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Autore: Versus    02/02/2013    2 recensioni
Ecco a voi la mia prima fanfiction in assoluto. Amo i romanzi "psicologici", per cui ho tentato di indagare un po' l'animo del protagonista, immaginando una scena banalissima, l'invio di auguri, ma che in questo caso ha un valore molto più importante...
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduto accoccolato su quella poltrona così calda. Cellulare alla mano. Voleva solo chiudere gli occhi e non pensare, dopo quella giornata.
Era stanco.
La vita regalava alti e bassi, lo sapeva bene.
Al contrario di quanto la scena mondiale, probabilmente, pensava, questo non era un periodo di "alti".
La fame di scandali sembrava essersi placata, ultimamente. Complici anche i molti spostamenti recenti. 
Prima Ghana, poi Tokyo.
Esperienze stupende, ma che nel suo cuore conservava come segreti proibiti e conosciuti solo a lui. Momenti quasi quotidiani, per una coppia di innamorati qualsiasi. Attimi dal valore addirittura nullo, attimi ridicoli per i fortunati che vivono la loro vita nell'intimità dell'ombra dei riflettori. Sono un bacio, un sorriso, uno sguardo, mani che si stringono, braccia intrecciate...
Solo farne la lista rendeva il tutto ancora più ridicolo e paradossale, assurdo e distorto.
 
Rinforzò la presa sul cellulare, sul punto di scivolare via, quasi a scuotersi e ricordarsi del proprio dovere. Come chi si scrolla l'ansia di dosso prima del momento della grande prova.
Schiacciò tasti a caso mentre i suoi occhi non guardavano da nessuna parte, vuoti come biglie di vetro.
 
Sai perchè lo stai facendo. Ricorda perchè lo fai. - Pensò
Era un altro ruolo, una nuova parte da recitare e nulla di più. Non c'era motivo per farne un dramma.
Stava solo esagerando.
Sapeva bene cosa fare. La fredda maschera dell'indifferenza l'avrebbe accompagnato ancora per qualche ora. Quel giorno, chiunque lo guardasse doveva vedere QUELLA faccia, e nient'altro. Mascherare le emozioni era un gioco da ragazzi ormai.
 
Il cellulare vibrò e s'illuminò d'improvviso, lo schermo lo avvertiva che il messaggio appena scritto era stato inviato.
 
Lasciò cadere il cellulare sulla poltrona mentre il suo corpo si rilassava, accasciava, stanco di ipocrisie e tensioni. Stanco di recitare.
Per un istante brevissimo, la testa rimase appoggiata e gli occhi chiusi. Erano gli istanti di pace e silenzio come quello che gli permettevano di non impazzire, di non dimenticare mai chi era e di chi AMAVA.
Poi gli angoli della bocca scattarono in un ghigno: il gioco stava ricominciando e non poteva farsi aspettare.
Pronto. In piedi. Liscia i vestiti... Perfetto. Andy mi sta aspettando.
 
E mentre usciva, i suoi occhi ancora un po' spenti riflettevano le parole gelide e distanti che aveva scritto.
"@Harry_Styles Happy birthday dude!"
  
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