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Autore: IllyElric    04/02/2013    6 recensioni
A Sasuke non era mai interessato cosa fosse l’amore, oppure l’aveva semplicemente dimenticato. Sua madre gliene donava tanto ogni giorno, suo fratello l’aveva ricoperto d’amore, a sua insaputa però.
Tante altre persone gli davano amore, ma lui ignorava, ormai la sua vista si era offuscata da troppo tempo, aveva deviato la strada che lo avrebbe riportato all’amore, lui aveva scelto la via dell’odio e della vendetta, non c’era spazio per l’amore.
Amore.
Ma cos’è in realtà l’amore?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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A Sasuke non era mai interessato cosa fosse l’amore, oppure l’aveva semplicemente dimenticato. Sua madre gliene donava tanto ogni giorno, suo fratello l’aveva ricoperto d’amore, a sua insaputa però.
Tante altre persone gli davano amore, ma lui ignorava, ormai la sua vista si era offuscata da troppo tempo, aveva deviato la strada che lo avrebbe riportato all’amore, lui aveva scelto la via dell’odio e della vendetta, non c’era spazio per l’amore.
Amore.
Ma cos’è in realtà l’amore? Ultimamente se lo chiedeva spesso mentre seduto alla riva di un fiume osservava il suo riflesso.
Lui era un vendicatore, non poteva pensare a certe cose, era un controsenso! Certo, era sciocco da parte sua intenerirsi dopo tutto quello che aveva passato e quello che aveva fatto, lui era un assassino, aveva ucciso delle persone, aveva compiuto la sua vendetta, ma non era mai riuscito a colmare quel vuoto che da sempre lo divorava come un enorme buco nero.
Fissava la sua figura sformarsi nell’acqua cristallina del fiume che scorreva impetuoso come i suoi pensieri. Non era la prima volta che vedeva la sua sagoma deformarsi in quel modo… anche rispecchiandosi nei suoi occhi ormai lucidi era successo, quella notte che lui aveva preso la sua decisione definitiva, abbandonando tutto e tutti, e abbandonandosi a se stesso.
Grazie.”.
Lui non ringraziava mai nessuno.
Se l’aveva fatto voleva dire solo una cosa: lui provava amore.
Scosse la testa cercando di scacciare quell’ennesima sciocchezza dalla sua testa, si rialzò e osservò il cielo, era di un colore rossastro con sfumature arancioni e perfino rosa all’orizzonte dove si vedeva il sole calare, un’altra volta.
Anche il cielo gli ricordava lei. Rosa erano i suoi capelli, così morbidi e setosi alla sola vista. Non li aveva mai toccati, e in quel momento avvertì uno strano pizzicore alle mani.
Perché pensava a lei? Aveva già abbastanza problemi con il suo ego e la sua psiche, lei era d’intralcio in quella “battaglia”, era noiosa e fastidiosa.
Tirò un pugno all’albero senza usare un minimo di forza. Masochista e stupido.
Dopo la fine della guerra lui era fuggito, aveva fatto la sua parte e aveva sconfitto Madara, in un certo senso era come se si fosse schierato dalla parte di Konoha.
E aveva sentito l’adrenalina scorrergli dentro quando combatteva, quando macchiava la sua spada giustamente, aveva sentito per la prima volta di aver fatto una cosa giusta.
Il villaggio era pronto a riaccoglierlo come eroe, perché aveva dato prova del suo valore e si era riscattato di tutti quei crimini commessi… che in fondo in fondo non si erano rivelati del tutto inutili. I sospetti su Danzo avrebbero portato il villaggio ad una congiura, ma era pur sempre un omicidio, uno tra i tanti di una lunga serie.
Lui era solo, i suoi compagni l’avevano abbandonato, fuggiti anche loro non si sa dove dopo la guerra.
Camminava, camminava, ma non sapeva dove andava, non aveva una meta.
“Da solo non puoi certo ricostruire un clan, idiota!”. Quella stupida vocina nella testa non voleva proprio dargli tregua, lo tormentava non appena scorgeva nel suo cuore l’incertezza, il dubbio, la paura. Il Sasuke temerario ormai era scomparso, non esisteva più.
Arrivò ai pressi di una piccola cascata, in realtà aveva seguito il percorso del fiume ed era arrivato alla sua fine, un piccolo laghetto. Ormai il sole era sparito e aveva lasciato spazio ad un cielo stellato fantastico e ad una luna che brillava lassù nel cielo, sola come lui. Ormai era diventata la sua unica compagnia, silenziosa e misteriosa lo osservava da lassù e gli incuteva angoscia, lo faceva vacillare nel baratro della disperazione e dell’insicurezza inducendolo più volte a chiudere gli occhi sperando di non riaprirli mai più, desiderando di morire, perché la sua vita ormai non aveva più un senso.
Mai lo aveva avuto.
Fece un balzo e atterrò vicino la riva del laghetto.
Fece cadere a terra il fodero con la spada e si tolse i sandali.
Sciolse il laccio viola che gli fasciava la vita e cominciò a calare le maniche del kimono facendolo scivolare ai suoi piedi e rimanendo nudo. La sua pelle pallida e diafana quasi faceva invidia alla luna.
Avanzò lentamente verso quel piccolo paradiso immergendovi i piedi, chiuse gli occhi e si beò di quel lieve venticello che gli scompigliava i ciuffi ribelli un po’ troppo cresciuti, poi entrò sempre di più fino ad arrivare sotto il prepotente getto d’acqua del fiume che gli bagnava i capelli. Sentiva l’acqua schiacciarlo come una formica, si sentiva così debole e impotente, stanco della vita che non gli aveva riservato nulla di buono, mai una soddisfazione anzi, gli aveva solamente causato una sofferenza dopo l’altra.
Sentì d’un tratto un rumore, qualcosa era caduto nell’acqua, forse un tronco.
Non ci badò molto e tornò a chiudere gli occhi, immaginandosi quella vita che sempre aveva desiderato ma che il fato non aveva in progetto per lui.
Sentì uno strano calore proprio all’altezza dello stomaco, un calore che sapeva di buono, sapeva di famiglia, sapeva d’amore.
Ma era un calore esterno non interno.
Sbarrò gli occhi accorgendosi che due mani intrecciate lo stavano abbracciando. Si girò di scatto e la vide. Lo guardava spaventata. Ma era bella, più della luna.
Era cambiata.
Era donna.
I suoi capelli erano cresciuti e arrivavano al petto coprendoglielo, ma non abbastanza, anche quello era cresciuto. Era cresciuta diventando più alta ma restando sempre così piccola per lui, i suoi lineamenti erano più marcati ma allo stesso tempo restavano delicati e graziosi come quelli della bambina che era 11 anni fa.
Facendo i conti ora doveva avere all’incirca la sua età, 23 anni.
-Ti ho… trovato.-
L’aveva detto a voce talmente tanto bassa che nemmeno a quella distanza sarebbe stata percettibile quella flebile emissione di suono, ma lui aveva capito perché voleva capire. La scrutò per qualche secondo, sembrava una ninfa del bosco, di una bellezza che solamente ora notava, un corpo così perfetto non si era mai visto, e all’improvviso ne divenne geloso, come se fosse di sua proprietà.
Chissà quanti altri lo avranno visto.
-Sakura…-
Si avvicinò al suo viso e la baciò.
Un bacio carico di amarezza, di disprezzo, di disperazione covati negli anni. Le loro lingue cominciarono a danzare e le loro mani cominciarono a cercarsi avide. Sasuke le accarezzò i fianchi nudi, lisci e sinuosi, e al suo tocco le venne la pelle d’oca.
Sakura gli prese il viso tra le mani, stavolta non l’avrebbe fatto scappare, e se proprio l’avesse fatto si sarebbe prima goduta quel momento che da tanto desiderava. Le avrebbe fatto male, tanto, ma non le interessava, preferiva soffrire per nostalgia che per rimpianto. Sasuke si staccò di malavoglia, puntò gli occhi scuri come la pece nelle sue pozze acquamarina.
Le tenebre e la luce.
L’odio e l’amore.
Sasuke e Sakura.
-Dimmelo…-
Sakura non capiva, si sentiva spaesata e anche un po’ spaventata.
-Ti prego dimmelo…-
Sembrava una supplica, era disperato, aveva chinato il capo e cominciava a tremare, poi l’abbracciò e le scostò i capelli da un lato.
-Dimmi cos’è l’amore.-
Le parole le solleticavano l’orecchio, ma il suo cuore sembrò cessare di battere a ritmo. Non capiva il senso di quella richiesta se così poteva definirsi. Sasuke Uchiha non avrebbe mai chiesto una cosa del genere, dov’era finito il freddo e indifferente ragazzo di tanti anni fa? Che fosse cambiato? Improbabile, forse era solo un momento di debolezza, forse era poco lucido, non stava bene.
Tornarono a guardarsi negli occhi, stavolta Sasuke non vedeva la sua sagoma deformarsi, la vedeva ben compatta e intera.
Sakura lo stava amando con gli occhi.
Si avvicinò nuovamente al suo viso e poggiò la sua fronte contro quella della ragazza.
-Insegnami ad amare, Sakura.-
Dopodiché catturò nuovamente le sue labbra carnose, così invitanti. Stavolta il bacio si caricò di sfrenata passione, di accattivante desiderio. Si spinsero a vicenda fino alle rocce dietro la cascata, sembrava una stanza e l’acqua fungeva da tenda.
La pietra era umida e fredda a contatto con i loro corpi nudi e accaldati, bollenti.
Sasuke le baciò il collo mordendolo e facendola gemere forse o per il dolore o per il piacere. Gli piaceva quella situazione, quello che stava succedendo, si sentiva eccitato, voleva possederla in tutti i sensi, doveva essere sua all’istante.
Sakura voleva le sue labbra, voleva ancora estasiarsi assaggiando quelle labbra che erano droga, che erano veleno dolce come il miele; era sotto di lui che la sovrastava, la stava guardando per la prima vera volta, sembrava un bambino curioso che esaminava attentamente e desideroso qualcosa di nuovo mai visto.
Le goccioline d’acqua colavano dai suoi capelli scuri e le ricadevano sulla fronte.
-Sasuke… Ti ho aspettato per tanto tempo.-
-Lo so.-
-Anche Naruto ti aspettava, non vedeva l’ora che tornassi.-
-Lo so.-
-Ti ho amato tanto.-
-Lo so.-
Sakura spostò il suo sguardo, non voleva crollare, era forte ormai, ma quegli occhi la intimorivano sempre.
-Dici di sapere ogni cosa che ti dico, ma la verità è che non sai niente!-
-Lo so.-
-Smettila Sasuke! Io non ti amo più adesso! E sono…-
Sasuke posò un indice sulle sue labbra rosee e umide.
-No Sakura, adesso non mentire.-
La sua voce era rauca e sensuale.
-S-Sasuke, io…-
-Tu mi ami. Non puoi fare altrimenti.-
Lo sguardo di Sakura tornò a posarsi su di lui e si fece duro e amaro. In fondo non era cambiato come credeva, si era illusa un’altra volta.
-Che diavolo stai dicendo! Tu…-
-Io sono il tuo sogno proibito, Sakura.-
La ragazza sgranò gli occhi e Sasuke ghignò maliziosamente.
Lui aveva ragione. Aveva sempre ragione, e lo sapeva perfettamente. Sì, lui era il suo sogno proibito, quante notti aveva sognato di farci l’amore? Quante notti l’aveva spogliato vogliosa e l’aveva fatto suo senza esitazione?
Aveva perso il conto.
-Adesso…-
Si avvicinò sempre di più al suo orecchio…
-Lasciati andare, piccola Sakura, è ciò che vogliamo entrambi.-
Poi Sasuke si chinò e le baciò il petto lambendolo, leccò e accarezzò, era così perfetto anche quello.
Poi le diede un bacio a fior di labbra e lentamente la penetrò. La vide chiudere gli occhi, la vide cambiare espressione, la vide muoversi e contorcersi, la vide godere.
-Oh… Sasuke…-
Sì, lei lo amava ancora, e l’avrebbe amato per sempre.
Anche lui godeva, quel corpo gli piaceva sempre di più, non ne avrebbe fatto più a meno, lo voleva tutto per sé.
Ma oltre al piacere fisico qualcos’altro cominciava a provocargli strane emozioni in quel momento.
Il cuore gli batteva forte, martellava nel suo petto e voleva squarciarlo.
-M-mentivo…-
Sakura in preda all’orgasmo riuscì a parlare, momento più adatto non poteva sceglierlo.
-Io ti amo ancora… S-Sasuke.-
Anche Sasuke raggiunse quello che lui definiva il “Nirvana”, il piacere assoluto del sesso, quello che si raggiunge quando l’atto appena compiuto ha coinvolto completamente mente e corpo, quello che ti fa urlare ma non per il dolore.
Stavolta però non solo mente e corpo erano coinvolti.
Si liberò dentro di lei stringendo le palpebre ed emettendo un gemito soffocato ma comunque forte.
-Ricomincia da me, Sasuke.-
Avevano entrambi il fiatone e ansimavano, ma non si spostarono di un millimetro, rimasero in quella posizione a parlarsi, ad ascoltare i loro cuori accelerati insieme al rumore dell’acqua scrosciante.
-Sarò il tuo inizio e la tua fine, Sasuke.-
Le accarezzò il viso e con il pollice asciugò la lacrima intrappolata tra le sue lunghe ciglia nere.
Sakura prese la mano di Sasuke e se la mise sul cuore.
Sasuke oltre la morbida e prosperosa pelle udiva quel muscolo che involontariamente batteva. Ma non sempre era involontario il suo movimento, a volte era causato da determinate condizioni e da determinate persone.
-Sasuke… Prendilo se vuoi, è tuo.-
A quelle parole sgranò gli occhi. Possibile che una persona riusciva ancora ad amarlo dopo tutto quello che aveva fatto? Possibile che nel cuore della gente c’era ancora un po’ di posto anche per lui?
-Sasuke… parlami.-
Prese la mano della ragazza e anche lui se la portò al cuore.
-Perché fa cosi?-
Sakura sorrise teneramente.
-Pensaci Sasuke.-
Il moro sembrava sempre più perplesso. Dunque quello significava amare? Provare un dolce calore all’altezza del petto, un calore che non brucia ma conforta e cura le ferite? E il cuore gli batteva forte a causa sua?
-Proviamoci, Sasuke, non abbiamo nulla da perdere. Il tempo è nostro se solo lo vogliamo.-
Aveva sprecato i suoi migliori anni della vita inseguendo falsi scopi, trasformandosi in un mostro, in una bestia, sopprimendo ogni sentimento benevolo, soffocando le speranze e i sogni, vivendo nell’illusione e nel peccato, un demonio.
Piccole gocce brillanti rigavano piano piano il volto di Sasuke. Bruciavano e ferivano come carboni ardenti che lacerano.
L’ultima volta che aveva pianto era stata quando Itachi era morto.
-Sakura… Anche io posso amare?-
Sakura rise e cominciò a piangere anche lei per la felicità.
-Certo, Sasuke. Sei un essere umano come me.-
-Decidiamo noi chi amare?-
Sakura presa da un impeto lo baciò, racchiudendo in quel gesto tutto l’amore e l’affetto che aveva tenuto gelosamente per sé senza condividerlo con nessuno.
-Lo decide il nostro cuore.-
Ne valeva davvero la pena? E se si fosse ferito? Se avesse sofferto? Ne valeva davvero la pena? C’era solo una cosa che poteva fare per rispondere a tutte quelle domande, doveva provare come aveva detto lei. Doveva ricominciare e non avere paura, d’ora in poi non si sarebbe più fatto carico da solo dell’odio degli altri anzi, con l’odio non avrebbe avuto più niente a che fare. I problemi li avrebbe affrontati insieme a lei, mano nella mano.
-Voglio amarti, Sakura.-
-Non devi avere paura, d’ora in poi affronteremo qualsiasi cosa insieme.-
Sasuke decise di fidarsi di quelle parole, voleva mettere di nuovo in gioco tutto se stesso per affrontare una nuova avventura mai provata. Basta essere un vendicatore, basta vivere nelle tenebre e nel rancore, anche lui aveva diritto alla serenità, alla luce, e finalmente la luce l’aveva trovata e gli aveva donato di nuovo la vista.
 
 
Passarono le settimane e le faccende sembravano non finire mai. Quella villa era immensa, da troppo tempo non ci tornava. Avevano ripulito tutto e spolverato, avevano ridipinto anche con l’aiuto di quel mattacchione di Naruto che, come di consueto, fece di testa sua e dipinse un’intera stanza di arancio. Entrare in quella camera era come ricevere un pugno negli occhi, era troppo forte quel colore, troppo d’impatto.
“Ma è un colore così allegro, ‘ttebayo!” aveva affermato lui con il suo solito sorriso a trentadue denti. Ma in fondo andava bene così, dopo tanto tempo finalmente Sasuke aveva sorriso, ma non un sorriso enigmatico e falso, un sorriso vero, di quelli che si regalano solo a persone speciali, sì, perché alla fine aveva ammesso (dopo tantissimi sforzi e gettando in un pozzo tutto il suo orgoglio e la sua dignità) che Naruto era un amico per lui.
-Domani torneremo e vi aiuteremo con i mobili che arriveranno, non è vero pasticcino?-
Disgustati Sasuke e Sakura spostarono lo sguardo sulla povera Hinata che era diventata rossa come un pomodoro, ancora non perdeva quella sua abitudine di arrossire ad ogni parola pronunciata da Naruto indirizzata a lei, ma chiunque avrebbe reagito a quella maniera in quel preciso istante.
-Naruto, vedi di non esagerare con la povera Hinata.-
-Perché? Cos’ho detto di sbagliato?-
Scoppiarono a ridere tutti quanti, Hinata compresa, ma Naruto continuava a non capire dove avesse esagerato. Ormai era quasi un anno che stava con Hinata e si era sempre comportato così, al naturale, così spontaneo e senza peli sulla lingua.
-Noi andiamo, Sakura, se avete di nuovo bisogno di noi fatecelo sapere, verremo con piacere.-
Almeno il vizio di balbettare l’aveva perso. Dopo la fine della guerra, dopo tutto quell’orrore e quella distruzione, dopo aver visto morire Neji di fronte ai suoi occhi… Era diventata forte, quell’evento aveva cambiato un po’ tutti.
Sakura si asciugava le goccioline di sudore con il dorso della mano, stanca. Però doveva ammettere che avevano fatto proprio un bel lavoro, avevano rimesso su villa Uchiha, era nuova di zecca, mancava solo da risistemare la cucina.
-Sakura.-
Si voltò e gli sorrise amorevolmente.
-Cosa c’è?-
-Devo parlarti.-
Il suo tono si fece duro e freddo all’improvviso. Gli si avvicinò e lo guardò negli occhi, carichi di determinazione, e lo incitò a parlare con un altro sorriso.
-Io ti amo.-
Sakura perse un battito e sgranò ancora di più gli occhi, poi lo accarezzò e gli diede un leggero bacio a fior di labbra.
-Lo so.-
Si voltò e andò al piano di sopra per sistemare gli ultimi scatoloni. Stavolta a rimanere stupito fu Sasuke.
Finalmente aveva imparato ad amare, aveva imparato a sorridere alla vita (più o meno) e ad apprezzare tutto ciò che essa gli offriva.
Non si può ricevere amore se non si ama, piccolo mio.”.
Gli tornarono in mente le parole di sua madre, e sorrise nel pensare a quanto avesse ragione.
Sentì Sakura urlare, corse subito e la vide inginocchiata nel bagno.
-Sakura!-
La richiamò allarmato, poi la vide praticare degli strani sigilli con le mani, e la sua mano si caricò di chakra e se la posò sul ventre. Alzò lo sguardò su di lui preoccupata, adesso sì che aveva paura che se ne sarebbe andato di nuovo e non l’avrebbe più trovato, non sarebbe più tornato.
-Sakura, tu…-
La ragazza si alzò aiutandosi con il lavello e appoggiandosi.
-Sasuke… Io, non so come… come dirtelo…-
Ma Sasuke capì non appena vide uno strano oggetto bianco simile ad un termometro a terra.
-Io… sono…-
Non finì la frase che Sasuke l’abbracciò come non aveva mai fatto e le accarezzò i capelli. Aveva capito benissimo, e stranamente la cosa gli aveva messo una strana allegria addosso, felicità. Poi le alzò la maglia e le accarezzò dolcemente il ventre ancora piatto.
-Sakura, qui dentro c’è qualcosa che abbiamo costruito insieme, è frutto del nostro amore, grazie a questa creatura che piano piano crescerà in te io ho ricominciato a vivere, ho ricominciato ad amare.-
La frase più lunga che avesse mai detto in tutta la sua vita, indubbiamente, ma anche quella più sincera, più spontanea.
Sakura pianse, per quello che aveva detto, per quello che d’ora in poi sarebbe stato loro figlio, perché d’ora in poi sarebbero stati genitori, perché ancora non poteva credere che anche per lei c’era un lieto fine.
Premette le labbra contro le sue e gli accarezzò il volto.
-Adesso va tutto bene, Sasuke. Sono stata una brava insegnante?-
Il moro le sorrise e la baciò di nuovo non smettendo di accarezzare la sua pelle calda e morbida.
-Si, e ora tramanderemo insieme il nostro sapere e la nostra esperienza a lui.-
-O lei.-
Sorrisero entrambi e fissarono la pancia immaginandola già rigonfia e tonda.
L’amore è costruire faticosamente un cuore mettendoci insieme piccoli pezzi creatisi con l’esperienza. Quando il mosaico sarà completo non spaventarti nel vedere che alcuni tratti saranno imperfetti, a levigare e reggere il tutto ci sarà quel pilastro che sosterrà l’intera struttura per tutta la vita, che rimarrà al tuo fianco per sempre, perché è ciò che vuole… e ciò che vuoi.
Che hai sempre voluto.
  
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