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Autore: hummelssmythe    02/02/2013    7 recensioni
[Per il Westberries & Hummythes Verse]
SHIPS: Men. Blaine/Kurt, slight Adam/Kurt*
E’ la più strana delle sensazioni a parere di un ragazzo romantico come Kurt, aver perso un po’ di fede in San Valentino.
Non che non sia intelligente a sufficienza da capire che si tratta solo ed unicamente di una stupida festa commerciale, fatta più che altro per vendere a basso prezzo e in grandi quantità migliaia di peluche, composizioni floreali e dolciumi di ogni specie; è solo che un po’ di tempo prima, avrebbe comunque approfittato di questa giornata per renderla speciale.
WORDS COUNT: 5,100 +
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*Questa oneshot è principalmente su Kurt, quindi onestamente non me la sento di dire che riguardi una ship, quelli sono gli accenni e le interazioni più che altro.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Date: February 2013
Place: New York

 

E’ la più strana delle sensazioni a parere di un ragazzo romantico come Kurt, aver perso un po’ di fede in San Valentino.
 
Non che non sia intelligente a sufficienza da capire che si tratta solo ed unicamente di una stupida festa commerciale, fatta più che altro per vendere a basso prezzo e in grandi quantità migliaia di peluche, composizioni floreali e dolciumi di ogni specie; è solo che un po’ di tempo prima, avrebbe comunque approfittato di questa giornata per renderla speciale.
 
Pensa che il San Valentino non sia proprio un giorno fortunato per lui, però. Non gli è mai andata troppo bene, neanche quando era con Blaine.
 
Blaine, il pensiero che tenta di allontanare immediatamente perché non vuole farsi del male.
 
Non lo odia, non potrebbe mai farlo. Non esiste che possa provare un sentimento simile all’odio per una persona che è riuscita comunque a farlo sentire speciale per buona parte della loro relazione, indipendentemente da come e a causa di cosa sia terminata. Semplicemente, non vuole pensare a qualcosa che potrebbe fargli male più di quanto non lo faccia la consapevolezza del fatto che, forse, l’amore non è proprio il piacevole sentimento che Kurt si era immaginato da sempre.
 
San Valentino è in qualche modo collegato a Blaine, non esiste che riesca a negare questo, è impossibile. Blaine è il primo che ha cominciato a fargli vedere San Valentino sotto una luce diversa, a dirgli che non era soltanto una scusa per acquisti e vendite, e Kurt non riesce a rimuovere queste piccole cose, comunque, anche volendo.
 
Sa anche che non deve provare alcun senso di colpa per il fatto che ha proposto un caffè o un drink ad Adam ad un mese da San Valentino perché, in fondo, non è certo del fatto che il rapporto con Blaine si sistemerà e non può passare tutta la vita in attesa con quell’incertezza che gli impedisce di andare avanti, anche se si tratta di un paio di passi. Sono solo degli appuntamenti, non devono portare per forza a qualcosa di più, e non vuole sentirsi male perché lo fa, non dopo quello che è successo.
 
Adam è gentile con lui, ed il fatto che non gli abbia salvato la vita ma soltanto un po’ la quotidianità alla NYADA, evitandogli di essere soltanto il terzo incomodo di Rachel e Brody, non significa che Kurt non può considerarlo comunque un qualcosa che Adam sta facendo per lui. Sembra un gesto piccolo, un complimento, eppure può rendere la sua giornata migliore.
 
Quindi, quando ha accettato l’invito di Kurt e gli ha dato il suo numero, non gli è sembrata una cattiva idea lasciarsi un po’ andare. Deve essere stato per il consiglio di Rachel e per il fatto che Kurt la veda sempre felice e spensierata con Brody, e un po’ invidia quella serenità; o forse, è semplicemente per il fatto che proprio perché la sua migliore amica è sempre impegnata, ha bisogno di qualcuno anche lui.
 
Qualsiasi cosa sia, Kurt vuole godersela un po’, forse non troppo, magari con più leggerezza di quanto non abbia mai fatto, ma vuole lasciarsi andare e sbirciare soltanto la direzione che prenderebbero le cose. Non guardare, vuole sbirciare.
 
Sta camminando nervosamente per la casa e si sente stupido. Fortunatamente Rachel non è presente, altrimenti cinguetterebbe continuamente su quanto sia carino mentre attende una risposta, così ansioso e teneramente infatuato. Kurt aspetterebbe ad usare quel termine, sa che alle volte le farfalle nello stomaco sono soltanto la conseguenza di una novità che si fa strada, ma sa anche che Rachel, invece, lo userebbe di sicuro.
 
Quando il telefono suona, Kurt sta fremendo.
 
Le sue mani tremano ed è stranamente ansioso, fin troppo considerato ciò di cui si tratta. Si avvicina al cellulare, prendendolo e poggiandosi al divano mentre, tentennando, preme il tasto principale per la risposta.
 
“Uhm … Hey!” Mormora con difficoltà, cominciando a sentire i battiti accelerare all’interno del suo petto prima ancora che possa sentire quell’accento britannico. La sua voce è leggermente diversa al telefono, ma comunque riconoscibile.
 
“Hey, Kurt.” Gli risponde Adam, imitando il suo ‘hey’ con un tono di voce che fa chiaramente capire a Kurt che sta sorridendo a telefono. L’idea lo rilassa e lo rende un po’ più sicuro per qualche motivo. “Ti sto chiamando per quel caffè. Avevo pensato di chiamarti stasera in realtà, ma … non potevo aspettare e sono dovuto fuggire da una lezione extracurriculare perché sarei esploso se non ti avessi chiamato ora.”
 
Arrossisce un po’, mordendosi leggermente il labbro inferiore. Si sente un po’ strano nell’essere così entusiasta. Sa che sono soltanto i segni dell’infatuazione perché può ancora ricordare il modo in cui si scioglieva quando, al secondo anno di liceo, Finn gli parlava; sa che sono anche conseguenza del sentirsi importante, perché ricorda gli sms di Chandler e il modo in cui lo lusingavano.
 
Tuttavia, c’è qualcosa in più che non saprebbe descrivere.
 
E’ tutto un po’ più di quei casi e comunque un po’ meno di qualcosa in più. Sembra un pensiero senza senso all’interno della sua mente, ma sa da cosa deriva: hai i confronti giusti per non classificarla come semplice e banale cotta, ma gli mancano quelli per fare la differenza con l’amore. Il motivo per cui gli mancano è che non vuole fare paragoni con Blaine, comunque: è troppo presto, e lui è ancora troppo ferito per poter analizzare.
 
Inoltre, non sa neanche cosa accade tra lui e Blaine, il fatto che sono ancora amici, che senta la sua nostalgia e non è sicuro sul come affrontare questa consapevolezza.
 
“Non vedevi l’ora di dirmi di no?” Tenta di scherzare ridacchiando, per nascondere la piccola nota di insicurezza, la mancata certezza del fatto che voglia davvero uscire con lui.
 
Adam sta ridendo comunque, quindi Kurt si convince a prenderlo come un buon segno.
 
“Non vedevo l’ora di dirti di sì. Pensavo questo fosse chiaro quando ti ho dato il mio numero e che dovessimo soltanto accordarci.” Gli risponde e Kurt arrossisce ancora, questa volta per la pessima figura. “Preferiresti un caffè o un drink quindi? Sono due giorni che vado avanti e indietro bisbigliando ‘caffè-drink-caffè-drink-caffè’ e non sono ancora riuscito a capire di preciso cosa voglia Kurt Hummel. Io scommetto un caffè, ma … cosa ne dice Kurt Hummel?”
 
Kurt sorride più sereno questa volta, piacevolmente stupito. Il motivo per il quale aveva suggerito il drink in realtà era che era stato influenzato dal modo in cui Rachel lo spronava a vivere la vita a New York. Non è abituato all’alcol quindi sì, preferisce decisamente un caffè tranquillo.
 
“Kurt Hummel dice che è perfetto.” Risponde, sorridendo a se stesso, visto che Adam non può vederlo.
 
“Quasi quanto la sua voce.” Ridacchia Adam e lui sta arrossendo di nuovo. “Non vedo l’ora di vederti!”
 
“Anche io …” Mormora Hummel, un po’ teso nuovamente a causa del suo tono di voce allegro a quella prospettiva. “A presto, Adam.”
 
“A presto!” Risponde dall’altro capo e Kurt stacca la telefonata con il sorriso ancora sulle labbra.
 
Non è sicuro di cosa significhi, molto probabilmente più di un flirt, ma – Kurt lo sa – meno di un batticuore deciso: il suo è timido, esitante, batte forte ogni tanto, ma Kurt non sa se riguarda propriamente Adam o il modo in cui lo fa sentire speciale, proprio quando ha bisogno di sentirsi insostituibile.
 
***
 
I primi appuntamenti sono gradevoli e Kurt adora il modo in cui Adam lo tratta, il modo in cui lo fa sentire speciale ogni volta. E’ gentile, educato, non troppo passionale ed istintivo, ma ha quella luce negli occhi che lo fa sentire comunque desiderato, nonostante tutto. La cosa che lo stupisce – non troppo però – è che quel gioco di battiti sta già svanendo. Si ripete che è normale, in fondo, perché magari il battito cardiaco accelerato è tutta una questione di novità, no?
 
Eppure, si ricorda di Blaine.
 
Non vuole fare il paragone, ancora una volta non è pronto per farlo perché non capisce tutto a sufficienza, eppure non può fare a meno di pensare che non gli è successo con Blaine di perdere quel ritmo agitato dei battiti. Il suo cuore non ha smesso di battere per Blaine neanche quando l’ha pugnalato. Batteva di dolore, pulsava perché sanguinante, ma non aveva mai smesso di battere nel bene o nel male.
 
Non sa come reggere una cosa del genere, non sa come affrontare la situazione neanche quando il suo cellulare comincia squillare. Si dice che forse dovrebbe lasciar perdere Adam, lasciar perdere tutto perché il modo in cui brucia al suo interno, il modo in cui la ferita è ancora aperta, gli fa capire che non è pronto ad intraprendere una relazione quando Blaine è ancora così impresso nella sua mente e nascosto in qualche angolo del suo cuore, pronto a venir fuori inaspettato.
 
Tuttavia, allo stesso tempo, ha paura. Non può fare a meno di pensare che se non si lascerà mai andare a qualcun altro, sarà suo schiavo a vita. Non può avere la certezza di riuscire a perdonarlo, non può sapere se torneranno insieme e per quanto sia triste, ha come l’impressione che non troverà nessun altro capace di amarlo.
 
Mentre tiene il cellulare tra le mani, lo sente vibrare tra le dita, non può fare a meno di pensare che sia quella la cosa che fa più male: Blaine era stato l’unico a farlo sentire davvero amato, ed era stato anche lui a ferirlo come mai nessuno aveva fatto. Gli fa pensare che forse l’amore non è come ha sempre pensato.
 
Lo pensa il 14 Febbraio del 2013, il giorno di San Valentino, mentre il suo cellulare vibra e c’è un ragazzo affascinante che lo sta chiamando, che lo complimenta continuamente e gli offre sempre da bere.
 
Se lo pensa in quell’occasione, in quel giorno in una situazione come quella, che speranze ha di pensarla diversamente?
 
Sospira ma si dà coraggio e solleva il cellulare, portandolo all’orecchio mentre preme sul touch.
 
“Hey Kurt!” Adam lo sta già chiamando allegro e Kurt non sa più se pronuncia in quel modo il suo nome per scherzare, perché gli ha detto che lo trova divertente, ma in quel momento non riesce neanche a sorridere.
 
Sente un leggero calore al petto, lo fa stare un po’ meglio, ma non abbastanza. Nonostante questo, tenta di sembrargli allegro, perché non vuole dar vita ad una discussione.
 
“Hey.” Mormora, facendolo suonare piacevole, tentando di far immaginare ad Adam il suo sorriso, nonostante sia inesistente in realtà.
 
“Buon San Valentino. Volevo mandarti dei fiori, ma … ho sentito dire che Rachel è molto assillante quindi sapevo che ti avrebbe dato i tormenti. Cosa stanno facendo i due piccioncini per la giornata degli innamorati?”
 
“Brody ha detto che passa a prenderla, quindi Rachel ha praticamente preso possesso del bagno e non mi lascerà entrare neanche in caso di estremi bisogni.” Tenta di scherzare, ma suona solo triste.
 
“Beh, allora vedi di fare qualcosa per riappropriartene. Ho prenotato in un posticino per farti una sorpresa lontano dagli occhi della Berry.”
 
Esita, non sa cosa fare: dovrebbe accettare nonostante il pessimo umore? Certo, rifiutare sarebbe orribile, quindi comunque, nel caso in cui volesse farlo, dovrebbe trovare una scusa. Non crede ce ne sia una credibile perché ormai Adam ha la confidenza necessaria per chiedergli se può salire a trovarlo all’appartamento, se proprio non sta bene o ha da fare. Sa che non è invasivo e forse non lo chiederebbe, ma c’è anche il rischio che accada e farebbe la pessima figura del ragazzo che cerca scuse per non uscire.
 
“A che ora?” Domanda quindi, piuttosto cercando di convincere prima di tutto se stesso.
 
“20.45.” Risponde Adam, già evidentemente pimpante e Kurt è lieto del fatto che non abbia colto il suo tono rassegnato e preso l’invito con naturalezza. “Passo a prenderti, ti assicuro che ti piacerà.”
 
“Non ho dubbi.” Rispose e Adam stava già staccando, ridacchiando in sottofondo.
 
Normalmente, il suo entusiasmo lo avrebbe contagiato. Non quel giorno.
 
***
 
Avrebbe dovuto ammettere che stare lì non era poi così male, prima o poi. Sta semplicemente osservando il modo in cui Adam gioca con la forchetta, sorridendo un po’ stranito. Kurt sa di non essere stato capace di nascondere il proprio pessimo umore e l’idea lo uccide: se anche non volesse pensare al fatto che adora Adam e gli è grato per il modo in cui lo fa sentire, dovrebbe star male già soltanto al pensiero che ha rovinato una serata che lui ha invece organizzato con evidente impegno. Non riesce neanche ad immaginare quanto gli sia costato pagare quel tavolo al ristorante.
 
Vorrebbe tanto dire qualcosa, ma non sa cosa ed ha paura di peggiorare soltanto le cose. Dimostrandogli di essere ancora più perfetto, Adam sembra realizzare il suo disagio, quindi si preoccupa di anticiparlo.
 
“Come ti è sembrata la cena?” Domanda, sorridendogli dall’altro lato del tavolo e sollevando un fazzoletto per pulirsi con cura le labbra. “Degna delle aspettative?”
 
Kurt sorride leggermente, sentendo un po’ d’ansia crescere dentro di sé: e se Adam avesse delle aspettative per la serata? Cosa avrebbe fatto in quel caso? L’avrebbe deluso soltanto di più e non vuole deludere una persona così gentile e premurosa con lui. Soprattutto, non ha già dimenticato il modo in cui ogni tanto riesce a risvegliare il suo cuore dallo stato di coma nel quale è caduto da qualche mese.
 
“Decisamente degna.” Risponde allora, piazzando un sorriso sul proprio volto e cercando di giustificarsi per quel comportamento. “Mi dispiace. Non sono abituato a San Valentino. Sembra quasi che il cosmo si organizzi per rovinarmelo ogni volta. Quindi forse ho cominciato ad abituarmi all’energia negativa della giornata.” Ridacchia, un po’ teso, ma già meno depresso. Sì, aveva davvero bisogno di una chiacchierata.
 
“Ti va di parlarne?” Domanda Adam, stringendosi leggermente nelle spalle. “Io preferirei dirti ‘Hey, Kurt, riproviamo: andiamo in un pub e dimentica tutto’, ma credo che tu abbia bisogno di parlarne.”
 
“Forse ne ho bisogno.” Conferma Kurt, scuotendo la testa a se stesso.
 
“Allora fallo. Per me va bene. Non è una noia sentirti parlare dei tuoi trascorsi con la festa degli Innamorati ad un tavolo di ristorante.” Gli fa un occhiolino e Kurt ridacchia. “Allora … cosa mi dici di San Valentino?”
 
“Il primo San Valentino disastroso è stato quando …” Si morde leggermente il labbro inferiore, non vuole fare il suo nome, “quando il mio ex ha cantato una canzone ad un altro ragazzo. Beh, non stavamo insieme allora, ma io ero già cotto di lui e quando mi parlò di una canzone … credevo che fosse destinata a me.”
 
“Ouch.” Commenta Adam, sollevando le sopracciglia sorpreso.
 
“Io ero nel glee club, quindi dovetti fare da coro e … beh, fu piuttosto imbarazzante perché ero evidentemente incantato da tutto quello che faceva anche se non era rivolto a me.”
 
Ci pensa per qualche secondo, a quel giorno. E’ la prima volta che gli succede di pensarci da quando tutto è finito e la verità è che ciò rende i suoi pensieri a riguardo molto diversi rispetto al tempo.
 
“Decisamente un pessimo San Valentino.”
 
“Già.” Fa spallucce Kurt, con un sorriso un po’ amaro in volto, mentre lo vede avvicinarsi leggermente con la sedia.
 
“E poi? Cos’è successo poi?” Domanda curioso e Kurt non ha intenzione di negargli un altro racconto.
 
“L’anno scorso è stato orribile, in generale. Ed è tutta colpa di un idiota. Ha cominciato a flirtare con lui, a telefonargli ed una serie infinita di cose irritanti.” Spiega, facendo un’immediata smorfia al pensiero di Sebastian Smythe (specialmente perché ora Sebastian è a Lima, quindi molto più vicino ad un Blaine single che l’ha tradito quando erano insieme, quindi figurarsi cosa potrebbe fare da ragazzo libero). “Voleva colpirmi con una granita corretta con del sale. Lui si mise tra noi e fu accecato. Dovette operarsi e passai quasi tutta la giornata di San Valentino senza di lui a causa di un idiota.”
 
Le sopracciglia di Adam si sollevano di nuovo e fa una smorfia anche lui.
 
“Wow. Dev’essere proprio un idiota per fare una cosa così stupida ed imprudente.” Annuisce, scuotendo la testa. “Non so se sia più un crimine fare del male al tuo ex o rovinare il San Valentino ad una persona meravigliosa come te. Come avete risolto la questione con questo tipo?”
 
“Oh, ha detto semplicemente che aveva capito che non era più un gioco, ha chiesto una seconda possibilità, e siamo tutti andati avanti come se nulla fosse accaduto.” Si lamenta, abbassando lo sguardo. “Penso che sia stato quello il San Valentino più brutto. C’è stato un periodo in cui non riuscivo neanche a smettere di pensare a …” Si ferma, prende un respiro.
 
Improvvisamente la tensione accumulata, l’ansia, tutto esplode.
 
Kurt sente un groppo alla gola, le lacrime che pizzicano per uscire, ed il respiro affannato per la vergogna di star facendo la figura dell’idiota ipersensibile. Ha sempre cercato di non piangere davanti a tutti, ed ora, in un ristorante, ad un appuntamento romantico, si sente morire.
 
‘Stupido San Valentino.’ Pensa mentre una lacrima riga il suo viso.
 
La mano di Adam si solleva immediatamente, avvolgendosi a coppa attorno alla sua guancia mentre il pollice accarezza la sua pelle e tenta di asciugarla.
 
“E questo è solo un altro pessimo San Valentino da aggiungere alla lista, vero?” Chiede e Kurt singhiozza, lasciando scendere un’altra lacrima. “Mi dispiace di non essere riuscito a renderla una giornata migliore ...”
 
Kurt deglutisce un po’ e si sforza di scuotere la testa.
 
Vuole dirgli che non è così, che probabilmente, se fosse rimasto a casa, sarebbe stato ancora peggio, ma non ci riesce. Tutto quello che riesce a fare è piangere, mentre la ferita nel suo petto si apre, sempre di più, graffiando l’interno del suo corpo, lacerandolo come ogni singolo giorno. E’ stanco di star male, di star sempre male, e non riguarda solo Blaine ma tutto.
 
Perché non può essere felice?
 
Cosa ha fatto di male?
 
“Possiamo fare qualcos’altro se non ti va di stare qui …” Sta sussurrando Adam e Kurt per qualche secondo pensa di lasciarsi andare. Sa che Adam non vuole dire quello che gli sta passando per la testa, non è quel tipo di persona, ma sa anche che forse abbandonarsi un po’, non pensare troppo ed agire d’istinto potrebbe aiutarlo a stare meglio.
 
“Io …”
 
No.
 
Non vuole essere quel tipo di persona.
 
E per ‘quel tipo di persona’ non intende una persona che si concede facilmente perché, forse, in un momento come quello pensa anche di poterlo accettare. Ciò che non può proprio fare è essere crudele a sufficienza da illuderlo: non vuole essere il tipo di ragazzo che pensa al sesso con una persona che invece non sta evidentemente pensando soltanto a quello. Se Adam vuole qualcosa di più da lui, non ha intenzione di ferirlo.
 
Sa cosa vuol dire essere feriti e già stare da quel lato, quello della vittima, fa male, non ci tiene ad esplorarne anche un’altra prospettiva.
 
“Va bene, Kurt, sul serio.” Adam insiste. “Qualsiasi cosa tu voglia fare, qualsiasi cosa ti aiuti a rendere questo San Valentino un po’ meno sgradevole.”
 
“Puoi …” Sta per proporre di andare a pattinare sul ghiaccio, ma pensa subito che sia un’idea di scartare, decisamente (non prova risentimento, è una cosa che lui e Blaine hanno fatto come amici, ma neanche gli va di pensarci perché non può negare che lo renda triste). “Puoi portarmi a guardare le stelle?”
 
Vede Adam sorridere leggermente, ma non crede che abbia colto la metafora delle stelle come auspicio di un nuovo inizio.
 
Non l’ha fatto perché Kurt nota che sta facendo passare lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, e ciò gli fa pensare che stia sorridendo per qualche altro pensiero piuttosto.
 
“Perché dovremmo andare a guardare le stelle se ho due meravigliose comete davanti agli occhi?” Risponde, annuendo in direzione delle iridi chiare di Kurt che realizza rapidamente quanto i centimetri di distanza siano diminuiti.
 
Imita un po’ il suo sguardo, tracciando il suo viso, e si sente un po’ meglio a quelle parole.
 
Non si accorge neanche del momento in cui ha cominciato a sporgersi verso Adam, allungando il collo, ma non importa perché l’istante successivo le loro labbra sono leggermente premute insieme, una docile minuscola pressione che lo fa stringere un po’ nelle braccia per il brivido che gli attraversa la schiena perché è passato così tanto tempo da quando qualcuno l’ha baciato l’ultima volta.
 
Si lascia un po’ andare alla sensazione, quel piccolo tremolio che accomuna le sue labbra e le sue gambe e che lo fa sentire un pizzico rinato; e finalmente, chiude gli occhi.
 
Quando accade, sa che Adam sta facendo lo stesso perché il bacio si approfondisce ed una mano si poggia delicatamente sotto il suo mento, premendolo leggermente. Le loro labbra stanno premendo con più insistenza, come se stessero aspettando il permesso di aprirsi e lasciarsi andare a qualcosa di più, e Kurt sa che è normale perché è attratto da Adam, quindi non lo stupisce che accada, ha progettato che sarebbe accaduto fin dal primo momento.
 
Quindi è senza ulteriori esitazioni che dischiude leggermente le labbra per accoglierlo.
 
Non è molto più di questo, e non ci sono lingue coinvolte nel bacio: è una carezza più approfondita, ma resta comunque una carezza. Si lasciano andare a quel ritmo a sufficienza da farlo diventare rilassante e tutto quello che Kurt sa è che si sente un po’ meglio.
 
Non è certo se sia il bacio o il complimento che lo ha generato, ma non gli importa molto: finché non si sente morire per un paio di secondi, allora forse può arrendersi alla sensazione senza ulteriori preoccupazioni.
 
Quando si staccano, lentamente e con un ultimo bacio veloce, Adam sta sorridendo, quindi Kurt fa lo stesso.
 
“Fantastico.” Lo sente mormorare mentre abbassa lo sguardo e prende un respiro.
 
Quando Adam alza nuovamente gli occhi, tutto quello che Kurt può vedere è che è felice. Sembra maledettamente felice e sono passati appena sei secondi dal bacio, ma Kurt sta morendo già di nuovo: lo invidia. Adora già il ragazzo che ha davanti, ma tutto quello che prova per lui in quel momento è invidia.
 
E’ terribilmente arrabbiato con se stesso e non ha idea di quando abbia cominciato a diventare una persona così vile da provare un sentimento tanto negativo dopo un bacio, ma non vuole essere così e Adam che vede tutto in maniera così positiva non sta facendo altro che fargli aumentare il senso di disgusto nei proprio confronti.
 
Vorrebbe scappare.
 
Vorrebbe semplicemente sedersi sul pavimento, ginocchia al petto e mormorare a se stesso che andrà tutto bene, prima o poi.
 
“Fantastico.” Conferma comunque, sforzandosi di tenere il sorriso in volto perché non vuole deluderlo.
 
Avrà altre occasioni per parlare di cosa prova e cosa non prova, ma per questa sera, vuole che Adam passi un bel San Valentino, ed è soprattutto perché non gli augura un’esperienza come la sua con il giorno degli innamorati. Non la augurerebbe a nessuno, né a Blaine, e forse neanche a Sebastian.
 
Non è quel tipo di persona.
 
“Vuoi ancora andare a guardare le stelle?” Gli chiede Adam e Kurt annuisce, sopprimendo lentamente il senso di ansia, facendo svanire brivido per brivido finché non si sente nuovamente a suo agio; non del tutto felice, ma un po’ più rilassato.
 
“Certo.” Risponde, sollevando le spalle, “può esserci qualcosa di romantico? Non ho mai avuto l’occasione di fare una cosa come questa il giorno di San Valentino. L’ultimo anno è stato un party più che altro, quindi …”
 
“Va bene!” Gli risponde il biondo, sollevandosi e dandosi una sistemata alla camicia, prima di porgergli la mano. “Credo che dovrei lasciare una mancia per il bacio.”
 
“Vorrei risponderti che per il bacio la mancia sarebbe mia,” protesta Kurt arricciando le labbra, “ma credo che qualcuno la considererebbe prostituzione.”
 
“Perbenisti.”
 
Ridacchiano entrambi e Kurt prende la sua mano, sfruttando la presa per sollevarsi. Lo vede lasciare la somma chiusa nel conto, probabilmente con un po’ di mancia sul serio, e poi escono dal locale.
 
***
 
Il vento è freddo e Kurt non è sorpreso, visto che è Febbraio, ma c’è comunque qualcosa in quell’aria fredda sulla sua pelle che lo rende teso ed inspiegabilmente agitato. La situazione si calma immediatamente quando il braccio di Adam avvolge le sue spalle e Kurt si strofina un po’ sull’erba finché non raggiunge il suo fianco con il proprio.
 
Sono stesi lì e non sa per certo come sentirsi: è un po’ scosso, ma un po’ felice, e non sa combinare le due cose insieme, quindi lo rende confuso. Tuttavia, si lascia un po’ andare nella presa e poggia la fronte sulla sua spalla.
 
“Le cose migliorano, sai?” Sussurra Adam, voltandosi verso di lui finché i loro nasi quasi non si sfiorano e guardandolo in quegli occhi chiari perfettamente visibili nonostante l’assenza di un’illuminazione artificiale se non si contano i lampioni ai lati della strada, forse troppo lontani per fare davvero luce. “Tutto migliora …”
 
Kurt sa che sta tentando di tirarlo su, ma tutto quello che riesce a fare è sollevare le spalle e fingere che non gli interessi, che è già tutto passato. Non lo è, ma vuole farglielo credere perché è San Valentino e non è egoista a sufficienza da pensare che dev’essere orribile anche per gli altri se lo è per lui (‘non lo è sempre’, dice a se stesso, inspirando il profumo di Adam, una fragranza maschile ma comunque piacevolmente delicata, ‘pensa a Rachel e Brody’).
 
“Lo so.” Mormora in risposta, sollevando lo sguardo verso le stelle. “Nessuno mi convincerà mai del fatto che le cose non migliorano. Ci penso ogni giorno. So che prima o poi accadrà.”
 
“Ci dev’essere un Dio a fare giustizia lì su, giusto?”
 
“Non credo in Dio.” Risponde rapidamente Kurt, senza dare troppo peso alle parole. “Ma credo in me stesso: so che posso aggiustare tutto, ce la farò.”
 
“Ce la faremo.”
 
La risposta di Adam lo fa accoccolare un po’, premendo il proprio corpo contro il suo in quello che diventa rapidamente un abbraccio caldo e confortante. Non pensa di andare via, si sente momentaneamente al sicuro in quelle braccia forti e in più sa che il giorno dopo dovrà tornare alla vita reale e dimenticarsi che esistono delle stelle da guardare.
 
Non c’è molto più di quello per qualche minuto: silenzio nonostante si trovino nella Grande Mela e solo i loro respiri che lo riempiono. Non si è neanche accorto del momento in cui la sua testa si è poggiata sul petto dell’altro, ma lo realizza quando i battiti del suo cuore accelerano al suo orecchio. Finge di non notarlo e si rilassa, lasciando che il vento lo culli in uno stato di dormiveglia.
 
E’ soltanto quello.
 
Passano una trentina di minuti così, riposando sotto il cielo notturno di New York.
 
In fondo, sa di non potere fare di più. Lo sa perché dovrà andare al matrimonio e sa che ci sarà anche Blaine. Sa che accadrà qualcosa tra loro, non soltanto per il caro buon vecchio sesto senso, ma anche per logica. Non possono stare nella stessa stanza e lasciare che non accada nulla, non ora che hanno ricominciato almeno a parlarsi.
 
Sa anche che, in qualche modo, ha bisogno di chiudere la finestra, ma non è ancora pronto a farlo definitivamente, eppure, non è neanche pronto ad affacciarsi. Si sente un po’ bloccato in quella sensazione, immobile nel mezzo di uno stato di transito che sembra non avere mai fine; ma sta passando la serata con Adam e non vuole che l’ombra di Blaine, indipendentemente dalla sua dimensione, copra tutto il resto come ha fatto fino a quel momento.
 
Vuole ascoltare i consigli sconsiderati di Rachel per una volta e lasciarsi un po’ andare all’istinto: è a New York, ci potrebbe essere un posto migliore per ricominciare a mettere insieme i pezzi del suo cuore?
 
***
 
Quando Kurt torna a casa, Adam non lo accompagna di sopra. In un certo senso, gli è grato, perché l’ultima cosa di cui ha bisogno ora è una persona appiccicosa che non gli da aria. Fortunatamente non sembra essere quel tipo di ragazzo e Kurt ne è lieto.
 
Il suo umore è un po’ confuso, non sa ancora come si sente, neanche quando infila le chiavi nella serratura dell’appartamento e le gira per aprire la porta. Per qualche motivo, si sarebbe aspettato di poter passare la serata a raccontare a Rachel tutto quello che è accaduto. Tuttavia, nel momento in cui la apre leggermente, ci ripensa immediatamente: è San Valentino e Rachel sa che lui è uscito; probabilmente ha pensato di tornare all’appartamento dopo cena per festeggiare con Brody.
 
Chiude nuovamente la porta, restando fuori per qualche minuto, immobile.
 
Non può entrare, non vuole disturbare o rovinare anche il San Valentino della sua migliore amica, quindi si pente di non aver chiesto ad Adam di portarlo da qualche altra parte. Eppure, non gli va di chiamarlo. Non vuole essergli di disturbo o dargli l’impressione di sfruttarlo soltanto come intrattenimento.
 
Scende semplicemente le scale, si siede su di uno scalino e poggia la testa contro la fredda parete accanto a lui.
 
Chiude gli occhi e si rilassa, per quanto la posizione possa sembrare scomoda, lasciandosi riscaldare dalla giacca stretta con fermezza attorno al proprio corpo. Sono le undici passate, manca poco alla fine di San Valentino e di quella maledetta tortura.
 
Poi tornerà alla vita di tutti i giorni, senza neanche più chiedersi nulla sull’amore.
 
Sa che non è vero, perché il semplice fatto che dovrà vedere Blaine sconvolgerà sicuramente quel piano, ma preferisce illudersi in quel momento. E’ stanco per la giornata, perché è sempre pesante emotivamente, e tutto quello che vuole è dormire.
 
Quindi preme con più decisione la testa contro la parete finché non sente che il suo corpo si sta abituando alla posizione e non ha più bisogno di fare forza in maniera lucida per restare in equilibrio. I muscoli si rilassano e sta già cominciando a sentire il torpore invaderlo e gli occhi farsi pesanti, troppo pesanti per poter resistere ulteriormente.
 
E’ così che si ritrova: a dormire su delle scale, con il cuore che batte di tanto in tanto nonostante sia ridotto a minuscole scaglie, frantumato, con qualche singhiozzo inconscio che risuona di tanto in tanto e le braccia avvolte intorno alle ginocchia. La sua resistenza dura soltanto qualche minuto, poi si arrende ed ogni piacevole pensiero sulla serata è già sparito per lasciare il posto ad un crudele senso di vuoto.
 
San Valentino è uno schifo.
 
E’ davvero uno schifo.

***

RENOCORNER

Buongiorno a tutti dal mondo dell'angst leggero. Sono qui per spiegare un paio di cose perché so che la one shot, presa così, effettivamente, sembra solo una tortura. Come avrete notato, fa parte di un verse, e voi vi chiederete, ma che cacchio è? Ho deciso di non fare la raccolta di oneshot per il semplice fatto che la serie mi permette di tenerle in ordine cronologico e visto che andrò avanti e indietro nel futuro, come capitoli di una raccolta ci avrebbero complicato la vita decisamente. Quindi, quando posterò la seconda shot, sarà creata la serie!

Tutto questo è nato quando ho visto questo set stupendo ed ho deciso che dovevo lavorarci su. Sono una Faberry, quindi non ho ancora idea di come mi sentirò a lavorare con il Brochel, ma boh, a me piace sperimentare (anche se mi dispiace per Brody, ma Rachel la preferirò sempre con Quinn e lui lo preferirò sempre con Kurt ahah). So che forse c'è un errore con la data e la puntata 14, ma shhh. Fingiamo che sia leggermente AU. Questa shot può essere considerata una specie di prequel :3

Ho come l'impressione di non sapermi spiegare, ma ... ahah spero di avervi fatto capire qualcosina almeno! Grazie a chiunque seguirà la mia ennesima idea malata. *ricovero,ricovero* un paio di giorni e tornerò ad aggiornare le long :3 Fatemi sapere cose pensate di questo progetto <3
A presto,
xoxo RenoLover <3
PS: Grazie ad Alice per il betaggio <3

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