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Autore: 17BLACKHarry    03/02/2013    0 recensioni
Una ragazza va a Londra, per assistere ad un concerto e succederà qualcosa di fuori dal comune.
In realtà lo ha scritto la mia migliore amica, ma dato che lei non ha EFP, gliel'ho pubblicato io :)
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina mi svegliai prestissimo. 
Era una giornata veramente importante per me. 
Sei mesi prima, i miei genitori mi fecero, per il mio sedicesimo compleanno, uno dei regali più belli che potessi mai desiderare: mi avevano fatto contenta in una volta sola. 
Avremmo fatto una vacanza di circa quattro giorni a Londra, durante la quale mia madre mi avrebbe portata al concerto dei miei idoli. 
Non ci potevo ancora credere, avrei veramente visto e sentito quelle 5 meravigliose voci? 
Era tutto così surreale. A completare l’opera (non so ancora come ci riuscì) mio padre trovò i biglietti in prima fila. Sarebbe stata la notte più magica della mia vita, ne ero certa.
Dovevo andare in giro quella mattina con i miei genitori e mio fratello. Saremmo andati al British Museum e poi a girare la Londra commerciale.
Andai con mio fratello da Republic e mi aiutò a prendere un paio di robe e poi ci avviammo al negozio di maglie da calcio.
Tornammo in albergo e, dopo una decina di minuti, i maschi uscirono per andare a vedere Chelsea-Arsenal. 
Come io non potevo più aspettare per il concerto, mio fratello non stava più nella pelle per quella partita. 
Io e mamma avevamo fame e le proposi di andare da Nando’s. Lei accettò molto entusiasta, quindi ci avviammo al ristorante. 
Eravamo nella hall dell’albergo e io stavo guardando le notifiche di facebook al cellulare.
“Guarda dove vai, rischi di inciampare!”-Disse mia mamma in preda all’ansia.
“Tranquilla! So dove metto i piedi!”-Dissi sicura di me.
Detto fatto! Inciampai nel tappeto ed andai a sbattere contro un carrello in movimento pieno di valigie. 
Per fortuna, avevo un bagaglio di equilibrio (?) alle spalle abbastanza notevole, giacché facevo ginnastica artistica da quando avevo sei anni. 
Perciò, mi limitai ad urtare il carrello e a chiedere scusa. Mi girai per curiosità e notai delle converse bianche linde. Non so perché, ma mi ricordavano fortemente il mio grande amore. 
Ovvio, li amavo tutti, ma Hazza mi provocava qualcosa dentro d’indescrivibile. Se lui rideva, io ridevo, anche sapendo che non ero io la sua felicità. 
Se lui piangeva, io piangevo, sperando un giorno di poterlo abbracciare e dirgli “È tutto apposto”, anche se a lui non sarebbe fregato se ci fossi stata io o qualcun’altra. 
Era il mio chiodo fisso nella mente: la ragione del mio sorriso, delle mie lacrime e delle mie sclerate. 
Lo amavo.
Arrivate, ci mettemmo in fila, ma io ero talmente in preda all’eccitazione di poter incontrare Niall, che mi dimenticai totalmente della fame, così mi limitai a delle patate.
Ci sedemmo ed io avevo lo sguardo puntato come una sentinella sulla porta, sperando che almeno UNO di loro entrasse, ma niente.
“Dai, non fasciarti la testa! Hai uno sguardo da assassina, rilassati un po’!”
Così dicendo iniziò a cantare “Relax, take it easy” di Mika. A quel punto volevo sprofondare sotto il tavolo per l’imbarazzo, ma per fortuna aveva finito, così potevamo andarcene. 
Ci alzammo e ci dirigemmo verso la porta e detti un’ultima sbirciata in tutto il locale e vidi quei riccioli, quegli inconfondibili ricci. 
Lo avevo a un metro di distanza e l’unica cosa che riuscivo a fare era starmene lì impalata come uno stoccafisso a fissarlo.
Mia mamma mi diede una spintarella, così riuscii a sbloccarmi ed avvicinarmi.
Lui mi aveva notato, così mi venne incontro.
“Ciao! Tutto a posto?”-Disse sfoggiando uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
“Ehm… forse! Non lo so… è tutto così… così… FUORI DAL MONDO!”-Esclamai.
“Sshh!! Sono un po’ in incognito!”
“S-scusa! Non v-volevo!”-Tremavo tutta dall’agitazione e per sbaglio parlai in italiano.
“Ah, ma sei italiana! Tranquilla!”-Disse facendomi l’occhiolino. “Beh sei una directioner, da quello che ho capito!”
“E cosa te lo fa pensare?!”-Dissi ironicamente. 
Si mise a ridere: il mio battito si fermò. Quella risata mi riempì il cuore. Stavo per svenire!
“Vieni al concerto stasera? Dove sei?”
“Sì, vengo sono proprio in prima fila!”
“Beh, cavolo che fortuna!”
Mi stava fissando dritto negli occhi, uno sguardo così intenso che era da capogiro.
“Ti posso chiedere una cosa?”-Dissi con un’aria un po’ intimorita.
“Guarda che non mordo! Comunque, vuoi un autografo? Una foto?”-Disse scherzosamente.
“No, vorrei un abbraccio!”-Dissi con le lacrime agli occhi. 
Quella domanda lo colpì molto: evidentemente, molte prima di tutto volevano una foto, in poche volevano abbracciarlo prima di chiedergli il resto.
“Certo!”-Disse dolcemente. 
Spalancò e mi accolse fra di sé. Le sue braccia possenti e le sue mani grandi mi stringevano verso di lui, in uno degli abbracci più belli della mia vita. 
Sentii una scarica di brividi e le lacrime uscirono spontaneamente.
“Scusami tanto! Devo andare alle prove!”
“Ancora un secondo…!”
“Sei troppo tenera! Comunque ci vediamo sta sera!”-Disse asciugandomi le lacrime.
Ero persa tra le nuvole e per riscendere sulla terra mi ci volle molto, ma MOLTO tempo.
Mi preparai velocemente e presi il cartellone che avevo fatto con la mia migliore amica. Purtroppo, non potetti fare questa esperienza con lei. 
Mi disse, però, di consegnare una lettera con una sua foto a Niall, il suo grande amore, se l’avessi incontrato.
Presi la macchina fotografica per ricordare al meglio quella serata.
Entrata, iniziai a scattare foto a destra e a manca. Dopo una decina di minuta iniziò il conto alla rovescia.
“3… 2… 1…!”-Pensai e iniziai ad urlare e la mia voce si mischiò col resto dell’arena.
Loro entrarono, belli come sempre, e vederli da così vicino mi pareva impossibile.
Iniziarono a cantare e come al solito, le emozioni non vennero meno. Harry mi notò e mi salutò: a me parve un sogno. Notai che mi guardava molto spesso e che si metteva a sorridere. 
Notai anche che le ragazze che avevo intorno mi guardavano in malo modo, quasi invidioso. Beh erano comprensibili… anch’io avrei reagito così!
Harry si avvicinò alla mia parte del palco e riuscì a farmi capire di fermarmi dopo il concerto e aspettare che tutta l’arena fosse sgombra.
 
POV HARRY.
“Cavolo… mi ha proprio colpito!”-Iniziai a pensare a quella ragazza. “Aspetta ma come si chiama? Certo che sono un babbo forte…”.
Entrò Niall nel mio camerino e mi saltò addosso.
“Hey Hazza! Sei stato grande sta sera!”
“Mai quanto te, Nialler!”
“Aww! Ma questa dolcezza? Sai che sei strano? È tutta la sera che hai una strana luce negli occhi…”-Cercava di insinuare qualcosa.
“Beh… Ehm… Ecco…!”
“Non iniziare a fare: penso che… probabilmente… ehm…! Dai, arriva al sodo!”
“Allora… ho incontrato da Nando’s…”-Niall mi interruppe.
“È perfetta, perché mangia lì, ma sei sicuro che non sia troppo vecchia?”-Disse ironicamente.
“No! Avrà sedici anni!”
“Allora, mi sta bene!”
“Dai fammi finire!”-Dissi ridendo. “È una nostra grande fan e, al contrario di molte altre, mi ha chiesto di abbracciarla e basta!”
“Che tenera! Dai, descrivimela un po’!”
“Ha una quindicina di centimetri in meno di me, è bionda e due occhi pazzeschi! Verdi scuro misto marroni: quando l’ho guardata, ho visto la sincerità trasparire da essi. 
Quando poi lo stretta tra le mie braccia, boh, mi sono sentito così bene!”
“Sei cotto! Sei cotto!”-Disse ridendo.
“Dai, non fare lo scemo, piuttosto accompagnami da lei!”
 
POV. Protagonista.
“Ma dove diamine è? Sto per sclerare!”-Iniziai a tormentarmi in preda alle domande.
“Marghe, eccolo là! Vi lascio soli e poi andiamo in albergo, ok?”
“Certo, mamma! Grazie ancora!”.
Se ne andò e iniziai ad agitarmi davvero: lo vidi avvicinarsi e dietro vidi Niall, entrambi con un grande sorriso.
“C-ciao!!”-Sembravo Saetta McQueen (?).
“Ciao…”-Cercava di farmi capire che voleva sapere il mio nome.
“Sì, oggi non mi sono presentata… Mi chiamo Margherita!”
“Ah, l’italia…”-Disse sognante Horan. “Il paese della pizza!”
Iniziò a ridere e da lì partì una risata generale, che aveva attirato gli altri tre, i quali arrivarono di corsa. A stento riuscivo a tenermi in piedi. 
Harry mi presentò agli altri e gli abbracciai tutti. Ero al settimo cielo e mi venne da piangere, ma cercai di trattenermi. 
Mi ricordai di consegnare quella cosa a Niall (per fortuna, se no mi avrebbe uccisa).
La prese e se ne andò insieme agli altri a leggerla, così io ed Hazza rimanemmo da soli. Cadde il silenzio imbarazzante in mezzo a noi due. Si ruppe grazie a lui.
“Ti è piaciuto il concerto?”
“Se mi è piaciuto? Bella domanda… è così difficile da spiegare. Non mi è semplicemente piaciuto… a te piace cantare, no? Se no, non faresti questo mestiere, giusto? 
Beh, quello che tu e gli altri provate nel cantare, lo trasmettete a noi e proviamo le vostre stesse emozioni.”
Dissi tutto questo guardandolo negli occhi e notai che diventarono lucidi.
“Wow…”-Era rimasto un po’ spiazzato: non credo si aspettasse una risposta così.
“Senti…”-Mi avvicinò a lui. 
Il mio cuore stava battendo talmente tanto, che rischiava di saltarmi fuori dal petto.
“Sì…?”-Dissi con un sorriso a 32 denti.
“Ti sembrerò sfacciato, ma… ti va di scambiarci i numeri di telefono?”-Disse sorridendo.
“Ok, è un sogno, dai Marghe svegliati!!”-Pensai in preda all’agitazione.
“Certo… aspetta… ah, sì! Allora *****48901!”
“Perfetto! Notte!”-Disse stampandomi un bacio sulla guancia.
Tornai in albergo con lo sguardo perso nel vuoto ed occhi sognanti. Mi buttai a capofitto sul letto. Ancora incredula per la serata, mi addormentai a fatica, ma completamente felice.
Il giorno dopo mi svegliai e mi feci una doccia. Aspettavo con ansia l’ipotetico messaggio di Hazza, sapendo anche che io non ero il suo pensiero primario.
Scesi con la mia famiglia a far colazione: c’era il self-service e presi una tazza di latte con dei cereali. Prendemmo un tavolo e ci sedemmo. Sentii qualcosa vibrare, ma non ci feci caso.
“Marghe guarda che è il tuo cellulare!”-Mi avvisò mio fratello.
“COME IL MIO?”-Dissi come un’assatanata.
“Sì, però calmati eh!”-Replicò spaventato.
Lo aprii e lessi il messaggio sussurrando.
 
*Ciao, piccola, come va? Ti va di vederci oggi pomeriggio, tipo verso le 4? 
Mi farebbe molto piacere! Se sì, vieni ad Hyde Park, ai Kensington Garden, più precisamente alla statua di Peter Pan! :) xx H*
 
 
“Mi ha chiamato piccola??”-Iniziai a pensare con aria sognante.
“Dov’è che devi andare quest’oggi pomeriggio? E chi è sto tizio che si permette di chiamare mia sorella “piccola”?”-Disse facendo il geloso.
“Harry Styles è il “tizio”! Mamma: mi ha chiesto di incontrarlo ad Hyde Park, alla statua di Peter Pan questo pomeriggio alle 4, posso vero?”-Dissi con un’espressione da cucciolo bastonato.
“Non lo so… Abbiamo impegni più tardi?”-Rivolgendosi a mio padre.
“No per quell’ora ci saremmo divisi e ognuno per la propria strada, quindi direi che va bene!”
Stavo per saltare in piedi a ballare la conga, ma mi limitai ad un sorriso da ebete.
“Però…”-Disse mio padre.
Il mio cuore si fermò… “‘Però?’ COSA??” pensai agitandomi.
“Tuo fratello ti accompagna!”
“Ma no, papi!”-Dissi supplicandolo.
“Sì, ti accompagno! Alle 4 giusto?”
“Sì…”-Dissi semidisperata.
La mattina andammo al museo di Madame Tussauds: le statue di cera erano così belle e realistiche; adoravo quel posto!
Andammo a pranzo e poi andammo al London Eye per fare un giro. Scesi, tornammo in albergo così da potermi preparare. Mi vestii e mi truccai come al mio solito, cioè molto casual.
Finito, ci incamminammo.
“Sei emozionata, eh?”
“E tu geloso, eh?”-Dissi ironicamente.
“Beh… un pochino! Del resto sei la mia sorellina!”.
“Aww! Ti voglio bene!”-Ci abbracciammo, mentre camminavamo, di conseguenza sembravamo degli spastici.
Arrivammo con una 10 di minuti in anticipo, quindi ci mettemmo chiacchierare seduti su una panchina. 
A un certo punto lo vidi avvicinarsi con quel suo sorriso spettacolare, ma era un po’ strano.
“Hey Marghe!”-Mi urlò avvicinandosi.
“Vabbè, io ti lascio! A dopo!”-Disse mio fratello stampandomi un bacio sulla guancia e allontanandosi.
“Chi era?”-Disse un po’ distaccato.
“Non dirmi che hai pensato che lui è il mio ragazzo o robe simili, ti prego…!”-A quel puntò sbiancò e iniziò a scuotere la testa.
“Lui è mio fratello! Non hai visto la somiglianza?”-Dissi scherzando.
“In realtà no, ecco perché l’ho pensato!”-Rispose ridendo.
“Cambiando discorso… che facciamo?”-Dissi con un gran sorriso.
“Lo vedrai.”
Mi afferrò il polso e mi portò in un posto sotto un gigantesco albero: aveva apparecchiato per un pic-nic.
“Che cosa dolce!”-Dissi sedendomi.
“Spero ti piaccia: abbiamo cucinato io e Lou!”
“Vi siete divertiti tanto, vero?”-Dissi addentando un tramezzino.
“Direi di sì… abbiamo combinato un disastro: è già tanto che non si sia incendiato qualcosa!”-Disse facendo una di quelle risate che mi facevano stare bene.
“Sei troppo tenera quando arrossisci…”-Disse guardandomi fisso negli occhi.
“O mamma mia! Quante volte sarò arrossita da quando lo avevo incontrato? Avrò fatto un sacco di figure del cavolo!”
Continuammo a parlare di tutto e di più, per conoscerci meglio. Cavolo, stavo benissimo con lui: mi sembrava di conoscerlo da una vita!
Finito, ci alzammo e iniziammo a giocare un po’ a pallavolo e poi a calcio. Grazie a mio fratello, sapevo almeno gli elementi base di quello sport, così da non fare la figura dell’inesperta.
Iniziammo a giocare come facevano due bambini, facendoci i dispetti, ma quelli teneri. 
Magari stavo per fare goal nella sua porta e allora mi prendeva di peso e mi spostava, oppure iniziava a farmi il solletico.
Stanchi, ci sedemmo di fianco all’albero. Iniziava a fare abbastanza freddo e io sentivo i brividi.
“Hai freddo? Aspetta: ho pensato anche a quello!”
Così dicendo si alzò e andò a prendere una coperta. Si risedette di fianco a me e la stese sopra noi due. Iniziammo a parlare come se ci conoscevamo da una vita. 
Ci raccontavamo ogni singolo particolare della nostra vita. Continuava a farmi domande su domande, per cercare di conoscermi sempre più a fondo. 
Quando parlava, lo guardavo fisso negli occhi: aveva uno sguardo intenso e quel colore… Da perderci ore per capire tutte le sfumature di quel verde!
Ero lì che l’osservavo, come assorta, quasi da non capire più che stava dicendo.
“E quella tua amica? Sai, quella che ha “dato” la letterina a Niall, come si chiama?”
Non so perché, ma provai un pizzico di gelosia.
“Ehm, Marta…”
“Tutto a posto?”-Chiese girandomi il viso verso di lui.
Ci fissammo dritti negli occhi per due secondi, che mi parvero l’eternità. 
Il mio respiro accelerava, secondo quanto andasse veloce il battito del mio cuore. Le distanze si accorciarono fino a che le sue soffici labbra si appoggiarono sulle mie. 
Sentii dei brividi percorrermi dai piedi, su fino alla schiena. Una delle più belle sensazioni che potessi mai provare. 
Sentii la sua mano prendermi il viso per tenermi più vicino e mi venne spontaneo mettergli la mia sul collo.
“Il mio primo bacio, non è possibile… è un sogno o cosa? Beh, se lo è, non voglio svegliarmi.”
E così feci.
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