EmaManu
Dedicato a mio cugino Emanuele, che
tutti chiamano Manu, ma che io adoro chiamare Ema,
sperando che quello che io scrivo in questa storia, non succeda mai.
EmaManu.
Tutto ha avuto inizio a Maggio del
1998, a quell’epoca avevo ancora quattro anni.
Quel giorno si sposava mio zio, e per
quell’evento invitò tutti i parenti più cari, soprattutto
quelli della Sicilia, e fra quelli c’eri anche tu.
Per fortuna in quei quattro anni di
vita, sia per motivi di età mia, che per la nascita di mio fratello, non
sono mai andata laggiù.
Dico per fortuna, così almeno
non mi sono rovinata la conoscenza più bella della mia vita.
A dir la verità non mi ricordo
molto di quel matrimonio, della festa e neanche del mio incontro con te, ma so
che è stata una giornata stupenda.
Peccato che non mi ricordi neanche del
mio prima bacio a stampo. So solo che c’è stato.
So anche che per circa dieci giorni
voi avete vissuto a casa mia, ma non mi ricordo quasi niente!
Con voi intendo soprattutto voi tre,
con i quali io avevo legato di più e con i quali stavo appiccicata
durante le due settimane all’anno che passavo in Sicilia.
Eleonora, Gaspare ed Emanuele.
Lei era la mia migliore amica, ha un
anno più di me e le voglio un bene immenso tutt’ora, Gaspare era,
ed è semplicemente suo fratello, il più grande di tutti ma
bambinone nell’anima e che amava comandarci!
Emanuele. Alto, magro, anche troppo
direi, occhi e capelli castani… diciamo il solito siciliano... ma
veramente bello.
E lo è, anzi sei,
tutt’ora.
Voi siete i figli dei cugini di mia
mamma. In pratica cugini di terzo grado.
Così ho passato
l’infanzia delle mie vacanze con voi, a farmi comandare da Gaspare, a
complottare con Eleonora e a giocare a marito e moglie con Ema.
Si, il mio Ema che tutti chiamano Manu.
Il mio Ema con il quale a nove anni giocavo
allegramente, a dieci ci facevo litigate anche e soprattutto grazie al mio
caratteraccio e al fatto che aveva rischiato di perdere la mano a capodanno
mentre cercava di fare un mega botto, e a undici anni
davo il mio primo bacio.
Il mio primo vero bacio, dato con
tanta paura perché lo credevo tanto magico, ma che alla fin fine era
anche un bacio alquanto… schifoso!
Ma non schifoso perché
l’avevo dato a te, semplicemente perchè a quell’età
non l’ho saputo apprezzare.
Perché a quell’età
mi è sembrato brutto sentire la tua saliva dentro la mia bocca…
Beh, se adesso tu fossi qui con me,
non mi staccherei più da te.
Comunque, a dodici anni non è
che eravamo molto legati, anche perché iniziava a fare il
ribelle-teppista, fumavi e io a quell’epoca non lo sopportavo,
c’è stato giusto un bacio e ovviamente neanche quell’anno mi
piacque.
Te lo diedi solo perché ne
avevo voglia, in fondo mi piacevi e non ci trovavo nulla di male.
Ai tredici anni litigammo
perché, dopo che passammo tutto l’anno senza calcolarci per
telefono o messaggio, te ne sei saltato fuori con il fatto che noi stavamo
insieme.
A me non quadrava per niente.
Dopo neanche tre giorni ti
pavoneggiavi con Eleonora e mia sorella più grande, del fatto che avevi
già fatto sesso, e allora collegai.
“ Ma se secondo lui stavamo
insieme, perchè ha scopato? “
E mi sembrava anche giusto come
pensiero, e infatti lo era, solo che una volta esposta la mia idea, tu non la
volevi né capire né accettare: volevi solo stare con me, e io non
volevo.
Così quell’estate la
passai fra le braccia di un altro lontanissimo parente, sempre della tua
età.
Credo di averlo baciato solo
perché ne sentivo il bisogno e la voglia, e poi chissà, magari
gli volevo veramente bene.
Ma non come ne volevo a te.
Così siamo arrivati
all’età dei quattordici. Estate 2007.
Senza neanche parlarci abbiamo fatto
pace, e senza tanti giri di parole, ci siamo baciati… finalmente un bel
bacio… oh non sai quanto mi mancavano i tuoi baci!
Passammo l’estate così, a
darci baci desiderati, a intrecciare le dita, a scambiarci sguardi intensi, ma il
tutto senza impegno.
Dovetti anche affrontare il discorso
sul fatto che bevevi e ti facevi troppe, ma davvero troppe canne.
Il discorso ovviamente andò
anche a intaccare l’argomento motorino e incidenti vari.
Sono arrivata anche al punto di
arrabbiarmi, dopo la millesima volta che ti beccavo senza casco.
- Guarda che se tu muori in un
incidente, m’incazzo, non scherzo Ema. Non mi
metto a piangere, m’incazzo.
Che poi mi metta a piangere per
l’incazzatura è un altro discorso, ma ti
giuro che m’incazzo. Ti ricordi
l’incidente della mano? Prova a chiedere a mia sorella quanto mi sono incazzata quella volta. E se muori così stupidamente
m’incazzo ancora di più!–
Forse così speravo che mi
ascoltassi e stessi più attento quando andavi in motorino.
Mi ricordo che l’ultima frase
che ti dissi fu “mi raccomando mettiti il casco!”
Poi tu dovetti andare a lavorare.
Quel pomeriggio io partì per tornare
a casa mia, a Udine, e quindi non ti potei salutare bene.
Ricordo solo che mi misi a piangere
come mai avevo pianto, perché non volevo andarmene e lasciarti
laggiù.
Ma forse non volevo andarmene solo
perché non ti avevo salutato come si doveva.
Fatto sta che neanche ventiquattro ore
fa, ero in chiesa a celebrare il tuo funerale.
Sei morto Ema.
E non mi sembra vero.
Come ti avevo giurato sto piangendo
dall’incazzatura.
Ma non sono arrabbiata con te.
No, sono arrabbiata con me,
perché non ti ho detto che dovevi anche allacciare il casco nel caso ti
dovesse volare e ti rompessi l’osso del collo.
Ma ormai è andata.
Ho sbagliato io e adesso non si
può tornare indietro.
Non preoccuparti Ema, non sono incazzata con te.
Come potrei?
Non ci si può incazzare con la
persona che si ama giusto Ema?
FINE
Allora? Vi è piaciuta?
Io ho pianto mentre la scrivevo, ma
solo perché è un fatto personale.
È tutto vero, a parte la sua
morte ovviamente!
Spero tanto che la mia fic non diventi realtà…
E voi che ne pensate?
Fatemi sapere!
Baci yamaan