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Autore: waferkya    03/02/2013    2 recensioni
Blair, scalza, Blair che tra otto ore si sposa, Blair Waldorf, che ha un principe e avrà dei sudditi e finalmente una corona vera invece che un frontino, Blair ha voglia di piangere, perché sono le sei del mattino e la cucina profuma di zucchero caramellato e vaniglia.
Missing moment, Nate/Blair.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Nate Archibald | Coppie: Blair Waldorf/Nate Archibald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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~ I miss us (always have, always will).


Blair, scalza, Blair che tra otto ore si sposa, Blair Waldorf, che ha un principe e avrà dei sudditi e finalmente una corona vera invece che un frontino, Blair ha voglia di piangere, perché sono le sei del mattino e la cucina profuma di zucchero caramellato e vaniglia.

Nate le dà le spalle, concentrato sul pancake che sfrigola sulla piastra, ma non è abbastanza perché non si accorga di lei; quando si volta a guardarla, Blair fa mezzo passo indietro, spaventata dal suo sorriso perfetto, dal ciuffo disordinato di capelli che gli ricade sugli occhi chiari.

Quello scatto minuscolo, traditore della sua gamba, e forse il modo in cui Blair si torce le dita — tanto basta perché qualcosa si spezzi, sul viso di Nate. Il sorriso resta lì, congelato, ma lui abbassa gli occhi, le ciglia lunghissime che gli sfiorano per un istante gli zigomi, e poi torna a guardare il fornello.

Il grumo di tristezza e paura nel petto di Blair si scioglie un pochino, e lei riesce ad avvicinarsi al tavolo apparecchiato, alla sedia leggermente scostata che la stava aspettando. C’è una caraffa di succo di lamponi, arancione intenso, come una macchia in mezzo alla stanza che è tutta sui toni del grigio — l’unico altro colore è una traccia di rossetto sulla camicia azzurro chiaro di Nate, – ed è difficile non pensare che non piace a nessuno, il succo di lamponi — solo a Blair.

Nate le serve una colazione ridicolmente abbondante, e Blair è così disperata che potrebbe addirittura mangiare.

Lui si siede ad una distanza accettabile, intorno al tavolo rotondo. Blair affetta un triangolo di pancake, e il suo corpo non fa altro che ricordarle il tocco delle dita di Nate sui suoi fianchi, la pressione possessiva della sua bocca.

Nate la guarda senza fiatare; congiunge le mani davanti al viso, dopo un po’, e prende un respiro profondo. Blair mette giù le posate, si nasconde dietro un bicchiere.

«Non dobbiamo parlarne,» mormora Nate, alla fine, e la sua voce tranquilla è un conforto di cui Blair neppure sapeva di avere bisogno. Di nuovo, sente le lacrime pungerle gli occhi e tenta di dimenticarsele buttando giù un sorso agrodolce di succo. «Blair, è stato—»

«Non è stato nulla,» dice lei, con troppa forza. Nate la guarda, quieto, e Blair chiude gli occhi. «Nient’altro che una colazione con il mio migliore amico, il giorno del mio matrimonio.»

Nate inarca un sopracciglio, sorpreso.

«Il tuo migliore amico?» chiede, le labbra che già si arricciano in un sorriso adorante. Il cuore di Blair perde un battito, ma è una sciocchezza, e lei si affretta a cucirsi sul viso un’espressione di sufficienza.

«La concorrenza non è esattamente esaltante, Archibald,» dice, e per un attimo il pensiero di Dan — di Humphrey – le toglie il fiato, ma Nate le stringe una mano e Blair, allora, è troppo impegnata a ricacciare indietro il nodo che le si pianta in gola per poter badare ad altro.

Si sente tremare, in risposta al tocco di Nate, ma è una sciocchezza. Deve sposarsi.

«Sono qui, Blair,» le promette Nate, il principe azzurro, il nobile cavaliere con l’armatura scintillante, Nate. Blair si morde le labbra.

«Lo so,» dice, e Nate le sorride, serra un po’ di più le dita attorno alla sua mano, finché lei non ricambia la stretta.

«Lo sai,» soffia allora, soddisfatto; però poi gli viene in mente qualcosa, e la serenità sul suo viso s’adombra, e quante volte Blair gliel’avrà detto, che pensare fa male? «Chuck—»

Blair raddrizza la schiena, stringe le labbra in una linea dura.

«Charles Bass è un individuo assolutamente irrilevante nella mia esistenza,» dichiara, e accoltella la pila di pancake che ha ancora nel piatto. «Se solo non fosse un comportamento poco degno di una futura regina, avrei revocato il suo invito alle mie nozze da mesi, oramai,» continua, impassibile.

Nate le scocca un’occhiata di rimprovero, da sotto quelle ciglia lunghissime, e imbroncia le labbra perfette in una triste curva all’ingiù; Blair si sente assurdamente in colpa, e gli fa un minuscolo sorrisino di scuse, che comunque è sufficiente perché Nate sia un po’ meno deluso.

«Mi dispiace,» bisbiglia, dopo un’eternità.

Blair si prende un attimo per pensarci; mi dispiace per stanotte, capisce, e non è veramente necessario. Mi dispiace che non sarò io a prometterti amore eterno davanti agli occhi del mondo, oggi. Mi dispiace che non sarò io a baciarti.

«Anche a me.»

Nate la guarda, confuso, ferito dal suo dolore. Blair si trattiene a stento dall’alzare gli occhi — li sente, ancora, gonfiarsi di lacrime, – al soffitto, perché figurarsi se Nate può essere mai meno che disgustosamente impeccabile; figurarsi se Nate poteva non essere devastato dal dolore di Blair, infinite volte più che dal proprio.

«Mangia, coraggio,» le mormora, dopo un momento in cui sembrava dovesse frantumarsi, e forse l’unica cosa che l’ha tenuto insieme è la mano di Blair serrata attorno alla sua.
  
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