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Autore: behappyandsmile xx    03/02/2013    4 recensioni
"Ascoltami James" lui continuava a piangere. Doveva ascoltarmi, non avevamo piu' tempo.
"James cavolo ascoltami!" gli dico quasi urlando isterica.
"Prendi queste chiavi" gli dico tirando fuori dalla tasca un mazzo di chiavi " chiuditi in macchina, non ti azzardare ad aprire a tuo padre." poi gli porgo il telefono "Appena entri digita il 911 e chiama, digli che e' una emergenza e che devono fare in fretta che tuo padre sta picchiando tua madre e che se non arrivano in fretta iniziera' a picchiare anche te, hai capito?"
Ammettere ad alta voce a tuo figlio di appena quattro anni che suo padre picchia sua mamma non e' affatto facile.
Anzi e' una delle cose piu' brutte che mi siano mai capitate di fare. Ma ora mi sembrava l'unica soluzione. L'unico modo per poter salvare lui.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Vivere senza paura
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
"Apri questa cazzo di porta Crystal!"
Era piu' di mezz'ora che continuava a sbattere i pugni contro la porta urlandomi contro cose oscene.
"Giuro che oggi ti ammazzo, puttana, oggi sara' la tua fine"
E ancora con le minacce.
"Non ti preoccupare il mondo sara' meglio senza troie come te"
E chiusa li dentro , appoggiata alle piastrelle fredde del bagno, con le guance rigate di lacrime ci sono io.
 A volte , in sere come queste, mi chiedo cosa abbia fatto per  meritarmi cio'. Sono sempre stata la classica ragazzina della porta accanto. Non bevevo, non fumavo, non saltavo mai la scuola e avevo sempre buoni voti.  Studio psicologia per poter aprire un centro di recupero per ragazzi  disabili  e aiuto sempre qualcuno che ha bisogno di me. Ma a volte aiutare il prossimo  nuoce, ed e' proprio quello che sta accadendo a me ora. 
David. 
Avevo conosciuto David proprio nella mia stessa facolta' di psicologia cinque anni fa.
Al tempo, lui aveva una stramega cotta per me, ma io lo  rifiutavo sempre perche' troppo impegnata con gli studi, ma ora a pensarci bene, era solo una scusa perche' non volevo impegnarmi in una relazione, e anche perche' sapevo che ragazzi belli e attraenti come lui, potevano solo usare le ragazze studiose ed ingenue come me.
Comunque sia lui continuava a chiedermi di uscire e alla fine decisi di accettare, anche se non fu proprio una mia scelta visto che fui costretta dalla mia migliore amica Sarah. Al nostro primo appuntamento mi ricordo che mi porto' in un ristorante lussuosissimo con tanto di camerieri in cravatta. Appena aprimmo il menu' pero' non riuscimmo a decifrare che razza di cibo servissero. Per questo poi ridendo decidemmo di andare a mangiare ad un fast food: Mc Donald's per eccellenza. 
Fatto sta che da li' inziammo ad uscire piu' spesso fino a che non ci fidanzammo ufficialmente.Dopo due anni di fidanzamento pero' lui decide di arruolarsi e dovemmo rimanere separati per sei mesi fino a che lui non torno' per la morte del padre. E ahime', sono proprio li' che iniziarono i problemi. David dovette poi ritirarsi per un infortunio alla gamba che  lo constrinse a rimanere seduto per quasi un anno. Ma i problemi non finivano. Nello stesso periodo pero' scoprii di essere incinta di James. E da li' le cose se potevano, degenerarono. Fui quasi costretta ad abbandonare gli studi perche' David ormai non lavorava piu' a causa dell'infortunio,  ed io dovevo trovarmi un lavoro per potere mantenere il bambino.
Ma i miei genitori non avrebbero mai permesso che la loro figlioletta perdesse la borsa di studio e fosse costretta ad abbandonare lo studio,  cosi' decisero di sborsare un assegno mensile per James fino a che David non avesse superato l'infortunio per potersi trovare un lavoro, e mantenere me e il bambino.  Pero' David anche superato l'infortunio non si decideva a trovarsi un lavoro,  e le liti tra i miei genitori e David diventarono piu' furiose, tanto che poi David usciva tutte le sere a ubriacarsi e buttare tutta la sua frustrazione nell'alcol. Ma si sa' che le persone ubriache diventano piu' violente e non ragionano. David si sfogava con me quindi. Mi picchiava cosi' tanto che una sera sono finita all'ospedale.        
 "Sono caduta dalle scale". 
E' questo quello che dicevo agli infermieri, che purtoppo non ci credevano ma lasciavano comunque perdere. Quasi tutte le sere David usciva ad ubriacarsi e a fare solo Dio sa' cosa , per poi tornare a casa e sfogarsi su di me. 
Un giorno ha anche tentato di alzare le mani su James, ma io non glielo permesi e per questo ricevetti una dose extra di botte. Dopo quel fatto, non lasciai piu' James dormire a casa quando David usciva ad ubriacarsi. Lo lasciavo a dormire dai miei genitori. Nessuno sa cosa succede nella mia vita , apparte Sarah, la mia migliore amica, che un giorno trovandomi con un po' troppi lividi per il corpo mi constrinse a dirle la verita'. Ando' su tutte le furie. Era intenzionata a chiamare la polizia se non fossi poi riuscita a calmarla.
 Non reagisco quando mi picchia, non urlo, non lo prego di fermarsi, perche' so' che lui picchierebbe ancora piu' forte. Lui ci gode a farmi del male, a picchiarmi, ma io non voglio dargli la soddisfazione di vedermi soffrire .Non so perche' ancora non voglio fare qualcosa, anche se ho tutti i mezzi per farlo smettere. Forse perche' lo amo ancora alla follia, o forse perche' e' il padre di mio figlio, ma non riesco a vederlo dietro le sbarre.
Ora James ha quattro anni e David e' un alcolizzato. Io sono seduta sulle piastrelle fredde del bagno e LUI continua a sbattere furiosamente contro la porta.
Alla fine decido di aprire la porta e lui con un gigno malefico nella faccia mi tira via dal bagno per poi trascinarmi per casa e farmi male come tutte le notti.
                                                                                  
 
                                                                                  
 



***
 
 
 
 



"Mi hai fatto male, molto male" gli dico con le lacrime agli occhi la mattina dopo.
Lui mi guarda in colpa e abbassa il capo come se si stesse vergognando.
"Mi dispiace... io...non...non volevo" fa un sospiro profondo e rimane in silenzio.
Rimaniamo distesi sul letto per dieci minuti in silenzio, fino a che lui non si decide a proseguire a parlare.
"Ti giuro Crystal non so cosa fare, mi dispiace tantissimo per quello che sto facendo a te e a James, vorrei essere un buon padre per lui e un buon fidanzato e spero un giorno anche un buon marito per te." dice  abbracciandomi e cercando di nascondere le lacrime.
"David.... ti prego, io non c-ce la faccio..." balbetto per poi scoppiare a piangere e tremare per i singhiozzi.
Lui stringe l'abbraccio.
"Crystal io ti amo, ti prego non lasciarmi... Io...io voglio riuscire a renderti felice."continua lui.
"Ma non lo capisci che cosi' mi stai uccidendo?!" gli urlo in faccia.
"Io... io ho bisogno di aiuto, non lasciarmi ora ti prego. Ho bisogno di te....ho bisogno di James. Ho bisogno della mia famiglia...sto ...sto cercando di ricostruirmi una vita insieme a voi. Io...io  vi amo  troppo per lasciarvi andare. Ti giuro questa e' l'ultima volta che accadra', sto.... sto  cercando di cambiare...sto cercando di essere una persona migliore, ma tu continui ad incolparmi, a dirmi che sono una persona orribile. Mi manca il sostegno dalla persona che dovrebbe darmene di piu'."
Questa volta e' il mio turno  a rimanere in silenzio. So benissimo che lui sta cercando di rigirare le carte in tavola e che cerca di farmi sentire in colpa. Ma la consapevolezza non frena il senso di colpa che mi invade.
"Mi dispiace David, hai ragione, dovrei sostenerti di piu' e aiutarti" ammetto abbranciandolo.
"Ti perdono" gli dico poi sussurando.
 Porta un braccio dietro la mia spalla,donandomi un bacio.
Ma non e' il bacio che mi dava agli inizi della nostra relazione, non e' un bacio fatto con amore. E io so che purtroppo di amore in lui,verso di me,non ce ne e' piu'. 
                                                                                    
 
                                                                                              
 
 


*
**
 
 
 




Quel pomeriggio ho lasciato James   a casa di un suo amico dopo esserlo andato a prendere dall'asilo  . Per me, e' meglio cosi'. Meno tempo sta a casa. Meno volte vede sue padre alzare le mani su sua madre.
Ho il pomeriggio libero cosi' decido di andare a prendermi un caffe' con Sarah perche' e' da molto che non la vedo. Sono vicina alla laurea e quindi sono sta assorbita dallo studio e  anche da David, e per questo l'ho trascurata un po'.Sono quasi tre settimane che non la vedo.
Accosto la macchina davanti lo Starbucks e appena entro, un fortissimo odore di caffe' misto a cioccolata mi assale.
Scorgo Sarah seduta in un tavolo un po' isolato al bar, ma non faccio in tempo a fare un passo verso il tavolo che la vedo alzarsi e correre verso di me per abbracciarmi
"Mi sei mancata tesoro. Come stai?" mi chiede ancora stritolandomi.
"Bene se solo  riuscissi a respirare" le dico sorridendo.
Lei come se se ne fosse appena accorta si stacca e fa un passo indietro per guardarmi meglio. Passo falso. Spalanca la bocca sorpresa.
" Sei dimagrita tantissimo, sembri uno scheletro vivente!" mi urla in preda ad una crisi isterica.
"Ehm.... io... ecco..." cerco di trovare in fretta una scusa "Ehm si'... sto provando una nuova dieta" balbetto poco convinta. Anche un cieco si accorgerebbe che sto mentendo.
"Andiamo non ci credi neanche tu. E scommetto che tutto cio' ha un nome. David"dice scuotendo il capo.
"Senti non e' che potremmo sederci e parlarne con piu' calma."
"Certo. Ti ho preso una cioccolata calda e dei brownie al cioccolato, per onorare i vecchi tempi" mi dice con un lieve sorriso, ma proprio lieve.
Ci accomodiamo  ai nostri tavoli e inizio a sorseggiare la cioccolata.
"Come stai?" mi chiede lei dolcemente.
"Bene" rispondo secca
"Certo, e ora puoi dirmi la verita'. Come stai?"
Sospiro, e mi sento di nuovo le lacrime spingere per uscire. "A pezzi..." dico tirando su' con il naso "David non mi lascia un momento in pace"
Mi guarda compassionevole, capendo immediatamente cosa intendevo.
"Devi fare qualcosa Crystal" mi dice seria.
Se mi chiama per il mio nome intero significa che stiamo toccando un tasto davvero dolente. L'unica volta che l'ha fatto e' stato quando abbiamo litigato cosi' pesantemente che non ci siamo parlate per cinque mesi. E ora tornando indietro nel tempo non riesco neanche piu' a ricordarmi il motivo.
"Lo so" le dico abbassando lo sguardo.
"Crys" mi dice prendendomi la mano "tu lo sai che ti voglio bene, ti considero piu' di una sorella e voglio tantissimo bene anche a James. Io odio vederti cosi' , non ce la faccio. Non riesco a dormire tranquilla sapendo cosa quel porco ti sta facendo Crys." ammette la mia amica,rattristendosi anche lei.
La guardo, e mi accorgo che ha gli occhi lucidi. Sto facendo soffrire troppe persone. Sarah e' solo la prima. James ha quattro anni, ma inizia gia' a farmi domande,  ad esempio una sera  mentre stavo preparando la cena mi chiede : "Mamma perche' papa' si comporta cosi ?" oppure "Mamma perche' devo andare a dormire cosi' spesso  dai nonni?" Ed io devo sempre inventarmi una scusa, sapendo che pero' crescera', che iniziera' a capire,  e a fare domande piu' serie,ad esempio : "Mamma perche' non fai niente quando papa' ti picchia?"
A pensarci mi si stringe il cuore. 
Ma soprattutto sto facendo del male a me stessa. E' questa la vita che voglio fare? E' questo l'uomo con cui dovro' stare per tutta la vita?
Dovro' sempre vivere in guardia, la mattina passare ore e ore davanti lo specchio cercando di nascondere i lividi, e urlare dalla frustrazione per non riuscirci. Mentire alle persone a cui voglio bene e passare le notti a piangere e a pregare Dio perche' David smetta ?!
E' questa la vita che voglio fare?
Voglio vivere senza paura. Voglio vivere con la consapevolezza che magari un domani, appena rientro dal lavoro trovero' mio marito aspettarmi sul divano e magari a farci un po' di coccole davanti la TV. Ma soprattutto voglio vivere sapendo che mio figlio un domani avra' una madre a cui appogiarsi. David ha minacciato gia' troppe volte di uccidermi, e ogni sera mi sembra che lui riaggiunga a poco a poco i suoi intenti.
Ormai non lo sto facendo solo per me stessa, ma anche per mio figlio.
Questa e' l'unica cosa che mi interessa.
"Oh piccola non volevo farti piangere" sento dire da Sarah ,mentre mi accarezza i capelli.
Non mi sono nemmeno accorta che calde e a amare lacrime rigavano il mio viso.
"Eh..che... io.. io non ce la faccio piu' " le dico scoppiando in un pianto disperato "Io non so piu' che fare... Io ...io voglio essere felice... voglio che James sia felice.." balbetto,mentre le lacrime iniziano a scorerre veloci sulla mia guancia.
"Ma tu sarai comunque felice senza David nella tua vita. Non lo capisci che e' proprio lui il motivo della tua sofferenza? Avanti Crys apri gli occhi! Non puoi continuare a vivere cosi'"
Mi ha sbattuto la verita' in faccia,nuda e cruda. Non che io non lo sapessi gia', ma ho cercato in tutti i modi di negarlo a me stessa. Magari dicendo che in parte era colpa mia, che se fossi stata una fidanzata migliore non avrei preso quelle botte. 
Io stupida anche solo a pensarci. Sentirtelo dire da una persona che sai che non ti mentirebbe mai, ti fa un certo effetto. E' li che capisci che devi fare qualcosa.
"Hai ragione"
Lei trattiene un sorriso, ma io riesco a vederlo comunque benissimo.
"Tu lo sai che ti voglio bene e darei di tutto per te. Puoi benissimo venire a stare da me, non ho problemi, anzi sarei felicissima cosi' James potra' stare piu' tempo con la sua zietta" mi dice sorriendo.
"Si' ma..."
"Niente ma, ormai e' deciso, potete venire anche oggi, anzi dovete venire oggi, meno tempo state in quella casa meglio e'. Poi quando te la senti potremmo andare dalla polizia a denunciare."
Alla parola denuncia mi irrigidisco. Lei deve essersene accorta e prosegue.
"Non dobbiamo farlo subito, quando te la senti, potrebbe  anche essere tra un anno. Io aspettero' che tu sia pronta. Ma quello che per me ora e' piu' importante e' che tu e James ve ne andiate da quella casa e stiate il piu' lontano possibile da David."
"Va bene." le dico cosi' lievemente che ero convinta che non mi avesse sentita. Invece ha sentito benissimo.
"Allora vi aspetto oggi pomeriggio. Va bene?"
"Si'"
"Io comunque ora devo scappare che ho delle commissioni da fare. Tornero' questa sera verso le sette. Se volete comunque spostarvi questo pomeriggio ti lascio le chavi." mi dice porgendomi un mazzetto di chiavi.
"Grazie Sarah. Ma non solo per l'ospitalita' ma di tutto. E soprattutto per aver mantenuto il segreto. Lo apprezzo sul serio." Le dico ormai alzandomi dalla sedia e iniziando ad infilarmi la giacca.
"Non ti preoccupare tesoro. Lo sai che per te farei di tutto" mi dice abbracciandomi.
"Allora ci vediamo questa sera" prosegue lei staccandosi.
"Va bene"
"Cia piccola"
E la vedo uscire dal locale, con ancora in testa i miei mille dubbi.
                                                                                          
 
                                                                                            
 
 


***
 
 
 
 




Sono seduta sul letto ancora indecisa su cosa fare. Ero andata a prendere James mezz'ora fa' e gli avevo detto espressamente: "Preparati. Oggi ce ne andiamo"  Lui come sempre ha ubbidito senza fare domande, ma sotto sotto sapevo che lui sospettava, e che magari per  lui era anche meglio cosi'.
Ma ora guardando la valigia ormai piena e l'armadio vuoto sono ancora assalita dalle mie domande.
Magari David riuscira' a scoprire dove siamo e si vendichera' non solo di me ma anche su  James. Io non posso permetterlo. Se si sfoga su di me va bene. Ma non James. A solo pensarci mi sento male e un mi coglie un senso di vertigini. 
Mi alzo per andare ad aprire la finestra per far entrare un po' d'aria, ma il tonfo di una porta  che sbatte violentemente mi fa voltare di scatto.
"Dove cazzo sei puttana!?" dalla voce roca e biascicata capisco che e' David. Ubriaco.
E' addirittura arrivato al punto di ubriacarsi il pomeriggio. Non era mai successo.
"Crystal l'ho ripeto l'ultima volta, dove cazzo sei?!" la sua voce mi faceva paura.
Lo vedo entrare barcollando dentro la camera con una bottiglia mezza vuota di birra in mano. Quella non deve essere stata l'unica bottiglia di birra che deve aver bevuto quel pomeriggio per essere ridotto cosi'.
Guarda prima le valigie e poi l'armadio vuoto. Poi guarda me e un lampo d'ira gli attraversa gli occhi.
"Che cazzo stai facendo brutta troia!"
Fa un passo avanti, io ne faccio uno indietro.
"Ti ho gia' detto che non mi porterai via la mia famiglia"
Ora ho paura. Davvero paura. E quando alza la mano per tirarmi uno schiaffo capisco che sono nei guai. La sua mano atterra con violenza inaudita nella mia faccia, che per pochi secondi rimane bloccata.
"Cosa cazzo volevi fare eh! Dove credevi di andare? Credevi di potertene andare liberamente a farti altri uomini con James! Io non te lo permettero' capito! Dov'e James? Dove cazzo e' James!!"
Appena dice il suo nome mi sblocco.
"Tu.. tu devi lasciarlo in pace, lui...lui  non c'entra niente..." riesco a malapena a dire ,con paura che scorre nelle vene.
"Era d'accordo anche lui! E' inutile che cerci di difenderlo, avra' anche lui la sua lezione." Detto questo si avvia fuori dalla camera per cercare James, barcollando per il troppo alcol che ha bevuto.
Io con una velocita' che non mi sarei mai aspettata di avere, corro verso la camera di James.
James era terrorizzato che piangeva in un angolo della sua camera. Deve aver sentito tutto.
A guardalo mi si stringe il cuore. Io non voglio che lui stia cosi'.
Vado vicino e lo abbraccio.
"Ascoltami James" lui continuava a piangere. Doveva ascoltarmi, non avevamo piu' tempo.
"James cavolo ascoltami!" gli dico quasi urlando isterica.
"Prendi queste chiavi" gli dico tirando fuori dalla tasca un mazzo di chiavi " chiuditi in macchina, non ti azzardare ad aprire a tuo padre." poi gli porgo il telefono "Appena entri digita il 911 e chiama, digli che e' una emergenza e che devono fare in fretta che tuo padre sta picchiando tua madre e che se non arrivano in fretta iniziera' a picchiare anche te, hai capito?"
Ammettere ad alta voce a tuo figlio di appena quattro anni che suo padre picchia sua mamma non e' affatto facile.
Anzi e' una delle cose piu' brutte che mi siano mai capitate di fare. Ma ora mi sembrava l'unica soluzione. L'unico modo per poter salvare lui.
"Ma tu ti salverai vero mamma?" chiede con voce dolce e flebile.
Lo guardo sorridendo malinconica.
"Certo" gli dico cercando di sembrare sincera. Neanche mentire a tuo figlio e' semplice.
Lui indugia qualche secondo.
"Avanti James vai. Non abbiamo piu' tempo!" gli urlo.
Lui si alza e cammina verso la porta, ma ad un tratto si interrompe e si gira.
"Ti voglio bene mamma"
Sospiro e sorrido.
"Anche io James, e non sai quanto."
Detto questo se ne va.
Pochi secondi dopo vedo David entrare.
"Dove cazzo e' James?" domanda urlando.
Si gira e si accorge che ci sono io.  "Ci sono io qui David, prenditela con me"
Lui non se lo fa ripetere due volte. Tira fuori dalla tasca un coltello, e sinceramente non ho idea da dove lo abbia tirato fuori.
"Oggi e' la tua fine puttana" dice,prima di premere il coltello contro la mia gola sempre piu' forte.
Si dice che quando stai per morire  ti scorre tutta la tua vita davanti . Ma l'unica cosa che io riesco a vedere e' James. 
E poi vuoto.
                                                                                  
 
                                                                                                     
 
 


***
 
 
 
 



QUINDICI ANNI DOPO......
 
 
Sono ancora qua fuori con il vento che mi scompiglia i capelli con il mazzo di fiori  in mano.
Sono in questa posizione da circa una mezzoretta fissando il nome nella lapide.
CRYSTAL  ANNETTE  RICHARDS.  1975-1997.
La mia mente torna indietro ad anni fa, a quando avevo solo quattro anni.
E' passato molto tempo da allora , ma mi ricordo ancora tutti i fatti come se fossero accaduti solo ieri. La polizia che scopriva il cadavere di mia madre, loro che arrestano mio padre ubriaco fradicio. Poi io che vengo portato via dagli assistenti sociali. Fortunatamente Sarah riesce ad ottenere la mia custodia e mi cresce amorevole come se fosse mia madre. Grazie a lei sono riuscito a vivere una adolescenza quasi normale.
Io ora sono qui, a piangere della mancanza di mia madre. Fisso ancora il nome nella lapide. Ogni anno vengo qui a lasciare un mazzo di fiori.  Oggi sono passati quindici anni dalla sua morte.
Momenti dolci-amari attraversano la mia mente. Quando mia madre,mi abbracciava,mi baciava,il suo bellissimo sorriso che riusciva a tirarmi immediatamente su di morale.  E quel brutto giorno,quando dopo averle detto di volerle bene,non l'ho mai piu' rivista.
Aveva detto che si sarebbe salvata. All'inizio appena ho saputo della sua perdita ero un po' arrabbiato con lei, perche' mi aveva detto che ci sarebbe stata. Ma si sa' che da bambini si vedono le cose da un punto di vista diverso.Crescendo pero' ho capito che lo ha fatto per me. Lo ha fatto per salvare me.
Alla fine mi decido ad appoggiare il mazzo di fiori sopra la sua tomba.
"Ti voglio  bene mamma" un sospiro pronunciato a voce bassissima che si disperde nel vento, ma sono sicuro che lei da lassu' sia riuscito a sentirlo.
Rimango un po' fermo, assorbito dai miei pensieri e dopo un po' mi giro e mi incammino da dove sono arrivato.
 
 
 
 









  
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