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Autore: ART RevolveR    03/02/2013    4 recensioni
”Frank...” Gerard pronunciò il suo nome, abbozzando un sorriso, scoprendo appena i piccoli denti bianchi.
Gli piaceva quando lo chiamava col suo vero nome.
Non col nome da ribelle.
Frank.
Non Fun Ghoul.
Solo Frank.
Sì, lui era Frank.
I nomi erano uno dei pochi ricordi del mondo precedente la grande guerra del 2017, quasi tre anni prima. I nomi e qualche oggetto tecnologico, di cui spesso non ci si rammentava nemmeno più la funzione.
Per questo amava quando Gerard lo chiamava per nome. Vibrava nell’aria come una nostalgica memoria del passato.
[songfic basata sul testo di The Light Behind Your Eyes dei MCR. Paura, amore, lacrime ed una luce in fondo agli occhi.] [KILLJOYSverse]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The light behind your eyes


If I could be with you tonight…
I would sing you to sleep,
Never let them take the light behind your eyes…
One day, I’ll lose this fight…
As we fade in the dark
Just remember you will always burn as bright



Un ricciolo di fumo si levò dalle labbra appena dischiuse, disegnando spirali e morbide volute nell’aria soffocante della sera californiana.
Frank gettò via il mozzicone della sigaretta, ormai completamente consumata, e si mosse a disagio, seduto accanto a Gerard su delle scomodissime casse di legno accatastate contro la parete di quello che una volta doveva essere stato un piccolo hotel in mezzo al deserto, ma ora era solo un edificio fatiscente: un posto perfetto per nascondersi e trovare un riparo sicuro. Non aveva di certo un aspetto accogliente, ma quando sei un ribelle impari ad adattarti, soprattutto se non ci sono altri edifici nel raggio di chilometri e con orde di draculoidi che la notte sciamavano per le lande desolate come branchi di lupi affamati.
Affamati di carne di Killjoy.
Sapeva che presto si sarebbero dovuti muovere dal rifugio: era tempo di entrare in azione.
Avrebbe preferito mozzarsi un braccio piuttosto che ammetterlo, ma questa volta aveva paura.
Una fottuta paura.
Non che Frank non fosse una persona coraggiosa. Al contrario, insieme ai suoi compagni era riuscito ad affrontare molte missioni difficili, che gli scettici davano per impossibili, contro un nemico che era sempre in netta superiorità numerica e decisamente meglio equipaggiato di loro.
Nonostante la piccola statura se la cavava egregiamente negli scontri a fuoco e sapeva ricorrere al corpo a corpo se strettamente necessario, anche se preferiva sempre evitare questa opzione, sapendo di essere fisicamente inferiore.
Eppure aveva come un presentimento, che lo faceva sentire estremamente inquieto e che agitava il suo animo come del liquido in una bacinella.
Temeva che questa volta sarebbe stata l’ultima, che sarebbe stata l’ultima battaglia, che non ce l’avrebbero fatta.
Come tutti gli altri.
Ormai tutti i loro amici, che avevano lottato per la libertà in quel mondo apocalittico, erano stati presi dai draculoidi o erano andati incontro ad una fine tragica. I Killjoys erano ogni giorno di meno, venivano scovati ed eliminati uno ad uno, mentre i soldati di Korse si moltiplicavano sempre più. Era solo questione di tempo prima che anche loro...
Abbassò lo sguardo sulla grottesca maschera del mostro di Frankenstein che si stava rigirando tra le mani, nervoso. Se avesse continuato a tormentarla in questo modo avrebbe finito per romperla, poco ma sicuro!
Quasi trasalì quando sentì la mano del suo compagno posarglisi pesantemente su una spalla. Quel ragazzo non era decisamente fatto per fare le cose delicatamente. Sollevò il viso per guardarlo e, come ogni volta, rischiò di perdersi in quegli occhi verdissimi non appena li incontrò.
”Frank...” Gerard pronunciò il suo nome, abbozzando un sorriso, scoprendo appena i piccoli denti bianchi.
Gli piaceva quando lo chiamava col suo vero nome.
Non col nome da ribelle.
Frank.
Non Fun Ghoul.
Solo Frank.
Sì, lui era Frank.
I nomi erano uno dei pochi ricordi del mondo precedente la grande guerra del 2017, quasi tre anni prima. I nomi e qualche oggetto tecnologico, di cui spesso non ci si rammentava nemmeno più la funzione.
Per questo amava quando Gerard lo chiamava per nome. Vibrava nell’aria come una nostalgica memoria del passato.
”Gee...” gli rispose, cercando di replicare al suo sorriso. Ce la mise tutta, davvero. Ma tutto ciò che riuscì a produrre fu una smorfia tirata.
Vide la preoccupazione farsi strada negli occhi di Gerard. “Frankie, ti vedo giù... Che ti succede?”
”Gee, io...
Ecco...
C-come fai ad essere sempre così...?
Non hai paura? Non ti mancano i nostri amici? Non hai paura di finire come loro?” gli sputò in faccia tutte le proprie ansie, il liquido all’interno della sua anima ruppe gli argini e fuoriuscì incontrollabile.
Per tutta risposta Gerard gli rivolse un sorriso malinconico, prima di rispondergli pacatamente.
”Certo che anch’io ho paura. E’ che mi sento responsabile, di tutti voi. Devo essere una guida per voi, non posso mostrarmi debole... Non posso permettermelo. Ma mentirei se dicessi che non mi mancano tutti i nostri compagni che non sono più con noi...” concluse, con una sfumatura di tristezza nella voce, che era solo un piccolo accenno dell’enorme peso che portava sul cuore.
Il suo sguardo era rivolto all’orizzonte adesso. Come se stesse cercando, sperando di scorgere qualcuno giungere a momenti dalle profondità del deserto.
Amici.
Nemici.
Fantasmi del passato.
Messaggeri dal futuro.
Frank si ritrovò a pensare ancora una volta che sicuramente quel ragazzo doveva avere una qualche sorta di potere paranormale. Come se vedesse ‘oltre’ la realtà. Come se i suoi occhi di quel verde così limpido fossero in grado di vedere cose che tutti gli altri non avrebbero mai notato. A volte si perdeva per minuti interi a fissare il vuoto oppure oggetti che chiunque avrebbe trovato vuoti e privi di interesse. Ma Frank avrebbe potuto giurare che Gerard vedesse effettivamente qualcosa.
Trasse un profondo sospiro.
”Ma io... Io non voglio che mi prendano. Non voglio scivolare nel buio. Non voglio perderti.
Tu sei... Sei tutto ciò che mi è rimasto dal mondo di prima. Sei quanto ho di più caro adesso...”
mormorò, abbassando immediatamente lo sguardo, per non mostrarsi con gli occhi inumiditi dalle lacrime che adesso premevano prepotentemente per uscire. Se prima l’anima gli si era riversata fuori dalla bocca, ora cercava di passare attraverso gli occhi.
”Coraggio, vieni qui.” Disse l’altro affettuosamente, allungando un braccio per stringerlo a sè.
Frank si abbandonò placidamente a quell’abbraccio, adagiando la testa sulla spalla del compagno.
”Sai Frankie...” sussurrò dolcemente Gerard, accarezzandogli i lunghi capelli neri e rigirandoseli tra le dita sottili “Anche se ho paura, c’è una cosa che voglio proteggere, una cosa che mi dà forza. Ed è...”
Spostò la mano dai capelli al suo mento, per sollevarlo con delicatezza, in modo da poterlo guardare in viso. Frank lo osservava con i grandi occhi spalancati, brillanti nella luce aranciata del tramonto.
”...è la luce che risiede nei tuoi occhi.” Concluse con uno dei suoi tipici sorrisi un po’ storti, che Frank non l’avrebbe mai ammesso pubblicamente, ma li trovava terribilmente attraenti.
Gli occhi del più piccolo si spalancarono ancora di più, colmi di stupore per le sue parole. Gerard lo avvertì trattenere il respiro.
“Amo il modo in cui mi guardi, come se ti fidassi ciecamente di me, come se fossi la tua unica speranza. I tuoi occhi brillano quando lo fai. E’ come se ci fossero due piccole stelle in fondo, immerse nell’oscurità delle pupille. E’ la luce che emettono. E’ quello ciò che mi dà la forza di andare sempre avanti, anche quando tutto sembra perduto. E’ quella la cosa che voglio proteggere a costo della vita.”
Frank sentì il cuore scaldarsi a quelle parole. Oddio, com’era possibile che Gerard riuscisse a fargli sempre così bene all’anima?
”Però... Però la missione di stasera potrebbe essere l’ultima, lo sai...” mormorò, distogliendo lo sguardo dai due oceani verdi che aveva di fronte, prima di rischiare di annegarci. “Dobbiamo salvare la piccola Grace. Dobbiamo farlo a tutti costi. Eppure, entrare nel covo dei draculoidi è un suicidio, diciamocelo. Loro sono sempre di più, mentre noi siamo rimasti soltanto in quattro! “ senza accorgersene aveva alzato il tono di voce, fino ad arrivare ad urlare, tanta era la prepotenza con cui i suoi pensieri, i suoi timori si facevano strada verso le sue labbra “E’ sparito persino il Dottor DD! Senza le sue preziose indicazioni siamo fottuti!!! Non sappiamo dove sono state avvistate le pattuglie degli scarecrows né quanti ce ne siano in giro! Non possiamo farcela questa volta, Gerard...”
Mentre pronunciava il suo nome, le parole si spensero, soffocate dal nodo che ormai gli si era stretto in gola, per far spazio ai primi singhiozzi.
“Frankie...” lo chiamò sottovoce Gerard, quasi che temesse che persino parlare troppo forte potesse in qualche modo danneggiare il ragazzo che aveva di fronte.
Ma Frank non rispose. Non riuscì a rispondergli, scosso dai singulti, che tentava vanamente di trattenere, mentre due calde lacrime gli scivolarono via dalla faccia, disegnando due cerchi leggermente più scuri sulla stoffa consumata dei jeans scoloriti del più grande.
”Frankie. No. No, Frankie. Non fare così. Guardami, Frankie. Ehi!” continuò a chiamarlo, alzandogli nuovamente il volto per farsi guardare.
E gli occhi del rosso incontrarono ancora una volta quelli del moro, trovandoli gonfi e distanti dietro il mare d’acqua che li offuscava.
”Scusa, Gee...” cigolò il più piccolo, tirando su rumorosamente col naso e passandosi il dorso della mano sul viso per tentare di scacciare moccio e lacrime. Patetico. Era davvero patetico. Si vergognava di se stesso.
“Faccio tanto lo spaccone, ma in realtà sono solo un fottuto debole...”
”Già, effettivamente sei un piagnucolone.” Convenne Gerard, con tono scherzoso.
”Grazie tante, tu sì che sai sempre come consolare la gente, stronzo.” Rispose piccato, sporgendo il labbro inferiore in un piccolo broncio.
”Ma va tutto bene Frankie!” ridacchiò “Non sei mica l’unico a sentirsi debole. Guarda che lo siamo un po’ tutti qui. Ma è la vita da ribelli, sono il calore e la sabbia del deserto, che ci hanno indurito il cuore e ci rendono difficile esprimere i nostri sentimenti. Tu invece se riuscito in qualche modo a conservare il tuo animo originario e riesci ancora a lasciar fluire all’esterno le tue emozioni. Non credo sia una cosa negativa!”
Frank sciolse il broncio e lo scrutò in viso, leggermente indeciso sul fatto se lo stesse prendendo in giro o se stesse parlando sinceramente.
”Ora promettimi che non piangerai più, voglio farti una promessa.” La sua espressione si fece seria.
Frank si sfregò così tanto gli occhi da renderli rossi e trasse un profondo respiro prima di posarli nuovamente su Gerard.
”Lo so che questa potrebbe essere la nostra ultima missione. Che potremmo doverci separare. Potremmo doverci dire addio. Ma se riusciremo a sopravvivere... Se stanotte potrò starti accanto, ti prometto che canterò per te. Canterò fino a quando non ti sarai addormentato. E che ti proteggerò sempre. Non lascerò mai che prendano la preziosa luce che è nascosta in fondo ai tuoi occhi.”
sussurrò il rosso, accarezzandogli lievemente una guancia con movimenti circolari del pollice.
”Davvero canteresti per me? Sai quanto mi piace sentirti cantare.” Esclamò Frank con ritrovata vitalità. Se avesse avuto una coda, avrebbe sicuramente scodinzolato in quel momento.
”Certo che lo farò.” Annuì Gerard ammiccandogli. “Te l’ho promesso.”
Poi infilò una mano nella tasca dei jeans esageratamente attillati e ne tirò fuori un vecchio orologio meccanico da taschino, legato ad una catenella. Frank spalancò gli occhi incuriosito: chissà dove s’era procurato quello strano cimelio del passato. Il più grande notò con sollievo la reazione del più piccolo e sorrise tra sè. Meno male, stava tornando il Frank di sempre, curiosissimo e pieno di energie.
Schiacciò il pulsantino sul lato del piccolo oggetto di metallo ed il coperchio rotondo si aprì con uno scatto, tra lo stupore del ragazzo al suo fianco.
Il quadrante era coperto da un vetrino pieno di graffi, probabilmente provocati dalla dura sabbia del deserto californiano, e la superficie di ottone dell’orologio era ossidata in molti punti che apparivano come velature verdastre. Restava comunque un oggetto affascinante agli occhi di Frank.
Gerard osservò attentamente il quadrante per leggere l’ora sotto la coltre di graffi che rendeva il vetro quasi opaco. “E’ ora. Dobbiamo prepararci ad andare.” Annunciò semplicemente, alzandosi in piedi e voltandosi verso Frank, che lo guardava con occhi grandi, in attesa.
”Andiamo? Coraggio, dammi la mano!” disse allungandogli una mano guantata. Il più piccolo l’afferrò dopo un attimo di esitazione e scese dalle casse anche lui.
”Sai, Frank...” disse mentre iniziavano ad incamminarsi per raggiungere i compagni, che li stavano aspettando accanto alla macchina dall’altro lato dell’edificio, pronti per partire per quella che molto probabilmente sarebbe stata l’ultima gloriosa missione dei Killjoys “ A volte dobbiamo essere forti anche se non vorremmo. Sarebbe così bello rimanere per sempre bambini spensierati, mi sembra ieri quando lo eravamo ancora. Penso che sia anche bello potersi permettere di sentirsi ‘deboli’ ogni tanto, con la certezza che ci sarà sempre qualcuno al nostro fianco a proteggerci e coccolarci. Ma purtroppo in questo mondo non ci è concesso... Siamo costretti a crescere anche se non vogliamo... e diventare forti.”
”Ma quando sei immerso nelle tenebre...” disse Frank con un filo di voce, tanto che lui stesso si stupì che Gerard avesse udito le sue parole “...non puoi essere più forte.”
Avvertì la stretta della mano del più grande farsi più salda.
”Sì che puoi riuscirci, Frank!” esclamò entusiasticamente il rosso portandosi davanti a lui e chinandosi leggermente in avanti per fissare i suoi occhi smeraldo nei grandi occhi nocciola del moro. “Se il nostro destino decidesse che io non dovessi più essere qui al tuo fianco dovrai essere forte! E tu puoi riuscirci! Perchè tu hai la luce in fondo agli occhi! Anche nelle tenebre più buie voglio che ti  ricordi sempre che questa tua luce brillerà luminosa!”
Frank si specchiò in quei grandi occhi verdi così vicini. E non esitò un istante prima di circondargli il collo con le braccia, in modo da tirarselo vicino e far combaciare le proprie labbra piene con le sue, sottili e morbide, anche se un po’ screpolate per via della scarsità d’acqua e della costante esposizione al sole cocente del deserto.
Gerard rispose immediatamente al bacio, con foga, come se ne fosse assetato, come se non aspettasse altro. Infilò con forza le dita tra i capelli di Frank, tirandoli leggermente quando si impigliarono tra i nodi e facendogli anche un po’ male ad essere sinceri.
Eh no, quel ragazzo non era proprio fatto per fare le cose delicatamente, pensò nuovamente Frank tra sè e sè, e lui lo sapeva bene. Eccome se lo sapeva. Avrebbe quasi riso della cosa se le sue labbra non fossero state ancora impegnate a scivolare su quelle di Gerard, inumidite dal bacio.
”Ehi, piccioncini! Vi date una mossa o dobbiamo venirvi a scollare noi?”
Come rovinare un momento romantico: quel rompipalle di Mikey Way. E chi sennò?
Si staccarono, riluttanti, e si scambiarono un sorrisetto complice prima di voltarsi verso i due compagni, che li attendevano seduti sul cofano della macchina, sul quale campeggiava il gigantesco logo di un ragno dalle lunghe zampe.
”Arriviamo, stronzi!” ridacchiò Gerard “Certo che un po’ di rispetto per pomiciate altrui proprio no, eh Mik?”
”Oh, che volete, dobbiamo andare. E’ ora.” Bofonchiò il minore dei fratelli Way, puntando lo sguardo da un’altra parte, messo evidentemente a disagio dalla situazione.
”Guarda che se anche tardiamo la partenza di qualche secondo non è una tragedia.”
”Vorrei ricordarti che di solito le tue visite laringoscopiche alla trachea di Frank durano ben più di qualche secondo, fratellone.” gli fece notare Mikey dopo essersi schiarito rumorosamente la voce, continuando a guardare altrove.
”Non che la cosa mi dispiaccia, eh!” Puntualizzò Frank rivolgendo un sorrisone spudorato al minore dei fratelli Way. Sapeva bene quanto vedere lui e Gerard scambiarsi effusioni amorose lo mettesse in imbarazzo, quindi si divertiva sempre a punzecchiarlo.
Lo so bene, Frank.” Ribattè il biondo, stizzito, lanciandogli un’occhiata fulminante, gli occhi ridotti a due fessure.
”Uuuuh... Che c’è? Ti da fastidio, Mik? Sei geloso di tuo fratello?” lo incalzò il piccoletto.
”Frank!” gli sibilò Gerard, strattonandogli la mano e stringendo molto la presa. Ahia.
”Sì, mi da fastidio se ciò comporta una distrazione dalla nostra missione, Iero.”
”Missioni. Missioni. Missioni.
Pensi solo alle fottute missioni!
Se ti comporti così alla fine non sei poi così diverso da quei fottuti draculoidi, anche loro hanno in testa soltanto le missioni che devono compiere.
Alla fine se non siamo anche un po’ noi stessi cosa ci resta?
Oh, aspetta! Ma non so nemmeno se ce l’abbiano un cervello dentro la testa, quelli!”
”Piccolo bastardo! Ritira immediatamente ciò che hai detto!” s’infiammò Mikey,  scattando in piedi.
Gerard aumentò la stretta sulle dita di Frank  ormai stritolandogliele. Adesso faceva seriamente male.
Effettivamente, Frank se ne rese conto da solo, paragonare il suo amico a quelle creature prive di volontà, con i cervelli anestetizzati dalle pillole delle BL/ind era stato abbastanza pesante.
L’atmosfera stava diventando persino più incandescente della già calda aria del deserto.
Per fortuna ci pensò Ray a raffreddare i bollenti spiriti.
”Sù, sù. Calma ragazzi! Siamo tutti nervosi ed è comprensibile, ma conserviamo la rabbia per fare il culo ai draculoidi anzichè scannarci tra noi!” esclamò, ponendosi con decisione in mezzo tra i litiganti per tenerli lontani prima che giungessero alle mani. “Già siamo in quattro, se poi litighiamo tra noi, facciamo solamente il loro gioco. Evitiamo di dargli pure questa soddisfazione.”
Si ritrovarono tutti a guardarlo, improvvisamente ammutoliti.
Fu Gerard ha rompere il silenzio: “Grande, Ray! A volte mi chiedo proprio come faremmo senza di te!”
”Eh, sareste nella merda più totale, dementi!” disse Ray, con un gigantesco sorriso che lasciava trasparire tutta la sua soddisfazione per aver sedato l’ennesimo litigio.
”Andiamo, ora? Grace ci aspetta.”
”Ma certo!” esclamò Gerard mollando istantaneamente la mano di Frank e correndo verso la macchina “La mia bimba la guido io però. E non ammetto repliche!”
Frank si sentì un tantino offeso per essere stato appena rimpiazzato con una macchina – perchè, oh, per quanto bella era pur sempre soltanto una macchina -  ma subito dopo Gerard si rivolse direttamente a lui, sorridendo raggiante “Vieni a sederti accanto a me?”
Frank pensò che era persino più bello del sole che stava tramontando alle sue spalle, ma preferì tenere per sè i propri pensieri e si limitò a rispondere al suo sorriso. A volte c’è anche bisogno di custodire qualche sensazione nell’intimo del proprio cuore, come un piccolo gioiello prezioso in una scatolina portagioie.
”Naaah. Stavolta lascio a Mikey il posto d’onore, per farmi perdonare.” Rispose prendendo posto sui sedili posteriori dell’auto, accanto a Ray che si era già seduto e stava controllando che la propria pistola fosse a posto.
Aaaah... Cosa non si fa per gli amici, persino rinunciare al sedile anteriore dell’auto!
“Contento, Mik?” domandò ammiccandogli.
”Umpf. Non dovevi.” Mugugnò lo spilungone fingendo indifferenza, ma a Frank non sfuggì il suo sorriso a stento trattenuto, mentre si appropriava del posto accanto al guidatore.
Il motore si accese con un rombo e la macchina partì sgommando e sollevando una nube di sabbia rossastra tutto intorno.
Le mani guantate di Gerard reggevano saldamente il volante mentre il veicolo sfrecciava rapido per il deserto, diretto verso Battery City.
Frank si voltò, mettendosi in ginocchio sui sedili posteriori per guardare dal lunotto posteriore il loro ultimo rifugio che si faceva sempre più lontano.
E si ritrovò a pensare che gli sarebbe piaciuto tornare lì quella sera. E passare la notte accanto a Gerard, abbandonandosi alle sue carezze, sentendosi avvolgere dal calore del suo corpo, lasciandosi cullare dalle parole sussurrate dalla sua voce fino a scivolare dolcemente nel sonno.
Gli sarebbe piaciuto perchè, sì, a volte per quanto forti possiamo sentirci o il mondo ci costringa ad esserlo, abbiamo sempre bisogno di avere qualcuno al nostro fianco con cui poterci sentire deboli senza timore.
Ed i suoi occhi brillarono a quel pensiero, perchè Frank lo sapeva.
Sapeva che qualsiasi destino li avesse attesi, Gerard sarebbe sempre stato accanto a lui.
A sostenerlo nonostante tutte le sue debolezze.

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Eccomi di nuovo qui!
E, sì, questa cosa è abbastanza da diabete, ma forse è a causa di tutta la malinconica dolcezza che sento trasudare da questa meravigliosa canzone.
Perchè fin dalla prima volta in cui l’ho ascoltata mi sono immaginata questa scena, con Gerard/Party Poison che canta le consolanti parole della canzone ad un Frank/Fun Ghoul preoccupato e spaventato per il futuro dei Killjoys, per il loro futuro.
E, boh, anche se sono una che nella vita reale ha sempre fatto quella che odia le cose romantiche o troppo sdolcinate - e che quando va al cinema se deve scegliere tra una commedia amorosa ed un ignorante film d’azione sparatutto, sceglierà sempre lo sparatutto senza esitazioni – la verità è che “I’M AN HOPELESS ROMANTIC!!!” >w< *le rispondono i coretti* “YOU’RE JUST HOPELESS!!!”
Vabbè, comunque, come dice questa splendida canzone dei Bouncing Souls, sono una romantica senza speranza e ho bisogno di tirare fuori anche questa cosa ogni tanto...
E credo che questo sia uno dei possibili risultati.
Spero vi sia piaciuto, perchè mi sono molto affezionata a questa OS, forse anche tanto per via della canzone che l’ha ispirata e di ciò che significa essa per me e del fatto che nonostante siano passati già quasi due mesi da quando è uscita, mi faccia ancora emozionare moltissimo, tanto da farmi inumidire gli occhi. Come sempre grazie infinite ai My Chemical Romance, perchè sono come una medicina per il mio animo scompigliato.
Quindi, mi farebbe tanto piacere sapere il vostro parere in una piccola recensione, mi basterebbero anche un ‘mi è piacuta’ o un ‘mi fa schifo, datti all’ippica’, ecco! :°D
Vi ringrazio infinitamente se mi state ancora seguendo e se avete la pazienza di leggere i pezzetti dell’anima incasinata di questa povera pazza. ^^
Keep running!

xoxo

   
 
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