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Autore: Libra Prongs    02/02/2013    4 recensioni
Missing moment | la mia visione del rapporto Hermione/Krum | lievi accenni di Romione.
"Certo, il Ballo del Ceppo sarebbe stata una serata magica, sebbene non rientrasse tra quelle che lei definiva priorità, ma Hermione proprio non comprendeva la ragione di tanta eccitazione. Se qualcuno l’avesse invitata ne sarebbe stata lusingata, non poteva negarlo, ma non aveva intenzione di ostentare interesse improvviso verso qualsiasi essere animato di sesso maschile capace di deambulare. Era contro i suoi principi, fine della storia."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Viktor Krum | Coppie: Ron/Hermione, Vicktor/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Hermione, priorità e primi baci

 


Hermione Granger era sempre stata una ragazza giudiziosa. Aveva l’abitudine — che, doveva ammetterlo, in più occasioni critiche si era rivelata mirabilmente risolutiva — di ponderare gli eventi e gli atteggiamenti altrui con razionalità, giungendo a conclusioni generalmente corrette con singolare acume. Non si trattava di freddo calcolo o logica schiacciante: era, piuttosto, un mix di spiccata intelligenza naturale, viva curiosità soddisfatta con uno studio approfondito e — aspetto, quest’ultimo, che tendeva a suscitarle cruenti dissidi interiori — potente emotività. Hermione, dunque, forte della propria maturità, a soli undici anni era giunta alla conclusione che nella vita fosse basilare avere delle priorità — una media brillante in tutte le discipline scolastiche, tanto per cominciare — alle quali aveva ben presto affiancato la necessità di poter contare su amici leali. Dalla spaventosa notte di Halloween del primo anno, in seguito all’aggressione del gigantesco quanto maleodorante Troll di montagna, aveva compreso che, tutto sommato, Harry Potter e Ron Weasley non fossero così male. E così quello era stato l’inizio della loro lunga, avventurosa — a tratti mortale, ma sempre sincera — amicizia.
Harry e Ron erano così diversi l’uno dall’altro; ma, malgrado l’ostinazione, l’impulsività spesso eccessiva e la tendenza a ingigantire i problemi di Harry, malgrado l’orgoglio insopportabile e la sorprendente permalosità di Ronald, Hermione voleva molto bene a entrambi e sapeva che entrambi le volevano bene. C’era un unico problema: nessuno dei due pareva essersi accorto che lei fosse una ragazza.
La scottante questione emerse nel freddo Dicembre del loro quarto anno a Hogwarts, durante i giorni che precedevano il Natale. Era l’anno del Torneo Tremaghi, l’anno in cui i campioni avrebbero aperto le danze nel tradizionale Ballo del Ceppo. Erano giorni di risatine civettuole e goffi inviti nei corridoi: le studentesse sembravano più ridanciane del consueto, impegnate a lanciare sguardi languidi e risolini complici ai ragazzi nella speranza di poter sfoggiare, magari a braccetto con uno dei campioni, i loro sontuosi abiti da sera sulla pista da ballo; gli studenti, d’altro canto, si dividevano in tre categorie. C’erano gli “appetibili”, i più carini secondo la popolazione femminile di Hogwarts, che destinava loro le più frequenti occhiate ammiccanti;  i “passabili”, che non erano niente affatto male per una serata; i “riciclabili”, che, poveracci, rappresentavano l’ultima, ma irrinunciabile spiaggia pur di prendere parte allo scintillio di quella serata unica. E poi… poi c’erano gli “irraggiungibili”, i campioni, coinvolti in prima persona nel Torneo e irrimediabilmente fulcro dell’interesse di chiunque. Le scommesse sulla dama di Cedric Diggory, l’affascinante Tassorosso che rappresentava Hogwarts al Torneo, non si erano mai aperte; tra le ragazze, rassegnate e un pochino invidiose, era già da tempo diffusa la certezza della sua relazione con Cho Chang. Viktor Krum, invece, era un mistero. L’ombroso Cercatore bulgaro, perennemente sfuggente, non aveva lasciato intendere particolari preferenze tra le studentesse di Hogwarts che, con crescente fastidio, vociferavano di una probabile scelta tra le ospiti francesi — le bionde, filiformi, splendide snob di Beauxbatons. Quanto a Harry, l’indignazione dovuta alla sconcertante estrazione del suo nome dal Calice di Fuoco era stata ben presto soppiantata da un rinnovato interesse nei confronti del ragazzo che, sin dall’infanzia, nonostante il suo carattere schivo, era al centro dell’attenzione dei suoi coetanei e non solo. Pur preferendo di gran lunga lo sguardo profondo dell’atletico Krum e l’innegabile bellezza del visino di Diggory a un quattordicenne smilzo “che non avrebbe nemmeno dovuto essere scelto”, le fanciulle ammettevano di non disdegnare il braccio di Harry Potter in vista di un valzer al centro della Sala Grande. Hermione aveva assistito a innumerevoli conversazioni sull’argomento nel bagno delle ragazze, ritrovandosi più volte a inarcare un sopracciglio. Com’era possibile che non pensassero ad altro? Certo, il Ballo del Ceppo sarebbe stata una serata magica, sebbene non rientrasse tra quelle che lei definiva priorità, ma Hermione proprio non comprendeva la ragione di tanta eccitazione. Se qualcuno l’avesse invitata ne sarebbe stata lusingata, non poteva negarlo, ma non aveva intenzione di ostentare interesse improvviso verso qualsiasi essere animato di sesso maschile capace di deambulare. Era contro i suoi principi, fine della storia.
 

Lo disse anche a Calì, un pomeriggio in Sala Comune, dopo aver pazientemente risposto alla raffica di domande sulla futura accompagnatrice di Harry.
«Ma Hermione, non è possibile che tu non lo sappia! Passate tre quarti della giornata insieme, non capisco…avanti, sicura che non ti abbia detto chi ha intenzione di invitare?»
La voce di Calì aveva un tono insopportabilmente supplichevole e Hermione faticò molto a mantenere la calma. 
«Calì, sul serio. La questione è chiusa, ti ho detto che non lo so! E poi, onestamente, credi che passi il mio tempo a parlare di questo Ballo? Mi sembra stiate esagerando… e Harry ha altre cose a cui pensare» sospirò, alludendo alle preoccupazioni dell’amico circa l’imminente seconda prova del Torneo. A quel punto Calì scrollò le spalle, congedandosi, e fece per allontanarsi, salvo poi chinarsi verso Hermione e bisbigliarle un malizioso: «Be’, non è che ha invitato te? Se ha altre cose a cui pensare magari ha chiesto a te, che sei sua amica…»
Hermione la fulminò con lo sguardò e tornò a fissare il fuoco.
Era vero, Harry non aveva mai fatto parola delle sue intenzioni riguardo al Ballo del Ceppo. Conoscendolo, Hermione era abbastanza sicura che l’idea di invitare una ragazza lo agitasse e che, proprio per questo, non aveva trovato il coraggio di farlo. Era abbastanza sicura anche del color cremisi delle chiazze che apparivano sul collo di Harry in presenza di una certa Corvonero, ma se lui non si era confidato non spettava a lei intromettersi. Non che Cho Chang fosse la più amabile delle ragazze, però era davvero molto graziosa… e impegnata, ma forse Harry non ne era al corrente. Chi avrebbe invitato allora? Con un’alzata di spalle, Hermione decise che non era affar suo: aveva un tema di Pozioni da completare ed erano già le sette. Questione di priorità, ripeté tra sé.
 

Un’ora dopo, Calì fu di ritorno con Lavanda Brown.
«Diglielo, diglielo!» squittì all’amica, spingendola verso il camino.
«Dirmi cosa?» domandò Hermione senza distogliere lo sguardo dalla pergamena.
«Cedric Diggory ha ufficialmente invitato la Chang» annunciò Lavanda, scuotendo il capo come per sottolineare la prevedibilità dell’accaduto.
«Sì, wow» commentò acidamente Hermione, ma poi decise di saperne di più. Dopotutto non c’era nulla di male a spettegolare un po’ ed era curiosa di chiedere di…
«E Krum! Ah, Krum…» esclamò Calì sognante.
Hermione avvertì un capitombolo in zona stomaco.
«Krum cosa?» chiese con indifferenza.
«Krum niente, è ancora sulla piazza, non riusciamo a capire che intenzioni abbia.»
«E poi ci sarebbe Harry, ma tu non vuoi-»
Ma Hermione non stava ascoltando. Un sorriso involontario le piegava lievemente le labbra e il ricordo si fece strada nella mente come un piacevole venticello tiepido.
 

 

°   °   ° 



La Biblioteca era deserta e il sole del tardo pomeriggio filtrava dalla finestra retrostante illuminando i grossi tomi di Aritmanzia di luce dorata. Hermione era seduta al solito tavolo, nella sezione dedicata ai volumi medievali, e si beava della quiete di quello che, indiscutibilmente, era il suo luogo preferito. Quando alzò lo sguardo per concedersi una pausa dalla complessa lettura, li vide. Un paio d’occhi scuri che non potevano star guardando altro che lei. Si sentì arrossire, perché essere osservata intensamente dal Cercatore più noto del mondo mandava su di giri anche una ragazza come lei, che aveva fatto dell’argomento “Ragazzi” un aspetto inesistente nella sua agenda delle priorità. Sorrise timidamente e lui ricambiò — o almeno così le parve, a giudicare dalla fossetta impercettibile che gli era comparsa sulla guancia destra.
Quello era stato il primo di una lunga, silenziosa serie di incontri in biblioteca. Poi erano venute le domande esitanti di lui e le risposte schive di lei; i racconti di lui su quanto selvaggia e affascinante fosse la Bulgaria e su quanto seccanti e inopportune fossero le ragazzine che lo seguivano ovunque andasse; le osservazioni acute di lei e i divertenti tentativi di aiutarlo a migliorare il suo inglese. E la complicità inattesa, differente da quella che Hermione aveva con Harry o Ron. Per la prima volta, si sentita una semplice ragazza che conosceva un ragazzo. Per la prima volta, non aveva avuto bisogno di pensare alle priorità.

 


°   °   °

 

Di rado Hermione Granger cedeva alla rabbia. Di rado si lasciava sopraffare da quella passione inutile, a suo dire. Quando però accadeva, era difficile riuscire a farla tornare in sé, come i suoi amici poterono notare alcuni giorni dopo.
Era accaduto tutto troppo in fretta: il rifiuto di Cho, la figuraccia di Ron con Fleur davanti a metà della scuola, i libri sbattuti con foga da Hermione sul tavolo quando Ron aveva esclamato, tra lo stupore e l’esasperazione: “Hermione, tu sei una ragazza!”.
Harry si grattò una tempia prima di prendere la drastica decisione: Calì Patil. Calì e Padma, l’avrebbe chiesto a loro. Doveva pensare anche a Ron, ancora troppo scosso per la faccenda della francese. Sì, quella sembrava l’unica soluzione plausibile, visto che anche Hermione aveva annunciato — per l’esattezza l’aveva ringhiato — di avere un partner per il Ballo. Harry ignorava di chi potesse trattarsi, ma il vago stupore iniziale si era poi trasformato in felicità per la sua amica e, successivamente , in ansia ulteriore perché lui non era riuscito ad invitare nessuna e il tempo stringeva inesorabilmente. A differenza di Ron, comunque, non era convinto che Hermione avesse mentito, anzi; non aveva mai pensato all’eventualità di invitare lei solo perché sperava di chiederlo a Cho, ma sicuramente la sua amica aveva tutte le carte in regola per ricevere la proposta da qualcun altro. Ron doveva pensarla allo stesso modo, solo che non era in grado di esprimerlo e comunque pareva essersi ricordato troppo tardi che Hermione fosse una lei, non mancando di farlo notare con shock inopportuno. A Harry sfuggì una risatina, che divenne un gemito quando incrociò lo sguardo famelico delle gemelle Patil.

 
°   °   °

 

Ron era un idiota, Hermione ne era certa. Non che avesse mai sperato in chissà quale miracoloso ampliamento della sua sfera emotiva, ma non immaginava che la sua mancanza di tatto potesse raggiungere un livello tanto deplorevole. Ron era un idiota e lei era una stupida, una stupida a sentirsi ferita. Non era più il momento di fare congetture, ormai aveva compiuto una scelta. Aveva scelto di lasciar perdere le priorità e godersi i suoi quattordici anni, per una sera. Aveva scelto di accettare l’invito che, da una settimana, Viktor le riproponeva con quel suo sorriso ombroso e che lei non osava accogliere — per i pensieri, i pensieri, le latenti attese deluse.
Aveva scelto di ridere con Viktor, che l’aveva fatta sentire una ragazza desiderabile dopo un solo sguardo.
Affrettò il passo e raggiunse la biblioteca.
 

°   °   °

 
Sentì le sue iridi nere accarezzarla al di sotto del tessuto fluente dell’abito blu pervinca e vertigini mai provate la colsero impreparata. Viktor riusciva a metterla a proprio agio e ad agitarla al tempo stesso, quella sera aveva un curioso effetto su di lei. Avevano ballato — Hermione amava ballare — e l’aveva visto ridere davvero per la prima volta, aveva sentito la sua mano grande stringere la propria con garbo, il suo respiro leggermente affaticato dopo una musica movimentata. Avevano chiacchierato, come nei molti pomeriggi in biblioteca; passeggiato tra le siepi decorate di cristalli di neve. E Viktor l’aveva chiamata “Herr-mio-ni” dolcemente, consapevole di farla ridere, e l’aveva ripetuto, l’aveva ripetuto fino a farle sentire il cuore nella pancia, in gola. I suoi occhi le avevano parlato, un po’ più chiari alla luce lunare, e Hermione aveva chiuso i suoi, lentamente.
Era come essere lì ed essere altrove, sospesa — le mani di Viktor sui fianchi, il suo naso sulle labbra. Fu diverso, oltre ogni immaginazione. Il bacio. Avvertire le labbra lisce di Viktor sfiorare le proprie e farsi strada piano nella sua bocca; rabbrividire a quel contatto nuovo, morbido, intenso; sentire il respiro morire, letteralmente morire in gola e lasciarla senz’aria; inghiottire il respiro di lui, tiepido, tiepido e così… buono.  Hermione si sentì sorridere, nel goffo tentativo di non restare immobile, e poi seppe di sciogliersi tra le braccia di Viktor, con un abbandono che mai avrebbe creduto di poter provare.
 


°   °   °

 
Il giorno in cui le delegazioni di Durmstrang e Beuxbatons lasciarono Hogwarts era un caldo pomeriggio di fine Giugno.
Viktor e Hermione s
i promisero di scriversi, di non perdersi di vista.  Si baciarono con passione e un magone che Hermione ebbe troppa difficoltà a ricacciare in gola. Lui la strinse a sé rudemente, contro i suoi zigomi spigolosi. Hermione lo guardò salire mogio la scaletta della maestosa nave di Durmstrang, voltarsi e rivolgerle un ultimo cenno con la mano.
«Arrivederci, Viktor» mormorò, sulle labbra un nuovo sorriso.
Si diresse in dormitorio, aveva un’altra voce da aggiungere alla lista delle priorità: visitare la Bulgaria.

 

Poi venne il giorno in cui Ron Weasley cominciò ad essere apertamente, irresistibilmente —finalmente?— geloso della fitta corrispondenza di Hermione e Viky...  Ma questa è un’altra storia.





 

   
 
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