Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |      
Autore: Havoc_Fan    25/08/2007    5 recensioni
La mia storia è un po’ strana a dire il vero, è cominciata sedici anni fa, da allora la mia vita è stata invasa da dolori, gioie, e tanti altri avvenimenti che non vi stò ad elencare.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Envy, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Molte persone dicono che ci ama non ci lascia mai…

Molte persone dicono che chi ci ama non ci lascia mai…

 

La mia storia è un po’ strana a dire il vero, è cominciata sedici anni fa, da allora la mia vita è stata invasa da dolori, gioie, e tanti altri avvenimenti che non vi stò ad elencare.

Mio padre e mia madre si sono separati, quando avevo all’incirca tre anni e mezzo, non ne ho sofferto molto, ero troppo piccola.

Lo vedevo regolarmente ogni Sabato e Domenica, ed ero abbastanza felice!

Ho tre sorelle tutte più grandi. Aline è nata dal precedente matrimonio di mia madre, con lei sono sempre andata molto d’accordo, mi ha sempre voluto bene. Poi ci sono Ariane e Carla, nate dal precedente matrimonio di mio padre, per loro ero solo una minaccia, un piccolo insetto posto sul loro cammino.

Quando avevo cinque anni mia madre conobbe un uomo, era molto gentile con me e Aline, ci voleva bene, ci trattava con cura, ma anche lui ci abbandonò.

 

Un pomeriggio di sei anni fa stavo tranquillamente camminando per le strade di Central City gustandomi un buon gelato, non guardavo dove mettevo i piedi, così ad un tratto andai a sbattere in pieno contro un militare, spiaccicando il gelato sulla sua divisa e sulla mia maglietta.

Alzai lo sguardo tremante solo per incontrare due iridi nere come la notte e dei capelli del medesimo colore, quell’uomo aveva uno sguardo molto severo, guardava intensamente la macchia che aveva sulla divisa blu.

M-mi scusi…Io n-non volevo…”abbassai lo sguardo estremamente triste, mi avevano insegnato a temere e rispettare i militari, e stavolta l’avevo combinata davvero grossa.

Quell’uomo mi afferrò il braccio prendendo a trascinarmi, avevo paura, ma non osavo ribellarmi, mi condusse al Quartier Generale ed il mio cuore sprofondò. Mi avrebbe denunciata, sarei stata arrestata e giustiziata, trattenevo le lacrime per orgoglio, non avrei mai pianto.

Continuavo a tenere lo sguardo basso, lo alzai solo quando sentì una porta aprirsi e richiudersi alle nostre spalle, eravamo in quello che doveva essere un alloggio militare, quell’uomo incurante della mia presenza prese a slacciarsi la divisa togliendo la giacca e gettandola a terra “Hai sporcato anche la camicia” si limitò a dire togliendo anche quella, io arrossì, non avevo mai visto un uomo a petto nudo, ed era a dir poco imbarazzante!

Si diresse all’armadio aprendolo e rivelando una serie d’altre camicie identiche fra loro e delle divise piegate con cura, prese una camicia e me la lanciò, coprendomi il volto “Fatti una doccia e metti questa!”.

Ok, ho seriamente pensato di non aver sentito bene! IO avrei dovuto fare la doccia a casa SUA e poi mettermi una sua camicia?

“Allora? Che aspetti?”

Lo guardai negli occhi “Non c’è bisogno che mi faccia una doccia…”

Sorrise, e già comincia a non sopportarlo, aveva un sorriso da…come posso dire…da…casanova. Donnaiolo, insomma il sorriso di uno a cui piacciono le donne!

“Ok! Allora cambiati!” e mi scompigliò i capelli andando in cucina “Vuoi un succo di frutta?”

Tolsi la maglia facendo attenzione a non farmi vedere “No grazie, non mi piacciono i succhi di frutta!”

Lui rise “Bene perché non ne avevo!”

Sorrisi divertita allacciandomi la camicia che mi arrivava fin sopra le ginocchia, mentre le maniche erano così lunghe che non si capiva dove fossero le mie mani, entrai in cucina e lo vidi seduto con un enorme vaschetta di gelato sul tavolo e due cucchiaini in mano “Da solo non potrei mai finirlo! Mi dai una mano?” lo guardai “La mia mamma mi dice sempre di non accettare cose dagli sconosciuti!”.

Lui sorrise maggiormente e mi porse la mano “Piacere! Mi chiamo Roy Mustang, tu gentile e bellissima bambina come ti chiami?”

Scoppiai a ridere stringendo la sua mano “Alyssa Cartes molto lieta di fare la sua conoscenza!”.

Rise anche lui porgendomi un cucchiaino “Bene! Ora mi aiuti?”

Annuì energicamente con la testa “Però…Non riesco ad usare le mani!” mossi le braccia facendo penzolare le maniche da una parte all’altra, Roy rise di più e poi gentilmente piegò le maniche dandomi il cucchiaino, salì sulla sedia e assieme cominciammo a mangiare il gelato.

 

Quello fu come dire…L’inizio della nostra amicizia, passavo con Roy la maggior parte della giornata, ogni mattina alle sette mi passava a prendere con la macchina e mi portava al Quartier Generale, lì m’insegnò ad utilizzare l’alchimia del fuoco, mi divertivo molto perché il più delle volte gli bruciavo la tuta da allenamento, e a quel punto ridevamo come due matti.

Quando avevo dodici anni a Central City arrivò un ragazzo, biondo con occhi d’orati, doveva sostenere l’esame per diventare alchimista di stato, così pregai Roy di farlo fare anche a me! Finalmente dopo tanto pregare mi accontentò, così conobbi Edward e Alphonse Elric, due fratelli che venivano da un piccolo paesino di campagna, diventammo subito amici, anche se il maggiore dei due aveva un pessimo carattere.

Era basso, perciò gridava come un matto se qualcuno glielo faceva notare, ovviamente Roy non si risparmiava battutine ironiche e stupide.

Superammo magistralmente l’esame, mia madre era fiera di me, cosi come la mia sorellona Aline, con le altre due non mi vedevo ne parlavo da molto tempo ormai, quando presi la decisione di partire coi fratelli Elric mia madre non si oppose più di tanto, sapeva che ero testarda e che sarei partita con o senza il suo permesso!

L’idea di separarmi da Roy mi rendeva un po’ triste, ma volevo viaggiare, volevo restare con loro due, ormai mi ero legata molto bene a Ed e Al eravamo sempre assieme.

Poi accadde una cosa molto strana, cercando finimmo nel laboratorio numero 5, e li incontrammo gli homunculus, esseri artificiali privi di anima, volevano che Edward creasse la pietra filosofale.

 

“Edward non farlo!” l’homunculus mi acchiappò più saldamente visto che mi dimenavo come una pazza “Edward sono vite umane!”

Il ragazzo che mi teneva ferma mi strattono con forza gettandomi a terra e mettendosi sopra di me, la mano sul mio collo “Potresti tacere?”

Strizzai un occhio per il dolore “Spiacente, ma grido quanto voglio!”

Sei una ragazzina sfacciata, potresti rischiare grosso!”

Sorrisi un po’ “Devo tremare?”

Lui ghignò e avvicinò il suo viso al mio, sentivo il cuore battermi forte, nessun ragazzo si era avvicinato così alle mie labbra, velocemente le sfiorò con le sue, lo guardai scioccata, nessuno aveva notato quel gesto, ma non ero ugualmente tranquilla.

Si passò lentamente la lingua sulle labbra “Hai un buon sapore…”

“Mi fai schifo!”

“Me lo dicono in molti!” mi strinse più forte i polsi “Tu saresti perfetta come homunculus!”

“Nei tuoi sogni!” gli diedi una ginocchiata nelle parti delicate e mi alzai correndo da Ed e bloccandogli le mani prima che potesse attivare il cerchio.

“Al…Io…Non posso…”

La parete esplose facendo rompere un contenitore di acqua rossa che si riversò, Scar ci guardò.

“Prendi tuo fratello e scappa! I maggiori difendono sempre i minori!”

Mi spostai e corsi affianco ad Al evitando agilmente l’acqua rossa sparsa sul pavimento, Ed invece ci mise il piede dentro e subito la sua alchimia fu ampliata, il suo automail divenne una lama, non fui abbastanza rapida a schivarla e mi prese in pieno stomaco, mi accasciai al suolo, l’ultima cosa che ricordo e il sottotenente Maria Ross che abbracciava Edward, poi il buio e il freddo.

Sentivo qualcuno che mi stringeva la mano, quel calore m’infondeva coraggio, così dopo tre settimane di coma finalmente aprì gli occhi, misi a fuoco colui che mi stringeva la mano e sorrisi “Ciao Ed!” sorrise anche lui “Come va?” mi accarezzo piano i capelli “Se sei ridotta così è colpa mia…”.

Scossi piano la testa “Non era tua intenzione baka!”

Edward mi guardò “Kimi wo aishiteru” posò delicatamente le sue labbra sulle mie, rimasi paralizzata, la prima volta che un ragazzo mi diceva –Ti amo- passai la mano libera dalla flebo sulla sua guancia, andando ad accarezzare i capelli legati a coda, aveva la testa fasciata, e l’automail appeso al collo, non era messo molto bene, ma meglio di me stava!

Mi baciò un’altra volta, e stavolta risposi chiudendo gli occhi, mi accarezzò piano il fianco distaccandosi e sorridendo. In momenti come questi, sei troppo felice per parlare, anche perché le parole non servono molto, anzi, non servono affatto!

 

FINE DELLA PRIMA PARTE.

 

Nota dell’autrice: Spero che la storia sia di gradimento, è divisa in due parti per esigenza, fatemi sapere che ne pensate^^ un bacione Havoc_Fan!

 

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Havoc_Fan