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Autore: Hazza_Boo    03/02/2013    1 recensioni
Louis è fuori casa tutto il giorno e Harry si sta annoiando. Quindi decide di fare dei Cupcakes, soprattutto perché il suo Louis lo chiama spesso con il soprannome di "Cupcake". Dunque si mette all'opera ma... ehm, non è molto bravo in cucina.
"[...]«No, però volevo fare qualcosa di dolce per te.»
«Qualcosa di dolce?» Louis abbozzò ad un sorriso, si fece ancora più vicino, azzerando ogni distanza e posando delicatamente le mani sui fianchi del riccio.
«Non è già abbastanza dolce… quando mi baci? E quando fai il verso da gattino?» gli sussurrò vicino all'orecchio. Harry chiuse gli occhi e si godette quella vicinanza. La voce di Louis era un sussurro quasi roco, rimaneva, però, sempre sottile e delicata. «E non è già dolce quando ti stringi contro il mio petto quando siamo nel letto? Ciò che fai per me, e ciò che sei per me, è già dolce che non ho bisogno di dolci…o qualsiasi altra cosa avevi in mente»"
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os verde Larry nata mentre provavo a fare dei Cupcake :)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa mattina stavo giusto giusto facendo dei Cupcake e, puf, all’improvviso mi viene l’idea di scrivere questa fan fiction, pensando a quanto Harry assomigli ad un Cupcake. Insomma, non so a quante persone potrà piacere ma… mmm boh, avevo voglia di scriverla ed ecco qua. Potete lasciare una recensione, non farà male a nessuno, tranquilli. Vi invito, per chi è interessato, a leggere la mia os rossa Larry:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1500450&i=1 (ne vado abbastanza fiera, e ciò è cosa rara)
 
 
 

Harry Styles, dolce come un Cupcake

 
La rivista con tutte le ricette dei dolci più gustosi se ne stava sul bancone della cucina, aperta a pagina trenta, con tante immagini complicate da riprodurre, in cima troneggiava la scritta Come fare i Cupcake che sembrava osservare minacciosa Harry.
Il riccio era terrorizzato. Non avevo mai provato a farli, e quelle poche volte che cucinava dei dolci rischiava di bruciare mezza cucina. Però voleva farlo. Louis era stato via tutta la giornata con la sua amica Eleanor, la quale ormai considerava più “una questione di lavoro” anziché la sua migliore amica. Louis aveva anche dovuto stare tutta la mattinata in sala registrazioni con gli altri ragazzi, quindi sarebbe arrivato a casa stanco. Harry, invece, non era uscito di casa nemmeno per andare al lavoro, dato che si era svegliato con i post della sbronza della sera prima, - maledetto party di compleanno! Doveva aspettarselo che, se l’avesse organizzato Nick, se ne sarebbe tornato a casa ubriaco-. Dunque era rimasto a casa tutto il giorno, con mal di testa allucinante e lo stomaco che gli doleva. Arrivato a fine giornata, dopo litri di tè caldo e una bella dormita sotto le coperte calde, si era ripreso. E, annoiato, aveva deciso di dover fare qualcosa… qualcosa per Louis, per esempio.
Ed ecco che s’era messo a frugare in tutti i cassetti e mobiletti della casa, facendo avanti e indietro da una stanza all’altra, fino a quando l’aveva trovata: l’amata collezione di riviste di cucina di sua madre, la quale le passava ad Harry ogni volta che non le interessavano più  o quando aveva già provato tutte le ricette.
Frugando nella cucina il riccio aveva trovato i giusti ingredienti per fare dei Cupcake, e aveva scelto proprio quelli, tra la varietà di dolciumi squisiti, non solo perché erano i più semplici, ma anche perché il suo amato Louis ne andava pazzo e, motivo principale, spesso e volentieri soprannominava Harry “il suo Cupcake”.
Ma sul fatto che fossero semplici da fare ora Harry si stava ricredendo.
«Innanzi tutto, cos’è… il lievito chimico in polvere? Perché chimico? E che diavolo significa “vanillina”?» andava Harry interrogandosi sugli ingredienti, rileggendo più volte la pagina del giornale per controllare di non aver sbagliato a leggere.
Sul bancone della cucina si trovavano tutti gli strumenti necessari, gli ingredienti richiesti dalla ricetta e anche qualcosa di più. Sopra ad una tovaglietta bianca c’era un contenitore ancora vuoto, in cui si supponeva bisognasse metterci delle uova, ma non essendone sicuro Harry stava aspettando, cercando di capirci qualcosa di più.
Eppure non sembrava difficile vederlo ben cucinato sulla copertina, nel suo stampino per muffin colorato, coperto di panna, cioccolato, fragole o quei coriandoli sottili e multicolore. E non pareva difficile nemmeno a leggere gli ingredienti, i quali erano pochi e semplici da trovare. Però Harry era così ansioso e così desideroso di fare bella figura davanti a Louis, che aveva paura di commettere errori e questo lo portava a dubitare di qualsiasi cosa stesse facendo.
Lanciò uno sguardo all’orologio appeso alla parete. Quando gli arrivò l’informazione al cervello iniziarono a sudargli le mani e iniziò a muoversi ansioso nella cucina: entro mezz’ora Louis sarebbe tornato a casa. Aveva mezz’ora per preparare i Cupcake.
Spaventato dal tempo che volava via, prese un profondo respiro per calmarsi ed iniziò a ragionare su quello che stava facendo. Lesse velocemente il primo procedimento che gli diceva il ricettario, poi provò a metterlo in pratica. Cercò con lo sguardo e le mani tremanti in giro, spostando freneticamente gli occhi dal bancone, al tavolo e al frigorifero. Finalmente trovò quello che cercava: il burro se ne stava dietro ad una confezione di uova. Lo prese, ne tagliò alcuni pezzi e lo mise nella ciotola. Poi, come diceva la ricetta, aggiunse lo zucchero. Ora bisognava prendere la frusta elettrica e mescolare. Facile, no?
«Oddio, e adesso che roba è la… frusta elettrica? Frusta?!» esclamò spalancando occhi e bocca Harry, tenendo tra le mani il giornale con la ricetta. Lo buttò sul bancone, per poi iniziare ad aprire ante, armadietti e dispense per trovare questa… frusta. Sì, una frusta!. Per fortuna non fu molto difficile, poiché si ricordò che molto spesso le utilizzava Louis per fare dei dolci. – Oh, quanto desiderava essere bravo come lui in cucina!-. Trovò questa famosa frusta elettrica, l’azionò e poi, tenendo con una mano libera il recipiente dove si trovavano zucchero e burro, incominciò a girare e mescolare. Il rumore dell’elettrodomestico si espanse nella cucina che, solo un attimo prima, era stata popolata dei sospiri preoccupati di Harry e dei suoi passi fenetici sul pavimento.
Il riccio credette che poteva bastare, quindi lasciò la frusta elettrica, che posò in un angolo del bancone. Riprese in mano la rivista, provò a leggere ma si accorse che qualcosa non andava.
«Oh» sussurrò quando si accorse che aveva messo il giornale al contrario, dunque lo sistemò e poté leggere. « ‘e con le fruste elettriche riducete gli ingredienti in crema, poi aggiungete le uova una ad una, il sale, la vanillina e la scorza di limone grattugiata e continuate a sbattere con le fruste.’» lesse sottovoce cercando di memorizzare. Senza cura lasciò cadere la rivista sul bancone, iniziò a prendere le uova e toglierle dalla loro confezione. Il cuore gli batteva forte nel petto, un po’ per la felicità di stare cucinando per Louis, un po’ per la paura di non riuscire a finire in tempo. Mentre spaccava le uova necessarie lanciava, di tanto in tanto, degli sguardi furtivi all’orologio, il quale, con disappunto del riccio, segnava che entro una ventina di minuti Louis sarebbe stato a casa.
Harry, dopo aver messo le uova nel contenitore, andò alla ricerca della vanillina e della scorza di limone. Contrariamente a come si era aspettato, non fu difficile trovarle. Quindi aggiunse anche quelle ma, per colpa delle mani tremanti, mise troppa scorza di limone.
«Oh, no! Adesso verrà una schifezza» si rimproverò mentre rincominciava a mescolare. Il tempo passava, l’ansia aumentava, Harry si muoveva veloce, aggiungeva la farina maldestramente, e così facendo si era sporcato le mani e la maglietta bianca. E, da completo imbecille qual era, si era passato le mani sporche di farina e uova rotte tra i capelli. Una volta aggiunto anche il lievito tornò a mescolare, seguendo passo dopo passo la ricetta. La cucina profumava di scorze di limone, vaniglia, farina e anche delle gocce di cioccolato che, una volta che i Cupcake fossero stati pronti, vi sarebbero state aggiunte sopra.
Ormai il tempo rimasto stava scadendo. Mise l’impasto negli stampini per Muffin e fu, in gran parte, un disastro. Alcuni uscirono dai bordi, altri si ruppero, altri ancora vennero riempiti giusti, però. Li posò su una teglia che poi mise in forno. Lo regolò secondo ciò che consigliava la ricetta e poi lo accese, restando seduto di fronte a questo per qualche istante, per controllare che i Cupcake si cuocessero bene.
Infine si alzò, si guardò le mani e i vestiti e capì che avrebbe dovuto farsi un bel bagno e cambiarsi. Non ebbe tempo. Il campanello suonò e lo fece sussultare.
Il cuore fece una capriola nel petto, Harry iniziò a sudare e poi, con un briciolo di razionalità, guardò l’orologio. Mancavano ancora dieci minuti… allora Louis era in anticipo. Oh, no, cazzo!
Harry agitato provò a pulirsi le mani sotto l’acqua del rubinetto della cucina, ma di nuovo il rumore fastidioso del campanello rimbombò nell’ingresso della casa.
«Sì, arrivo!» gridò il riccio, asciugandosi le mani e correndo alla porta. Si fermò davanti, prese un profondo respiro ed aprì. Si sentiva come un ragazzo al suo primo appuntamento con la ragazza che gli piace. Ma quello che trovò davanti era meglio di qualsiasi altra cosa, valeva la pena di essere impazziti per fare dei dolci per lui, che se stava in piedi, davanti alla porta, con un sorriso dolce e quegli occhi azzurri che guizzavano di felicità nello sguardo di Harry.
«Buonasera, pumpkin»
«Ciao, Boo»
Quei soprannomi e il modo in cui si guardavano erano più dolci anche dei Cupcake di Harry, anzi, di qualsiasi altro dolce.
Louis entrò in casa e, mentre si toglieva la giacca ed Harry chiudeva la porta, iniziò ad annusare l’aria, guardandosi intorno.
«C’è uno strano odore…»
Harry respirò profondamente e finalmente lo sentì. Quello strano e famigliare odore di… bruciato! Gli si drizzarono i peli sulle braccia e gli si raggelò il sangue nelle vene. Da paralizzato e stordito qual era si riprese subito. Corse verso la cucina e si fiondò sul forno. Usciva del fumo nero dai lati, l’odore fastidioso di bruciato si espandeva in tutta la stanza. Spense il forno e lo aprì, svelando i Cupcake bruciati. Si era sbagliato e li aveva messi ad una temperatura troppo alta… così era tutto bruciato.
Prese dei guanti da cucina, tolse la teglia dal forno e la posò delicatamente sul bancone. I Cupcake erano in gran parte neri, fumanti e distrutti. Erano andati persi… uh, no, uno era sopravvissuto. Solo uno, però. Era abbastanza buono, forse si poteva mangiare. Harry abbassò le spalle, si tolse i guanti da cucina e li gettò rassegnato accanto alla teglia. Rimase a testa china, ad occhi chiusi per non vedere la reazione di Louis, il quale lentamente e perplesso si affacciava nella cucina. Iniziò a tossire per la puzza di fumo e lanciò uno sguardo ai Cupcake.
«Harry?» domandò, non per rimproverarlo ma solo perché voleva delle risposte. Harry sospirò, si spostò trascinando i piedi fino alla finestra, l’aprì giusto per fare cambiare l’aria.
«Mi dispiace, Boo» mormorò sconfitto, restando a fissare triste i suoi dolcetti andati male. Louis allora capì… la sua bocca si aprì appena in un ovale, gli occhi azzurri brillarono e le guance si tinsero appena di rosso. «Oh» disse poi. «Lo hai fatto per… me?»
Harry si limitò ad annuire, tirando su con il naso e cercando di non piangere. Che tristezza! Lui si era anche impegnato! Ci aveva messo tutto il suo cuore… era una delusione troppo grande per il cuoricino Cupcake orgoglioso di Harry.
Louis si sentì onorato da quel pensiero, non gli importava proprio nulla se alla fine l’esperimento di Hazza non era andato a buon fine. Si avvicinò al ragazzo riccio, gli sorrise teneramente ma, accorgendosi che questo evitava il suo sguardo, gli prese il volto tra le mani.
«Hazza, tu sei il mio Cupcake»
La sua voce soffice servì per rimarginare tutte le ferite di Harry. Louis gli asciugò una lacrima che si era lasciato scappare, accarezzandogli dolcemente la guancia.
«Ma io… io volevo fare qualcosa di carino. Insomma, volevo fare qualcosa per te, così come tu mi cucini sempre il pranzo io volevo…»
Louis lasciò farneticare per un po’ il riccio, limitandosi a sorridere come un’idiota… perché sì, ogni volta che lo fissava troppo a lungo negli occhi si ritrovava a sorridere come un ebete e, se avessero potuto, gli occhi gli sarebbero diventati due cuoricini palpitanti. Poi si riprese e ridacchiò, fece un passo indietro mentre Harry lo guardava prima perplesso e poi infastidito. Si mise a braccia conserte, alzò un sopracciglio e fissò il ragazzo fino a quando questo, avvertendo il nervosismo di Harry, si calmò e si avvicinò di nuovo. Pericolosamente vicino… così tanto che il riccio non riuscì più a muoversi, staccò il contatto con la razionalità e lasciò che il profumo di Louis gli inibisse i sensi.
«Tu, tu, davvero, pensi che io abbia bisogno che tu mi faccia da mangiare?»
«No, però volevo fare qualcosa di dolce per te.»
«Qualcosa di dolce?» Louis abbozzò ad un sorriso, si fece ancora più vicino, azzerando ogni distanza e posando delicatamente le mani sui fianchi del riccio.
«Non è già abbastanza dolce… quando mi baci? E quando fai il verso da gattino?» gli sussurrò vicino all’orecchio. Harry chiuse gli occhi e si godette quella vicinanza. La voce di Louis era un sussurro quasi roco, rimaneva però sempre sottile e delicata. «E non  è già dolce quando ti stringi contro il mio petto quando siamo nel letto? Ciò che fai per me, e ciò che sei per me, è già dolce che non ho bisogno di dolci…o qualsiasi altra cosa avevi in mente»
Harry fissò negli occhi il ragazzo, ammirando ogni loro dettaglio, ogni loro sfumatura di azzurro che si mischiava con il grigio. Una luce bianca, che balenava sopra la pupilla, gli diede una certa calma.
«Capito?» domandò infine Louis, tenero e delicato, in un sussurro. Si guardarono negli occhi, Harry annuì appena e avvolse le sue braccia intorno alla vita di Louis, tenendolo stretto contro il suo petto.
«Ti amo, mio dolce Cupcake»
Harry sollevò il volto, sorrise dolcemente a Louis, uno di quei sorrisi tanto dolci, uno di quelli che scopre le sue fossette, gli illumina il volto e lo rende un vero e proprio Cupcake. E che fa pensare a Louis quanto ama quel ragazzo, in ogni suo dettaglio.
«Ti amo anch’io, Boo Bear» gli sussurra a fior di labbra Harry, prima che entrambi chiudano gli occhi e avvicinino i loro volti. Si baciarono teneramente sulle labbra, abbracciandosi e assorbendo l’uno il calore e l’amore dell’altro… nella cucina avvolta dal fumo e dalla puzza di bruciato, dall’odore delle troppe scaglie di limone e accanto alla teglia di quei bruciacchiati Cupcake.
Poi Louis allontanò Harry e gli passò una mano tra i capelli. «Come ti sei conciato? Hai della farina tra i capelli…»
«Allora andiamo a farci una doccia insieme, che ne dici?» Harry non gli diede nemmeno il tempo di rispondere, che sorrise malizioso e lo prese per mano, portandolo fuori dalla cucina, Louis ridacchiò e poi puntarono verso il bagno.  



(non poteva mancare!)

  
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