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Autore: Me91    23/08/2007    4 recensioni
Ran viene rapita e il rapitore contatta il detective Mori, dichiarando di avere effettivamente un conto in sospeso con lui: vuole vendetta. Quindi il detective, con naturalmente un preoccupatissimo Conan/Shinichi al fianco, dovrà risolvere tutti gli indovinelli che il rapitore gli esporrà per riuscire a trovare la figlia in tempo prima che un timer segni la fine di Ran... [...] «La pianti di scherzare!» si arrabbiò Kogoro. La voce si fece seria di colpo: «E chi le ha detto che sto scherzando?» “Qui la faccenda mi piace sempre meno...” rifletté Conan corrucciato. «Che ne dice di fare un gioco, detective Mori?» continuò la voce «Un gioco con un premio, naturalmente.» «Di cosa stai parlando?!» Kogoro fece appena in tempo a terminare la frase che la voce continuò: «E se il premio... fosse sua figlia?»
Genere: Azione, Thriller, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Heiji Hattori, Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvertitemi se la mia storia vi sembra assomiglia a qualche altra... ho letto storie di Conan solo su questo sito e non mi sembra aver notato qualcosa di simile... ma potrei sbagliarmi! Oppure potrebbe esserci una storia che assomiglia a questa su un altro sito... ditemi voi! Buona lettura!

UN GIOCO... MORTALE


CAPITOLO 1°
FACCIAMO UN GIOCO?


«Allora, papà, io vado. E mi raccomando: vedi di non bere troppo come tuo solito!» salutò Ran sulla porta.
«Ah... ma di che di preoccupi, Ran?» le rispose Kogoro con sorrisino, le guance arrossate e l’ennesima lattina di birra in mano «Vai piuttosto, se no farai tardi!»
«Certo...» commentò Ran senza parole, poi si voltò verso Conan seduto sul divano «E tu invece fai il bravo e non disturbare papà. Sai che deve chiudere quelle pratiche del suo caso.» la ragazza sottolineò queste ultime parole guardando seriamente il padre.
«Sì, sì... lo so!» fece seccamente Kogoro ricordandosi il lavoro che doveva ancora svolgere.
«Va bene. Ciao a tutti!» esclamò infine Ran uscendo.
«Ciao Ran.» salutò Conan affacciandosi dallo schienale del divano, abbandonando così per un istante il libro che stava leggendo.
Quando la porta si fu richiusa Kogoro sospirò felice di essersi tolto dai piedi per qualche ora quella pignola della figlia.
«Uff... nemmeno si può sorseggiare una birretta in pace!» e bevve un altro sorso.
«A dir la verità quella è la sesta che mandi giù.» gli fece notare Conan indifferente, continuando a leggere il suo libro.
«Mah...» Kogoro lanciò un veloce sguardo alle altre cinque lattine appoggiate lì sul tavolo «Comunque, cosa c’è di male? Non posso nemmeno festeggiare?»
«E cosa?» domandò annoiato Conan senza alzare nemmeno gli occhi dalla pagina.
«Ma come “cosa”? Sono riuscito a chiudere brillantemente il caso! Ed era pure un caso difficile... eh, eh! Sono proprio in gamba!» e giù un altro sorso di birra per brindare alla sua bravura.
«Già...» fece Conan inespressivo, ricordandosi fin troppo bene il caso “chiuso dal detective Kogoro Mori”... o meglio, da lui: Shinichi. Era successo sei giorni fa. Un uomo sulla cinquantina, un certo Hintashi Kusomai,
proprietario di una nota azienda, si era presentato lì, all’agenzia investigativa, dicendo di essere ricattato da un uomo da alcuni giorni. Il ricattatore, infatti, era venuto in possesso di certe... foto compromettenti per Kusomai, che, nonostante avesse chiesto aiuto a Kogoro, non voleva a tutti costi rivelare di quali scatti si trattassero. Kogoro aveva deciso quindi, saggiamente (almeno per una volta...), di non accettare il caso, a meno che Kusomai non gli avesse fornito qualche altro dettaglio... ma niente, l’uomo se n’era infatti andato subito, sbattendo violentemente la porta e urlando furioso. Quella sera stessa, Kusomai era stato trovato morto nella sua stanza; ucciso da una pugnalata in pieno petto. Il cadavere era stato rinvenuto da un postino, che era arrivato per consegnare una busta e aveva trovato la porta di casa aperta e l’uomo morto. Kogoro aveva poi spiegato all’ispettore Megure, che era risalito al detective per via di un bigliettino da visita trovato sulla scrivania di Kusomai, la faccenda del riscatto, così, il detective (Conan, sarebbe meglio dire) e Megure si erano messi sulle tracce del ricattatore. L’indagine era stata e complessa, ma alla fine la cerchia dei sospettati si era ristretta notevolmente. Indagati erano la segretaria di Kusomai, la moglie di quest’ultimo e un suo vecchio amico d’infanzia, ora dipendente per la sua azienda: tutti e tre con un movente, sia per ricattarlo, sia per ucciderlo.
Conan, riunendo tutti i tasselli, era giunto alla soluzione qualche giorno più tardi: dopo aver addormentato Kogoro e aver riunito nella stanza del delitto tutti i tre indagati e l’ispettore Megure, aveva indicato l’assassino... era la segretaria del dirigente. La donna, una trentenne affascinante di nome Kishin, aveva avuto una relazione con Kusomai. Le foto provavano la relazione e Kishin, tradita dall’uomo che, inoltre, lei aveva scoperto essere anche un truffatore. Aveva provato quindi a ricattarlo, chiedendo in cambio no dei soldi, ma che lui si costituisse alla polizia rivelando quindi le sue truffe. Però Kusomai era stato irremovibile. Quando infatti aveva scoperto che era lei, la sua segretaria, la ricattatrice, l’aveva fatta venire a casa sua e le aveva appunto detto:
“Non mi interessano quelle foto. Tanto presto avrei chiesto il divorzio con mia moglie e quindi mostrarle quegli scatti non cambierebbe nulla per me.”
Allora Kishin aveva ribadito che sarebbe andata lei dalla polizia, se lui non voleva costituirsi. Ma Kusomai si era messo semplicemente a ridere, per poi dire:
“Non hai prove contro di me. Non ti crederebbero mai. Io sono ricco e potente.. e tu... tu solo una sgualdrina!”
A questo punto Kishin non aveva resistito. Aveva afferrato un coltello da collezione posato su di una mensola e lo aveva conficcato con forza nel petto dell’uomo, uccidendolo. Non erano state ritrovate impronte perché poi la donna aveva ben ripulito l’impugnatura ed era scappata. Quindi inizialmente per Conan era stato molto difficile trovare qualche prova, ma poi un piccolo dettaglio lo aveva colpito: Kusomai, sul petto, aveva un piccolo brillantino, una piccola perla, che Conan era riuscito a ricollegare con un bracciale di Kishin.
«Uhm... però, ripensandoci, c’è qualcosa che non porta.» ragionò improvvisamente Conan ad alta voce, riscuotendosi dai ricordi del caso appena chiuso.
«E che cosa non dovrebbe portare?» domandò Kogoro poco interessato, stappandosi un’altra birra.
«Poi Kishin aveva consegnato le foto del riscatto all’ispettore Megure... però... però hai visto anche tu che
angolazione avevano?»
Kogoro sputò improvvisamente tutto il liquido che aveva in bocca vicino a Conan seduto sul divano davanti a lui, che quindi si spostò di scatto disgustato.
«CHE COSA?!» strillò il detective pulendosi la bocca «NON MI DIRAI CHE LE HAI VISTE ANCHE TU QUELLE FOTO!»
«Ehm... sì, per caso!» confessò Conan diventando tutto rosso, ricordandosi le scene fotografate.
«MA NON SONO COSE DA BAMBINI!» urlò ancora Kogoro e Conan si fece ancor più indietro.
«Eh... si, lo so...» farfugliò Conan in imbarazzo «Ma... ti ricordi in che modo erano state fotografate? Cioè... si vedeva che non era stata Kishin a farle, no?»
Kogoro sembrò calmarsi e riflettere sulle parole del piccolo.
«Uhm... ma dove vuoi arrivare?» chiese notando che il bambino aveva ragione.
«Insomma... chi l’ha scattate quelle foto?» continuò Conan con serietà «Che Kishin avesse un complice?»

«Uffa, Sonoko non è ancora arrivata.» si lamentò spazientita Ran. Era ormai un quarto d’ora che aspettava a braccia incrociate la sua amica all’incrocio vicino l’agenzia investigativa.
«Lo sapevo che sarebbe arrivata in ritardo anche oggi!» continuò guardando le macchine che passavano nella strada di fronte a lei «Ma così ci perderemo il film! Il Cinema ha già aperto e tra poco ci sarà la proiezione! Uffa!»
Un’ombra, silenziosa, alle sue spalle.
«Eh dai, Sonoko!» fece Ran sbuffando, non accorgendosi del pericolo imminente dietro di lei.
Rapida, l’ombra le fu addosso. Ran provò a dimenarsi, ma senza successo. Si addormentò all’istante. La figura vestita di scuro scansò la mano che premeva contro la bocca di Ran con il fazzoletto impregnato di sonnifero e si caricò bene la ragazza addormentata in spalla. Poi corse alla macchina parcheggiata lì vicino e partì.

«Mm... mi ci vuole un’altra birra!» decise Kogoro «Mi aiuterà a riflettere meglio sulla tua ipotesi, Conan.»
«E no, Kogoro!» esclamò Conan inseguendo il detective in cucina e piazzandosi davanti il frigorifero.
«E togliti da lì!» si arrabbiò Kogoro con le guance di un bel rosso acceso.
«No! Ho promesso a Ran che non ti avrei fatto bere altre birre!» ribatté Conan.
“Guarda te cosa mi tocca fare...” pensò il bambino scuotendo la testa.
«Oh! Tra te e Ran non so chi sia il peggiore scocciatore di questo mondo!» Kogoro si voltò, diretto alla sua scrivania. In quel momento suonò il campanello.
«Vado io!» annunciò Conan e corse ad aprire.
Era Sonoko.
«Sonoko, ciao, cosa ci fai qui?» chiese Kogoro vedendola entrare.
«Io cercavo Ran.» spiegò lei «Dovevamo andare al Cinema e io sono in un ritardo pazzesco...»
«Ma Ran dovrebbe essere di sotto che ti aspetta!» intervenne Conan preoccupato.
«Oh, ma di sotto non c’è!» disse Sonoko iniziando anche lei ad impensierirsi.
«Probabilmente, non vedendoti arrivare, si è avviata al Cinema.» ipotizzò Kogoro.
In quel momento suonò il telefono. Tutti e tre si voltarono verso l’apparecchio, poi Kogoro andò a rispondere. Però non fece in tempo. Infatti si azionò la segreteria telefonica.
«Accidenti...» fece Kogoro andando dietro la scrivania e avvicinandosi al telefono. Stava per alzare la cornetta quando una voce profonda, di un uomo, e gelida, prese a parlare:
«Detective Mori. Salve. Forse lei non mi conosce, ma io so molte cose sul suo conto...»
Kogoro si era fermato di colpo appena udita quella voce che metteva quasi paura. Conan si era avvicinato all’apparecchio per sentire meglio, mentre Sonoko, terrorizzata, si teneva in disparte.
«Però, in compenso» continuò la voce sconosciuta «lei conosce la mia ragazza. Si chiama Kishin, le è famigliare questo nome?»
Kogoro e Conan si lanciarono degli sguardi inquieti, ma allo stesso tempo seri e attenti.
«Sì, penso che si ricorda di Kishin. L’ha incastrata per ricatto e omicidio. Ma lei non capisce... Kusomai meritava di morire!»
Kogoro non resistette più e premette il tasto del vivavoce, prima che Conan potesse fermarlo.
«Ma lei chi è?!» esclamò Kogoro e Conan scosse il capo.
“Stupido... sei solo uno stupido, Kogoro.” pensò il bambino.
«Ah, detective, allora si trova nel suo ufficio! Ma bene... chi sono io? Oh, ma quanta fretta! Beh... non vorrebbe scoprirlo da solo?»
«La pianti di scherzare!» si arrabbiò Kogoro. La voce si fece seria di colpo:
«E chi le ha detto che sto scherzando?»
“Qui la faccenda mi piace sempre meno...” rifletté Conan corrucciato.
«Che ne dice di fare un gioco, detective Mori?» continuò la voce «Un gioco con un premio, naturalmente.»
«Di cosa stai parlando?!» Kogoro fece appena in tempo a terminare la frase che la voce continuò:
«E se il premio... fosse sua figlia?»
«RAN!» esclamarono contemporaneamente Kogoro, Conan e Sonoko.
«Ah, sì... mi sembra si chiami così.»
«Che cosa le hai fatto?!» gridò Conan aggrappandosi alla scrivania con forza.
«E tu chi sei, piccoletto? Beh, comunque, niente... l’ho semplicemente invitata a fare un giro in macchina. Ora è qui con me... addormentata. E devo dire che è molto bella...»
«Non provare a toccare mia figlia!» urlò Kogoro con rabbia.
«Ran...» continuava a piangere Sonoko.
«Dacci una prova che sta bene!» intervenne Conan.
«Ah, ora non posso. Sta dormendo. Ma non si preoccupi. La chiamerò più tardi... le darò qualche dettaglio in più. Ci sentiamo alle cinque precise. E... un’altra cosa. Se tiene davvero alla vita di sua figlia, detective Mori... beh, non chiami la polizia. Le assicuro che l’aiuto degli agenti non le servirà. A più tardi.»
«No, fermo, n...» Kogoro si interruppe. L’uomo aveva riagganciato.
Conan lanciò subito uno sguardo alla sveglia, dove lesse:
«Le tre e mezza.»

Continua...

Salve! ^^
E’ vero, sono nuova in questa sezione (in effetti vivo più che altro in Dragonball...), ma già da tempo avevo pensato a questa fanfiction... e ora mi sono definitivamente decisa a pubblicarla. Si ispira ad un sogno che avevo fatto qualche mese fa... e vi assicuro che sarà appassionante e ricca di colpi di scena! Penso ci impiegherò un po’ di tempo a scriverla... spero comunque di non deludervi.
Di Conan seguo solo, purtroppo, l’anime... certo, da molti anni... ma mi piacerebbe comunque approfondirlo di più, perché mi piace molto.
Sperando che il capitolo sia stato di vostro gradimento, vi do appuntamento al prossimo. ;)

  
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