Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: drummatic    03/02/2013    6 recensioni
Agnes, Zayn, Ginger, Em e Laurence, cinque sconosciuti, chi parte per non tornare, chi parte perchè ha dei sogni da realizzare, chi torna a casa e chi invece non vorrebbe mai lasciare la propria, neanche per una sola estate.
~
© non copiate. 
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



This colud be paradise.

Prologo.

 


Columbia, Tennessee, Stati Uniti 
"Perchè ti ostini a non capirlo?" urlò Agnes, a suo padre, puntando i piedi sull'uscio di casa e guardandolo con aria triste. 
"Agnes, non fare scenate, sali in macchina, ne abbiamo già parlato.."
"No papà, tu ne hai parlato, e sai benissimo che io non sono d'accordo." 
"Il Canada sarà una scelta migliore, per tutti, ora, sali in macchina, altrimenti faremo tardi."
"Il Canada è una scelta migliore solo per te! Io qui ho tutti i miei amici, non posso e soprattutto non voglio andarmene!"
"E invece ce ne andremo, sbrigati." rispose il padre, visibilmente arrabbiato, serrando la mascella.
Agnes, nata nel Tennessee, cresciuta in campagna dai suoi nonni per via delle sfortune che avevano caratterizzato la sua vita, ora, come se non fossero bastate quelle sventure, era anche costretta a trasferirsi in Canada, per iniziare una "nuova vita", a detta di suo padre, ma il fatto era che uno spirito libero come lei non poteva assolutamente concepire l'idea di starsene rintanata in un appartamento nel centro di Toronto, circondata da suoni che non fossero il vento che soffiava sui campi di grano o gli zoccoli del suo cavallo che battevano sul terriccio umido della scuderia. 
Aveva provato a parlare con suo padre, cercando di convincerlo a farla restare lì, dove, non solo aveva degli amici, ma una vita felice. 
Ed il problema era questo, perchè lei, Agnes Butler era convinta che nell'umido e freddo Canada, precisamente nella nebbiosa Toronto non sarebbe riuscita a ricostruirsi una vita. 
Sbuffando afferrò con forza il trolley e, con una voglia di vivere pari a zero, lo trascinò senza alcuna compostezza, fino all'auto di suo padre. 
Si sedette e, con le cuffiette nelle orecchie iniziò a contemplare quel magnifico paesaggio che le scorreva sotto gli occhi e che per molto tempo non avrebbe più visto, più che certa che a Toronto non ci sarebbero stati spazi aperti e soleggiati dove passare i pomeriggi o dove, semplicemente, potersi rilassare. 



Islamabad, Pakistan
Il ragazzo, più arrabbiato che mai, chiuse violentemente la porta della sua stanza.
Era furioso, e quella vita, in quel paese con tradizioni così rigorose, davvero non riusciva più a sostenerla.
Voleva costruirsi il suo futuro, voleva studiare architettura e magari trovarsi un bel lavoretto ma lì, nel povero Pakistan, del quale nessuno si interessava se non per i rifornimenti di petrolio, non c'era posto per uno come lui.
Gli piaceva dire che il suo paese fosse un po' come il Titanic, a bordo c'erano sia persone ricche, con ogni tipo di lusso, sia persone povere che non avevano nulla se non l'amore della propria famiglia. Ecco, Zayn Malik faceva parte di una categoria che in Pakistan non era molto ben accetta, i sognatori.
I sognatori erano quelli che, come lui, desideravano un futuro diverso da quello che le famiglie imponevano ai propri figli. 
"Zayn Jawaad Malik," trillò la madre con voce stridula ma arrabbiata, posizionandosi esattamente dietro la porta della camera del figlio "io e tuo padre ti abbiamo ripetuto più di una volta che il tuo futuro è uno solo: lavorare nel negozio di famiglia, senza troppe storie, sia io che lui siamo stanchi di vederti sempre arrabbiato, e non sei di certo un bell'esempio per le tue sorelle: non mettere loro in testa dei sogni che non possono realizzarsi!"
Credeva davvero che con quelle parole il figlio si sarebbe calmato, furioso com'era?
"Senti, mamma" Zayn strinse i pugni, dieci volte più arrabbiato di prima "tutti i sogni possono realizzarsi se solo uno lo vuole, e lo sai benissimo anche tu, solo perchè la tua famiglia non ti ha permesso di inseguire i tuoi, non negarlo anche a me, te lo chiedo per favore."
"La mia famiglia non mi ha costretta a far niente," replicò la donna "sono io che ho scelto per me, e ho scelto la cosa migliore."
"Ah, va bene allora cara mamma" Zayn pronunciò quelle parole con tono sprezzante "sai che ti dico? Io me ne vado, ne ho le tasche piene di te, di papà e...di tutto!"
"Zayn tu...non puoi!" rispose lei, con voce poco ferma, afferrando con la mano alla maniglia della porta e abbassandola. 
Peccato, Zayn si era letteralmente serrato in camera. 
"Oh si che posso mamma, sono diciotto anni che ho da parte un po’ di denaro, basterà.”
Detto questo prese una valigia ed iniziò a gettare alla rinfusa qualsiasi maglietta o pantalone gli passasse sotto le mani. 
Per quanto potesse sembrare egocentrico e pieno di sè aveva voglia di studiare, apprendere nuove nozioni, o almeno, prendersi un diploma. 
Finì velocemente di riempire la valigia, si infilò la giacca di pelle e aprì violentemente la porta, travolgendo quasi sua madre avviandosi  verso la porta d'ingresso. 
Salutò con un piccolo sorriso le sue sorelline che giocavano in salotto, per poi rivolgere uno sguardo a sua madre: "Puoi anche dire a mio padre che non tornerò per cena...auguro le più grandi fortune, sia a voi, che al vostro kebab." detto questo, uscì dalla porta e sparì. 



Barcellona, Spagna 
"Forse dire che sono eccitatissima è dire poco: ci pensi Dolores? Tornerò in Germania, finalmente." urlò la ragazza, spostandosi una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio.
L’amica si limitò a sorriderle, un po’ dispiaciuta nel doverla lasciare e non poter andare con lei.
“Su, non fare quella faccia..” le rispose lei, notando lo sguardo triste di Dolores “ti prometto che verrò presto a trovarti..o magari verrai tu!”
“Non so se mia madre ne sarà contenta…”
“Suvvia! Non ti lascia vivere in Germania ma non è detto che non ti lasci venire per una o due settimane, giusto per farti conoscere i miei amici di là.”
“G-grazie, poi vedremo” rispose Dolores, abbracciando l’amica “ora vai, altrimenti perderai l’aereo!” continuò.
“Si,” rispose Ginger dandole un bacio sulla guancia, “sono stati sei mesi meravigliosi, ciao Dol!”, e, dopo aver salutato per l’ennesima volta l’amica si diresse verso il check in, estraendo la carta d’imbarco.


                                                                                                  
Liverpool, Inghilterra
“Tranquilla Meg, sto chiudendo la valigia che tra due ore ho l’aereo, si, ho preso tutto, si, tranquilla.”
Em sospirò, era l’ennesima volta che la sorella, con calma, le ricordava di prendere tutto perché dalla California nessuno avrebbe fatto un altro viaggio per riportare ad Em quello che si sarebbe dimenticata.
“E’ che sei così sbadata…e ti conosco, sorella, so che probabilmente avrai dimenticato il caricatore del cellulare, come sempre.” Em si guardò attorno, notando il caricatore attaccato alla presa affianco al comodino: sua sorella aveva ragione, se lo sarebbe dimenticato, se non fosse stato per lei. Con un sorriso divertito lo prese e lo infilò in una delle tante tasche della borsa.
“Ehi Em, ci sei?” domandò Meg dall’altro capo del telefono.
“Oh si si, ci sono” rispose Em.
“Ora però devo proprio chiudere sorellina, ci vediamo fra…dodici ore, fa buon viaggio”.
“Si, ti chiamo quando arrivo, ciao.”
Em, con un sospiro di sollievo chiuse la telefonata.
Sua sorella, quando ci si metteva, sapeva essere davvero pesante, però doveva ammettere che negli anni precedenti, grazie alla sua parlantina e alla sua straordinaria capacità di inventarsi bugie le aveva parato il culo più e più volte, e le era grata per questo.
Adorava sua sorella, l’aveva sempre stimata e la considerava come un modello da seguire, un esempio, qualcuno da imitare. Infatti in pochi anni si era costruita una famiglia, aveva una bella casa a Los Angeles, un marito che la amava, un ottimo lavoro e magari, a breve, anche un figlio da crescere. Trasferirsi in California voleva dire lasciare i proprio genitori a Liverpool e lasciare quelle poche amiche che aveva qui, certo, le dispiaceva, ma aveva capito che i suoi sogni non sarebbero di certo potuti essere grandiosi, come sarebbero stati nell’immensa e selvaggia America.
Così, quando aveva raccontato alla sorella l’idea di trasferirsi a casa sua lei era stata più che contenta, non avrebbe recato alcun fastidio, né a lei né al marito e, se l’avesse fatto, sarebbe potuta andare a stare nella dependance che non vedeva l’ora di essere occupata.
 


Parigi, Francia
“Non ci voglio andare in quella casa di merda, in quel paese di merda, in quello stato di merda!”
“Laurence non usare queste parole, neanche in inglese” la madre riprese la ragazza che, frustrata aveva preso a parlare in inglese, certa che la madre non l’avrebbe capita.
“Scusa mamma è che…non voglio andare da papà…lì, non mi sento a mio agio, ecco” rispose Laurence, questa volta in francese.
“Dai, starai lì solo per l’estate, fallo per lui, è da parecchio tempo che mi chiede di mandarti ad Holmes Chapel a trovarlo, gli ho sempre detto che eri troppo piccola per intraprendere un viaggio da sola ma..ora che hai diciotto anni puoi benissimo andare, e lui continua a chiedere, non so più che scusa inventare…” disse la madre tutto d’un fiato. Laurence guardò a terra, con aria triste.
“Dai…ti divertirai ad Holmes Chapel.” riprovò la madre, convinta che quell’affermazione le avrebbe fatto aumentare un po’ il morale.
“certo..dopotutto Holmes Chapel, un paese minuscolo e sconosciuto nella grande Inghilterra, con si e no cinquemila abitanti, e niente e nessuno con cui passare il tempo…certo, mi divertirò tantissimo mamma!”
La madre la afferrò per un braccio, strattonandola leggermente. Una cosa che da sempre aveva spaventato Laurence era la potenza fisica di sua madre, fatto che sembrava quasi impossibile, essendo lei una donna esile.
“Senti, mettiamola così, resta lì almeno un mese, se  proprio ti annoi potrai tornare a casa, mentre se stai bene, resta pure tutta l’estate.”
Laurence sorrise beffarda, come sempre era riuscita a raggiungere un compromesso e, sicuramente, avrebbe chiamato la madre esattamente trenta giorni dopo per farsi venire a prendere in quel paesino dimenticato, pieno di persone inutili. 

~

Ciaooo a tutte. 
ecco la mia ennesima storia, evvai (?) no,occhei, perchè io sono felice e spero lo siate anche voi lol.
coooomunque, non so se l'avete capito ma i ragazzi non si conoscono fra di loro e saranno come..diverse storie separate.
Ho preso spunto da "Revolution" di Egg__s anche se poi, come vedrete, non avrà quasi niente di simile perchè, oltre al fatto che harry,niall,zayn,liam e louis avranno ognuno una fidanzata, proprio come in 'revolution' per il resto sarà completamente diversa.

SE SIETE ARRIVATI FIN QUI, PERCHE' NON LASCIATE UNA RECENSIONE? c: 
un bacio,
#ehishrader

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: drummatic