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Autore: Yuki_o    02/02/2013    5 recensioni
[Non sapeva nulla, a quel tempo.
Non sapeva chi fossero.
Non sapeva che non ne avrebbe dimenticato il nome. Mai.]
Katherine ripercorre le tappe dei suoi "amori" e delle sue bugie: inizia sempre tutto con due fratelli.
OS senza pretese, spero che vi piaccia.
Buona lettura!
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katherine Pierce
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Original Brothers: I Love the Way you Lie
 




Balla. Balla e balla ancora. La musica pulsa attorno a lei e l’alcool la riscalda.
Se potesse distruggerebbe tutto intorno a sé, in quella prigione che trasuda la stessa tristezza che conosce così bene.
Quel cacciatore, quell’Alaric, deve averla amata davvero molto Isobel e forse erano felici – del resto era stato l’unico rimpianto di quella donna. Suo marito.
Che parola strana e sconosciuta.
Lei non aveva mai avuto un marito. Lei non era una moglie…un’amante, forse. O forse nemmeno quello.
Quando era iniziata la sua discesa verso l’Inferno? Forse nel momento in cui le avevano strappato il suo bambino. Per anni aveva continuato ad avvertire il dolore lancinante delle proprie mani vuote e protese verso la carne che le veniva negata. La sua carne, suo figlio. Il suo amore.
Aveva paura, sentiva le spire del controllo di Klaus allentate intorno alla gola e pronte a stringersi all’improvviso.
Ricordava con rimpianto la prima volta che aveva incontrato Klaus, e prima di lui Elijah, ad un ballo mentre si era rifugiata in Inghilterra sola e ripudiata. Allora non aveva provato paura.
 
Intorno a lei era un turbinio di voci e profumi. Il calore intenso del fuoco e dei corpi tutto intorno le imporporava le guance.
I grandi castelli come quello in cui l’aveva condotta Trevor sono sempre traboccanti di calore, eppure in lontananza percepiva il freddo dell’esterno, accumulato nei secoli e intrappolato tra le pietre delle mura: più una sensazione che una vera percezione fisica.
In quella sala, dove si sentiva bruciare e gelare allo stesso tempo, poteva confondersi tra tutti quei volti senza timore e persino la sua bellezza non era nulla…persino la sua colpa diveniva fumo.
Si era lasciata condurre per la sala docilmente, aveva sorriso e ricevuto presentazioni i cui nomi aveva già dimenticato nel mentre che venivano pronunciati. Non si era stupita, quindi, quando Trevor l’aveva lasciata per portarla all’ennesimo invitato di cui avrebbe dimenticato il nome.
 
Non sapeva nulla, a quel tempo.
Non sapeva chi fossero.
Non sapeva che non ne avrebbe dimenticato il nome. Mai.  
 
Quando Elijah le aveva sfiorato con le labbra la mano aveva creduto che una fiamma fosse volata leggera a lambirla, abbandonando indomita le braci dell’imponente camino di pietra alle loro spalle.
Quell’uomo. Un Lord.
Aveva occhi scuri e luminosi, in cui poteva specchiarsi senza tuttavia riuscire a scavare: uno specchio bruno che non le rivelava nulla sui segreti che custodiva, meglio di qualunque scrigno, e per sempre.
E sorrideva, come se ogni gioia gli costasse un tremendo dolore.
Non avrebbero dovuto esistere occhi così, pensò la giovane Katerina. E lo pensa ancora.
 
 
Quando Klaus apparve attraverso la folla, come la fiamma che si innalza all’improvviso nella foresta, si era sentita avvolta da una presenza forte, opprimente ma anche conturbante…calda.
Non erano stati gli occhi, celesti come il cristallo italiano. Non erano stati i capelli, morbidi come il broccato francese. Era stato il sorriso, ferino come quello di un lupo. Luminoso.
Labbra rosse e morbide come avrebbe voluto averne lei, così invitanti e desiderose di baci.
Si era lasciata fuorviare e ghermire per interminabili ore e giorni. Corteggiare e vezzeggiare come se ogni attenzione le fosse indispensabile o vitale.
Non gli era mai stata davvero vicina, però.
Trevor era un ricordo lontano e così il suo strano e generoso amore. Klaus le concedeva la sua presenza ma mai la sua attenzione e per ogni altra cosa c’era quell’ombra al suo fianco.
Suo fratello.
La corte temeva Klaus, ma rispettava Elijah. Nessuno metteva in dubbio la sua parola o rifuggiva la sua presenza. Nobile.
Il Nobile Elijah.
Aveva giocato con lui in giardini profumati.
Aveva bevuto come ambrosia le giustificazioni gentili che le offriva per richiedere il perdono per Klaus.
Katerina.
La chiamava con una strana inflessione del tono.
Secoli dopo non sapeva ancora cosa nascondesse tra quelle sillabe.
 
 
Loro erano i Fratelli da cui tutto aveva avuto origine: Elijah, che aveva sofferto per lei. Klaus che l’aveva fatta soffrire.
Damon che l’aveva amata troppo. Stefan che non l’aveva amata abbastanza.
La sua vita con loro era una diapositiva sbiadita di quei tempi in Inghilterra, quando altri occhi le sussurravano parole gentili e altri sorrisi le toglievano il respiro.
Non aveva amato Damon perché non aveva perdonato Elijah? Niente affatto…
Aveva amato Stefan perché Klaus non l’aveva amata mai? Che assurdità…
Oh, Katherine! Come sei brava a mentire. Come sei bella quando sei crudele.
Katherine…non più Katerina.
Perché l’amore non è vero se non è ricambiato…
Hai mai amato Katherine?
Non c’è nessun altro motivo per cui valga la pena vivere.
Stefan e Damon hanno amato ogni sua bugia…
 
 
Quel giorno c’era sole e il giardino profumava di vita.
 
 



Angolo dell’autrice (?)
Hi, everybody :D Boby is back *W*
Lo so, speravate che mi fossi eclissata nei meandri della terra a cercare l’oro insieme ai Sette Nani…non temete, è solo questione di tempo prima che mi ci buttino a calci :P
Per ora vi lascio l’ennesima OS, ancora su Katherine e sui cari Fratelli Mikealson <3
La puntata a cui mi riferisco è la 2x19 quando Katherine beve e balla nella casa di Alaric dove è prigioniera della compulsione di Klaus *_*
Un momento fantastico in cui mi sono chiesta cosa stesse pensando Katherine e questo è il risultato…spero non del tutto merdoso :P
Aspetto con ansia dei commenti! Non fatevi alcun problema e anzi, vi prego, trovate il tempo per due parole! Grazie tantissime fin d’ora *_*
 
Alla prossima,
 
kisses
 
Yuki_o
 
 
 
 
 
  
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