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Autore: _World_    02/02/2013    1 recensioni
Hawke-Fenris.
Ormai era passato più di un anno, e i componenti stavano imparando a conoscersi, a capirsi. Cominciavano a saper che fare.
Forse, l’unico punto interrogativo rimasto era Fenris, così distante e schivo, con il palese odio verso i maghi, ma paradossalmente, l’unica che riusciva ad avvicinarlo era proprio Amaranta Hawke.
PS: Il raiting è momentaneamente giallo ma potrebbe variare anche a rosso, credo.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 1


Era da tempo infinito che ragionava su quel punto, che valutava i pro e i contro, che cercava di capire cosa fosse giusto credere. Cosa fosse giusto davvero.
Infondo il male risiede ovunque, in ogni persona, mago, templare o ladro. È solo una questione di pregiudizi.
Sentiva la testa pulsare, ma sapeva che non era a causa della missione di stamani.
“I templari hanno solo paura” pensò Hawke “Anche gli altri, sono solo invidiosi dei maghi. Noi possiamo compiere cose straordinarie che a loro non è concesso” calciò un sassolino indignata, sentendo altra rabbia montare in lei “Vogliono farci credere di essere dei mostri, per controllarci, per sentirsi superiori.” Soffocò un ringhio di disprezzo entrando nell’impiccato.
La taverna l’accolse con il solito vociare e i colori caldi, quasi rassicuranti. Molte teste si voltarono per guardarla, ma le ignorò. Al contrario, ricambiò il saluto dell’uomo oltre il bancone, che le offrì da bere.
Con il boccale in mano salì le scale dirigendosi nel solito tavolo, dove puntualmente Varric sedeva. Ed infatti, era più che intento a vincere una partita a carte contro la pirata non che sua amica.
Accaniti come sempre, e con il boccale di vino a fiancheggiarli la salutarono distrattamente attenti a osservarsi, non permettendo alcun passo falso.
Si sedette svogliatamente ricambiando. Era stanca, ma non sapeva bene di cosa. Forse di tutto, forse di niente.
I due se ne accorsero, ma conoscevano la prassi, così continuarono a giocare. Il loro compito in queste situazioni era sempre lo stesso, svagarla, finché non avrebbe deciso lei di parlare.
Gli approcci quando sorgeva un problema cambiavano di persona in persona nel gruppo, ormai era passato più di un anno, e i componenti stavano imparando a conoscersi, a capirsi. Cominciavano a saper che fare.
Forse, l’unico punto interrogativo rimasto era Fenris, così distante e schivo, con il palese odio verso i maghi, ma paradossalmente, l’unica che riusciva ad avvicinarlo era proprio Amaranta Hawke.
Non avevano affatto un buon rapporto, i suoi atteggiamenti nei confronti della maga erano costantemente colmi d’astio. Ciò faceva vacillare la ragazza dai lunghi capelli lilla.
Rivedeva in quell’elfo l’odio che provava suo fratello per tutti quelli come lei. Scapparono da Lothering, la città distrutta, ricominciarono.
Ne fu quasi sollevata, non aveva un ottimo rapporto con il padre, né con i restanti familiari. Bethany, forse l’unica capace di capirla realmente, era venuta a mancare. Uccisa da quello sporco Ogre.
E ora si ritrovava con Carver a ricordarle ogni giorno quanto fosse infida, e anche Fenris. Nonostante tutto, per quanto si sforzasse di ricambiare quell’astio, di mostrarsi indifferente, distaccata. Non riusciva a pensarlo davvero.

<< Forse non dovremmo più vederci >> insinuò sovrappensiero mentre i due fermarono il gioco osservandola straniti. << La mia compagnia incide su di voi >> disse rispondendo a una tacita domanda.
<< Sta’ delirando >> disse Isabela a Varric con tranquillità, non prendendola realmente sul serio.
Amaranta infatti non diceva sul serio, il pensiero razionale, e la consapevolezza di non essere abbastanza per loro la facevano parlare, ma dentro di sé desiderava ancora averli come compagni d’avventure. Ugualmente sperò che le credessero, sarebbe stato tutto più semplice. Così, senza proferir parola, uscì dalla taverna.


Era tardo pomeriggio ma sentiva ancora il peso della litigata di sta mattina. Prima era tutto così diverso. Dopo la morte di sua sorella, trovò un altro mago capace di capirla, ma come tale, non poteva fare nulla. Nessuno poteva fare nulla per mutare quella situazione. Finché la gente li avrebbe visti come abomini, tutto sarebbe rimasto invariato.
La chiamavano leader, ma Amaranta sapeva di non meritare questo titolo, secondo il suo parere, Avelin sarebbe stata un capo migliore di lei. Doveva diventare forte, e doveva riuscirci da sola. Solo allora avrebbe dimostrato che un mago non è solo una minaccia.
Si diresse nel palazzo del visconte, prendendo una missione al colle spezzato e recandosi in solitudine.
Era forte, era una maga. Solo lei sarebbe bastata per sgomberare le vie di quel passaggio aspro e montuoso.
Non avrebbe avuto bisogno di Carver, o di Fenris. Non avrebbe avuto bisogno di amici, o famiglia.
Si sarebbe bastata.


Note dell’autrice: SCUSATE PER LA MINUSCOLA INTRODUZIONE, mi serviva così ma dai prossimi capitoli li allungo promesso. Spero sia piaciuta, tranquilli se pensate che al momento la nostra protagonista abbia una visione troppo negativa del mondo, non durerà a lungo.
A presto :)
  
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