Capitolo 6 – Arrivederci
Abigail gli aveva chiesto
di riaccompagnarla nel villaggio in cui si era confinata da sola per
mesi, nella stessa casa/prigione in cui si erano incontrati, ma
stavolta non era per restare rinchiusa nel passato.
Era per chiudere i conti e dire addio a chi non c'era più, e
per recuperare i cocci della propria vita, e imboccare un nuovo
sentiero. Avrebbe recuperato le sue cose, e poi avrebbe ricominciato a
vivere, nella sua vera casa, la sua vera vita.
Ovviamente Miriam aveva voluto riaccompagnarli a tutti i costi, ma per
fortuna si era addormentata sul sedile posteriore, risparmiandogli la
tortura dei suoi virtuosismi canori.
Jake e Abigail, invece, avevano parlato di così tante cose
da perderne il conto, e quando era giunto il momento di salutarsi erano
totalmente impreparati all'idea. Si lasciarono così, di
fretta, senza che lui scendesse nemmeno dalla jeep, realizzando subito
dopo che quello che avevano trovato uno nell'altra era prezioso e
bellissimo, ma che l'avevano già perso.
Dopo essere giunto alla base, mentre spiegava le sue ragioni al
maggiore Ray, senza ascoltare le sue grida di scherno e le sue vuote
proteste, Jake pensò a quanto una singola persona
è in grado di aprirti gli occhi, di cambiare il corso della
tua vita, di farti crescere. Rivide davanti ai suoi occhi il volto di
Abigail mentre faceva i bagagli, il suo sguardo deciso mentre
abbandonava la base arroccata in quelle montagne aspre, con il cuore
sempre più leggero.
Non poteva lasciare le cose a metà con lei, doveva dirle
quello che sentiva in fondo al petto, anche se era un sentimento appena
concepito, al quale non sapeva nemmeno dare un nome. Era gratitudine,
mista a calore, speranza, forse perfino affetto.
Lei doveva sapere.
Non si rese conto di accelerare sempre più, e in meno di
un'ora era di nuovo in quel villaggio, che era tutto fuorché
dimenticato da Dio, inspirando profondamente l'aria salmastra.
Lasciò la jeep alla bottega di Ibrahim, che non gli chiese
nemmeno perché fosse tornato, forse lo aveva capito. Negli
occhi dei vecchi, in fondo, giace la memoria dell'esperienza che i
giovani ancora devono vivere.
Jake corse a perdifiato verso quella casa di mattoni e legno erosi dal
sale e dal tempo, e ritrovò di nuovo sulle sponde del Mar
Morto, dove tutto era cominciato, a fissare due figure che non avrebbe
mai dimenticato.
Miriam a Abigail erano immerse nelle acque placide e fresche del lago,
e i loro movimenti ne increspavano la superficie, dove si rifletteva
l'azzurro intenso del cielo.
La bambina si accorse della sua presenza ed iniziò ad uscire
dall'acqua, mentre Jake sorrise ed estrasse dalla tasca la sua amata
fotocamera, pronto ad immortalare anche quell'ultimo, prezioso ricordo.
La ragazzina lo abbracciò di slancio, felice, poi corse in
casa canticchiando, probabilmente lasciandolo solo di proposito con la
sorella. Poi dicono che i bambini non capiscono tante cose.
Abigail sicuramente aveva avvertito la sua presenza ma non si muoveva,
e galleggiava pigramente sul pelo dell'acqua, vicino alla riva.
Jake poggiò a terra la borsa e la macchina fotografica, e
cominciò ad avanzare verso di lei, finché non
entrò anche lui nell'acqua, che ondeggiò
rumorosamente al suo ingresso. La ragazza socchiuse gli occhi e sorrise
lievemente mentre lui si inginocchiava accanto a lei, in attesa.
“Hai dimenticato di dirmi addio?”
Bisbigliò Abigail, aggrappandosi alle sue braccia e
tirandosi a sedere con leggerezza.
Lui si specchiò nei suoi occhi, per la prima volta
così vicini e sinceri, e le cinse la vita con un braccio,
attirandola verso di sé. Lei, con studiata lentezza, fece
scorrere verso l'alto le sue dita sulle braccia forti del ragazzo,
fermandosi all'altezza delle spalle.
Jake si sentì mancare il respiro, mentre minuscole
goccioline d'acqua gli solleticavano la pelle, e mormorò:
“No, ho dimenticato di dirti arrivederci.”
Le labbra di Abigail sorridevano ancora quando le coprì con
le sue, alla ricerca di quel bacio impetuoso e necessario, intriso di
speranze e di parole non dette.
Un momento di perfetta fusione tra moto e staticità.
E mentre la stringeva sempre più più forte e
sempre più vicino, tanto da sentire il suo cuore battere
all'impazzata contro il suo petto e i suoi capelli umidi e freddi sul
collo, pregò che quel momento non finisse mai.
***
Angolo
autrice
Eccoci qui, all'ultimo capitolo ufficiale della storia, resta solo l'epilogo, ormai. Ringrazio come sempre chiunque abbia letto e/o recensito,
Alla prossima!
Sayuri