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Autore: shony    03/02/2013    1 recensioni
Mettiamo il caso che un Alain Delon qualunque dica che i cavoletti di Bruxelles siano buoni: ah, allora si che il mondo li apprezzerà davvero. E quindi, in conseguenza, anche un Alain Delon qualunque con una massa di capelli informi potrebbe essere amato. Ma solo perché è famoso. Altrimenti ti chiami Jude Smith, hai diciotto anni suonati e una famiglia amorevole, amici idioti e un sacco di libri da studiare.
Magari hai anche un bel sorriso, degli occhi splendidamente verdi, dei capelli che non possono essere chiamati tali, una passione per la musica e un diario pieno di canzoni, romantiche e non.
Hai tanti amici idioti, un amore platonico e qualcuno che ti stima. Magari proprio la persona che non ti aspetteresti mai potrà tenerti testa, annullando il tuo essere un "duro".
Sempre che, ribadisco, tu non sia Alain Delon.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Look for the girl with the sun in her eyes
and she’s gone…

Lucy in the sky with diamonds!

 

 

 

 

«Lucy White»
Si era presentata così, in tutto il suo splendore.
Aveva allungato la mano verso il ragazzo appena entrato in casa ed aveva attirato la sua attenzione. Gli aveva sorriso, accennando appena le fossette ai lati delle labbra colorate di un rosso acceso per via del rossetto che aveva utilizzato per l’incontro della serata. Solo per quella volta.
La faccia sconvolta di Jude lasciò intendere che quella “sorpresa” fosse più che piacevole.
«Finalmente abbiamo affittato la stanza per gli ospiti» aveva esultato suo padre dandogli qualche pacca amorevole sulla spalla.
Jude era rimasto ancora con lo sguardo fisso sulla figura davanti a lui, come se non avesse mai visto una ragazza. Eppure era abituato a fissarne una in particolare, conoscendone ogni particolare.
Probabilmente fu proprio quello a sconvolgerlo: era talmente abituato ad un ideale di ragazza perfetta e candida come Michelle, che la ragazza davanti a lui ora sembrava il diavolo in persona; non per offenderla, sia chiaro.
I suoi occhi avevano sempre vissuto uno stato di trance davanti allo sguardo vitreo della propria vicina di casa, al biondo quasi platino che le distingueva dal resto della popolazione femminile mondiale e da quei modi di fare particolarmente poco consoni all’interno della propria scuola: capitava spesso, infatti, che la giovane avvicinasse i ragazzi e li abbracciasse come solo le poco di buono sapevano fare e li ammaliava con parole dolci – e magari anche maglie scollate – per farsi fare compiti o ricerche. E Jude aveva sempre sperato che un giorno lei lo avesse sfruttato in qualche modo, solo per poter sentire le sue braccia intorno al suo collo e le sue labbra poggiate sulla sua guancia.
Ora, però, il verde profondo delle sue iridi era volto verso qualcosa – o meglio qualcuno – di particolarmente affascinante e spaventoso al tempo stesso.
Lucy White non era la solita ragazza da definirsi “buona e amorevole”. Semplicemente se ne stava sulle sue e forse la gente la temeva per il suo modo strano di comportarsi e vestirsi.
Sostenitrice accanita contro i figli di papà, detestava ogni genere di essere vivente che provasse in qualsiasi modo a sfruttare qualsiasi occasione solo per i propri bisogni. Bisognosa soprattutto di nicotina, musica e tanto, tanto alcool.
Non aveva difetti, o almeno i suoi amici non ne vedevano nessuno, e sostanzialmente la sua vita si basava sullo studio della filologia dei termini più strani e delle melodie più armoniose. Andava spesso alla ricerca di artisti che l’avrebbero fatta sognare per una notte, poi li lasciava il mattino presto, pronta a scriverci una storia. Portava con sé la sua macchina da scrivere e, il pomeriggio prima di studiare, immaginava ancora quelle notti focose particolarmente ispiratrici.
E no, Lucy non era una poco di buono, nemmeno una sognatrice. Semplicemente si godeva la vita e vedeva il bicchiere perennemente mezzo pieno.
Lo sguardo del diciottenne passò dai capelli scuri, crespissimi, agli occhi sottili di un castano scuro intenso, per poi passare al naso sottile e leggermente aquilino e alle labbra delicate, dischiuse in un sorriso.
Con l’altra mano la ragazza stringeva una collanina argentata sottilissima quasi morbosamente.
Sotto quel piccolo particolare, un vestito lungo fino alle ginocchia, sfiancato, le rendeva giustizia: fisico in carne al punto giusto, quello che ogni donna dovrebbe avere. Decorazioni floreali accentuavano il pallore della ragazza, rendendola ancora più bianca di quanto non fosse. Di certo nessuno avrebbe potuto dire che non fosse inglese.
«Piacere» balbettò lui, ancora in preda alla sorpresa «Sono Jude»
Lei gli sorrise e ritirò la mano.
«Stasera ceni con noi?» chiese la madre del ragazzo, cortese come sempre.
«Oh, no. La ringrazio ma devo andare a trovare un’amica, probabilmente farò anche tardi, quindi non si preoccupi»
Detto questo Lucy girò sui tacchi e salì verso la sua nuova stanza, quella in fondo al corridoio della grande casa, di fronte a quelle di Jude.
«Non è una ragazza carinissima?» aveva cinguettato ancora la donna, rivolgendosi ai suoi due uomini.
«Tanto» la assecondò suo marito, mentre Jude teneva lo sguardo perso verso la figura che poco prima lo aveva scosso per il suo entrare in modo così silenzioso eppur irruento nella sua casa.
Di certo non si sarebbe fermato solo al saluto come con gli coinquilini precedenti.

 
 

«Ti dico che è così!» ripeteva Rocky camminando avanti e indietro all’entrata della scuola.
Gli altri tre membri del gruppo lo guardavano stanchi delle sue paranoie inutili. Ci aveva messo tre quarti d’ora per raccontare del suo problema con la polizia e solo allora aveva avuto i rimorsi, cercando comunque di pararsi in tutti i modi possibili.
«In pratica hai spaccato la faccia al ragazzo e lui ora è in coma» aveva tratto un sunto Jay con lenti movimenti delle braccia.
Rocky annuì, bloccandosi a guardare qualcosa in lontananza, per poi ricominciare la marcia.
«So che al massimo starai in carcere tre mesi» lo rassicurò – in malo modo – Pepper.
Il povero caro piccolo Pepper, però, non capiva quanto la sua ingenuità, a volte, gli facesse male sul serio.
Fecero finta di non averlo sentito, tanto si sapeva che comunque non gli sarebbe bastato il discorsetto per sradicarlo dal grembo di sua madre, troppo preso a starsene a casa a leggere e guardare documentari sulla storia. Non sarebbe mai cresciuto, a parere di Jude.
«Come posso fare?»
E continuarono così per un bel po’ di tempo, finchè il passaggio dell’amata di Jude non ridestò quest’ultimo e lo riportò sul pianeta terra.
Si alzò di scatto dalla posizione scomoda in cui si trovava sul muretto in pietra e alzò il petto in fuori, portando una sigaretta alle labbra con fare da ragazzo serio, e cominciò a fissarla come non mai.
«Si accorgerà di te» si sentì dire, questa volta da Jay.
«Magari» rispose lui, perdendosi nei movimenti sensuali della propria vicina di casa mentre si avvicinava con passo felpato ad un ragazzo dell’ultimo anno. «Magari»
 

  
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