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Autore: MartinaN    03/02/2013    3 recensioni
Il tempo mi ucciderà.
Questo pensava River Song, nella rassicurante oscurità della sua cella. Gli oggetti illuminati dal chiarore notturno disegnavano bizzarre figure sul pavimento. Linee confuse e apparentemente casuali che di tanto in tanto si incrociavano. Proprio come loro.
Più passava il tempo più si ritrovava a riflettere sulla sua vita. Non sul futuro prossimo – sapeva che il Dottore le avrebbe fatto visita appena possibile, e tanto bastava. Ciò che la preoccupava era l’attesa, il tempo trascorso ad esistere senza realmente vivere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, River Song
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio! Quella che sto per pubblicare è una one-shot partorita tempo fa che è stata corretta e limata solo recentemente.  Ha come protagonista River Song, uno fra i miei personaggi preferiti in assoluto. Credo che non ci sia bisogno di collocarla temporalmente, dalla lettura si evince chiaramente il momento in cui è ambientata. Piccola precisazione: River afferma di non essere più in prigione nella 7x05, ma non avevo ancora visto quella fatidica puntata quando ho scritto la fic, permettetemi questa licenza poetica. River e Eleven hanno un rapporto davvero unico e l’alchimia tra Matt Smith e Alex Kingston è difficile da esprimere a parole, ma ci ho provato.

Ultimo, ma non meno importante: Doctor Who e i suoi personaggi non mi appartengono in alcun modo. That’s so sad.

Martina

 

Vite stropicciate

 

 

 

 

Il tempo mi ucciderà.

Questo pensava River Song, nella rassicurante oscurità della sua cella. Gli oggetti illuminati dal chiarore notturno disegnavano bizzarre figure sul pavimento. Linee confuse e apparentemente casuali che di tanto in tanto si incrociavano. Proprio come loro.

Più passava il tempo più si ritrovava a riflettere sulla sua vita. Non sul futuro prossimo – sapeva che il Dottore le avrebbe fatto visita appena possibile, e tanto bastava. Ciò che la preoccupava era l’attesa, il tempo trascorso  ad esistere senza realmente vivere. E, soprattutto, la dolorosa consapevolezza di avere sempre meno in comune con il Dottore.  Proprio lui, lui che la conosceva meglio di tutti – anche se spesso non la comprendeva –  e che l’aveva plasmata inconsapevolmente. River era diventata la donna che era a partire dal giorno in cui l’aveva ucciso e salvato. Il giorno in cui si era innamorata di un uomo, di un eroe, di un’idea, di due occhi antichi come l’universo.

C’era un pensiero che la tormentava nei suoi momenti di solitudine. Era un’ipotesi tanto assurda quanto probabile e rimbombava cupamente negli angoli più nascosti del suo cuore.

Lui sa come morirò.

Dopotutto, il passato del Dottore era il futuro di River. Non era lui il solo a doversi trattenere dall’incappare in qualche spoiler. Aveva provato a porgli una domanda allusiva soltanto una volta, durante un brunch su Lakertya. Il Signore del Tempo le aveva lanciato un’occhiata perplessa e, dopo essersi schiarito la voce, aveva proferito che in nessun caso avrebbe interferito con la loro linea temporale. Un modo elegante per dire che non voleva più sentire quesiti simili.

River si sedette alla scrivania e aprì il suo diario personale. Le pagine un tempo intonse erano sommerse di frasi tracciate con calligrafia elegante ma frettolosa. Dopo ogni nuovo appuntamento correva a mettere nero su bianco ogni dettaglio di ciò che era avvenuto, con il terrore di poter tralasciare qualcosa. Un giorno – quel giorno – gli avrebbe lasciato il diario e tutte quelle annotazioni sarebbero state del Dottore e del Dottore soltanto. Lui non avrebbe potuto leggere nulla, ma poco importava. In quelle righe c’era la sua vita, la vita che gli aveva donato senza riserve sin dal primo incontro.

Il suono familiare dell’allarme la fece sobbalzare. Scattò in piedi, si girò e lo vide. Era in piedi di fronte alle sbarre, cacciavite sonico alla mano, come sempre. Solo quando il Dottore aprì la serratura la donna notò che c’era qualcosa di diverso. Quella notte indossava un completo diverso, vintage ma nuovo di zecca. Aveva persino tagliato i capelli: sembravano decisamente più curati del solito.

«Ciao, tesoro.» Mormorò, lasciando che sulle sue labbra si distendesse un sorriso soddisfatto.

«Buonasera a te, River!» Esclamò lui, per poi sfiorarle il viso.

«Festeggiamo qualcosa stasera? Non ti ho mai visto così elegante.»

Le mani affusolate del Dottore corsero a sistemare l’immancabile farfallino, in un chiaro segno di imbarazzo. Un silenzio inquietante calò per qualche istante.

«Oh no, no davvero. Ma voglio portarti in un posto speciale.» Dichiarò infine. Le prese la mano e le fece un cenno d’intesa. Nel giro di un paio di secondi stavano correndo verso il TARDIS, ridendo come ragazzini. Uomo stropicciato, così lo chiamava Amy. River non l’aveva mai confessato a nessuno, ma trovava che tutte le loro vite fossero irrimediabilmente stropicciate. Era un difetto, certo, ma anche una certezza rassicurante.

«Dove andiamo?» Domandò la donna una volta raggiunta la cabina blu, incapace di trattenere la sua curiosità.

«Darillium! Davvero bellissimo, lo adorerai. Sai, mi sei mancata.»

«Oggi sei particolarmente romantico. Non mi dispiacerebbe vederti così anche in futuro.» Osservò lei con tono malizioso. Il Dottore si irrigidì improvvisamente, come se avesse udito qualcosa di terribilmente sbagliato. Fissò la moglie come se non la vedesse realmente: i suoi occhi erano concentrati su un punto lontanissimo. River sentì un brivido freddo che le correva lungo la schiena.

«Beh, non assicuro nulla, ma ci proverò!» Disse finalmente, facendole l’occhiolino e cingendole la vita. L’atmosfera si rischiarò e il momento parve dimenticato. Quando le loro labbra si incontrarono, River chiuse gli occhi e desiderò che il tempo si fermasse.

 

 

River: Funny thing is, this means you've always known how I was going to die. All the time we've been together, you knew I was coming here. The last time I saw you, the real you — the future you, I mean — you turned up on my doorstep, with a new haircut and a suit. You took me to Darillium to see the singing towers. Oh, what a night that was! The towers sang, and you cried. You wouldn't tell me why, but I suppose you knew it was time. My time.

(Doctor Who, 4x09, Forest of the Dead)

 

  
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