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Autore: hangover    04/02/2013    1 recensioni
[...] "E tu cosa mi dai in cambio se scendo?" Chiese Harry con un pizzico di malizia nello sguardo.
"Ehm...un bacio?"
"Uno non mi basta. Ne voglio almeno mille."
"Mille? Ma mille baci una persona non puó darli neppure se passasse tutta la vita a non fare altro!"
"Iniziamo da ora. Chi ti dice che non avrai tutta la vita per darmi i restanti 999?"
Contenuti Larry e Ziam con accenni Zouis. Se il genere non vi piace, state alla larga.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1:

“Louis muoviti cazzo!” urlò mio fratello dal piano di sotto, mentre stavo mettendo gli ultimi libri nello zaino. Mi specchiai un istante, giusto per allacciare meglio al collo la cravatta della divisa. Era un altro fottutissimo giorno di scuola. Mi sistemai il ciuffo liscio e guardai leggermente con disprezzo il ragazzo dagli occhi azzurri riflesso. “Cristo, Lou… che faccia!” pensai tra me e me prima di uscire dalla stanza e chiudermi la porta alle mie spalle.
“Finalmente! Pensavo ci fossi morto in quella cazzo di stanza!” sbraitò Jimmy, mio fratello maggiore, sempre con la sua finezza da camionista mentre si metteva una sigaretta in bocca e prese dalla tasca del cappotto le chiavi della macchina.
“Ciao mà… accompagno Louis a scuola e probabilmente non tornerò prima delle otto di stasera.”
“Ma Jim… almeno torni per cena? Tuo padre ci tiene tanto! Almeno tu…” ribadì mia madre rivolgendomi uno sguardo di rimprovero. Aveva gli occhi sottili e intensi come i miei e guardarla mi faceva sentire inevitabilmente in soggezione. Diceva queste cose perché erano un paio di mesi a questa parte che non avevano il “piacere” di avermi a tavola a cena. Ma, cazzo, ho anche io il mio giro di amici.
“Non rompere mà. Faccio quello che cazzo mi pare” controbattè Jim, con lo sguardo cupo. Mamma lo guardò rassegnata. Certe volte quella donna mi faceva pietà. Ero quasi sul punto di dirle che io sarei tornato per cenare con loro, però il timbro del locale della sera prima ancora impresso sulla pelle della mia mano mi convinse che un’altra nottata trascorsa con i miei tre migliori amici a fare casino sarebbe stato più allettante che mangiare tacchino e parlare di scuola con i miei.
“Va bene, fai come vuoi Jimmy… vieni qua Lou, fatti dare un bacino da mamma!”. Si avvicinò alle mie guance fino a stamparci sopra un bacio umido. Forse era sul punto di piangere; “Ciao mamma” la salutai io con un sorrisino accondiscendente che si riserva ai malati di un manicomio.
Io e Jimmy uscimmo dalla nostra villetta a schiera di mattoni per dirigerci sul viale dove era parcheggiata la sua auto. Aprimmo le portiere e ci sedemmo. Mise in moto per poter partire pochi secondi dopo. Tutto questo avvenne in religioso silenzio. Poi mio fratello si accese la sigaretta che aveva in bocca da almeno cinque minuti e come per riprendere un discorso lasciato a metà qualche istante prima, disse: “Non puoi cazzo tornare tu a casa da quella psicopatica stasera?”. Io rimasi un momento in silenzio, prima di rispondergli secco. “Ho da fare. Non posso.” Mi riguardai di nuovo il timbro del Man Bar di Londra, pregustando la musica che pompava nelle casse e le cazzate che io e i miei amici avremmo fatto la sera stessa. Arrestò l’auto in corrispondenza di un semaforo rosso e abbassò il finestrino per ciccare la cenere della sigaretta. Il via vai per le strade silenziose di Londra era impressionante; si trovavano davvero tutti i generi di persone; dall’uomo in carriera, all’artista di strada fino anche alle mamme disperate che vanno ad accompagnare bambini a scuola.
“Ah, dimenticavo che devi uscire con quei froci dei tuoi amici.” Sentii le mie orecchie diventare caldissime e rosse per l’imbarazzo. “Vuoi stare zitto,porca puttana?” articolai, sperando che nessuno per strada avesse sentito il commento di quello stronzo. Cazzo, ancora non aveva accettato il fatto di avere un fratello gay, che frequenta una compagnia di ragazzi gay. Jimmy non era cattivo, forse solo un po’…ehm…ecco…stupido. Lui viveva nel suo mondo fatto di macchine,alcol e donne. Nient’altro. Tanto che aveva lasciato la scuola e aveva perso almeno quattro lavori in sei mesi. Una disgrazia, insomma. Mia madre era disperata. La sua unica speranza sono sempre stato io, il ragazzino sensibile e ligio al dovere  che tutti vorrebbero come figlio. “Il suo orgoglio” mi chiamava ed ero certo che se avesse saputo della mia omosessualità sicuramente il suo labile confine tra sanità mentale e schizofrenia sarebbe andato completamente a puttane.
“Ehi, scusa piccolo Lou ma se hai gusti strani è mio dovere cercare di correggerti fin quando è possibile!” disse Jim con un sorrisino che però non aveva nulla di ironico. Alzai gli occhi al cielo passandomi una mano sulla fronte. Ormai c’ero abituato al suo essere idiota, così lo ignorai iniziandomi a preparare per scendere. Finalmente l’automobile si fermò a pochi isolati dalla scuola. Scesi velocemente dall’auto e feci per chiudere lo sportello mentre lui mi salutava sghignazzando “Buona giornata fratellino!”. Gli rivolsi un’occhiataccia prima di ricambiare il saluto con un “Vaffanculo”. Chiusi finalmente la portiera e mi incamminai verso la St. Andrew’s High School. Vidi l’auto di Jimmy svoltare l’angolo e decisi di accendermi una sigaretta. Feci qualche tiro, mentre sentivo il brusio contenuto dei passanti che faceva da sottofondo ai miei pensieri. All’improvviso sento un braccio attorno al mio collo, che cerca di rubarmi la sigaretta che ho in bocca.
“Lo sai che non si fuma, Tommo?” dice il ragazzo che si è appena preso la mia sigaretta per poter fare qualche tiro. “E lo sai che è da maleducati prendere le cose senza permesso, Malik?” gli ripeto io con un sorriso che mi fu ricambiato. Era Zayn Malik, uno dei miei migliori amici. Lo guardai portarsi alla bocca la mia sigaretta, ormai quasi a metà. Dio,quant’era sexy quel ragazzo. Aveva la pelle ambrata che avrei riconosciuto in mezzo alle masse di inglesi dalla carnagione bianco latte; i capelli erano scuri e per un po’ ha portato un ciuffo biondo che però ha tagliato dopo poco :”Faceva troppo checca!” sosteneva. Gli occhi erano anche essi scuri, però nel marrone delle sue iridi c’erano quei riflessi verdi che conferivano al suo sguardo una connotazione ancora più ammaliante. Continuammo a ridere e a camminare lungo il viale per raggiungere la scuola, parlando delle lezioni e di quanti tipi ci fossimo- o meglio- si fosse fatto la sera prima.
“Sai, Tommo, ieri mi sono fatto fare un pompino da un ragazzo che era la fine del mondo!” rise Zayn, parlando della sua ultima conquista a bassa voce,quasi sussurrando, per paura che qualcuno potesse sentirlo.
“Davvero? E com’era?” chiesi io, con un misto di incredulità e ammirazione. Zayn tendeva sempre ad esagerare un pochino nei suoi racconti, però l’ammirazione stava superando di gran lunga l’incredulità perché, davvero, con il fascino che si ritrovava poteva avere tutti i gay di Inghilterra in ginocchio a leccargli il cazzo.
“A dire il vero, non mi ricordo tanto il viso…sai com’è,era buio… però aveva un sedere che parlava con tutti gli angeli del paradiso!E tu invece? Ti ho visto flirtare con quel ricciolino… Larry? Henry? Com’è che si chiamava?”
“Io? Nulla, sono finito per farmi una sega con le foto di David Beckham in costume da bagno. E comunque quel ricciolino che dici, non mi interessava più di tanto.”. Prima enorme bugia della giornata. In realtà mi interessava, eccome. Non avevo fatto altro che pensare a lui, di come si era presentato a me ed ai miei amici, degli sguardi che ci eravamo scambiati, dei sorrisi che ci eravamo rivolti. E come non rimanere affascinati dai suoi occhi, verdi e grandi? E che dire della sua voce calda e pacata? Non mi ricordavo neppure il nome tanto rimasi colpito dal suo fascino. Lasciai comunque finire a Zayn ciò che aveva da dire: “Cristo, David Beckham hai detto? Dio, come amo quell’uomo! Giuro che se me lo trovassi davanti io…” e mentre stava descrivendo dettagliatamente un fantomatico rapporto sessuale con il calciatore, una macchina alle nostre spalle suonò il clacson. La riconobbi subito, la macchina verde di Liam. Si fermò e noi facemmo lo stesso. Abbassò il finestrino e disse con il suo solito sorriso a me e a Zayn che ci eravamo appoggiati al suo sportello: “Allora, quanto volete all’ora?”. Io risi di gusto, mentre Zayn sogghignò e rispose, stando al gioco “Ti faccio servizio completo se ci dai un passaggio fino a scuola.” Liam fece un segno affermativo con la testa, incitando il moro ad entrare in auto.
“Cazzo, Zayn, siamo arrivati!” protestai io, che adoravo scaricare la tensione camminando.
“Vai Tommo!” mi disse, salendo a bordo. “Sei tu quello che ha bisogno di dimagrire il culo!”. Liam, dopo aver riso: “Girati un po’ Lou…” mi disse, per poi tirarmi una pacca sul sedere: “In effetti, un pochino devi perderlo!” continuò ad ironizzare Liam, mentre Zayn rideva come un matto ed io mi guardavo nervosamente intorno sperando che nessuno avesse visto quello che Liam il coglione aveva fatto. “Andate a fare in culo, tanto per restare in tema!” replicai io, rabbuiandomi in volto.
“Dai, Louis, stiamo scherzando! Sali e falla finita!” mi disse Liam. E alla fine mi convinsi a farmi portare in auto per i dieci metri che ci separavano da scuola.
“Allora, dove hai lasciato quella troietta di Horan?” domandò Zayn mentre la macchina ripartiva.
“Ha detto che sarebbe venuto a piedi…doveva passare dalla lavanderia della madre a prendere la camicia per stasera!Non so dove cazzo la terrà senza che si stropicci fino ad allora!”. Replicò Liam, prima di fare marcia indietro e infilarsi nel parcheggio della scuola. Scendemmo tutti e tre dalla vettura e Liam si guardò allo specchietto, controllando la zona del contorno occhi. Aveva dei lineamenti abbastanza belli, gli occhi castani e i capelli biondo scuro. “ Merda! Ho delle occhiaie da fare invidia a Fester Addams!” disse più se stesso che a noi, mentre ci avviavamo all’ingresso dell’istituto. Avevamo il corso di storia insieme il venerdì alla prima ora. Proseguimmo tutti e tre in silenzio verso la classe del professore McAllister; Liam continuava a ridacchiare sommessamente alle avances fatteci dalle ragazze della scuola, completamente ignare che noi non ce le saremmo mai e poi mai filate. Arrivammo nella classe già quasi piena; ancora il professore non c’era, per fortuna. Ma in compenso c’era Niall Horan, il mio irlandese preferito,nonché migliore amico. Aveva i capelli biondissimi e anche se lui sosteneva il contrario, avevo il sospetto che fossero tinti. Gli occhi erano di un azzurro glaciale, e portava anche l’apparecchio che, siccome era trasparente, era molto difficile da notare.
“Ehi, Niall!” lo salutai con un cenno del capo. Alzò la testa dal libro che leggeva e con aria sognante ricambiò il saluto, aggiungendo: “Ciao Liam, Zayn…” per poi ritornare di nuovo nella lettura di un testo dalla copertina rossa. Liam, a sua volta ammiccò amichevolmente e trafficò tra i banchi per prendere posto in ultima fila, come al solito. Io lo seguii, ignorando Leah Millard che mi aveva sorriso passandosi la lingua sul labbro. “Ma quanto è puttana la Millard?” domandai allibito a Liam che stava togliendo il quaderno degli appunti dallo zaino: “Ancora con i saluti ambigui,eh? Scopatela!” mi suggerì lui tranquillo, come se mi avesse consigliato che marca di patatine scegliere. “Si certo,se non fosse che solo l’idea di baciarla mi faccia venire da vomitare!” controbattei io a bassa voce. Liam rise e disse: “Cazzo, hai ragione Lou… meglio il fratello,il capitano della squadra di atletica leggera!”.”Chi, quello che compete per la staffetta?” gli chiesi, cercandolo di immaginare. “Già. Da lui si che me lo farei passare il testimone!* non so se mi spiego…” rispose il mio amico con un guizzo di malizia nello sguardo perso nelle fantasie. Risi di gusto e mentre cercavo di riprendermi vidi Zayn e Niall impegnati in una fitta discussione. Conoscendoli, avrei detto che stavano parlando della sera prima, dal momento che entrambi avevano avuto un bel da fare nei bagni del locale. Ecco, Niall a prima vista sembrava il tipico verginello innocente, ma dopo averlo conosciuto meglio ti rendi conto che è tutt’altro. Forse era proprio questa sua aria da angioletto che lo faceva scopare a destra e a sinistra. Beato lui! Io non faccio sesso da…bè, da un bel po’. Ma chi lo sa? Forse l’uscita di questa sera sarà l’occasione che sto aspettando. Intanto non posso fare a meno di pensare a quel ricciolino di ieri. Non ricordo neppure come cazzo si chiama. Per adesso sarà meglio che mi concentri su questa lezione di storia inutile. Il professor McAllister è appena entrato e con lui piombò nella classe il silenzio. “Buongiorno ragazzi” salutò l’insegnante mentre appendeva il suo giubbino ad un appendiabiti alle sue spalle. “Iniziamo a introdurre il regime nazista e…”. Appena cominciò a blaterare qualche stronzata su Hitler e su quelle teste di cazzo ariane che lo hanno sostenuto, iniziai a fare dei tratti con la matita su un foglio. Disegnai un occhio dal taglio quasi a mandorla; colorai la pupilla con il grigio della mina. Guardai meglio la mia creazione e quell’occhio era fottutamente simile a quello del famoso ricciolino di ieri. Cazzo,pensai. Era una specie di ossessione. Gli ho parlato solo per qualche minuto e mi è entrato in testa come quelle canzoni commerciali che ti ripeti in continuazione di detestare,ma che canticchi sistematicamente. Strappo il foglio sporco e lo appallottolo. “Adolf Hitler aveva ormai tutto il popolo tedesco in pugno…” continuava a parlare il professore. Voltai leggermente la testa e vidi Liam con lo sguardo perso nel vuoto, come se il suo cervello lo avesse abbandonato. “Liam!” gli sussurro, facendo urtare le nostre ginocchia. “Uhm?” mi guardò come se lo avessi appena svegliato da chissà quale profondo sonno. “Quando cazzo smette questo di parlare?” domandai con la mano poggiata sulla fronte. “Ma Lou! Sta parlando da appena venti minuti!”. Mio Dio. La lezione era iniziata da neppure venti minuti e già ero quasi sul punto di suicidarmi dalla noia. Liam tornò di nuovo nel suo stato di stand-by mentale,mentre io mi crucciavo su cosa avrei potuto fare invece di stare attento. Sentii un leggero tonfo a terra, come quello di una pallina di carta che cade a terra e guardai ai miei piedi. In effetti,eccolo lì. Un messaggio. Lo raccolsi e lo aprii.
“Ti prego,saltiamo l’ora di storia dell’arte.” Lessi la scrittura da bambino delle scuole elementari di Niall e gli fui eternamente grato della proposta. Storia di per sé era una materia alquanto inutile e noiosa, figuriamoci se abbinata a qualche analisi di un quadro del cazzo. Gli rilanciai il pezzo di carta con la risposta affermativa.
Driiiiiiiiiiiin!
 Grazie al cielo, quello non la smetteva più di parlare. Uscimmo tutti e quattro dalla classe di storia, facendoci largo tra i nostri compagni di corso. “Bene, io e Louis ci saltiamo storia dell’arte. Voi che fate?” domanò Niall rivolgendosi ai due. “Io vado.” dice Zayn, convinto. Con un tempismo quasi perfetto lo guardiamo tutti e tre con il sopracciglio alzato, interrogativi. “Che c’è?” cerca di giustificarsi lui. “Oggi Wright spiega i nudi maschili!” concluse con un sorriso. Ridemmo divertiti, fin quando Liam disse: “forse è meglio che vada anche io; ho già perso una lezione la scorsa settimana!”. Adoravo il lato responsabile di Liam. “Tranquillo, ci vediamo dopo!” li salutai e iniziai ad incamminarmi con Niall verso il cortile posteriore, così che nessuno ci avrebbe notati. Arrivammo nei pressi di una scala antincendio e ci sedemmo sugli scalini per fumare una sigaretta. La offrii a Niall e insieme la accendemmo, gustando il sapore del tabacco.
“Pronto per stasera, Tommo?” mi sorrise il biondino al mio fianco.
“Puoi dirlo forte!” gli risposi con la mente che immediatamente fece un balzo dalla St. Andrew al ricciolino di ieri sera. Non riuscii a nascondere un sorrisino eccitato. E Niall, che mi conosceva bene, si rese conto che la mia felicità non era sicuramente per la sola di idea di andare a ballare. Mi fissò ed io voltai rapidamente lo sguardo. “Avanti, Louis. Spara. Chi hai visto ieri di interessante?”. Iniziai a fissarmi le nocche per l’imbarazzo. Ancora una volta, aveva capito tutto. Risi nervosamente. “Oh, emh, io…” cercai di articolare. “E che cazzo, Lou! Sembri idiota! Parla, come si chiama?” mi rimproverò il biondo. “Io non lo so...credo di non ricordarmelo.” ammisi continuando ad essere dannatamente in imbarazzo. “ha i capelli castani e ricci e degli occhi meravigliosi, ha le fossette mentre ride e ieri portava un paio di jeans attillati e una camicia azzurra…” gli spiegai con la voce diventata un po’ più acuta del solito a causa della vergogna. All’improvviso il volto di Niall si illuminò come colpito da un’improvvisa ispirazione. “Credo di aver capito di chi stai parlando!” esclamò “Harry Styles, studia alla Royal High School. Uno stronzo.” Harry! Ecco come aveva detto di chiamarsi! Ero così grato a Niall per le sue preziose informazioni che gli rivolsi subito un sorriso smagliante. Quel ragazzo era una fonte inesauribile di notizie sul mondo gay; rimasi un po’ sorpreso quando riuscì ad indovinare il nome che mi interessava, però c’era da dire che il giovedì sera non c’è molta folla in nessun locale. Comunque, solo una cosa non mi convinceva del suo identikit. Era uno stronzo. Ma lo aveva detto perché era conosciuto per essere tale o perché lui ci aveva provato e non c’era stato verso di farci sesso?. “Wow, grazie! Ma stronzo in che senso?” gli domandai a metà tra lo strafelice e lo stracurioso. “Nel senso che ti scopa e poi non se ne sbatte più di te. Probabilmente dopo averti portato a letto non si ricorderà nemmeno come ti chiami.” Spiegò lui con naturalezza. Ma cosa voleva insinuare? Lui faceva esattamente lo stesso! “Ehi, Niall, non fare come il bue che chiama cornuto l’asino!” lo rimproverai io, un po’ contrariato dalla sua affermazione. “Merda, Tommo! Ti piace già così tanto che lo difendi?” mi sorrise lui. “Non cercare di cambiare discorso, Horan! Davvero, perché dici che è uno stronzo? Forse non ha accettato il tuo invito di fargli un pompino?” affermai io, buttandola sull’ironico. “Ah,no” disse Niall scuotendo la testa “modestia a parte, non mi ha ancora rifiutato nessuno. Però, credimi, tutti quelli che ci sono stati hanno detto che sono rimasti mesi e mesi aspettando che lui li richiamasse dopo una scopata,ma hanno solo sprecato il loro tempo. Artie Stiller, lo hai presente? È persino caduto in depressione per Styles! Se lo vedi adesso sembra uno zombie! Non voglio vederti ridotto ad un vegetale per colpa di quello stronzo.” mi spiegò il biondo,con modi plateali. Pensai subito che Niall stesse un tantino esagerando e non lo presi sul serio. Nonostante tutto, gli dissi: “Bè… grazie dei suggerimenti Niall.” sorridendogli. “Figurati Lou!Ma se ci saltassimo anche le altre lezioni? Tanto è venerdì e alle 12.00 sfornano le ciambelle calde da Sainsbury!” propose il biondo entusiasta dell’idea di evitarci altre interminabili ore di scuola. E in effetti il mio cervello aveva troppi pensieri per aggiungerne altri; avrei veramente vegetato sul banco con la risata di Harry Styles nelle orecchie ed i suoi occhi nella mente. “Aspettiamo che gli studiosi del nudo maschile escano dall’aula e poi andiamo in auto verso il centro! Mi sono rotto i coglioni di stare qui.” Accettai la proposta di Niall e raccolsi il mio zaino. Ci avviammo entrambi verso la presidenza dove avremmo compilato il permesso di uscita anticipata e finalmente saremmo andati ad inaugurare il week end. Questo è il bello di essere maggiorenni: firmarsi i permessi da soli e andarsene allegramente in giro mentre gli sfigati diciassettenni sgobbavano nelle aule.
 
“Allora, come erano questi nudi?” domandò Niall sorridendo rivolgendosi a Liam e Zayn.
“Ehm… nudi.” Rispose Liam alzando le spalle mentre Zayn ridacchiava.
Avevamo preso una ciambella con la glassa al cioccolato per uno ed ora eravamo seduti su una panchina a Regents Park. Osservavo in silenzio i padroni che portavano a spasso i cani e le scolaresche che andavano a visitare lo Zoo. Non potevo smettere di pensare a quello che mi aveva detto Niall. Harry Styles continuavo a ripetermi, come se il suo nome fosse il titolo di una poesia che dovevo imparare a memoria. E in fondo, volevo che così fosse. Volevo guardarlo per ore, in modo da stampare nella mia mente tutti i suoi movimenti, le sue parole, i suoi gesti, proprio come farei con dei versi in rima. E mentre Liam, Zayn e Niall discorrevano su non so che genere di lubrificante fosse meglio per le loro esigenze, io continuavo a sorridere come un ebete. Chissà se stasera ci sarebbe stato, se avessi avuto le palle di parlargli, magari di chiedergli di bere qualcosa insieme e forse di baciarlo. Ad un certo punto non udii più i risolini dei miei tre amici. Capii che mi stavano fissando tutti e tre. “Bè? Avete già finito la vostra interessante indagine di mercato?” chiesi un po’ contrariato per il fatto che avevano interrotto il flusso dei miei pensieri. “Cazzo, Tommo! Ma cosa ti è preso oggi? Hai intenzione di fare l’asociale tutto il giorno?” mi chiese Zayn, dandomi una pacca sulla spalla. Sbuffai per poi rialzarmi. L’aria era diventata un po’ più umida rispetto a questa mattina e siccome iniziai ad avere un tantino freddo: “Allora, andiamo da Liam e guardiamo un film?” proposi. Lo facevamo ormai da anni. Il venerdì pomeriggio andavamo tutti a casa Payne a guardare un film, prima di prepararci e uscire per la serata. “Va bene! Forza,muovete le vostre belle chiappe o perderemo la metro.” Disse Liam entusiasta. Sapevo quanto amasse guardare film con ciotole piene zeppe di pop corn insieme a noi. Ci incamminammo con l’auto sulla strada non molto affollata. Arrivammo quasi subito a Camden, il quartiere dove viveva Liam.Parcheggiammo l’automobile vicino un campetto di calcio e indugiammo un attimo davanti ad esso, dove c’erano almeno dieci ragazzi che si divertivano a giocare rincorrendo un pallone. Che razza di sport di merda. Dico, che senso ha che ventidue persone corrano dietro un unico pallone? Io, onestamente, lo seguivo solo durante le riprese negli spogliatoi. Liam si appoggiò alla rete che delimitava lo spazio del campo da gioco: “Dio mio, ma non vi sta diventando duro?” chiese. “Puoi scommetterci, amico.” Gli rispose Zayn con un ghigno malizioso. Niall si avvicinò a me e mi sussurrò,notando per l’ennesima volta il mio sguardo vacuo: “Tu non pensi tanto ai giocatori in questo momento,eh?” ammiccando. Forse mi leggeva nel pensiero o semplicemente mi conosceva troppo bene, però aveva dannatamente ragione. Ancora mi apparivano nella mente le sue mani,il suo sorriso, i suoi occhi. Quegli stramaledetti occhi. Per tutta risposta gli sorrisi e subito dopo feci un sospiro. “Forza ragazzi, cercate di non sbavare troppo o penseranno che il Tamigi è esondato ed è arrivato fino a qui!” esclamai io, sorridendo. I due interessati spettatori lasciarono a malincuore lo spettacolo per ricominciare a camminare verso la casa di Liam. “ Che film propone questo venerdì il cinema Payne?” chiese Zayn, mentre andavamo per il rettilineo a pochissimi metri dall’abitazione. “Qualsiasi cosa che non sia un porno, Malik.” Gli rispose Niall con un sorriso accompagnato dalle risate di tutti.



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Ok, volevo fare tre piccoli avvertimenti.
1- Se ci dovessero essere degli errori, sappiate che NON sono italiana, anche se vivo qui già da parecchio. Devo ammettere che ho qualche difficoltà con i verbi al passato e quindi se c'è qualcosa che non va, vi pregherei di dirmelo!

2- Mi farebbe piacere se scriveste (ho detto bene?? xD) qualche recensione. Criticate pure, purchè siano delle critiche costruttive.

3- Se con questa storia sto offendendo qualcuno, ditemelo subito. Così posso subito eliminarla oppure modificarla!

GRAZIE MILLE.
__hangover.
  
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