato qualche
problema per cui contattarmi in altri modi fosse impossibile, non gli sarebbe
stato difficile andare in una comune posta e mandarmi una lettera.
Restai
tutto il pomeriggio sulla riva del fiume, i piedi dentro l’acqua e la testa al
Campo Mezzosangue. Chissà cosa stavano combinando… iniziava a scendere la sera,
e praticamente tutti se n’erano già andati dal fiume.
-
Forse è l’ora di accendere il fuoco… - disse Vera alzandosi in piedi nel fiume:
avevamo infatti organizzato di fare una grigliata di carne in riva al fiume.
-
Penso di sì… - fece Pietro incamminandosi verso il bordo, ma Serena gli prese
il polso e lo fermò: all’improvviso sembrava particolarmente assorta.
-
Lo sentite anche voi? – domandò.
-
Hem… sentire cosa, Sery? – chiese Pietro senza capire.
-
Una voce… - disse, chiuse gli occhi e aggiunse: - Sta cercando di raggiungerti,
Pietro… -
Pietro
si mise a ridere.
-
Robby, tua sorella con queste scene sembra tanto il ragazzino del Sesto Senso…
- esclamò con una risata, ma all’improvviso sembrò sprofondare come nelle
sabbie mobili.
-
Pietro! – strillammo tutte in coro.
-
Dev’essere un mulinello! – fece Ilaria terrorizzata.
-
E’ impossibile, l’acqua gli arrivava appena alle ginocchia dove si trovava lui!
– feci notare io e, senza pensarci un secondo di più, mi buttai in acqua.
-
Serena, muoviti ed esci subito dall’acqua! – le ordinai correndo come potevo
verso le braccia di Pietro.
-
No… - disse lei scuotendo la testa ancora assorta.
-
Smettila di fare la scema e vai con le altre! – le ordinai nuovamente.
-
La voce… continua a ripetere “marito mio”… E’ lei che sta tirando a fondo
Pietro! – esclamò Serena, ora terrorizzata.
-
Si può sapere di che diavolo stai parlando?! – feci io, ma prima che potessi
dire qualcos’altro, mia sorella si tuffò nell’acqua alta, per aiutare Pietro.
-
Serena! – strillai: non aveva fatto dei corsi seri di nuoto, perciò non aveva
mai provato a nuotare nell’acqua alta. Inoltre il fiume può essere veramente
pericoloso…
Presi
un respiro e mi tuffai nel tentativo di salvare sia Serena che Pietro. L’acqua
era molto più profonda di quello che mi aspettavo... presi una mano piccola,
quella di Serena e una più grande, quella di Pietro, e scalciai forte per
salire in superficie. Una volta su però, Pietro poté prendere solo un respiro
prima di essere ricacciato giù: era come se qualcosa stesse tentando di
portarlo sul fondo.
-
Robby! C’è una ragazza sul fondo! – esclamò Serena tornando a galla. Presi un
respiro, mi tuffai e aprii gli occhi sott’acqua. Feci scattare Exusía e tramite
il riflesso della lama riuscii a vedere chiaramente che c’era veramente una
ragazza dai lunghi capelli verdi e dalla pelle azzurrastra che teneva Pietro
per i piedi tentando di portarlo a fondo; quella doveva essere per forza un
mostro.
Sfoderai
Exusía e, combattendo contro l’acqua, lanciai un colpo secco alle mani della
ragazza: queste si staccarono dal corpo e mollarono la presa su Pietro,
rilasciando una sostanza liquida di un azzurro denso. Salii in superficie dove
Serena se ne stava in acqua con le lacrime agli occhi e le mani sulle orecchie.
Portai immediatamente Serena e il corpo esanime di Pietro a riva.
-
Oddio, cosa devo fare?! – feci disperata guardandomi in giro.
-
Robby! Sery! – esclamarono le voci di Viola e Ilaria raggiungendoci. – Siete
state trascinate anche voi sott’acqua dal mulinello, come state? –
E’
proprio vero che la foschia sui mortali fa vedere cose assurde…
-
Pietro! – strillò Viola in lacrime buttandosi sul corpo privo di conoscenza di
Pietro.
-
Qualcuno di voi sa fare la respirazione bocca a bocca o il massaggio cardiaco?!
– feci disperata. Né Viola né Ilaria parlarono. – Facciamo qualcosa, cavoli! –
strillai in lacrime.
Serena
si avvicinò a Pietro con un’espressione accigliata, e appoggiò entrambe le mani
sul petto del ragazzo. Chiuse gli occhi e, quasi per magia, Pietro incurvò la
schiena e sputò tossicchiando l’acqua che aveva nei polmoni.
-
Sery! Ma come…? – non riuscii a finire la frase: mentre Serena continuava a
tenere le mani sul petto di Pietro per fargli sputare fuori tutta l’acqua che
aveva ingerito, sulla testa i mia sorella apparve una forte luce e un ologramma
di luce verde.
“No!”
pensai disperata. “Non può essere anche lei una Mezzosangue!”
Essere
Mezzosangue non è una cosa facile, e non volevo in alcun modo che pure lei in
futuro dovesse affrontare tutto quello che avevo affrontato io: il mio mondo
doveva rimanere separato dal suo, per la sua incolumità. Eppure stava
accadendo: mia sorella stava per venire riconosciuta da un genitore divino.
Viola, Ilaria e la stessa Serena sembravano troppo concentrate su Pietro per
fare caso all’ologramma verdastri sulla testa di mia sorella: era apparsa
infatti una lancia a tre punte.
“Non
ci credo…” pensai con il cuore in gola, pietrificata dal terrore. “Mia sorella
è figlia di Poseidone!”
Quando
Pietro tornò cosciente, tutti quanti tirammo un sospiro di sollievo.
-
Non so come hai fatto, Sery, ma ti devo ringraziare, mi hai salvato la vita… -
disse Pietro affettuosamente a Serena.
-
Ascoltate, voi portate Pietro in ospedale con la mia auto… - dissi loro. – Io e
Serena dobbiamo stare ancora qua. –
Vera
e Ilaria mi fissarono come se avessi dei problemi, ma in un momento come quello
non riuscivo proprio a inventare l’ennesima balla.
-
Vi prego, fidatevi di me, è importante! Quando avete finito portate l’auto a
casa mia, ok? – le implorai..
-
Dovreste farvi controllare anche voi due, sapete? – fece Ilaria preoccupata.
-
Non abbiamo nulla… stiamo benissimo… è solo che… devo… devo… - dissi solo
sconsolata, non riuscendo a inventare una balla recente. Viola e Ilaria mi fissarono
preoccupate.
-
Sei sicura che vada tutto bene? – chiese Viola.
-
Sì certo, sto benissimo… Tenete le chiavi, accompagnate Pietro in macchina, non
preoccupatevi di noi, prederemo l’autobus… - dissi con ancora il fiato in gola.
Le
mie amiche mi fissarono veramente come se fossi pazza: sia io che mia sorella
eravamo bagnate fradice e avevo detto che saremmo tornate a casa con l’autobus.
Bella trovata, Robby! Pensai ironica.
Quando
convinsi Viola ed Ilaria ad andare in ospedale con Pietro, rimasi seduta in
riva al fiume, con le mani tra i capelli e lo sguardo perso nel vuoto.
-
Robby… - mi chiamò mia sorella.
-
Ascolta, c’è una cosa che devo dirti, Sery… - le dissi, ma a quel punto sentì
qualcosa dall’acqua: il mostro al quale avevo tagliato le mani era uscito con
la metà superiore del busto dall’acqua e aveva uno sguardo a dir poco
incavolato. I capelli verdi erano bagnati e le stavano attaccati al volto e al
corpo seminudo, la sua pelle azzurrastra sembrava ancora più inquietante fuori
dall’acqua, e le mani le erano ricresciute.
-
Sii maledetta, figlia di Zeus! – esclamò il mostro in greco antico. Ecco, già
io detesto i mostri, ma se al posto di utilizzare il mio nome tirano sempre in
ballo mio padre, mi fanno incazzare ancora di più.
-
Si può sapere cosa diavolo sei?! – feci io estraendo Exusìa e mettendomi tra il
mostro e mia sorella.
-
Sono un’Ondina! – rispose lei. – Ninfa delle acque! E tu mi hai rubato il
marito! –
-
Volevi annegare il mio amico! – esclamai arrabbiata.
-
Se volevi diventare la fidanzata di Pietro bastava chiederglielo, no? – disse
la voce innocente di Serena alle mie spalle.
-
Sery, non è il momento! – le dissi tra i denti, senza togliere lo sguardo da
quell’Ondina.
-
Noi non abbiamo un’anima, figlia di Poseidone! – disse il mostro rivolta a mia
sorella. – Non possiamo avercela fino a quando non ci sposiamo e non concepiamo
un figlio! –
-
Sai che stavi per commettere tre reati in una volta sola? Omicidio, stupro e
necrofilia. – feci notare al mostro.
-
Robby, che cosa vogliono dire le ultime due cose? – chiese mia sorella
tirandomi la maglia.
Tossicchiai
e dissi solo: - Lascia perdere… -
-
Ma signora, non può semplicemente fare innamorare il ragazzo che ti piace? Non
è bello tentare di annegare il proprio futuro marito… - disse mia sorella e
prima che potessi agire, andò incontro al mostro e spostandole i capelli dietro
le orecchie le sorrise.
-
Aspetta, Serena, stalle lontana! – esclamai io preoccupata, ma prima che
potessi fare altro, le labbra del mostro si alzarono in un sorriso e i suoi
occhi si spalancarono.
-
Sai, non è una brutta idea! Sei proprio una brava mezzosangue… - disse l’Ondina
accarezzandole i capelli. – Dovresti chiedere a tuo padre di fare un po’ di
pulizia in questi fiumi inquinati, sono certa che non potrà dire di no a questo
tuo bel visetto! –
Mia
sorella sorrise compiaciuta.
Io
ero basita: avevo affrontato mostri di ogni genere, ma quello era il primo con
il quale sembrava possibile ragionare.
-
Aspetta, ho già sentito parlare delle Ondine… - dissi pensierosa avvicinandomi
al mostro. – Lorelei? -
Era
un canto epico tedesco, ricordavo di averlo studiato al liceo per letteratura
tedesca.
L’Ondina sorrise e recitò in tedesco: - Die schönste Jungfrau sitzet dort oben
wunderbar, ihr goldenes Geschmeide blitzet, sie kämmt ihr goldenes Haar. –
Era di Heinrich Heine. Ancora me lo ricordavo… quella storia di
Lorelei mi aveva affascinata certamente di più di tutti gli scritti di Kafka
messi insieme: una sirena che con il suo canto abbagliava i marinai sul Reno…
- Sie
kämmt es mit goldenem Kamme und singt ein Lied dabei; das hat eine wundersame,
Gewaltige Melodei. – continuai io. Poi però aggiunsi: - Alla fine però Lorelei uccide i marinai… -
- Dici che è colpa
nostra? – commentò l’Ondina. – O forse sono gli uomini che non sanno se dare
priorità alla nostra bellezza o alla rupe contro la quale ogni nave andava a
schiantarsi? –
L’Ondina si potrò
indietro i capelli con fare un po’ altezzoso. – Gli uomini sono troppo
facilmente influenzabili… - disse. – Tutti incolpano noi Ondine per far
affondare le navi dei marinai… ma non pensi che forse sia colpa dei marinai che
si lasciano incantare tanto facilmente? Eppure alcuni di voi mezzosangue hanno
dimostrato di farcela a lottare contro noi “mostri”… – sbuffò e si passò una
mano tra i lunghi capelli come a pettinarli. In quel momento dietro di noi ci
fu un lampo di luce, e partì a tutto volume la canzone Screm and Shout di
Will.i.am e Britney Spears sopra il rumore in una potente automobile apparsa
dal nulla.
- Paul! – esclamai
mettendomi una mano sulla bocca dallo stupore di vedere un mio compagno
d’impresa scendere da una Lamborghini nera e lucida con tanto d’occhiali da
sole rossi.
- Robby! Finalmente ti
ho trovata! – esclamò lui con un sorriso. Dopo di che il suo sguardo si spostò
verso l’Ondina, e sguainò subito arco e frecce verso di lei.
- Non preoccuparti,
ragazzo… - disse l’Ondina guardando Paul altezzosa. – Oggi mi sono già fatta
mozzare una mano che mi è ricresciuta subito solo perché mi trovavo nel mio
elemento; ora non voglio rischiare ulteriormente: ci tengo alla mia vita… –
dopo di che si tuffò totalmente nell’acqua del fiume e sparì senza un’altra
parola.
- Ciao signora e fai la
brava! – esclamò mia sorella salutando il fiume.
Io però ero concentrata
solo su Paul: cavoli, allora era esistito veramente, la nostra impresa negli
inferi era accaduta sul serio, non era stato un sogno… la mano che avevo sulla
bocca finì subito sugli occhi nel tentativo di coprirmi le lacrime.
- Hey, ma stai
piangendo dalla gioia di rivedermi? – fece Paul con una risata e,
avvicinandosi, mi diede una pacca sulla spalla come a dire “dai, non è nulla!”.
- E’ che… sono spariti
tutti, Paul! – feci io, lottando contro il groppo che mi sentivo in gola – Al
Campo nessuno si fa sentire da mesi, pure Nico… Nico… - mi bloccai non
riuscendo a continuare a parlarne; mi sedetti per terra, sentendo che le gambe
non avrebbero retto a lungo. – E mia sorella, Serena… lei è… è stata
riconosciuta, anche lei è una mezzosangue…! –
A questo punto Paul
iniziò seriamente a preoccuparsi per me, e si sedette di fianco a me.
- Aspetta, inizia da
capo… - fece lui.
- Mia sorella… è figlia
di Poseidone… e gli altri del Campo non si fanno sentire da tanto tempo… -
dissi.
- Anch’io non sento gli
altri da molto. – disse Paul. – Solo che dovendo allenare mezzosangue in
Francia, non mi è stato possibile fino ad ora andare a trovarli. Ma ora che mi
dici che pure tu non sei stata contattata, beh… forse c’è veramente qualcosa
che non va. -
A quel punto alzai lo
sguardo e vidi che dall’auto era uscita una ragazza: era alta, slanciata, dai
capelli lunghi e neri e gli occhi verdi. Fissava me e Paul preoccupata.
-
Est-ce qu’il y a des problemes? – domandò la ragazza in francese.
- Non, non, ça va… -
rispose subito Paul in un francese dall’accento americano.
- Chi è lei…? – gli
domandai io, facendo un sorrisetto malizioso, dimenticandomi per un attimo i
miei problemi, e indicando con la testa la ragazza francese che nel frattempo
stava tentando di parlare italiano con mia sorella. – La tua ragazza? –
Lui si morse un labbro
e alzando le spalle disse: - Noi uscivamo insieme in Francia... ma diciamo
semplicemente che non è andata. –
- E perché è comunque qui
con te? – gli chiesi a bassa voce, per paura che la ragazza mi sentisse. Lui
alzò le spalle. – E’ stata la prima mezzosangue che ho conosciuto e allenato in
Francia. Quando le ho spiegato che stavo per partire, ha detto che si sentiva
in dovere di venire con me… anche se questo non è stato un valido motivo per
farle mollare il suo ragazzo… - commentò con un sospiro. Paul non si mostrava
di certo triste o depresso dalla situazione, e l’ultima frase l’aveva detta
probabilmente più per gelosia che per cattiveria. Questa volta fui io a dargli
una pacca sulla spalla per incoraggiarlo.
Mi alzai, andai verso
la ragazza e mi presentai.
- Io mi chiamo Amélie,
sono figlia di Demetra, piacere di conoscerti. – disse lei con un accento
francese e un forte sorriso, stringendomi la mano.
- Bene, ricapitoliamo…
- disse Paul ad un certo punto. – Anche la tua sorella adottiva è una
mezzosangue? –
Io annuii, ma Serena mi
tirò la maglia e, timidamente mi sussurrò nell’orecchio: - Loro chi sono? E
perché prima ti sei messa a piangere? –
Non avrei voluto che
lei mi vedesse: vedere i “grandi” piangere non è mai una bella esperienza. Mi
inginocchiai vicino a lei e le spiegai: - Sai benissimo che i nostri genitori
non lo sono veramente… a quanto pare però, il tuo vero padre ha voluto
riconoscerti. –
Mi fissò con gli occhi
sgranati, e la sua bocca si aprii sorpresa e meravigliata; mi fissò così per un
paio di secondi, senza sapere cosa dire.
- Il… il mio papà? – ripeté
ancora stupita. – E dov’è? -
- E’… difficile da
spiegare, Sery… - le dissi cauta. – Hai presente gli dei della Grecia che stai
studiando ora a scuola? –
Lei annuì, anche se
sembrava un po’ confusa.
- Esistono veramente, e
hanno avuto dei figli. Questi figli sono per metà dei e per metà mortali, e
vengono chiamati mezzosangue; e indovina un po’? Tu sei la figlia di un dio. –
le spiegai.
I suoi occhi si fecero
ancora più grandi dalla sorpresa.
- E chi è mio papà? –
mi chiese.
- Poseidone, il dio del
mare. E’ per questo che prima sei riuscita a togliere l’acqua che Paul aveva
nel corpo… è per questo che sei riuscita a notare subito l’Ondin… hem… quella
signora nel fiume. Quella signora era un mostro. Ce ne sono tanti, e
solitamente vogliono uccidere i mezzosangue. –
Negli occhi di mia
sorella lessi per la prima volta della paura: una paura che mai in vita mia
avrei voluto che lei provasse.
- Ma il mostro di prima
era buono, vero? – mi domandò in cerca di una conferma.
Alzai le spalle. –
Credo che tu le abbia fatto capire che si comportava male. –
- E tu come fai a
sapere tutte queste cose? – mi chiese Serena curiosa.
- Perché… anch’io sono
una mezzosangue. – le dissi. Gli occhi di Serena si aprirono allegri, e le sue
labbra si allargarono in un enorme sorriso.
- Quindi siamo
veramente sorelle? Abbiamo lo stesso papà? – fece lei entusiasta. Io scossi la
testa.
- No, mio padre è Zeus,
il dio del cielo… - le risposi; vedendola un po’ demoralizzata, le scoccai un
bacio sulla guancia e le dissi: - Non importa se non abbiamo la stessa mamma e lo
stesso papà. Tu per me sarai sempre mia sorella, chiaro? –
Lei mi sorrise e mi
strinse in un abbraccio.
- Bene, ora che la
questione con mia sorella è chiarita, è bene che torni dai miei a raccontare
tutto. – dissi io.
- Possiamo utilizzare
questa. – disse Paul indicando
Annuì e dissi: - Dopo essere andata dai miei, credo che siamo tutti d’accordo sulla prossima meta: dobbiamo tornare subito al Campo Mezzosangue per capire cosa c’è che non va. -
Fulmini e saette, ecco lo spazio dell'autrice!
Quanto mi era mancato scriverlo!
Ebbene, a chi mi segue da tempo, sappiate che non sono scomparsa e sono ancora convinta di fare un seguito!
Forse è il caso di aggionarvi... molti di voi sanno che volevo
regalare il primo libro (se così vogliamo definirlo) di questa
lunga fanfiction ai miei amici. Ci credete? Lo stanno leggendo
veramente! (Parlando di loro nei miei commenti finali userò
i nomi che ho dato loro nella fanfiction...) Delilah
e Vera l'hanno già finito, mi hanno fatto i complimenti,
rivelandomi che si sono messe a ridere, in particolare Delilah (beh,
loro si immaginano la storia con dei volti che conoscono da sempre, mi
sembra ovvio trovare la storia divertente!) e Vera mi ha confidato che
si è commossa, in particolare per la storia di Chiara... beh,
Chiara è sempre stata amica di tutti e ci manca terribilmente,
ma non credevo che avrei fatto piangere un'amica con la mia
scrittura! xD Helénia è già arrivata alla parte
dell'Ade, Simon ha appena cominciato e pure Paul è al primo
capitolo. In generale i commenti dei miei amici mi fanno venire voglia
di rimettermi a scrivere (nonostante ora come ora sono in pieno periodo
esami).
Spero che questo seguito vi piacerà anche più di
"Wherever I Go..."! Per ora il titolo Saving Olympus è
provvisorio: in caso dovessi trovarne uno più appropriato lo
cambierò, altrimenti rimarrà questo. Per il resto,
dovrò in qualche modo accontentare le assurde richieste dei miei
amici e quelle meno assurde di voi lettori (non anticipo nulla,
sarà una sorpresa!) e spero che nel frattempo questa storia sia
seguita e recensita da voi utenti che mi seguite da parecchio tempo e
da quelli nuovi: se sono riuscita a finire la prima lunga fanfiction e
a farla leggere ai miei amici, è solo merito vostro e delle
vostre recensioni che mi spronavano sempre a scrivere nuovi capitoli
con entusiasmo!
In questa storia torneranno a galla vecchi personaggi, ne conoscerete
di nuovi (Amélie è tra questi), e s'incontrerà una
divinità mai apparsa di persona nella saga di Percy Jackson...
spero di avervi incuriositi abbastanza! :P xD
Riguardo questo capitolo, direi di non avere nulla da aggiungere...
Alla prossima!
Robby