Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: lur    03/02/2013    2 recensioni
Ran e Shinichi sono molto vicini a trascorrere la notte insieme, ma...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“koriwa kieta” le risuonava nelle orecchie, sul sedile dell’autobus che l’avrebbe condotta alla stazione. Era andata a fare shopping con Sonoko, ma si era attardata e senza un mezzo di trasporto non avrebbe mai fatto in tempo. Alla stazione incontrò Shinichi: sarebbero andati insieme al concerto di Gigliola Cinquetti, una cantante italiana che con le sue dolci note era riuscita a sfondare anche in Giappone, soprattutto con la versione tradotta di “le colline sono in fiore”. A Shinichi non interessava granché la musica, ma doveva ammettere che quella donna aveva una bella voce e una grande passione. Ran l’adorava. Quando era sola tirava fuori il suo lettore MP3 e l’ascoltava. Anche decine di volte. Shinichi aveva proposto di accompagnarla al concerto. Le aveva fatto trovare un biglietto sulla scrivania e dopo meno di un minuto la ragazza già attendeva che gli squilli fossero sostituiti dalla sua voce. Non ci poteva credere: come aveva fatto a trovarli? Lei aveva saputo solo poche ore prima che il concerto sarebbe stato allestito! Ora si trovava sul treno, accanto al suo amico d’infanzia, con lo sguardo sognante, ricordando l’episodio del primo caso risolto da Shinichi. Anche quella volta erano seduti l’uno accanto all’altra. Arrossì al ricordo di lui che le chiedeva informazioni sui reggiseno femminili. Shinichi si accorse del cambiamento, e in silenzio si compiacque nel pensare che probabilmente l’emozione era dovuta all’essere lì, da sola, con lui. Arrossì a sua volta ricordando il giorno in cui, sotto le mentite spoglie di Conan, aveva visto la sua Ran completamente nuda, il suo fisico atletico, l’allegria di una bambina che sguazza in piscina e la dolcezza di una madre mentre lo lavava. Era stata la prima volta in cui si era eccitato. Dopo una giornata in giro con la spendacciona Sonoko, Ran era davvero esausta, e quasi inconsciamente si lasciò cadere sulla spalla di Shinichi. Il viaggio fu tranquillo e il concerto fu appassionante a tal punto che al ritorno Ran non sarebbe riuscita a dormire neanche volendo. Entrambi desideravano che quella romantica serata non finisse mai. In un lampo gli venne in mente che sarebbe stato perfetto portarla al Luna Park, lo stesso dove si erano separati. All’inizio Ran si mostrò dubbiosa: non voleva perderlo di nuovo. Provarono tutte le giostre, escluso il “treno dei misteri”, e pian piano Ran si sciolse. Erano elettrizzati e tornando a casa non sarebbero riusciti a dormire, quindi salirono sulla banalissima ruota panoramica. «domani vieni a salutare.. Conan? » «ehm.. sì, certo » come no: avrebbe salutato se stesso! Avrebbe chiesto ad Ai di sostituirlo. «Shinichi.. » «Ran.. » si chiamarono all’unisono, e insieme arrossirono. «prima tu» gli disse lei sorridendo «io.. ricordo la sera in cui hai rischiato di schiantarti in aereo.. » Ran gli aveva confessato il suo amore. «già.. meno male che c’era Kaito Kid » aveva davvero sperato che non ci fosse Shinichi: non avrebbe retto l’imbarazzo. «ancora non credi che c’ero io con te al telefono? » Lei lo guardò, incrociando i suoi occhi così determinati.. Lui la fissava, cercando di interpretare i suoi pensieri. Lei non rispose, catturata dal suo magnetismo. «ti amo» le disse e, prima che lei potesse anche solo capire cosa lui le stesse dicendo, la baciò. Con la mano destra le prese la nuca per tirarla a sé, con la sinistra le prese la mano, incrociando le dita con le sue. Era la seconda volta che le loro labbra si toccavano, ma non aveva mai provato nulla di simile. Ran impiegò un attimo a capire cosa stesse succedendo, ma non riuscì a staccarsi da lui, né avrebbe voluto.. Era il loro primo vero bacio, sognato per anni, sempre sottinteso e confessione muta di un amore profondo. Pianse a lungo, senza smettere di farsi baciare e baciarlo a sua volta, a più riprese. Pianse, di un’ ineguagliabile felicità. Rimasero così, insieme, un’anima unica. A lungo. Si staccarono quando ormai mancava poco alla fine del giro. A Ran girava la testa dell’emozione e dalla felicità. Shinichi era posseduto dall’adrenalina. Rimasero a guardarsi. L’uno vedeva il proprio imbarazzo riflesso negli occhi dell’altra, comunicandosi chissà quali pensieri. Ran stava per dire qualcosa, per spezzare il silenzio ormai divenuto imbarazzante, ma Shinichi la precedette. «vorrei che tu diventassi la mia ragazza – guardò i suoi occhi grandi – non che prima non ti considerassi tale, ma vorrei che fosse ufficiale» “così forse Sonoko smetterà di farti conoscere altri ragazzi” Era sicuro della sua risposta, eppure non aveva idea di dove avesse trovato il coraggio di pronunciare quelle parole. Prima che potesse rispondere, scesero dalla ruota panoramica, e si avviarono all’uscita. Ormai erano passati diversi minuti ed erano arrivati sotto casa di Ran, senza che lei avesse pronunciato una singola parola. Shinichi aveva aspettato, immaginando di camminare mano nella mano con lei, di vederla arrossire, di sentire un “sì” uscire dalle sue labbra perfette, di baciarla ancora, e ancora, fino a scoppiare di desiderio.. si aspettava che anche lei lo desiderasse. Iniziava a temere di aver fatto un passo di troppo. Quando lei tirò le chiavi fuori dalla borsa, le prese la mano «scusa, ho esagerato.. non volevo metterti sotto pressione» disse, confuso Lei staccò la mano dalla sua per tirarsi indietro una ciocca di capelli «no.. mi ha fatto piacere. » accennò un sorriso, ma trasparì un velo di tristezza «allora qual è il problema? » chiese, accarezzandole dolcemente la guancia «possibile che tu non lo capisca? Tu non ci sei mai. Ci vediamo un paio di volte all’anno, e per il resto viviamo di telefonate fulminee. Fin da bambina ho sempre sognato di stare con te un giorno, penso che questo tu lo sappia bene.. ma come posso pensare di considerarmi la tua ragazza se la situazione è così instabile? Sai perfettamente che la mia prima reazione è stata un “sì” immediato – arrossì – ma come posso continuare così?con te che vai e vieni.. non sai quanto ho sofferto finora.. da domani le cose cambierebbero? » dopo la seconda frase le lacrime avevano cominciato a scenderle dagli occhi, e ormai avevano raggiunto la camicetta, copiose come pioggia. Shinichi rifletté a lungo. Non poteva sapere che lui era sempre stato lì, accanto a lei, ogni giorno. Così vicino eppure così lontano.. Ormai avrebbe potuto confessarle tutto. L’ FBI era riuscita ad arrestare la banda criminale degli uomini in nero, però avevano anche fatto sparire ogni traccia dell’ APTX4869. Anche Shiho si era rassegnata e non aveva più approfondito la ricerca, per quanto Shinichi avesse insistito. Agasa gli aveva detto di cercare di capire i motivi di quell’atteggiamento. Non aveva tempo di pensarci. «è incredibile che tu sia così cieco – gli disse Ran, acida – eppure sei un brillante detective » «cosa? » era ancora più confuso «so tutto» tutto lì. Non aggiunse neanche una parola «tutto cosa? » «so di te, di Conan, e di Shiho» «c-cosa? » « stupito? Shiho è venuta ieri a casa mia, mi ha detto che avevi avuto un incidente ed eri diventato un bambino, che per tornare in te dovevi prendere una pillola speciale.. avete un legame speciale » «perché? Perché? » era sconvolto. Gliel’avrebbe pagata cara. Non avrebbe dovuto intromettersi «cioè tu, a diciott’anni, ti sei trasformato in un bambino di sette, hai vissuto tutto il tempo a casa, nascondendomi ogni cosa, e ti preoccupi solo che qualcuno mi abbia detto la verità? » non smetteva di piangere Shinichi non sapeva cosa dire. L’abbracciò tenendola stretta. «Ran.. » «Shinichi.. » «Ran.. » «ti prego.. – singhiozzò – dimmi la verità » «tutto quello che vuoi» «Shiho era la tua ragazza? » «è questo che ti ha detto? » «no.. mi ha detto che lei è molto più adatta a te di quanto non sia io.. » «tra noi non c’è mai stato niente, te l’assicuro » era rassicurato dalla sua gelosia «dove sei stato finora? » «sempre con te» non riuscì a dirle di essere stato Conan.. «tutti i casi che dovevi risolvere.. erano tutte bugie.. » non sembrava una domanda «non proprio: risolvevo un sacco di casi.. al posto di tuo padre» «però mi hai mentito» « so che suona ipocrita, ma volevo solo proteggerti – posò l’indice sulle labbra di Ran, pronta ad obiettare – lasciami spiegare: è vero. Ho avuto un incidente. Quella sera, al parco, ho scoperto i loschi degli uomini che avevo seguito, ma uno è arrivato da dietro e mi ha colpito alla nuca. Mi ha fatto ingerire un veleno che avrebbe dovuto uccidermi, ma ha avuto l’effetto di riportarmi all’età di sette anni. Sono venuto a vivere da voi per sfruttare l’attività di detective di tuo padre, per ritrovare quegli uomini, per tornare normale. A lungo andare non avevo scoperto nulla; solo con l’arrivo dell’FBI abbiamo raggiunto qualche risultato. Sono fuori pericolo da un paio di giorni. Non ho potuto dirti niente perché volevo proteggerti: se mi avessero trovato ti avrebbero fatto di tutto pur di farmi uscire allo scoperto.. non potevo perderti, ma ridotto ad un bambino non sarei nemmeno stato in grado di proteggerti. So che tutto questo potrà sembrarti un film di fantascienza. Anche per me è stato difficile da affrontare » Non aggiunse scuse: se non avesse capito non sarebbero servite a nulla. E se avesse capito, neppure. Ran rifletté attentamente su quelle parole. Le stava venendo il mal di testa. alla fine disse solo: «e Shiho cosa c’entra? » «Shiho è la scienziata che mi ha fornito pillole provvisorie, per tornare in me, per poterti vedere.. il veleno l’aveva creato lei.. » passò un altro interminabile minuto. «ti credo. » «davvero? » «non dovrei? » «al contrario.. » «devo pensarci su. Andiamo a dormire » Lui la guardò, interdetto «tra qualche ora l’effetto della pillola sarà svanito, no? È inutile che torni a casa tua. Domani sarai di nuovo Conan » e un velo di tristezza le sfiorò lo sguardo «ma ormai non ho più motivo di risolvere casi al posto di tuo padre » era imbarazzato «ma Conan non può sparire di punto in bianco. Lui è un bambino. » Salirono le scale in silenzio. Ran più confusa e Shinichi più imbarazzato che mai. Quando si avviò verso quella che ormai era la “sua” camera, Ran lo bloccò «vieni di là. Ho ancora delle domande da farti» Shinichi, esterrefatto, la seguì in camera sua. Si sentiva un estraneo, nonostante fosse entrato in quella stanza senza problemi per mesi. Si sedette alla scrivania, guardandola mentre si accomodava sul letto. «scusami» Ran non era mai stata fredda e razionale come in quegli ultimi minuti, e questo suo atteggiamento aveva finito per spaventare il ragazzo «non ero pronta ad una giornata come questa.. sono stata presa alla sprovvista e.. » cominciò a piangere a dirotto, senza riuscire a parlare. In modo sommesso, per non svegliare Kogoro. Dopo un momento di incertezza, Shinichi si alzò, lentamente, si avvicinò e la abbracciò: capiva che non dovesse trovarsi in una posizione semplice, che fosse confusa e spaventata. Anche lui lo era. «detesto vederti piangere.. non lo sopporto» le disse, quasi sul punto di piangere a sua volta. Gli aveva già sentito dire quella frase, quando una misteriosa ragazza si era presentata da suo padre come la ragazza di Shinichi «come ho fatto a non accorgermene? » «di cosa? » «di te che eri Conan.. di Conan che in realtà eri tu.. come ho fatto a non capire? » «ho fatto in modo che non te ne accorgessi, ad ogni costo. » Ran aveva smesso di piangere e Shinichi, ancora confuso per i suoi cambiamenti d’umore così repentini, la lasciò sedere, quasi in trance, sul letto. Restò in piedi a guardarla. A lungo. Avrebbe continuato a guardarla per sempre. Avrebbe dovuto lasciarla dormire e andarsene, ormai era l’una di notte passata, ma non ebbe la forza di farlo. Probabilmente il giorno dopo lei non gli avrebbe rivolto la parola, e lui non poteva rimanere con quel dubbio «so che non ho il diritto di chiedertelo, ma hai pensato a quello che ti ho chiesto? » trasse un respiro profondo ed espirò rumorosamente. Era rosso come un pomodoro. In effetti sì, ci aveva pensato eccome.. non poteva ignorare i sentimenti cresciuti in lei in quegli anni, eppure era impensabile fidanzarsi con un bambino o costringere Shinichi a prendere continuamente quella strana pillola. Non rispose per un tempo infinito. Lui rimase in attesa, paziente. Diede segno di una qualche reazione solo quando ricominciò a piangere e gli buttò le braccia al collo. Lui la strinse a sé con dolcezza, accarezzandole i capelli, felice. Sarebbero rimasti lì, in piedi, abbracciati, tutta la notte, se Ran non si fosse ricordata improvvisamente una frase di Kazuha : “quando una donna dimostra interesse verso un uomo, è impossibile che non succeda nulla”. Poi aveva provato a dichiararsi ad Heiji. Se solo lui l’avesse ascoltata. Ora lei aveva la possibilità di prendere l’iniziativa senza timore: Shinichi già due volte le aveva apertamente dichiarato il suo amore. Allentò la presa, senza sciogliere l’abbraccio. Lo guardò negli occhi, cercando qualche traccia delle emozioni che in quel momento lei stava provando così intensamente. Vide solo felicità. Nessuna traccia della confusione che albergava in lei. Vide desiderio, speranza, passione, amore. Non c’era posto per l’indecisione. Chiuse gli occhi, in attesa. Quando sentì le labbra di Shinichi sfiorare dolcemente le sue li socchiuse in due piccole fessure, giusto per avere un flebile contatto con la realtà. Le loro mani si cercarono e le dita si intrecciarono a mezz’aria, come a chiarire che niente avrebbe potuto separarli. Erano quasi le due di notte. Non importava. Shinichi non avrebbe potuto essere più felice. Con sua grande sorpresa, Ran la pensava diversamente. Interruppe il bacio e tornò ad abbracciarlo; all’improvviso lo baciò sul collo, come se fosse la cosa più normale del mondo. Lo guardò, stupito, e tornò a baciarlo, sulle labbra, sul collo, poi di nuovo sulle labbra, a ripetizione, scendendo sempre più fino alla spalla, da entrambe le parti. Sembrava posseduta. Shinichi rimase impietrito: non l’aveva mai vista così. Nelle sue fantasie più spinte aveva immaginato, al massimo, di baciarla, sulle labbra, dolcemente, con passione, in tutti i modi possibili, ma lì si era fermato. Le aveva stretto la mano, l’aveva abbracciata, portata al cinema. L’aveva baciata ancora prima di riportarla a casa dal padre. Alla vecchia maniera. Prima che potesse accorgersene aveva avuto un’erezione. Era la seconda volta in vita sua. Erano ancora in piedi. Iniziò, estatico, a sfilarle la maglietta, mentre lei gli sbottonava la camicia. Il seno gli sembrò più prosperoso dell’ultima volta che l’aveva visto, ma forse era l’effetto della biancheria. Ran sfiorava dolcemente, ammirata, i suoi muscoli addominali. Si baciarono a lungo, accarezzandosi, ma quando Ran si diresse verso i pantaloni, Shinichi si bloccò, smise di baciarla e le porse la maglietta. «scusa.. » Ran era l’imbarazzo fatto persona. Si era fatta prendere dall’euforia del momento, lasciando il cervello in stand-by «tranquilla – le disse, quasi ridendo – anzi, sono io a chiederti scusa: forse non avresti reagito così se non ti avessi trascurata tanto a lungo.. » «sembravo impazzita? » « beh.. diciamo non lucida » sorrise «.. va beh.. ora vado, ti lascio dormire» si sforzò di non sorridere troppo «Shinichi? » «sì? » «buona notte» la sua proposta era ancora valida? Gli avrebbe risposto. Lui provò a trattenersi, ma senza risultati. Tornò indietro e la baciò.. sulla fronte. Provò un senso di impotenza: non riusciva ad andarsene. Il solo pensiero che sarebbero stati divisi da un muro gli causava dolore. Almeno per il momento avrebbe dovuto sopportare. Andò in camera e si sdraiò, ripensando a tutti gli avvenimenti di quella giornata straordinaria. Dopo che la pillola di Ai aveva fatto effetto si era sentito rinato, molto meglio del solito. Probabilmente era l’attesa dell’appuntamento con Ran. L’aveva aspettata alla stazione, avevano preso il treno e si erano goduti il viaggio in silenzio. Lei aveva dormito sulla sua spalla e, una volta sicuro che si fosse addormentata, aveva posato per un momento la guancia sulla sua fronte. Aveva provato il fortissimo desiderio di restare così, sfiorarle la mano, carezzarle il viso. Ma il treno era affollato e chi l’avesse visto avrebbe pensato che fossero fidanzati. E così no era. Non ancora. Era sempre stato innamorato di Ran, fin dalle elementari, ma aveva sempre dato per scontato il loro rapporto. Mai come in quel momento aveva desiderato che la loro relazione fosse ufficiale. Lei ne sarebbe stata felice: nei panni di Conan era stato testimone del suo dolore per la lontananza, dell’incorruttibile sentimento che gli portava, della forza con cui lo sosteneva. Aveva pensato di dichiararsi al concerto, ma aveva bisogno di un posto più tranquillo, di un’atmosfera romantica. L’apice della ruota panoramica, lo sfondo delle luci di Tokyo avvolta nella notte sarebbero stati perfetti. La necessità era andata crescendo in modo esponenziale, finché l’aveva baciata, senza nemmeno darle il tempo di rispondere. La velocità aveva tradito la sua insicurezza. La sensazione delle sue labbra morbide, fini e perfettamente proporzionate, ancora non l’abbandonava. Quel dolce sapore trasmetteva desiderio, passione, felicità e stupore: sentimenti che non gli erano affatto estranei. Si era dichiarato, all’antica, senza dare nulla per scontato. Di certo non si era aspettato la sua reazione, la sua fredda sfiducia l’aveva ferito. Eppure ora sembrava che fosse finalmente riuscita ad accettare la realtà, che fosse disposta a perdonarlo e ad amarlo, ancora. Evidentemente, però, era molto confusa: la libertà che si era presa in quel momento di intimità lo indicava chiaramente. In lui restava vivo il ricordo di quel momento: il suo seno quasi in vista, premuto contro suo petto, la sua intraprendenza.. la propria eccitazione. In realtà non capiva bene cosa fosse successo: sembrava che avesse accettato di fare di Shinichi il suo ragazzo, ma dopotutto Conan era sempre un bambino, non poteva sparire all’improvviso, quindi sarebbe stato costretto a vivere ancora con lei e Kogoro (che senza un bel sonnellino non combinava niente). O no? Avrebbero confessato tutto? Cadde in un sonno profondo. Al di là del muro, i pensieri di Ran erano simili, ma coperti da un sottile velo di felicità, che portava le lacrime a scendere lente sulle guance. Adesso erano finalmente una coppia? Quando avrebbe potuto di nuovo provare la sensazione delle sue labbra, le braccia intorno al corpo? Quando avrebbe potuto rivedere Shinichi? Entro poche ore si sarebbe trovata Conan davanti: come si sarebbe dovuta comportare? Si alzò e si diresse silenziosamente nella sua camera, per rivelargli cosa provava in fondo al cuore. Entrò e lo trovò lì, addormentato, bello come un sogno. Non lo svegliò. Lasciò che il suo sguardo amorevole cadesse su di lui. Tornò a letto. Chiuse gli occhi. Sentì un paio di labbra sfiorare appena le sue. Probabilmente stava ancora sognando di essere al parco in sua compagnia, come una coppia normale. Aprì gli occhi: consapevole della realtà avrebbe trovato impossibile trattenere un’ utopia. Non sarebbero mai stati una coppia normale. Non erano nemmeno una coppia. Aprì gli occhi e vide il suo viso così vicino, gli occhi chiusi, il naso respirava il suo odore. Rimase immobile, gli occhi gonfi di lacrime, ancora per un secondo, incredula, poi lui si staccò. Chiuse gli occhi, aspettando che se ne andasse per “svegliarsi”. «scusa – lo sentì dire, sfiorandole la guancia con due dita – so di non essere abbastanza per te, ma tu sei tutto per me» Si alzò e chiuse la porta dietro di sé, tornò dopo meno di un minuto. «perdonami, per tutto» si chinò e la baciò un’ultima volta. Ran smise di fingere e ricambiò il bacio, assecondando i suoi movimenti e, ancora mezzo addormentata gli disse «ti amo» «pensavo dormissi» «anch’io – rispose – pensavo fosse un sogno»
  
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