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Autore: Pikky    31/01/2013    4 recensioni
Spoiler 2x12
Gold, a fine puntata, è andato da Emma a riscuotere il favore che aveva in sospeso con lei: dovrà accompagnarlo a cercare suo figlio, Baelfire. Emma non ha molta scelta e deve accettare, ma non sa che Henry è fermamente deciso ad accompagnarla.
Dalla storia:
- Che c’è, ragazzino? – lo apostrofò, incrociando le braccia al petto. – Sono davvero esausta e vorrei dormire un po’ prima di partire con Gold – aggiunse poi in tono più dolce, temendo di essere stata un po’ troppo dura col figlio.
- Lo so che hai avuto una lunga nottata – esordì Henry, come per scusarsi. – E so anche che hai molto sonno – proseguì. – Però prima di dormire mi aiuti a fare le valige? Non so da dove partire – chiese dunque, abbassando lo sguardo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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I’ll come with you

 

   - Ci vediamo a mezzogiorno – disse il signor Gold, prima di sparire oltre la soglia.

   Henry strinse Emma ancora più forte, mentre questa gli accarezzava distrattamente i capelli, persa nei propri pensieri e conscia solo in quel momento di cosa significasse davvero stipulare un accordo con Tremotino. Non aveva via di scampo; un patto era un patto e come tale andava onorato, poco importava se una delle due parti contraenti non era d’accordo.

   Emma, infatti, era ben restia dal lasciare Storybrooke, in quel momento; con Cora a piede libero, Uncino e Greg ancora in convalescenza avrebbe di gran lunga preferito restare in città per tenerli d’occhio e proteggere gli abitanti svolgendo i proprio compiti di sceriffo, ma non aveva messo in conto che Gold sarebbe venuto a riscuotere, irrompendo in casa sua come un cupo mietitore.

   - Emma, non sei costretta ad andare con lui – esordì David, mettendosi di fronte alla figlia e poggiandole una mano sulle spalle. – Lo abbiamo già fermato in passato per aiutare Cenerentola, possiamo farlo anche ora per aiutare te – aggiunse dunque, serio.

   - Esatto – concordò Mary Margaret. – Possiamo trovare un modo.

   - No – ribatté Emma, decisa. – Andrò con lui, manterrò la mia parola. Non dobbiamo sprecare le nostre forze per fermare Gold, piuttosto dobbiamo usarle per fermare Cora. E Uncino – aggiunse. – O meglio, dovete – si corresse poi amaramente. Sospirò, prima di sciogliersi dalla stretta di Henry e andare nella propria stanza.

   Estrasse un borsone da sotto il letto e iniziò a riempirlo meccanicamente; del resto aveva fatto le valige tante volte, prima di allora, per cui avrebbe fatto in fretta. A differenza delle altre volte, però, avrebbe avuto un posto in cui tornare: quella non sarebbe stata una partenza definitiva, bensì solo un’assenza temporanea da Storybrooke, un incidente di percorso non previsto, proprio come la sua ultima trasferta nella foresta incantata. Per lo meno sarebbe rimasta nello stesso mondo, forse addirittura nello stesso continente; per viaggiare avrebbe usato i mezzi di trasporto e le cartine stradali e non portali dimensionali o bussole magiche.

   Questi pensieri un po’ la rincuorarono, anche se non del tutto. Partire con il signor Gold la turbava, e non poco, dato che questi era una delle poche persone in quella città che ancora non era riuscita a inquadrare. Tante volte l’aveva aiutata, tante altre l’aveva ostacolata, e in ogni occasione aveva sempre avuto un tornaconto personale. Di sicuro doveva averlo anche in quel momento, se aveva scelto di riscuotere il debito in sospeso con lei a quel modo.

   Si chiese perché avesse scelto lei per accompagnarlo, quando una rivelazione la colpì: lei, insieme ad Henry, era l’unica che poteva lasciare Storybrooke e, a differenza di tutti gli abitanti di quella città, non era stata confinata lì per ventotto lunghi anni. Aveva vissuto nel mondo là fuori, come gli abitanti della città lo chiamavano e quindi sarebbe stata una buona guida per Gold.

   Fu l’unica spiegazione che riuscì a trovare a quella sua richiesta, o meglio, a quella sua imposizione.

   Scosse la testa, per riscuotersi dai propri pensieri, dopodiché osservò il borsone, gli diede un’ultima occhiata per controllare se avesse preso tutto e lo chiuse. Si buttò poi sul letto, con l’intenzione di dormire almeno un paio d’ore per recuperare una parte del sonno che quella lunga notte in ospedale le aveva tolto.

   Henry, però, non era dello stesso avviso perché irruppe nella sua stanza con quel sorriso che aveva sempre quando stava escogitando qualcosa. Non appena lo notò, Emma si mise a sedere e alzò gli occhi al cielo.

   - Che c’è, ragazzino? – lo apostrofò, incrociando le braccia al petto. – Sono davvero esausta e vorrei dormire un po’ prima di partire con Gold – aggiunse poi in tono più dolce, temendo di essere stata un po’ troppo dura col figlio.

   - Lo so che hai avuto una lunga nottata – esordì Henry, come per scusarsi. – E so anche che hai molto sonno – proseguì. – Però prima di dormire mi aiuti a fare le valige? Non so da dove partire – chiese dunque, abbassando lo sguardo.

   - Valige? – ripeté Emma, incredula. Si alzò dal letto e gli si parò di fronte, le braccia puntate sui fianchi. – Che diavolo hai in mente? Sono io a dover partire, non tu!

   - Io vengo con te – ribatté Henry, risoluto, rialzando lo sguardo per puntarlo in quello della madre.

   - No, tu resti qui con Mary Margaret e David – lo contraddisse Emma. Non voleva che il figlio la accompagnasse; Henry non c’entrava nulla con il patto che lei aveva sancito con Gold e trovava ingiusto che lo scontasse anche lui.

   - Per favore – la implorò il ragazzino. Quando Gold aveva fatto irruzione nell’appartamento, poco prima, dichiarando le proprie intenzioni, Henry si era spaventato e si era sentito mancare la terra sotto ai piedi. Non voleva credere alle proprie orecchie; gli sarebbe di nuovo toccato passare chissà quanto tempo senza sua madre, vedere scorrere ogni giorno sperando che fosse quello buono per poterla riabbracciare. Era tornata da poco, e già doveva ripartire. – Non voglio che tu vada via di nuovo – le disse, dunque, esternando ciò che provava. – So che non dipende da te, ma da quando hai spezzato il sortilegio ho trascorso troppo tempo senza di te, non voglio che accada di nuovo! Stavolta posso seguirti, perciò fammi venire con te, per favore!

   A quelle parole, Emma si addolcì, sperimentando per la seconda volta in tutta la sua vita l’estranea sensazione di essere importante per qualcuno. La prima volta quel qualcuno era sua madre, in quel momento quel qualcuno era suo figlio. Era bello avere una famiglia, dopotutto, anche se ancora non ci aveva fatto l’abitudine.

    - Va bene – cedette, con un sorriso, prima di dargli un buffetto sulla guancia. – Ti aiuto a fare le valige.

   Henry sorrise, felice, e d’impeto abbracciò la madre. – Grazie – le disse poi, semplicemente.

  - Aspetta a ringraziarmi – borbottò Emma, ricambiando l’abbraccio. – Bisogna vedere se il signor Gold sarà d’accordo.

 

 

   A mezzogiorno in punto, Emma andò al negozio del signor Gold, accompagnata da Henry. Lo trovò ad aspettarla davanti alla porta, cupo, ed Emma notò solo in quel momento quanto la perdita di memoria di Belle lo aveva distrutto, così tanto da portarlo a cercare con disperazione suo figlio, l’unica altra persona a cui teneva davvero, oltre all’amata.

   - Vedo che è puntuale, signorina Swan – disse Gold, con voce spenta e con un sorriso amaro, prima di notare Henry, che con una mano stringeva quella della madre e con l’altra un borsone. – Lui che ci fa, qui? – chiese dunque, un po’ irritato.

   - Viene con noi. Ha insistito tanto per accompagnarmi  – rispose Emma, facendo spallucce. – Spero che non sia un problema.

   Udendo quelle parole, qualcosa scattò, nel più profondo dell’animo di Tremotino. Il fastidio provato poco prima svanì, lasciando posto a quella parte di umanità che ancora albergava in lui. – No, non è un problema – ribatté, addolcendo il tono di voce e accompagnando la frase con un sorriso. – Il suo libro di fiabe può tornare comodo.

   - Grazie, signor Gold – disse Emma, sollevata.

   - Già, grazie – ribadì Henry. Gold lo guardò con gli occhi lucidi e si ritrovò a pensare che, se quel ragazzino era andato a cercare la madre dopo che questa lo aveva abbandonato e l’aveva rivoluta nella propria vita, forse c’era speranza anche per lui, forse anche Baelfire l’avrebbe accolto senza rancore, forse anche per lui c’era la possibilità di riavere una famiglia. Forse.

   - Andiamo, ora – disse poi l’uomo, riscuotendosi da quei pensieri. – Ci aspetta un lungo viaggio.

 

 

 

Note dell’autrice

Lo so, mi odierete. Piano piano sto invadendo la sezione. xD

L’attesa per la 2x13 è ancora lunga, per cui mi sono ritrovata a scrivere questa one-shot. Ho letto dalla sinossi ufficiale che anche Henry accompagnerà Gold e Emma in cerca di Baelfire, per cui mi sono ritrovata ad immaginare come la cosa possa succedere ed ecco questa storia. Non so come sia venuta, come al solito avevo in mente tutt’altro. Spero di aver mantenuto i personaggi IC, specialmente Emma.

Non esitate a farmi sapere cosa ne pensate, mi raccomando :)

A presto^^

Sara

 

   
 
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