03/02/2013
5 recensioni
Vivere senza rimpianti.
“Ho bisogno di te nella mia vita”.
Sono passati nove anni, ma ricordo queste parole come se fosse ieri.
Me le hai sussurrate in un abbraccio disperato, ancora ignara che sarebbe stato l'ultimo.
Tra le lacrime cercavi il mio perdono; cercavi di farmi capire cosa significavo io per te.
Ti ho allontanata dal mio corpo e fu solo lì che notai il terrore nei tuoi occhi.
Terrore misto a senso di colpa e amore.
Ero quasi tentato di recuperare quel contatto fisico tra di noi, ma non cedetti. Non questa volta; non di nuovo.
Avevo bisogno di aria e libertà.
Basta tradimenti, basta essere persuasi da discorsi strappalacrime, basta ricadere in quell'oblio di sorrisi e menzogne. Basta.
Ero già stato ferito una volta, non avevo intenzione di farmi di nuovo del male.
Se solo non fossi stato così egoista, se solo avessi saputo...
Ho ripercorso la strada al contrario, allontanandomi da te per sempre.
Camminavo con l'aria e la pioggia tra i capelli.
Sembravo un eroe uscito vincente nell'ultima battaglia di un film; con l'unica differenza che come colonna sonora c'erano i tuoi singhiozzi.
Il mio volto era segnato dal dolore, ma resistetti e non mi girai.
La testa era invasa di continuo dalle tue parole, dalle tue giustificazioni.
Mi ripetevi fino alla nausea che era stato solo un bacio, che tu amavi me, che ti importava solo di me.
Anche tu mi importavi, con la differenza però che dopo il nostro stupido litigio non mi sono buttato tra le braccia di un'altra donna.
Mi importavi a tal punto che la prima volta ti ho perdonata.
Ma la seconda non pensavo di sopportarla... Per questo me ne sono andato.
Apro il rubinetto e mi bagno la testa, cercando di eliminare quei brutti pensieri del passato.
Ora le cose sono cambiate, non ha senso soffrire ancora.
Come se il destino mi leggesse nel pensiero, mi arriva un tuo messaggio.
“Si sono rotte le acque, ho bisogno di te.”
Mollo il cellulare e corro a prendere l'auto.
Lo sapevo che sarebbe successo, era questione di giorni.
Sfreccio fino al parco, dove ti trovi di solito a quest'ora.
Sei seduta su una panchina e ti tieni la pancia.
Ti aiuto a salire e ti porto in ospedale.
Mi stringi forte la mano mentre ti sorreggo verso l'entrata.
- Ho provato a vivere senza rimpianti, ma non ci riesco. - mi sussurri in un orecchio, esattamente come nove anni fa.
Io sospiro e annuisco, mentre il mio unico rimpianto è che la bambina che stai per partorire non è mia figlia.
Poi all'improvviso arriva tuo marito, che ti prende per un braccio e ti strascina via.
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Note dell’autrice
Probabilmente se qualcun altro avesse scritto questa ff e io l’avessi letta mi sarei arrabbiata.
Ma il mio stato d’animo oggi è a livello del pavimento, e per sfogarmi di solito scrivo.
Ovviamente la mia tristezza si è ripercossa sulla storia.
Se non vi è piaciuta mi dispiace, potrete sempre trovarne una migliore.
Grazie per aver letto.
Un bacio, Giuli.