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Autore: Mrs C    04/02/2013    11 recensioni
- Sei un fottuto idiota!
- John...
- John un cazzo! Mi hai fatto morire di paura! Voglio ucciderti!
- John, stai esagerando...
- Non dirmi che sto esagerando! Porca puttana, Sherlock, ho visto la tua testa spappolata sul cemento già una volta, non voglio ripetere l'esperienza! Davvero, io... esco. Ho bisogno di aria. Andrò al bar con Greg. Per favore... non scrivermi.
[Quinta oneshot della serie Ovunque tu vada, non rimanere bloccato]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ovunque tu vada, non rimanere bloccato'
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Ora ha tutto un altro sapore Ora, ha tutto un altro sapore









- Sei un fottuto idiota!
- John...
- John un cazzo! Mi hai fatto morire di paura! Voglio ucciderti!
- John, stai esagerando...
- Non dirmi che sto esagerando! Porca puttana, Sherlock, ho visto la tua testa spappolata sul cemento già una volta, non voglio ripetere l'esperienza! Davvero, io... esco. Ho bisogno di aria. Andrò al bar con Greg. Per favore... non scrivermi.
Chiudi la porta del 221b con un scatto violento. Mrs Hudson si affaccia per chiedere che cosa non va, solo che questa volta lo sa benissimo e si limita a sorridere. Tu non la omaggi di una risposta, e il vento gelido dell'inverno ti tira uno schiaffo sul viso tanto forte da toglierti il respiro dai polmoni.
Greg è già al solito pub, ma tu non sei troppo sicuro di volerci andare, anche se hai bisogno di farti una birra e di non pensare a quello che è accaduto.
Stupido Sherlock, stupido stupido. E stupido tu. Hai pensato che dopo il suo ritorno le sue manie di mettersi nei guai sarebbero cambiate? Stupido. È colpa tua che ti sei illuso.
Sherlock non cambierà mai. Non è cambiato prima, non è cambiato dopo e non cambierà adesso, prima te ne farai una ragione e meglio sarà.
- John? Sono qui, John!
Appena entri nel locale - carino, poco frequentato, una zona tranquilla che apprezzi da quando la conosci - Greg alza una mano in tua direzione, e ti accenni un sorriso.
L'Ispettore sta seduto su un divanetto insieme a Donovan e Anderson, che ti degnano a malapena di un'occhiata. Non sai se per disgusto nei tuoi riguardi o per paura di beccarsi un altro pugno come l'ultima volta. Per quanto te ne importi veramente poco, sono scossi forse quanto te.
Ben fatto, almeno sanno cosa vuol dire rischiare di finire all'obitorio, una volta ogni tanto.
- Come sta?
La verità è che Greg sa bene che cosa passa per la tua testa, e la domanda implicita dietro quella che ti ha rivolto, è tutt'altra: va tutto bene con lui?
E cosa dovresti dire? Optare per la risposta politically correct oppure per la cruda, semplice e genuina verità? O una via di mezzo?
- Come dovrebbe stare, Greg. Com'è giusto che stia.
Alla fine, opti per la seconda. Greg lo apprezza, fa un cenno con il capo e finisce la sua birra in silenzio.
Nella tasca interna della giacca, il tuo cellulare vibra: lo ignori.
- Sai cosa penso, John. È una testa di cazzo da quando lo conosco...
Alzi una mano. La cameriera si avvicina, e ti sorride. È carina, minuta. Ha gli occhi verdi e i capelli biondi, con qualche ciocca più scura. Ti chiede cosa può fare per te, e tu sei davvero troppo intelligente per non accorgerti che ci sta spudoratamente provando.
- Un Jack Daniel's, con ghiaccio.
Ammicca, la cameriera. Se la tua testa e il tuo cuore non fossero impegnati con quello lì ci avresti fatto un pensierino.
- Nient'altro?
Ma, sfortunatamente per te, lo sei. Le lanci un'occhiata fredda, sospiri.
- No.
La ragazza fa una smorfia. Non sembra contenta, ma non aggiunge altro; fa il suo lavoro, va verso il bancone, torna con l'ordinazione e sparisce di nuovo e definitivamente.
- Ci hai parlato?
La tasca vibra. Ti scappa uno sbuffo inviperito, ma sei irremovibile: non lo prenderai.
- Insultarlo vale l'averci parlato?
- No.
- Allora no.
Greg ride piano. Anderson parlotta con Donovan che tiene gli occhi fissi sulle sue mani smaltate e risponde con qualche battuta o con un sorriso.
Tutta la paura è già passata, e per un attimo ti chiedi se non sei tu troppo idiota a prendertela così tanto.
- Mi dispiace. In un certo senso è colpa mia, quello che è successo...
- Sarebbe stato peggio se non l'avessi coinvolto, Greg.
Fa spallucce.
- E comunque non è colpa tua se lui ha deciso di lanciarsi da un tetto. Di nuovo.
- Dovresti esserci abituato...
Alzi gli occhi dal bicchiere per posarli su Sally. Si morde l'interno guancia, quasi come se quell'uscita infelice non l'avesse detta lei. Anderson si è paralizzato sul suo posto, e si allontana di qualche centimetro dalla sua compagna (avrà paura che lo prendi a cazzotti di nuovo?).
Ma, inaspettatamente, scoppi a ridere. Una risata amara, di quelle che di divertente non hanno nulla. Una risata stanca, bassa e di stomaco, tanto che senti gli acidi rimescolarsi e salirti alla gola. Il telefono vibra. Hai smesso di contare quante volte l'ha fatto nel giro di mezz'ora.
- Mi stupisce come tu sia ancora viva dopo tutto il tempo che sei in polizia, Sally. Anche oggi ti sei salvata per miracolo...
Lei spalanca la bocca per replicare, ma tu le punti il dito contro, e i tuoi occhi sono abbastanza fiammeggianti d'ira da farla tacere.
- Ma ricordati che non andrà sempre così bene.
Il sorriso con cui hai parlato fin'ora si spegne mentre ti alzi dal divanetto, e osservi solo per pochi secondi Donovan che boccheggia senza fiato, prima di scorgere la porta del bagno del locale e chiudertici dentro.
Un conato allo stomaco ti piega a metà, seduto sul gabinetto come un ragazzino che si ubriaca per la prima volta, e rimetti quel metà bicchiere d'alcool che sei riuscito a buttare giù. Cerchi di respirare, di riprendere il controllo del tuo corpo. Ci riesci. Il respiro torna regolare. Va meglio.
Hai passato di peggio, John, non mollare.
Il telefono vibra di nuovo, ma questa volta non lo ignori. Ti pulisci la bocca e le mani, passandoti acqua fresca sul collo e il viso. Poi prendi il cellulare e lo sblocchi.
Quattro messaggi.


John, dobbiamo parlare. Torna a casa.  SH
John, non essere cocciuto. E smettila di guardare la camieriera: le dai false speranze. SH
John... mi dispiace. SH
Per favore. SH


Esci dal bagno appena in tempo per vedere Anderson e Donovan andare via, il primo insegue la seconda che esce dal pub a passo di marcia, infuriata e nervosa come se fosse stata morsa da una tarantola: dopo, Greg ti dirà che le ha assegnato un doppio turno proprio il giorno in cui aveva chiesto un permesso.
Che caso.


Il 221b è silenzioso, quando apri la porta di casa. Non trovi parti corporee sparsi per la cucina, e anche il soggiorno è stranamente in ordine. Niente pezzi di vetro o microscopi lasciati in mezzo ai tavoli, e residui di sostanze non meglio identificate. Sherlock è seduto sulla sua poltrona, e si stringe le gambe al petto. Non alza gli occhi, quando ti avvicini piano a lui, e nemmeno quando t'inchini davanti, e lo trascini sulle tue gambe.
Gli scappa un singulto di sorpresa, s'irrigidisce giusto un secondo. Poi stringe il tuo maglione, e annusa il tuo collo come se fosse il più prezioso dei fiori.
- Sei uno stronzo.
- Ti preoccupi troppo.
- Non darmene motivo, allora.
Gli accarezzi la schiena, strofinando il pollice sotto la maglietta leggera che indossa. Sherlock mugola a bassa voce, e tu gli depositi tanti piccoli baci sul collo, vicino all'orecchio. Sospiri.
Hai avuto così paura, quando lo hai visto buttarsi giù da quel tetto insieme all'assassino.
Ti sei lanciato contro il parapetto senza pensarci, gli hai afferrato un braccio e hai impedito che si schiantasse di sotto (e l'assassino non ha avuto la stessa fortuna).
Così paura. Terrorizzato.
Lo stringi un po' più forte e questa volta devi avergli fatto male, ma non dice niente e non si allontana.
- Non farmi mai più uno scherzo del genere, Sherlock. Mai più. O giuro su Dio che ti ucciderò con le mie mani.
Sherlock sbuffa, e muove appena il bacino. Senti una leggera frizione, e quasi soffochi con la tua stessa saliva. Sherlock si muove di nuovo, e riesci quasi a sentire il suo sorriso sulla tua pelle.
- Sherlock...
Ti morde il collo, piano, assapora la tua carne con lentezza e insinua piano una mano in mezzo alle tue gambe. Sei talmente sconvolto che a malapena ti accorgi che ti sta baciando sulla bocca da qualche secondo, che sta cercando di fartela aprire, e insinuare la sua lingua velenosa e dolcissima nel tuo palato. Il fuoco ti si propaga per il corpo e ti attraversa l'inguine, punge il suo stomaco, le sue dita che scivolano placide sul pantalone, e sbottonano quanto basta per infiltrarsi nei boxer.
- Sherlock, che stai facendo?
- Mi sembra piuttosto evidente.
Ironico, tagliente. Gli vorresti tirare un pugno sul naso, ma ti morde il labbro superiore, sfidandoti ad abbassare i tuoi occhi, mentre i suoi sono fissi su di te che sei ancora paralizzato dallo stupore e dalla paura di fare troppo o troppo poco, di spaventarlo, e non ti ricordi proprio quello che volevi fargli. Oppure ne hai un'idea fin troppo chiara.
- Smettila di pensare cose stupide John.
E tu obbedisci, perché alla fine lo fai sempre. Segui quello che ti dice Sherlock, perché Sherlock ha ragione, persino in questo caso estremo. Ti sta chiedendo di fidarti di lui per l'ennesima volta, perché non importa se tu hai più esperienza, adesso... ti sta chiedendo di permettergli di toccarti, come nessun uomo ha fatto. E in un certo senso, tu sei vergine quanto e come lui, se non di più.
Annuisci, gli sfiori la fronte: può toccarti, perché così è giusto - lui che è e sarà l'unico - e lo fa, con riverenza, e un sentimento tanto potente che ti esplode nelle vene. Le sue dita sono fredde, tocchi veloci, rapidi, e i tuoi ansimi si confondono con i suoi che si muove piano sopra di te. Ti dice cose, senza dirle veramente, articola parole e frasi che non gli hai mai sentito pronunciare, e che non ripeterà mai ad alta voce, ma solo roco e caldo contro il tuo orecchio, mentre ti porta sull'orlo della follia e ti chiede perdono, con tutte le frasi che non ti ha mai detto e non ti dirà mai, se non adesso, adesso che lo baci con irruenza, adesso che muove la sua mano su di te con un affondo più deciso degli altri, e scivola sul tuo bacino ancora e ancora e ancora, senza darti tregua, finché non morite e rinascete l'uno fra le mani dell'altro, come avete già fatto più d'una volta prima d'adesso. Solo che, ora, ha tutto un altro sapore... anche respirare, è diverso, adesso.


- Hai davvero un modo strano di chiedere scusa, Sherlock.
- Però ti è piaciuto.
- ... questo non mi fa essere meno arrabbiato con te!
- Potremmo rifarlo.
- ...
- Lo prendo per un sì.





Ps. I'm a Serial Addicted

Devo smetterla di mettermi a scrivere a quest'ora, non ho nemmeno la forza di pensare a qualcosa di decente. Comunque, non ho molto da dire questa volta (*era ora*), a parte che dedico questa oneshot a Kiba91, perché è merito - e colpa - sua che mi ha dato l'ispirazione, se ho partorito 'sta cosa. Sappi che ti adoro, sempre e comunque, moglie <3 vi mando tanto amore!


Jess
   
 
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