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Autore: UsaSama    01/02/2013    3 recensioni
ATTENZIONE: SPOILER.
Ormai la guerra è finita, e Naruto si trova in ospedale. Ma c'è sempre una persona che lo trascina fuori da quel posto, una persona a cui egli stesso deve la sua vita.
{NaruHina}
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Addicted to you }



Era finito tutto.
Nel mondo regnava una pace assoluta, carica di tranquillità, di silenzio, e di pianto. Le persone piangevano i loro cari caduti nella Grande Guerra Ninja. Nell'aria si sentiva un continuo martellare, mentre i capocantiere davano istruzioni ben precise su come ricostruire l'intero Villaggio di Konoha, sul cui monte erano incise le facce dei cinque Hokage.
Era tarda mattina quando un giovane dai capelli biondi come il grano e dagli occhi azzurri come il cielo terso si alzò, stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi: era stanchissimo, aveva combattuto veramente tanto, ed ora che era in quella camera d'ospedale a riprendersi dalle ferite riportate in seguito allo scontro contro Madara e Obito, che sembravano essere sempiterne, da tanto erano nello stesso posto.
Scese dal letto e cominciò a camminare lentamente, perché le gambe non riuscivano più a reggerlo come una volta. Ormai andava sempre e solo in quella direzione, e i suoi piedi, per questo, sembravano andare da soli. Sapeva che i medici non volevano che uscisse dall'area ospedaliera, ma era l'unico modo di poterla vedere fuori dall'orario di visita. Ormai, quella ragazza, era diventata una specie di droga.
Camminava piano nei corridoi dell'ospedale per evitare di far ricadere l'attenzione su di sé: era stanco di dover stendere gli infermieri, seppur con un lieve colpo, quindi preferiva muoversi con circospezione e andare avanti.
Aprì la porta dell'ospedale, e si ritrovò fuori, ad annusare la fresca aria del mattino primaverile, anche se ormai si stava giungendo all'estate. Gli uccelli erano in volo, compatti, soprattutto quando fecero una curva e sparirono dietro all'edificio antistante a quello dov'era prima il ragazzo. Il fruscio costante delle foglie nel vento dava un'idea di serenità tale che il giovane rimase per un po' sulla soglia dell'ospedale, per poi riprendere a camminare.

Il quinto Hokage, che per abitudine chiamava allegramente "Nonna Tsunade", giusto il giorno prima era venuto a dirgli che lui sarebbe diventato il sesto Hokage non appena lei fosse morta. Non poteva crederci: era già Hokage ancor prima di esserlo del tutto. Il suo grande sogno si era fatto realtà, e questo lo doveva solo alla ragazza che stava per incontrare.
Quella ragazza, quella strana ragazza, dapprima timida e poi sempre più intraprendente, sempre più sicura in sé stessa, quella ragazza era la ragione per la quale era ancora lì, in piedi, a camminare. Le sue iridi perlacee e i suoi capelli corvini erano un insieme armonioso, come le curve del suo corpo. Quella ragazza rasentava la perfezione, e lui come un deficiente non se n'era mai accorto prima d'ora.
Si ricordava ancora la folle paura che ebbe nell'apprendere che forse l'avrebbe persa, in quel dello scontro contro Pain. Da tanto folle era, aveva fatto uscire l'ottava coda dal chackra della volpe, nella speranza di riuscire a salvarla. Quando poi era ritornato sé stesso, era rimasto contento della notizia che lei stava bene, e che non le aveva procurato alcun male.
Si ricordava della pazzia nella quale stava per sprofondare a causa di Obito, e per colpa della morte del suo caro amico Neji. Ma lei, con un semplice (e doloroso) gesto della mano, lo riportò alla realtà, facendogli capire che il sacrificio del suo amico non sarebbe stato ripagato, se lui non avesse sconfitto i due Uchiha. Quella mano, l'aveva dovuta prendere, perché era la mano della persona più forte che lui conoscesse.
Era uscito dall'area ospedaliera e stava per andare verso il parchetto, poco più in là dell'uscita. Di lì passava un ruscello, che si era formato in seguito ad uno spaccamento di una parte della montagna. Si sedette sulla solita panchina, su cui avevano inciso le loro iniziali e una data, e la aspettò con la voglia di vederla che era a mille.
Guardava il ruscello con uno sguardo assorto, mentre una leggera brezza primaverile gli scompigliava i capelli. Il ragazzo avvertiva una pace meravigliosa: il fruscio delle foglie, il canticchiare degli uccelli, la flusso del fiumiciattolo, tutto quanto sembrava avere una pace dentro di sé che il giovane biondo fu quasi sconvolto nel sentire tutto questo in quel villaggio, che fino a qualche settimana prima aveva assistito ad una dura battaglia.

Ad un tratto, si trovò gli occhi chiusi da due mani fresche e vellutate. Appoggiò la schiena allo schienale della panchina e sollevò la testa, togliendo delicatamente le mani della ragazza dai suoi occhi, e soffermandosi ad ammirare la sua bellezza. I lunghi capelli corvini che gli carezzavano il viso e gli occhi perlacei, che in quell'istante avevano un luccichio che il ragazzo aveva imparato a collegare al sentimento reciproco che c'era tra i due.
"Buongiorno, mia piccola volpe." disse la ragazza con tono dolce, seguito poi da una risatina.
"Buongiorno, principessa!" ricambiò lui, per poi scambiarsi un tenero bacio sulle labbra.
Lei si fece posto accanto a lui, e entrambi si guardarono negli occhi, contenti di essere lì a contemplare il paesaggio che c'era davanti ai loro occhi, tenendosi per mano, quella stessa mano che aveva salvato Naruto nel suo momento più buio.
"Beh, non mi racconti nulla?!" proferì Hinata, guardandolo negli occhi e sorridendogli:"A me hanno detto una cosa bellissima, ma voglio sentirmelo dire da te in persona..."
"Ah già!" si sbatté il palmo della mano libera sul viso:"Ieri nonna Tsunade è venuta da me e mi ha detto che, dopo che schiatta, potrò sostituirla io come sesto Hokage!"
Gli occhi della ragazza brillarono ancora più intensamente di prima:"Ma è meraviglioso! Anche se lo sapevo già, è sempre una bella notizia da sentire!"
"Sì... Ora tutti i miei sogni si sono realizzati..." la guardò, ammaliato dalla sua bellezza e dalla sua naturalezza nei gesti, tanto naturali quanto incarnati nella stessa ragazza che ora lo stava guardando.

"Posso sapere qual è uno dei tuoi sogni realizzati?" domandò Hinata con una punta di malizia nella domanda.
"Beh... Essere accettato da tutti quanti, e trovare una persona per cui valgo qualcosa di più che un amico... Una persona che io possa amare e portare con me ogni giorno della mia vita... E' questo il mio credo Ninja!" lei gli saltò al collo per abbracciarlo, e poi gli diede un piccolo bacio sulle labbra.
Lui prese il suo volto tra le mani, e cominciò a baciarla a ripetizione, come se non volesse lasciarle il tempo di respirare. Il loro cuore ormai palpitava come un tamburo, incapace di fermarsi e di lasciar andare quell'unica persona per la quale valeva la pena vivere.
Una piccola fitta attraversò il torace di Naruto, per cui egli dovette smettere di baciare con ardore la propria ragazza, facendo sì che lei si preoccupasse per le condizioni di salute di lui:"Naruto, non voglio che tu ti senta male solo a causa mia... Non capisco ancora come mai sgattaioli fuori dall'ospedale per vedermi, se ci becchiamo già durante l'orario delle visite!"
"Perché... Perché sono innamorato di te, ed ogni minuto che passa senza vederti, per me, è come una specie di astinenza da qualcosa, ma in questo caso da qualcuno."
"Quindi mi consideri una specie di droga?!" ridacchiò.
"No, tu sei meglio di una droga. Fai meglio e non fai male. Non mi abbatti, ma mi dai forza. Mi fai andare in astinenza, ma mi dai una carica quando ti vedo! Non collasso mai, ma mi sento energico al massimo. Tutto questo per te. Perché ti amo, Hinata, ti amo e non voglio perdermi un singolo istante di te, e di noi."
"Anch'io ti amo, Naruto. Spero solo che ti dimettano dall'ospedale... Manchi un po' a tutti, qui fuori." fece lei, accoccolandosi tra le sue braccia.
Ammirarono silenziosi il fiumiciattolo che scorreva sotto i loro occhi, inebriati dalla presenza di uno e dell'altra. Lui le accarezzava dolcemente il fianco. Lei chiuse gli occhi per un istante, non credendo ancora a tutto ciò che era successo: doveva solo ringraziare lui se era con lei, lui e nessun altro. Nessun'altra persona l'aveva spinta a cambiare così tanto, a credere in sé stessa. Nessun'altra persona le aveva mai fatto fare quello che aveva fatto, nell'istante in cui Pain stava per uccidere Naruto e quando Obito stava cercando di mandarlo fuori di testa.

Lui era stato la salvezza di lei.

Lei era stata la salvezza di lui.

Non appena il sole fu lievemente più alto nel cielo, Naruto sciolse dolcemente l'abbraccio e si rivolse alla sua ragazza:"Mi spiace dovertelo dire ma... Devo andare in ospedale. Tra poco mi portano il pranzo e devono valutare tutti i parametri del sangue, del chackra... Non vedo l'ora di uscirne e di andare da Teuchi a prendere del ramen!"
"Vedrai che ti dimetteranno presto..." fece lei, prendendogli la mano e accompagnandolo verso l'entrata dell'ospedale:"Mi sembri decisamente più in forma..." gli sorrise.
Camminarono lentamente, mano nella mano, verso l'entrata. Ormai quest'azione si consumava quotidianamente, e non c'era verso per poterla cambiare sinché egli non fosse stato dimesso dall'ospedale.
Non appena furono arrivati davanti all'entrata, i due giovani si voltarono l'uno verso l'altra, si guardarono con tanto di occhi, e si baciarono con passione. Quando si staccarono, il giovane disse:"Va bene, ora devo entrare. Mi mancherai!"
"Ma Naruto, va bene tutto, ma tra mezz'ora c'è l'orario delle visite!"
"Sarà la mezz'ora più lunga della mia vita..." fece lui in tono melodrammatico, suscitando la risata della sua fidanzata.
Si baciarono nuovamente, e finalmente lui entrò nel perimetro dell'ospedale, lasciando indietro la ragazza che, sorridendo, lo guardava mentre sgattaiolava dentro l'edificio, nella speranza che non lo beccassero come qualche tempo prima.
Ormai era già un mese che era dentro, chissà quando l'avrebbero dimesso. Sapeva solo che anche lei sentiva la mancanza del suo ragazzo non appena i loro copri fossero stati distanti solo qualche centimetro. Come ogni mattina, dopo essere andata a trovare il suo ragazzo, andò a trovare il cugino Neji al cimitero, guardando la tomba con aria triste e pensierosa. Chissà se anche tu sei felice di questa nostra relazione, caro cugino. Sappi solo che è merito tuo che stiamo insieme, perché senza di te sicuramente lui non mi avrebbe detto che le persone come me gli piacevano. Lui non mi avrebbe stretto la mano dopo quel discorso che gli avevo fatto. Grazie, Neji, mi spiace solo che tu non sia qui... calde lacrime le rigavano la guancia: nonostante fosse passato qualche tempo, la ragazza si sentiva in colpa per la morte del cugino. Era stato un durissimo colpo da sopportare, e ancora le faceva male. Rimase in piedi sulla tomba mezz'ora, si asciugò le lacrime (Non sopportava che lui la vedesse piangere) e poi andò ancora a trovare il suo fidanzato.

Erano dipendenti l'uno dall'altra, ed entrambi ne erano consapevoli. Ma era la dipendenza più bella che si potesse desiderare.


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Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Non è la prima volta che scrivo fan fiction su questo meraviglioso pairing. :) Spero solo vi sia piaciuta! Sappiate solo che l'ho scritta di getto, quindi non ho ricontrollato eventuali errori. E' anche vero che è quasi l'una di notte, e quindi mi tocca andare a dormire!
Beh, grazie per averla letta!
UsaSama

  
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